Collegati con noi

Economia

Convegno di studio dei commercialisti, Moretta: siamo le sentinelle delle piccole e medie imprese, spina dorsale e vera risorsa economica del Paese

Pubblicato

del

“Il Paese ha necessità di un concreto rilancio economico, il commercialista può e deve svolgere un ruolo sempre più determinante nell’ambito delle riforme relative al processo tributario, crisi d’impresa, sistema di controlli e semplificazione fiscale anche attraverso le specializzazioni. Perché i commercialisti rappresentano il termometro dell’economia del Paese e, soprattutto, sono le sentinelle delle piccole e medie imprese, vera risorsa della nostra Italia”.

Vincenzo Moretta. Presidente dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Napoli

 

Quello che avete letto è solo uno dei passaggi più significativi dell’intervento di Vincenzo Moretta, presidente dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Napoli, al termine della due giorni di studio a Lacco Ameno, nella sala congressi dell’Albergo della Regina Isabella, sull’isola d’Ischia. Con questa due giorni si rinnova la tradizionale  collaborazione tra l’Odcec di Napoli, il Consiglio di Presidenza della Giustizia tributaria e il Consiglio nazionale dei Commercialisti. “Per quanto concerne la riforma della Giustizia tributaria, i commercialisti da tempo chiedono una maggiore specializzazione nella selezione dei futuri Giudici tributari, preferendo coloro che abbiano conseguito titoli di studio e di servizio nella specifica materia tributaria e preservando con un’adeguata fase transitoria le professionalità oggi operanti nelle Commissione tributarie. Sulla riforma fiscale – ha aggiunto Moretta -, oltre alle necessarie politiche di riduzione della pressione fiscale, va anche perseguita con maggiore incisività la strada della semplificazione. Quanto al primo versante, la flat tax è un primo passo, ma un giudizio più compiuto potrà essere fornito soltanto quando si avranno maggiori dettagli sulle proposte di riforma allo studio del Governo nazionale”.

“Sulla semplificazione, invece – ha sottolineato Moretta – , siamo purtroppo ancora troppo lontani dal realizzarla, come testimoniato recentemente dagli inaccettabili ritardi relativi ai nuovi ISA e alle notevoli difficoltà cui i professionisti hanno dovuto far fronte con la fattura elettronica obbligatoria e, in questi giorni, con i corrispettivi telematici. Su questi aspetti occorre un deciso e repentino cambio di passa che si auspica possa arrivare al più presto.

Francesco Fimmanò. Vicepresidente del Consiglio di Presidenza della Corte dei Conti

“La Corte dei Conti ha elaborato una risoluzione, accogliendo una mia proposta, che prevede il mantenimento delle Commissioni Tributarie con un ruolo ad esaurimento”, ha ricordato Francesco Fimmanò, vicepresidente del Consiglio di Presidenza della Corte dei Conti. “L’obiettivo – ha spiegato il professor Fimmanò – è quello di affidare la giustizia tributaria ai magistrati della Corte dei Conti, con esplicito concorso e che andrebbero in un ruolo speciale. Ciò consentirebbe alla Corte di Cassazione di mantenere il terzo grado giudizio e risolverebbe anche le problematiche di una magistratura non professionalizzata”.

Catello Maresca. Magistrato inquirente che ha destrutturato militarmente il clan dei Casalesi era tra i relatori al convegno di studio

Catello Maresca, sostituto procuratore della repubblica presso il Tribunale di Napoli, auspica che per la “giustizia tributaria venga effettuata una riforma nel più breve tempo possibile all’insegna di terzietà e imparzialità degli organi giudicanti, valorizzando la professionalità dei giudici, prevedendo il sistema monocratico che consente una rapidità di giudizio e riportando il settore sotto l’alveo della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Poi, occorre ricordare che la piattaforma di conflittualità della giustizia tributaria è stimata intorno ai 30 miliardi di euro, da qui, purtroppo, la deriva verso le ipotesi corruttive che periodicamente si registrano”. E questa è la fase patologica sottolineata da  Maresca, il magistrato che ha sconfitto militarmente il clan dei Casalesi con alcune delle più importanti inchieste di questi anni e l’arresto dei capi mafiosi. Secondo Massimo Miani, numero uno dei commercialisti italiani, “le imprese italiane per il 95% sono medio-piccole e grazie al nostro lavoro quotidiano lo Stato incassa tra i 134 e i 178 miliardi di euro di imposte. Siamo sicuramente un elemento di collegamento tra il Paese e il mondo imprenditoriale. Le riforme sono assolutamente necessarie in momento di difficolta nella ripresa e noi stiamo cercando di dare un contributo nelle tematiche di nostra competenza”. “Il ruolo dei commercialisti con la riforma della crisi di impresa è stato valorizzato – ha rimarcato Maurizio Masini, presidente dell’Odcec di Pisa -, evidenziando il supporto da dare alle aziende anche nei processi di pianificazione e di organizzazione per cercare di percepire tempestivamente quelli che sono gli indicatori di anomalia che potrebbero portare alla crisi e per intervenire per tempo e risolvere la crisi”.

Le multinazionali “tendono a comprimere l’attività delle piccole imprese che si trovano a subire una concorrenza molto forte con lo schiacciamento dei loro ricavi. E’ necessario che lo Stato intervenga – ha spiegato Stefano Coppola, presidente dell’Odcec di Ancona – non in senso punitivo, ma è importante la tassa sul web per restituire dignità al lavoro delle micro strutture”. I commercialisti “sono utili e necessari nel percorso di sostegno all’economia del Paese – ha puntualizzato Alessandro Bonazzi, presidente dell’Odcec di Bologna – accompagnando gli imprenditori nelle difficoltà dell’economia e nei continui e improvvisi cambiamenti. I nostri valori deontologici e la nostra preparazione possono esser d’aiuto al cliente nella comprensione degli obiettivi”.

 

All’incontro sono intervenuti anche Nicola Graziano (Giudice della Commissione Tributaria di Napoli), Giuliano Caputo (Associazione Nazionale Magistrati), Stanislao De Matteis (consigliere di presidenza della Giustizia Tributaria), Livia De Gennaro (magistrato sezione Fallimentare Tribunale di Napoli), Angelo Contrino (professore Ordinario Diritto tributario Università Bocconi), Achille Coppola (segretario nazionale dei commercialisti), Roberto Cunsolo, consigliere tesoriere del Cndcec), Stefano Coppola (presidente Odcec di Ancona), Alessandro Bonazzi (presidente dell’Odcec di Bologna), Simona Bonomelli (presidente Odcec di Bergamo), Massimo Conigliaro (presidente Odcec di Siracusa), Dante Carolo (presidente Odcec di Padova), Giuseppe Crescitelli (presidente Odcec di Torre Annunziata), Giovanni D’Antonio (presidente Odcec Nocera Inferiore), Luigi Fabozzi (presidente Odcec di Caserta), Maurizio Masini (presidente Odcec di Pisa), Domenico Ranieri (presidente Odcec di Nola), Fabrizio Russo (presidente Odcec di Benevento), Francesco Tedesco (presidente Odcec dì Avellino), Giuseppe Venneri (presidente Odcec di Lecce), Mauro Nicola (presidente Odcec di Novara), Gilberto Gelosa e Massimo Scotton (consiglieri nazionali dei commercialisti).

Advertisement

Economia

Parte l’ops su Bpm, Unicredit cerca dialogo col governo

Pubblicato

del

Da lunedì i soci di Banco Bpm potranno aderire all’offerta di Unicredit ma in questo momento tutti si chiedono se conviene, gli azionisti di Piazza Meda, la Borsa e lo stesso Andrea Orcel, il ceo di Piazza Gae Aulenti. Agli azionisti converrebbe vendere sul mercato. Per ciascuna azione di Bpm consegnata, che nell’ultima seduta di Borsa valeva 9,74 euro consegnata, si ricevono 0,175 azioni UniCredit (che venerdì valevano 50,87 euro), uno sconto che va oltre l’8 per cento. Improbabile un rialzo di prezzo ora che Unicredit deve fare i conti con i paletti imposti dal governo e con l’acquisizione di Anima che senza il Danish Compromise – una normativa europea che consente alle banche di acquisire assicurazioni con un minor assorbimento di capitale – pesa sull’indice patrimoniale di Banco Bpm e la rende meno attraente. L’offerta però resterà aperta fino al 23 giugno e nel frattempo Unicredit cerca un dialogo con il governo.

Le prescrizioni, tra cui il mantenimento del rapporto prestiti/depositi in Italia, le filiali di Banco Bpm in Lombardia e l’uscita dalla Russia entro il gennaio 2026, hanno un impatto che gli analisti di Jp Morgan hanno provato a calcolare: cento milioni di minori sinergie sui ricavi derivanti dalla stabilità del rapporto prestiti/depositi; 47 punti base di impatto CET1 derivante dall’uscita dalla Russia equivalente a 1,4 miliardi di capitale; 300 milioni di minori sinergie sui costi su un totale di 0,9 miliardi di euro. E in caso di inadempimento o violazione delle prescrizioni, secondo indiscrezioni, rischierebbe una multa compresa tra 300 milioni e 20 miliardi di euro. La normativa stabilisce infatti che la sanzione amministrativa possa arrivare fino al doppio del valore dell’operazione, e non sia inferiore all’1% del fatturato cumulato dell’ultimo esercizio approvato. Mentre Orcel si interroga se ne valga la pena, le tecnicalità vengono portate avanti e dopo una lunga istruttoria il 24 aprile è stato notificato alla DG Competition l’operazione di fusione e una risposta è attesa entro il 4 giugno.

“Data la forte complementarietà, presumiamo che non vi sia alcun piano di riduzione degli sportelli di in Lombardia”, sottolineano gli analisti di Jp Morgan, ricordando che Banco Bpm ha una quota di mercato del 13% contro il 6% di Unicredit. Resta in ogni caso sotto la soglia del 25% richiesta dall’Antitrust europeo. Il gruppo combinato avrebbe quote di mercato in eccesso solo in Sicilia (27%); raggiungerebbe il 24% in Val d’Aosta e Molise, il 23% in Piemonte, il 21% in Veneto e Lazio. La via del dialogo va percorsa, anche se il ministro Giancarlo Giorgetti tiene il punto e, a margine dei lavori del Fmi, non mostra segni di ammorbidimento. “Il governo deve valutare l’interesse nazionale, che non sono le competenze della Bce o della dg competition, è l’interesse nazionale. Qui (negli Usa ndr) ho capito che l’interesse nazionale risponde ad un concetto abbastanza virile anche in materia economica. In Italia abbiamo un concetto di interesse nazionale un po’ più lasco. Io li invidio gli americani”, ha chiosato.

Continua a leggere

Economia

Generali, vince la lista Mediobanca: Donnet e Sironi confermati alla guida

Pubblicato

del

Con il 52,38% dei voti, l’assemblea dei soci di Generali ha scelto la lista di Mediobanca, confermando per il prossimo triennio Philippe Donnet (foto Imagoeconomica in evidenza) nel ruolo di amministratore delegato e Andrea Sironi come presidente. Una decisione che riafferma la linea della continuità e della stabilità nella governance della storica compagnia assicurativa triestina.

Affluenza e composizione del voto

L’assemblea, che ha registrato un’affluenza del 68,7%, è tornata in presenza per la prima volta dal 2019, riunendo oltre 450 azionisti presso il Generali Convention Center. A pesare sul risultato finale sono stati in particolare i voti degli istituzionali (circa il 17,5%) e un sorprendente apporto del retail (5%), mai così attivo. Anche la Cassa forense, con il suo 1,2%, ha votato a favore della lista Mediobanca.

Risultato del gruppo Caltagirone e confronto con il 2022

La lista Caltagirone ha ottenuto il 36,8% del capitale votante, confermando il ruolo di minoranza forte, ma non sufficiente a ribaltare gli equilibri. I fondi Assogestioni, con il 3,67%, non superano la soglia del 5% e quindi restano fuori dal consiglio. Il confronto con il 2022 mostra un equilibrio sostanzialmente stabile: allora Mediobanca aveva ottenuto il 56%, Caltagirone il 41%.

Il nuovo consiglio d’amministrazione

Il nuovo board sarà composto da 13 membri, con una struttura molto simile a quella uscente. Oltre a Donnet e Sironi, confermati nomi come Clemente Rebecchini, Luisa Torchia, Lorenzo Pellicioli, Antonella Mei-Pochtler, Alessia Falsarone. Tra le novità, Patricia Estany Puig e Fabrizio Palermo, ex ceo di Cdp e attuale ad di Acea.

Il ruolo di Unicredit, Delfin e gli altri azionisti

A sostenere Caltagirone si è aggiunta Unicredit, con il 6,5% su un portafoglio totale del 6,7%. Al suo fianco anche Delfin(9,9%) e probabilmente la Fondazione Crt (quasi 2%). Assente invece dai voti sulle liste Edizione della famiglia Benetton (4,83%), che ha scelto di astenersi, pur votando su altri punti all’ordine del giorno.

Donnet: «Ha vinto Generali»

«Oggi ha vinto Generali», ha dichiarato Donnet. «Il mercato si è espresso chiaramente: questa era la scelta per il futuro della compagnia come public company indipendente». Il presidente Sironi ha parlato di un consiglio «che ha lavorato con rispetto e responsabilità» e che continuerà a farlo anche nel prossimo mandato.

 

Continua a leggere

Economia

Google oltre le attese con cloud, sale a Wall Street

Pubblicato

del

Alphabet archivia il primo trimestre sopra le attese degli analisti e avanza a Wall Street dove, nelle contrattazioni after hours, arriva a guadagnare oltre il 5%. L’utile netto è balzato del 46% a 34,5 miliardi di dollari rispetto ai 23,7 miliardi dello stesso periodo dello scorso anno. I ricavi sono saliti del 12% a 90,23 miliardi.

A spingere le attività core di ricerca e pubblicità di Google, i cui ricavi sono saliti del 10% a 50,7 miliardi, sopra le previsioni del mercato che scommetteva su un aumento più contento dell’8%. La divisione di cloud computing ha sperimentato un aumento dei ricavi del 28% a 12,3 miliardi, confermando la sostenuta domanda per i suoi data center e i servizi di network per il boom dell’IA. “La ricerca ha proseguito una crescita forte”, ha detto l’amministratore delegato Sundar Pichai, mettendo in evidenza la “rapida” crescita del cloud.

Le spese di capitale nei primi tre mesi sono balzate a 17,2 miliardi, leggermente sopra le previsioni di 17,1 miliardi. I risultati trimestrali sono stati accompagnati dall’annuncio di un piano di buyback da 70 miliardi di dollari e un aumento del dividendo trimestrale del 5% a 21 centesimi per azione. Google è il secondo colosso di Big Tech ad annunciare la trimestrale da quando è iniziata la guerra commerciale avviata da Donald Trump. Tesla nei giorni scorsi ha messo in guardia sull’impatto dei dazi sulle sue attività di batterie, che dipendono dai componenti dalla Cina.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto