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Covid, De Luca: misure anti contagio o la Campania diventerà ‘arancione’

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“Dopo il prossimo fine settimana con San Valentino e Carnevale, i contagi potrebbero riesplodere”. E per questo il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, da giorni chiede al Governo di adottare “misure di contenimento”. “Le corsie degli ospedali sono di nuovo ingolfate”, avverte nella consueta diretta Fb del venerdi’. E i dati di oggi dell’Unita’ di crisi segnalano un aumento della curva dei contagi. Chiede interventi, dunque, De Luca altrimenti il ritorno della Campania in zona arancione, dice, sara’ presto inevitabile. Per il governatore “avremo un fine settimana che potra’ rappresentare e che per me rappresentera’ un punto di riesplosione del contagio. Se il governo non prendera’ misure di contenimento noi tra 15-20 giorni assisteremo ad una esplosione di contagio”. Una fase “delicata” la definisce, soprattutto perche’ le varianti del Covid stanno avanzando e questo potrebbe per De Luca addirittura vanificare la campagna vaccini. “Dobbiamo registrare che vi e’ stata una grande illusione nelle forniture dei vaccini. 140mila vaccinati ad oggi, con questo ritmo noi rischiamo di vedere emergere le varianti del virus e di rendere in qualche caso del tutto inutile anche le vaccinazioni – spiega – Perche’ potremmo trovarci, se non ci muoviamo, in una situazione di diffusione di varianti che non vengono coperte davanti agli attuali vaccini, sarebbe una tragedia”. Vaccini, anticipa, per acquistare i quali la Regione Campania potrebbe muoversi in autonomia: “Ci stiamo muovendo per acquistare altri vaccini in altre parti del mondo, non ne parliamo fino a che non avremo cose concrete, definite per l’acquisto di altri vaccini direttamente come Regione Campania”. Partono, intanto, domani a Napoli le vaccinazioni dei cittadini di oltre 80 anni. Le somministrazioni si svolgeranno tutte nella Mostra d’Oltremare, dove sono stati convocate 1000 persone, mentre 600 si vaccineranno a Capri e Anacapri, anch’esse di competenza dell’Asl Napoli 1. “Partiamo con un numero non alto di cittadini – spiega Ciro Verdoliva, direttore generale dell’Asl Napoli 1 – per testare il nostro meccanismo di vaccinazione con persone anziane che possono avere altre esigenze rispetto ai sanitari che abbiamo vaccinato finora. Nei 15 box della Mostra abbiamo convocato 50 persone ogni 75 minuti’. Verdoliva sottolinea che da domani saranno somministrati “i vaccini Pfizer e Moderna, intanto conserviamo l’Astrazeneca per gli under 55 che cominceremo a breve come il personale scolastico e le forze dell’ordine”. Quanto alla curva dei contagi, oggi c’e’ un balzo in avanti. Secondo i dati dell’Unita’ di crisi della Regione Campania, nelle ultime 24 ore sono 1.637 (di cui 139 casi identificati da test antigenici rapidi) i casi positivi su 18.393 tamponi esaminati (di cui 3.125 antigenici). Se ieri il tasso di incidenza era pari al 7,89%, oggi e’ pari al 8,9%. Una ‘buona’ notizia arriva invece da Torre Annunziata. Dopo giorni di picchi, prima inversione di tendenza a seguito delle misure restrittive imposte dal sindaco Vincenzo Ascione, tra l’altro la chiusura delle scuole e l’interdizione di alcuni luoghi pubblici e strade a rischio assembramento: il rapporto tamponi/positivi si attesta al 13,74%, ieri era superiore al 19%.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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Covid, meno ricoveri in ospedale e meno contagi

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L’indice di trasmissibilità per il Covid-19 basato sui casi con ricovero ospedaliero al 26 dicembre si conferma sotto soglia epidemica e sostanzialmente stabile con 0,75; in leggera diminuzione anche i ricoveri sia nei reparti che i terapia intensiva. Anche l’incidenza di casi Covid-19 diagnosticati e segnalati nel periodo 28 dicembre 2023-3 gennaio 2024 è in lieve diminuzione pari a 66 casi per 100.000 abitanti rispetto ai 70 della settimana precedente. Il numero di nuovi contagi segnalati è 38.736 contro i 40.988 della settimana precedente e i 60.556 della settimana ancora prima. Questo quanto emerge dall’ultimo monitoraggio del ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità, in cui viene spiegato che, per l’Rt, i valori potrebbero essere sottostimati “a causa di un ritardo di notifica dei ricoveri durante i giorni festivi” e per l’incidenza “in parte per una ridotta frequenza di diagnosi effettuate durante i giorni festivi”.

Per le ospedalizzazioni, al 3 gennaio l’occupazione dei posti letto in area medica risulta pari al 10,1% (6.320 ricoverati) rispetto all’11,0% rilevato al 27 dicembre 2023. In riduzione anche l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 2,8% (246 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (3,2% al 27 dicembre 2023). I tassi di ospedalizzazione e mortalità, viene rilevato nel monitoraggio, aumentano con l’età, presentando i valori più elevati nella fascia d’età 90+ anni; anche il tasso di ricovero in terapia intensiva aumenta con l’età. L’incidenza settimanale dei casi diagnosticati e segnalati risulta in diminuzione nella maggior parte delle Regioni e Province.

L’incidenza più elevata è stata riportata nella Regione Lazio (128 casi per 100.000 abitanti) e la più bassa in Sicilia (6 casi per 100.000 abitanti). Le reinfezioni sono al 43% circa, in lieve diminuzione rispetto alla settimana precedente. Per quanto riguarda le varianti, alla data della più recente indagine rapida condotta dall’11 al 17 dicembre 2023, JN.1 (discendente di BA.2.86) è predominante, con una prevalenza nazionale stimata pari a 38,1%. Si conferma, inoltre, se pur con valori di prevalenza in diminuzione, la co-circolazione di ceppi virali ricombinanti riconducibili a XBB, ed in particolare alla variante d’interesse EG.5 (prevalenza nazionale stimata pari a 30,6%).

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