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Draghi sferza l’Ue sui migranti: basta bambini morti

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Un’Europa piu’ atlantista e meno timorosa della Russia. E soprattutto piu’ efficace e solidale nella gestione dei migranti. Il metodo Mario Draghi applicato a Bruxelles, con il lento tramontare della crisi Covid-19, entra nel vivo e ritrova una strada subito in salita: sul dossier flussi, infatti, riemergono antiche divisioni e la tradizionale trincea dei Paesi Visegrad. L’Italia chiede e ottiene che, da qui al nuovo Consiglio di fine giugno, si cerchi un’intesa e il premier, in un bilaterale con Emmanuel Macron, certifica l’asse con l’Eliseo sul dossier. Ma, come spiega lo stesso presidente francese, arrivare ad un’intesa gia’ il prossimo mese sara’ difficile. La seconda giornata del Consiglio Ue si apre a poche ore dalla diffusione, da parte di Open Arms, delle foto shock dei copri di tre bambini abbandonati su una spiaggia libica. “Immagini inaccettabili”, scandisce Draghi in conferenza stampa, ribadendo come la gestione degli sbarchi debba essere “equilibrata, umana, efficace”, da parte dell’Italia e dell’intera Unione. Non a caso, il presidente del Consiglio evoca una possibile richiesta italiana di aiuti europei sui corridoi umanitari, proposta particolarmente gradita al Pd laddove Matteo Salvini plaude con convinzione al pressing del premier: “Grazie a Draghi per aver portato il tema della difesa dei confini europei sul tavolo di Bruxelles”, dichiara il leader leghista. Draghi, di fatto, disegna la proposta di un nuovo Patto di Malta. “La pura volontarieta’ ha dimostrato di essere inefficace”, ricorda il capo del governo, proponendo nel breve periodo non un’obbligatorieta’ europea tout court, ma almeno “un sottoinsieme di Paesi che si aiutino tra loro” con modalita’ piu’ incisive rispetto al passato. Se ne parlera’ fra un mese. “Fino ad allora almeno, faremo da soli”, ammette il premier. La commissaria per gli Affari Interni Ylva Johansson, nelle stesse ore, annuncia un meccanismo di solidarieta’ ad hoc per l’Italia, dove i numeri dei ricollocamenti europei si baseranno sull’entita’ delle operazioni di ricerca e soccorso in cui e’ coinvolto un Paese. Ma la partita, al Consiglio di giugno, resta difficile.

L’orrore delle foto shock di corpi di bimbi migranti abbandonati sulle spiagge libiche

“Mentiremmo ai noi stessi se dicessimo che risolveremo il pacchetto migratorio nella sua totalita’”, avverte Macron, sponda prioritaria – assieme a Berlino, che pero’ ha l’handicap delle elezioni politiche in autunno – di Roma sul dossier. I due ne parlano a colazione, all’Hotel Amigo a due passi dalla Grand Place. E stringono un asse anche sui dossier Libia, Tunisia e Centro Africa. “Abbiano intenzioni di lavorare insieme” sul Nord Africa, “anche con incontri ravvicinati”, spiega Draghi, che il 31 maggio ricevera’ il premier libico Dbeibah. Ma l’asse Roma-Parigi va oltre i migranti, abbracciando anche, sull’onda del caso Minsk, il dossier Russia. “Il livello di interferenza di Mosca e’ allarmante”, e’ la premessa di Draghi che fa esplicito riferimento al caso di spionaggio russo che ha coinvolto l’ufficiale Walter Biot. “E l’Ue – scandisce – non deve ritenersi cosi’ debole quando prende decisioni forti dal punto di vista umanitario”. Anche perche’ il 70% degli investimenti diretti in Russia sono europei. Concetti, quelli di Draghi, che non possono che essere ben accolti dal presidente Joe Biden in vista del vertice Ue-Usa del 14 giugno e del successivo faccia a faccia tra il numero della Casa Bianca e Vladimir Putin, a Ginevra il 16 giugno. Anche perche’ Draghi va a toccare un tema molto caro agli Usa: il rafforzamento della cyber-security, “a livello nazionale ed europeo”. E a stretto giro Macron ricalca la linea italiana: “L’Ue deve rivedere profondamente le sue relazioni con Mosca”, sottolinea l’inquilino dell’Eliseo. Al Consiglio Ue di fine giugno si parlera’ anche di questo.

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Milano, diciottenne ucciso a colpi di pistola nella notte

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Nella notte scorsa assurdo delitto alla periferia di Milano. Un giovane diciottenne, di origine slava, è stato brutalmente ucciso con tre colpi d’arma da fuoco al torace in via Varsavia, vicino all’ortomercato. Secondo quanto emerso da una prima ricostruzione, il ragazzo si trovava a bordo di un furgone quando è stato avvicinato da un gruppo di individui che hanno aperto il fuoco.

I dettagli dell’aggressione dipingono un quadro di violenza e paura. La vittima, evidentemente ignara del pericolo, stava riposando all’interno del mezzo insieme a una donna, forse la sua compagna. Gli assassini hanno infranto i vetri del furgone per accertarsi della presenza di persone all’interno, prima di aprire il fuoco. Il giovane è stato soccorso tempestivamente dagli operatori del 118, ma purtroppo i loro sforzi sono stati vani: è spirato poco dopo il suo arrivo all’ospedale Policlinico.

La compagna del ragazzo, fortunatamente, è sopravvissuta all’attacco, ma è stata portata in ospedale in stato di choc, testimone impotente della tragedia che si è consumata sotto i loro occhi.

Le indagini sono ora nelle mani degli agenti della Polizia di Stato, impegnati a cercare di gettare luce su questo terribile crimine. La zona intorno all’ortomercato, come riportato dalle autorità, è nota per essere frequentata da roulotte e furgoni abitati, soprattutto da comunità nomadi. Tuttavia, quanto accaduto stanotte ha scosso la comunità locale e ha sollevato interrogativi su quanto sicure siano realmente queste aree.

Mentre la città si ritrova a piangere la perdita di un giovane vita spezzata troppo presto, ci si interroga anche su quali misure possano essere prese per prevenire simili tragedie in futuro. In un momento in cui la sicurezza pubblica è al centro delle preoccupazioni di tutti, è fondamentale che le autorità agiscano con fermezza per garantire la protezione di tutti i cittadini, indipendentemente dal loro status sociale o dalle loro abitudini di vita.

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Fassino denunciato per tentato furto di un profumo al duty free dell’aeroporto di Fiumicino, informativa in Procura

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Arriverà nelle prossime ore in Procura una prima informativa su Piero Fassino, denunciato per tentato furto di un profumo al duty free dell’aeroporto di Fiumicino. Gli investigatori della Polaria hanno raccolto tutti gli elementi – comprese le immagini registrate dalle telecamere del sistema di videosorveglianza – e le trasmetteranno all’autorità giudiziaria competente, quella di Civitavecchia, che valuterà come procedere. Fassino, in quanto parlamentare, non è stato ascoltato ma – spiegano fonti investigative – se vorrà potrà rilasciare dichiarazioni spontanee.

Già ieri il deputato del Pd – parlamentare per 7 legislature, ex ministro della Giustizia dal 2000 al 2001, poi segretario dem fino al 2007 e sindaco di Torino per cinque anni dal 2011 al 2016 – ha fornito la sua versione sostenendo di aver già chiarito con i responsabili del duty free la questione: “volevo comprare il profumo per mia moglie, ma avendo il trolley in mano e il cellulare nell’altra, non avendo ancora tre mani, ho semplicemente appoggiato la confezione di profumo nella tasca del giaccone, in attesa di andare alle casse”. In quel momento, ha aggiunto, “si è avvicinato un funzionario della vigilanza che mi ha contestato quell’atto segnalandolo ad un agente di polizia.

