Collegati con noi

Esteri

Draghi, dal G20 mandato all’Onu per agire in Afghanistan

Pubblicato

del

“Un mandato alle Nazioni Unite per il coordinamento della risposta e per agire anche direttamente”. Al G20 straordinario sull’Afghanistan, presieduto dall’Italia, il premier Mario Draghi lancia quella che definisce “la prima risposta multilaterale alla crisi” scoppiata dopo la presa di Kabul da parte dei talebani. Un impegno comune dei Grandi della terra, a partire dalla “consapevolezza che l’emergenza umanitaria e’ gravissima”, sottolinea il presidente del Consiglio. Una prima promessa concreta giunge dall’Ue, rappresentata al summit dai suoi vertici politici, Charles Michel e Ursula von der Leyen, con la messa in campo di un miliardo di euro di aiuti alla popolazione afghana. “Dobbiamo fare tutto il possibile per evitare un grave collasso umanitario e socio-economico”, e “dobbiamo farlo in fretta”, ha detto la presidente della Commissione. Lo stanziamento prevede altri 250 milioni di euro, oltre ai 300 milioni gia’ impegnati, mentre il resto delle risorse verra’ destinato ai Paesi vicini per affrontare l’emergenza migratoria. “Il popolo afghano non deve pagare il prezzo delle azioni dei talebani”, ha spiegato von der Leyen. L’obiettivo e’ far arrivare gli aiuti direttamente alla popolazione attraverso le ong, evitando di passare dai talebani. Un impegno assicurato anche dal presidente Usa Joe Biden, che ribadisce anche la volonta’ di promuovere i diritti umani per tutti, a partire dalle categorie piu’ fragili come donne e minoranze. Il vertice in videoconferenza – allargato a Paesi Bassi, Spagna, Singapore e Qatar, oltre che a diverse organizzazioni internazionali, tra cui Nazioni Unite, Banca mondiale e Fondo monetario internazionale – e’ stato “soddisfacente e fruttuoso”, ha detto Draghi, sottolineando la “convergenza di vedute sulla necessita’ di affrontare l’emergenza umanitaria”, nonostante le defezioni dei presidenti di Cina e Russia, Xi Jinping e Vladimir Putin, che hanno delegato i loro ministri e rappresentanti regionali, mentre la prossima settimana a Mosca e’ fissato un summit sulla crisi cui sono invitati i talebani. “Che io sappia”, la loro assenza “non era dovuta a motivi particolari di politica estera”, ha commentato il premier, sottolineando tuttavia che sara’ “essenziale che Russia e Cina partecipino al G20” in presenza a Roma il 30-31 ottobre. Ma se sull’urgenza degli aiuti e della ripresa di “corridoi umanitari” con il rigido inverno afghano alle porte sono tutti d’accordo, i nodi emergono sulle richieste al governo dei mullah. Il G20 dovrebbe agire “sulla base del rispetto della sovranita’, dell’indipendenza e dell’integrita’ territoriale dell’Afghanistan” e non “imporre la propria ideologia agli altri”, ha avvertito il ministro degli Esteri di Pechino, Wang Yi, secondo cui i Paesi che ancora impongono sanzioni unilaterali “dovrebbero revocarle il prima possibile”. Altra questione aperta e’ la lotta al terrorismo, da affrontare, ha detto il premier, sradicando il traffico di stupefacenti come fonte di finanziamento, mentre ancora oggi e’ stato ucciso un attivista della societa’ civile a Jalalabad, roccaforte dell’Isis-K. Al centro del vertice anche la tutela dei diritti, che nel documento finale di sintesi compare in cima alla lista dei principi condivisi. “E’ stato toccato da tutti il problema dei diritti delle donne, di garantire loro il diritto all’istruzione e di non tornare indietro di 20 anni”, ha spiegato Draghi. “Affrontare la crisi umanitaria richiedera’ contatti con i talebani, ma questo – ha sottolineato ancora il premier – non significa un loro riconoscimento”. Del resto, gia’ oggi i rappresentanti di Ue e Usa hanno gia’ tenuto nuovi colloqui diretti con i mullah a Doha. Altro tema in cima all’agenda e’ il rischio di un’ondata di profughi, su cui il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha avvertito che il suo Paese “non puo’ permettersi un nuovo flusso di migranti”: se dovesse accadere, “ne sarebbero colpiti anche i Paesi europei”. Un appello al coordinamento che Draghi ha definito “interessante”, ma su cui non c’e’ ancora un accordo in seno al G20.

