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Cronache

Cedu ammette parzialmente ricorso dei famigliari di Uva

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La Corte europea per i diritti dell’uomo ha in parte ammesso il ricorso presentato dagli avvocati Stefano Marcolini, Fabio Matera e Fabio Ambrosetti nel 2021 in merito alla morte di Giuseppe Uva, artigiano varesino di 43 anni, il cui decesso, avvenuto nel 2008, fu al centro di una vicenda giudiziaria che vide imputati (per omicidio preterintenzionale, abbandono di incapace, arresto illegale e abuso di autorità) e poi assolti in tutti e tre i gradi di giudizio due carabinieri e sei poliziotti. Quattro i cardini su cui si reggeva il ricorso presentato alla Cedu dai legali di Lucia Uva, sorella di Giuseppe: il 43enne sarebbe stato sottoposto a maltrattamenti inumani e degradanti in violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea per i diritti dell’uomo, lo Stato italiano non si sarebbe adoperato abbastanza per accertare i fatti, il legislatore italiano ha introdotto il reato di tortura soltanto nel 2017, nel processo di secondo grado ci si è limitati ai verbali del primo grado senza che i testimoni venissero ascoltati in violazione – dicono i legali – di una precisa disposizione della stessa Cedu.

Due le motivazioni accolte che hanno portato la Corte europea per i diritti dell’uomo ad assegnare il fascicolo ad una sezione interna: “la violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea per i diritti dell’uomo in primo luogo – spiegano gli avvocati Ambrosetti e Marcolini -. Lo Stato italiano dovrà spiegare il perché dell’arresto di Giuseppe Uva, il perché sia stato prelevato, il perché sia stato portato in caserma e poi cosa sia successo nelle sue ultime ore di vita. Lo Stato dovrà inoltre rendere conto della presunta mancanza di un’indagine seria, adeguata, effettiva e in tempi ragionevoli per accertare l’accaduto”. Entro il 28 giugno, secondo quanto indicato dalla Corte europea, le parti, ovvero i famigliari di Uva e lo Stato italiano, dovranno trovare un accordo risarcitorio. In caso contrario la Cedu andrà avanti con l’istruttoria per verificare le contestazioni mosse.

“La battaglia che ho condotto in questi anni è per arrivare alla verità sulla morte di Giuseppe – ha commentato Lucia Uva, che da sempre sostiene che il fratello morì a causa delle percosse ricevute da carabinieri e poliziotti dopo essere stato fermato in quanto ubriaco e molesto (questo quanto emerso durante i tre gradi di giudizio italiani) a Varese e portato in caserma -. La mia non è una questione di risarcimento, il mio unico vero risarcimento sarà quello di vedere finalmente lo Stato italiano rispondere a domande sulla morte di mio fratello”.

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Stupro di gruppo: gli imputati rinunciano all’abbreviato

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Si svolgerà con il rito ordinario il processo ai sei ragazzi palermitani accusati di aver violentato, a luglio scorso, una 19enne al Foro Italico. Gli imputati avevano presentato richiesta di ammissione al rito abbreviato condizionando l’istanza a una serie di nuove attività tra le quali l’esame in aula della vittima che il gup ha però respinto. La 19enne peraltro è stata sentita dal Gip di Palermo, Clelia Maltese, nel corso di un incidente probatorio, due mesi e mezzo fa. Il giudice ha invece deciso di accogliere la richiesta di disporre una consulenza tecnica sul telefono della ragazza, ma i difensori hanno comunque rinunciato all’abbreviato optando per il dibattimento.

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Otto milioni evasi al fisco, tre aziende irpine nei guai

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False fatturazioni ed altrettante inesistenti operazioni transnazionali per evadere le imposte dirette e i versamenti Iva. Tre aziende operanti in provincia di Avellino sono state denunciate dalla Guardia di Finanza per una evasione complessiva di otto milioni di euro nel corso di altrettante verifiche fiscali. Cinque milioni sottratti alla tassazione dirette e 1,5 milioni all’Iva. Nel corso dei controlli è anche emerso che un professionista del capoluogo ha sottratto mezzo milione di euro all’erario facendo figurare come acquisite prestazioni tecniche, in realtà mai ricevute, ma falsamente fatturate da una società a lui riconducibile.

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Fassino denunciato, informativa Polaria trasmessa a pm

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E’ all’attenzione dei magistrati della Procura di Civitavecchia l’informativa della Polaria sull’episodio del furto di una confezione di profumo da parte del parlamentate Piero Fassino in un negozio del duty free di Fiumicino e costata una denuncia. Allegato all’incartamento anche il video di quanto avvenuto il 15 aprile scorso nello scalo della Capitale e ripreso da una telecamera di sicurezza presente nell’esercizio commerciale. Nei giorni scorsi è emerso dal racconto di alcuni dipendenti del negozio che Fassino sarebbe stato autore già di un tentativo di furto nelle scorse settimane. Spetterà ora ai pm decidere come procedere e se affidare delega alla polizia giudiziaria per svolgere ulteriori approfondimenti.

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