Certo non intendevo appropriarmi indebitamente di una boccettina di profumo”. Fassino ha anche sostenuto che si era offerto subito di pagarla e di comprarne non una ma due, proprio per dimostrare la sua buona fede, ma i responsabili hanno comunque deciso di sporgere denuncia. Al parlamentare del Pd, dopo quella espressa ieri dal deputato di Forza Italia Ugo Cappellacci, è arrivata la solidarietà del coordinatore di Fratelli d’Italia in Piemonte Fabrizio Comba. “Conosco l’uomo e il politico integerrimo, il tritacarne mediatico in cui è stato infilato è indecoroso per la sua storia personale e, quindi, anche per la storia del nostro paese. E’ un avversario politico – ha concluso Comba – ma non per questo mi permetto di dubitare della sua integrità, convinto delle sue straordinarie qualità morali”.

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Nozze d’argento boss in chiesa con le spoglie di Falcone

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Lui abito scuro, con gilet, pochette e cravatta color madreperla, lei abito bianco scollato lavorato con tessuto di pizzo e bouquet di rose rosse. La coppia d’oro delle famiglie mafiose palermitane, Tommaso Lo Presti, detto “il grosso”, per distinguerlo dall’omonimo detto “il lungo”, e la moglie Teresa Marino, ha festeggiato in grande stile, con amici e familiari l’anniversario dei 25 anni di matrimonio il 15 aprile scorso.

La coppia, lui è stato scarcerato da poco dopo anni di detenzione per mafia ed estorsioni, lei pure condannata per mafia, ha scelto per la cerimonia religiosa in cui rinnovare la promessa d’amore un luogo simbolico, la chiesa di San Domenico, che si trova in una delle piazze più belle di Palermo e che è nel cuore del mandamento mafioso di cui Lo Presti era al vertice. Nel complesso in cui è inserita la chiesa c’è anche il pantheon dei siciliani illustri, da Giuseppe Pitrè a Giacomo Serpotta, in cui sorge anche la tomba monumentale che ha accolto, dal 2015, le spoglie di Giovanni Falcone. I mafiosi quindi sono stati accolti dai frati, che gestiscono il complesso, per celebrare la benedizione delle nozze d’argento.

Padre Sergio Catalano, frate priore della chiesa, afferma di aver saputo chi fosse l’elegante coppia solo leggendo le notizie del sito d’informazione Palermotoday che ha pubblicato la notizia alcuni giorni dopo la cerimonia. “Le verifiche non spettano a noi – aggiunge – ci sono organi istituzionali che devono farlo”. Ma la coppia della cosca di Portanuova, lui è sorvegliato speciale e deve rientrare in casa entro una certa ora, poteva tranquillamente far celebrare la cerimonia in qualsiasi posto. La valutazione dell’opportunità di ospitare due mafiosi di questo calibro nel complesso dove ci sono le spoglie del magistrato ucciso dalla mafia spetterebbe a chi ha la responsabilità di quei luoghi.

Alla chiesa Lo Presti ha lasciato anche un’offerta che padre Catalano dice “servirà a fare del bene a chi ne ha bisogno”. Dopo la cerimonia a san Domenico la coppia ha festeggiato, nei limiti temporali concessi al sorvegliato speciale, in una villetta allietata anche dalle canzoni di due noti neomelodici. Dopo l’arresto di Lo Presti, 48 anni, nell’operazione Iago nel 2014, gli investigatori scoprirono il ruolo della moglie che il giudice che l’ha condannata descrive così: “Teresa Marino durante il periodo della sua detenzione domiciliare (in concomitanza con quella carceraria del marito), riceveva presso la sua abitazione tutti gli esponenti di spicco del mandamento mafioso di Porta Nuova e impartiva loro indicazioni e direttive proprie e del marito, condividendone le strategie criminali. I sodali mafiosi dell’organizzazione, inoltre, si rivolgevano alla donna anche per dirimere questioni e tensioni interne al sodalizio”.

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