Advertisement

Esteri

Il Cremlino a Trump: necessario un vertice con Putin

Pubblicato

del

Il Cremlino lancia un segnale a Donald Trump, giudicando “necessario” un incontro tra il presidente americano e quello russo Vladimir Putin, ma ammettendo anche che al momento “non c’è niente di concreto”. Mentre l’inquilino della Casa Bianca, dopo aver parlato al telefono con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, è tornato ad affermare che il conflitto russo-ucraino deve finire “ora”. Il vertice russo-americano “deve essere preparato in modo appropriato”, ha detto il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, facendo comunque capire che l’incontro non è in programma in Arabia Saudita, come ipotizzato in precedenza da alcuni media, perché il presidente russo non prevede un viaggio a Riad nei giorni in cui sarà presente Trump, a metà maggio. Sulla stessa linea le dichiarazioni di Trump, sulla via del ritorno a Washington dal fine settimana in Florida.

“Non lo so, non ci abbiamo pensato”, ha risposto a una domanda su un possibile vertice in Arabia Saudita. Ma poi ha fatto sapere che i colloqui con Mosca proseguono. Qualche ora dopo ha parlato al telefono con Erdogan, il cui governo, ormai tre anni fa, è stato finora l’unico capace di far sedere allo stesso tavolo negoziatori russi e ucraini dopo l’inizio delle ostilità. “Non vedo l’ora di collaborare con il presidente Erdogan per porre fine alla ridicola, ma mortale, guerra tra Russia e Ucraina, ORA!”, ha scritto Trump sul suo social Truth. E’ intanto arrivata a Kiev la nuova incaricata d’affari americana, Julie Davis, in sostituzione dell’ambasciatrice Bridget Brink, rimossa ad aprile per motivi mai resi noti ufficialmente. Ma il Financial Times aveva parlato di dissidi con l’amministrazione di Washington sulla linea adottata in Ucraina.

Putin si prepara nel frattempo ad una settimana di intensa attività diplomatica, con l’arrivo a Mosca di una ventina di leader che venerdì assisteranno sulla Piazza Rossa alla parata per l’80/o anniversario della sconfitta del nazifascismo. Tra di loro, il presidente cinese Xi Jinping e quello brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, già promotori di una iniziativa di pace prima del tentativo di mediazione avviato da Trump. Non sarà invece presente il primo ministro indiano Narendra Modi – nel pieno delle gravi tensioni con il Pakistan -, con il quale il capo del Cremlino ha avuto oggi un colloquio telefonico. Dall’Ue è arrivata una dura dichiarazione nei confronti di Pechino per la visita di Xi a Mosca, in programma dal 7 al 10 maggio. La Cina, ha affermato la portavoce della Commissione per la politica estera Anitta Hipper, “continua a svolgere un ruolo chiave nel favorire la continua guerra di aggressione della Russia”, mentre, in qualità di membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, avrebbe “la responsabilità di far rispettare la Carta delle Nazioni Unite e l’ordine basato sulle regole delle Nazioni Unite e internazionali”.

Zelensky, che ha respinto la proposta di Putin di un cessate il fuoco di tre giorni dall’8 al 10 maggio, ha avvertito che per l’Ucraina non sarà possibile “garantire la sicurezza” dei partecipanti alla parata del 9. E nelle ultime ore quattro droni lanciati dalle forze di Kiev sono stati abbattuti su un sobborgo meridionale della capitale russa, secondo quanto riferito dal sindaco Serghei Sobyanin. I detriti caduti al suolo hanno provocato “danni minori” a edifici residenziali e auto nel distretto di Podolsk, ha detto l’amministrazione locale, escludendo conseguenze per le persone. Il ministero della Difesa russo ha affermato che altri 23 droni sono stati intercettati nella notte tra domenica e lunedì su altre regioni russe: 5 su quella di Kaluga e 17 su quella di Kursk. Ma il governatore ad interim di quest’ultima regione, Alexander Khinstein, ha riferito che gli attacchi dei velivoli senza pilota di Kiev hanno provocato tre morti e tre feriti.

Due donne hanno perso la vita quando un’auto su cui viaggiavano, che trasportava al lavoro cinque dipendenti di un’impresa agricola, è stata centrata da un drone. In un’altra località un ordigno sganciato da un velivolo senza pilota ha colpito un’altra auto civile, uccidendo un uomo che si trovava a bordo. E, intanto, la Bbc fotografa il 2024 come l’anno più sanguinoso per le forze russe dall’inizio della guerra in Ucraina: almeno 45.287 soldati uccisi, “27 vite per ogni chilometro di territorio ucraino conquistato”, riporta il servizio russo del media britannico in collaborazione con Mediazona e un team di volontari che hanno elaborato dati open source di cimiteri russi, memoriali militari e necrologi.

