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Covid, meno smart working ma più certificati malattia

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Nel secondo semestre del 2021 i certificati di malattia arrivati all’Inps sono stati 12,8 milioni con un aumento del 18,5% sullo stesso periodo del 2020, ma i giorni complessivi di assenza dal lavoro sono diminuiti grazie a malattie in media piu’ brevi. Secondo l’Osservatorio Inps sulla malattia nel terzo trimestre i giorni complessivi di assenza sono stati 26,7 milioni a fronte dei 24 milioni dello stesso periodo del 2020, soprattutto a causa del confronto con un periodo di uscita dal lockdown e di massiccio uso dello smart working che aveva favorito il contenimento dei contagi. Nel quarto trimestre le giornate di assenza sono state nel 2021 41,1 milioni contro i 46 milioni del 2020 nonostante un numero di certificati piu’ alto, probabilmente anche a causa della riduzione della prognosi delle malattie a partire dal Covid. Quindi nel complesso i giorni di assenza nel secondo semestre 2021 sono stati 67,8 milioni a fronte degli oltre 70 milioni del 2020. “Nel terzo trimestre 2021, nonostante l’intensa campagna vaccinale, scrive l’Inps, la ripresa di tutte le attivita’ ed il minor ricorso al lavoro agile, ha determinato una maggiore circolazione del virus, e, conseguentemente, la certificazione di malattia ha avuto un deciso incremento riferendosi, anche a tutela delle quarantene e dei soggetti fragili”. L’aumento tendenziale dei certificati e’ stato del 33,5% nel terzo trimestre e dell’11,2% nel quarto con una crescita sostanziosa soprattutto per la fascia under 29 quella che in genere si ammala meno ma e’ stata fortemente colpita dal virus con aumenti del 67,8% nel terzo trimestre e del 22,4% nel quarto. L’aumento congiunturale dei certificati e’ stato del 104,5% nel quarto sul terzo trimestre e del 70,3% del terzo sul secondo. Anche se generalmente si registra un aumento nel quarto, visto la crescita delle influenze stagionali, sul terzo, quello del 2021, secondo l’Inps, e’ particolarmente “consistente”. Il numero complessivo dei lavoratori dipendenti interessati al controllo d’ufficio e’ di 14 milioni (dei quali 3,3 nel settore pubblico) ma l’Inps puo’ effettuare controlli su richiesta del datore di lavoro anche ad altri 3,7 milioni di lavoratori. Le visite di controllo complessive sono state 258.249 nel terzo trimestre e 311.001 nel quarto con un’incidenza molto maggiore per i lavoratori pubblici (nel quarto 99 visitati ogni 1000 certificati a fronte di 19 nel privato). I lavoratori con almeno un giorno di malattia sono stati 2,65 milioni nel terzo trimestre e 4,27 nel quarto. Dall’inizio della pandemia le denunce di infortunio arrivate all’Inail per contagio da Covid sul luogo di lavoro sono state 211.390, e tra queste 20.344 sono arrivate a gennaio 2022. Le denunce di infortunio mortale sono state 823, 12 delle quali arrivate a gennaio ma tutte riferite a mesi precedenti. Le denunce di infortunio per contagio sono state dall’inizio della pandemia pari a un sesto del totale degli infortuni denunciati e l’1,9% dei contagi comunicati all’Iss. I casi mortali sono un quarto delle morti sul lavoro denunciate nel periodo e lo 0,6% dei deceduti nazionali da Covid.

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AstraZeneca ammette: vaccino contro Covid-19 può causare trombosi

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L’azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Lo ha scritto il Telegraph, citando documenti di tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni gravi o fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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