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Cronache

Corte Conti, a Caivano creato terreno fertile per i clan

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Dopo la Direzione distrettuale antimafia anche la Procura della Corte del Conti della Campania mette nel mirino la gestione della cosa pubblica a Caivano, il comune dell’hinterland napoletano sciolto per camorra lo scorso ottobre dal Consiglio dei ministri, che ha affidato l’amministrazione alla guida di tre commissari. Le notifiche emesse dai pubblici ministeri Licia Centro e Davide Vitale riguardano un ex sindaco e sei ex assessori, per condotte “scriteriate” compiute tra il 2006 e il 2015 e per le presunte responsabilità relative al dissesto finanziario dell’ente, deliberato dal Consiglio comunale nel 2016.

Per i sette amministratori pubblici sotto accusa la magistratura contabile campana ha chiesto la massima sanzione prevista: venti volte l’indennità percepita durante il periodo finito sotto la lente d’ingrandimento dei carabinieri di Caivano, per complessivi 256mila euro. I provvedimenti riguardano l’ex sindaco Antonio Falco, per il quale si chiede la condanna al pagamento di 69.205 euro; dimezzate, invece, le richieste per gli ex assessori Francesco Casaburo, Bartolomeo Perna, Enzo Pinto e Vincenzo Semonella, Antonio De Rosa e Giulio Di Napoli, ai quali la Procura della Corte dei Conti chiede la restituzione di 31.142 euro ciascuno.

La magistratura contabile ha anche indicato che a tutti venga impedito di ricoprire incarichi di assessore, di revisore dei conti e di rappresentante di enti locali per dieci anni: l’udienza pubblica di discussione del ricorso è stata programmata nel gennaio prossimo.

Secondo la procura della Corte dei Conti a Caivano sarebbe stato “creato un terreno favorevole allo sviluppo della criminalità organizzata”, con condotte degli amministratori “gravemente colpose”: bilanci truccati, debiti fuori bilancio, una gestione degli appalti “improntata alla illegalità”, “rilevantissime criticità contabili, tra cui spicca la bassissima capacità di riscossione delle entrate, sensibilmente inferiore alla media nazionale”. Alcuni degli amministratori oggi chiamati in causa dalla Corte dei Conti sono “recidivi”: risultano infatti essere già stati oggetto delle attenzioni della Procura contabile con riferimento alla vicenda della gestione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica nell’ormai tristemente noto Parco verde, conclusasi con una sentenza di condanna.

Lo scorso 10 ottobre durante un blitz anticamorra finirono in manette anche diversi amministratori pubblici accusati, tra l’altro, di avere agevolato il clan camorristico capeggiato da Antonio Angelino. Le misure cautelari vennero notificate anche all’ex assessore ai lavori pubblici del Comune Carmine Peluso, all’ex consigliere comunale Giovanbattista Alibrico e all’esponente politico Armando Falco, parente dell’ex sindaco Vincenzo Falco e segretario cittadino di “Italia Viva”.

 

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Guida ubriaco, si scontra con 3 moto e muore centauro, arrestato

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E’ risultato positivo all’alcol test il conducente della Fiat Punto che oggi si è scontrato con tre moto lungo la statale 108 bis “Silana di Cariati” che porta a Lorica. Nell’urto un centauro 37enne di Settingiano (Catanzaro) è morto, e altri due sono rimasti gravemente feriti. Dopo i risultati, i carabinieri della Compagnia di Cosenza hanno arrestato l’uomo, un 41enne, con l’accusa di omicidio stradale e lo hanno posto ai domiciliari.

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Scossa di terremoto di magnitudo 3.1 fa tremare il Vesuvio, molta paura ma nessun danno

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Un terremoto di magnitudo 3.1 della Scala Richter ha colpito alle 5,55 alle pendici del Vesuvio. L’evento sismico, che ha avuto luogo a una profondità di circa 400 metri, è stato distintamente avvertito dagli abitanti delle zone circostanti, in particolare nei piani alti degli edifici.

Gi esperti hanno definito la scossa come un evento “inusuale” e hanno confermato che non ci sono stati segnali di un incremento dell’attività vulcanica. L’epicentro del terremoto è stato localizzato vicino al Monte Somma, una zona storicamente monitorata per la sua vicinanza con il vulcano.

La comunità locale ha reagito con una comprensibile apprensione, ma, fortunatamente, non sono stati segnalati danni a persone o strutture. Le autorità locali nelle prossime ore decideranno se mantenere aperte le scuole. Intanto c’è da rassicurare  la popolazione sulla gestione dell’evento.

Ieri, alle 5,45, dall’altra parte di Napoli, in un’altra area vulcanica, nei Campi Flegrei, c’è stata una scossa di magnitudo 3.9. Anche in quel caso paura tanta ma nessun danno.

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“Due uomini dei servizi segreti vicino l’auto di Giambruno”, le rivelazioni del Domani

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Due uomini fuori dalla villetta di Giorgia Meloni, la notte tra il 30 novembre e l’1 dicembre. Armeggiavano attorno all’auto dell’ex compagno, Andrea Giambruno, mentre la premier era in missione a Dubai. Nell’episodio, però, non sono stati coinvolti “appartenenti ai Servizi” e la sicurezza della premier “non è mai stata posta a rischio”. Così il sottosegretario Alfredo Mantovano interviene dopo che un articolo apparso oggi sul Domani ha riferito sull’allarme scattato in quella occasione. Nella ricostruzione del quotidiano, un’auto si avvicina alla villetta nel quartiere Torrino.

Scendono due uomini, accendono una torcia o un telefonino e si mettono a trafficare attorno alla macchina di Giambruno. A sorvegliare la scena c’è però una volante della Polizia appostata in servizio di vigilanza. Un agente scende e chiede conto ai due dei loro movimenti. Gli uomini si identificano come “colleghi” senza però mostrare documenti di riconoscimento e si allontanano. Sull’accaduto viene stilato un rapporto che finisce alla Digos; vengono avvertiti – sempre secondo l’articolo del Domani – il capo del Polizia, Vittorio Pisani, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Mantovano e la stessa premier.

Sarebbe stata informata anche la procura della Capitale. Inizialmente i sospetti ricadono su due uomini dell’Aisi, l’Agenzia d’intelligence per la sicurezza interna, che fanno parte della scorta di Meloni. I due vengono quindi trasferiti all’Aise, l’agenzia che invece si occupa dell’estero. In seguito però le indagini dell’Aisi scagionano gli 007 che quella notte – e lo testimonierebbero le celle telefoniche – si trovavano altrove.

I due potrebbero essere stati banalmente ladri alla ricerca di qualcosa nell’auto di Giambruno. Il fatto, secondo il quotidiano, avrebbe influito anche sulla nomina del nuovo direttore dell’Aisi, sbarrando la strada ad uno dei papabili, Giuseppe Del Deo, alla guida del gruppo dell’Agenzia che ha investigato sul caso. Mantovano non entra nei dettagli della vicenda, ma si limita a rivelare di averne dato notizia il 4 aprile nella sua audizione al Copasir, dove ha chiarito che “gli accertamenti svolti per la parte di competenza dell’intelligence hanno consentito con certezza di escludere il coinvolgimento di appartenenti ai Servizi, e che la sicurezza del presidente Meloni non è mai stata posta a rischio”.

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