Continua a leggere

Esteri

Arriva la roadmap Ue, entro il 2027 addio al gas russo

Pubblicato

del

Dire addio ai combustibili fossili russi entro il 2027: Bruxelles l’aveva promesso nel 2022 con il suo piano RePowerEu e ora è pronta ad accelerare. La Commissione europea svelerà a Strasburgo l’attesa roadmap per chiudere i rubinetti di gas e gnl da Mosca nel duplice intento di spezzare i legami con una potenza “ostile” e rafforzare la leva negoziale nei colloqui sui dazi con Washington, offrendo in cambio più acquisti di gnl americano. Nonostante i piani dell’Ue per emanciparsi sul fronte energetico e trovare rotte alternative, Mosca rappresenta ancora il terzo fornitore di gas (16,6%) dopo Norvegia (45,6%) e Algeria (19,3%).

Ed è seconda nelle consegne di gnl ai Ventisette (17,5%), dietro soltanto agli Stati Uniti (45,3%). L’esecutivo di Ursula von der Leyen metterà dunque sul tavolo una comunicazione non vincolante con strumenti legali per aiutare le aziende Ue a liberarsi dagli ultimi legami con il colosso russo Gazprom. Ad esempio con l’uso della “forza maggiore” per rescindere i contratti senza incorrere in penali e con misure anti-rinnovo. Tutte soluzioni pensate per superare le famigerate clausole ‘take-or-pay’, che obbligano le imprese a pagare fino al 95% del gas pattuito, anche se non lo vogliono più. Il documento servirà a sondare le posizioni dei governi nazionali, in attesa di presentare “nei prossimi mesi” una proposta legislativa vera e propria.

D’altro canto, sanzionare l’import di gas russo – come già fatto con petrolio e carbone – sarebbe la via più rapida per tagliare la dipendenza. Ma è anche la più impervia: serve infatti l’unanimità dei 27, difficile da raggiungere con Ungheria e Slovacchia che non intendono tagliare i ponti con il Cremlino. Tanto che, secondo le ultime indiscrezioni, il commissario Ue ungherese Oliver Varhelyi avrebbe sollevato un’obiezione per bloccare la roadmap – anticipata già ad aprile da von der Leyen -, costringendo l’intero collegio a discuterne domani. Il via libera alla comunicazione non sembra comunque in bilico. Sul tavolo resta poi il nodo del nucleare russo: Bruxelles valuta incentivi per spingere i Paesi membri verso combustibili alternativi.

Continua a leggere

Esteri

Russia, respinto attacco di droni ucraini contro Mosca

Pubblicato

del

La Russia ha dichiarato stanotte di aver sventato un attacco di droni ucraini contro Mosca, pochi giorni prima delle celebrazioni del 9 maggio per la vittoria sulla Germania nazista nel 1945. Non è la prima volta che la capitale russa è bersaglio di simili operazioni di Kiev, sebbene rimangano rare. Il sindaco Sergei Sobyaninen ha dichiarato su Telegram che le difese aeree hanno “respinto un attacco di quattro droni diretti verso Mosca” senza causare “danni o vittime”.

L’attacco dei droni ucraini avviene pochi giorni prima della parata militare del 9 maggio nella Piazza Rossa, alla quale si prevede parteciperanno il presidente cinese Xi Jinping, il suo omologo brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva e altri partner e alleati di Mosca. La commemorazione della vittoria sulla Germania nazista, avvenuta esattamente 80 anni fa il 9 maggio, è fondamentale per la narrativa patriottica del Cremlino, che insiste sul fatto che il conflitto armato contro l’Ucraina è una continuazione di quello contro Berlino durante la Seconda guerra mondiale.

In occasione delle celebrazioni del 9 maggio, il presidente russo Vladimir Putin ha proposto all’Ucraina una tregua di tre giorni, dall’8 al 10 maggio, allo scopo, a suo dire, di testare la volontà di Kiev di raggiungere la pace. Ma il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato domenica di “non credere” che la Russia rispetterà la tregua. I colloqui separati tra Mosca e Kiev, guidati da Washington, sono in corso da oltre due mesi e finora faticano a produrre risultati nella ricerca di una soluzione al conflitto scatenato dall’attacco russo all’Ucraina nel febbraio 2022.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto