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Cronache

‘Francia fu complice Br’. Le famiglie delle vittime fanno ricorso a Cedu

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L’ultima chance per far tornare in Italia i dieci terroristi rossi è attraverso il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo. I familiari delle vittime dei terroristi degli anni di piombo non cedono di fronte all’ennesimo schiaffo arrivato dalla giustizia francese, che ieri ha confermato il rifiuto della Francia alla richiesta di estradizione dei dieci eversori rifugiati nel Paese d’Oltralpe. Ma il ministro Carlo Nordio precisa: “Esiste la possibilità della Cedu ma non è consentito un ricorso da parte degli organi statuali, occorre semmai un’iniziativa da parte delle persone interessate”. Il titolare della giustizia comunque promette che il governo “ce la metterà tutta” rinnovando che la “Francia è un paese amico” ma che “in passato si è dimostrata quasi complice di questi delinquenti che si erano macchiati di delitti gravissimi”. Ad annunciare quella che potrebbe essere più di un’ipotesi con il passare delle ore è Roberto Della Rocca, ex lavoratore di Fincantieri che nel 1980 fu ferito a Genova durante un attentato delle Br e anche presidente dell’Associazione nazionale vittime del terrorismo. “È troppo presto per definire ora in termini tecnici quale siano le nostre possibilità di continuare questa nostra legittima aspettativa a favore delle vittime che attendono giustizia. Posso solo assicurare che ce la metteremo tutta”, ha comunque sottolineato Nordio auspicando “un segno di dissociazione” da parte dei terroristi che “invece, in alcuni casi, hanno reagito con arroganza e ironia”.

Anche Maurizio Campagna – fratello di Andrea, l’agente di pubblica sicurezza calabrese ucciso dai terroristi nel 1979 a Milano, chiede di andare fino in fondo: “chi può deve fare tutto il possibile, noi – dice – ci rendiamo disponibili per proseguire la battaglia”. Alberto Di Cataldo, figlio di Francesco, il maresciallo ucciso a Milano dalle Br il 20 aprile 1978, però chiarisce: “il debito dei terroristi va estinto con i cittadini italiani e con lo Stato italiano, è giusto che sia il governo a fare ricorso. Hanno assassinato mio padre perché portava una divisa dello Stato ed esercitava il suo ruolo in un certo modo. Sono state danneggiate le istituzioni”. Per i dieci terroristi degli anni settanta rifugiati a Parigi, dagli esponenti delle Br a quelli di Lotta Continua, dei Proletari armati per il comunismo e delle Formazioni comuniste combattenti, il tribunale francese aveva già negato il 29 giugno dello scorso anno l’estradizione chiesta dall’Italia motivando il rifiuto con il rispetto della vita privata e familiare e con il diritto a un processo equo, garanzie previste dalla convenzione europea dei diritti dell’uomo.

Ma dopo la contrarietà manifestata dal presidente Macron, il procuratore generale della Corte d’appello di Parigi, Rémy Heitz, in rappresentanza del governo, aveva immediatamente presentato un ricorso alla Corte di Cassazione, ritenendo necessario appurare se gli ex terroristi condannati in Italia in contumacia beneficiassero o meno di un nuovo processo una volta consegnati. L’Italia però non si era fatta alcuna illusione. Qualche ora dopo la sentenza della Cassazione, il giornalista Mario Calabresi, figlio del commissario Luigi assassinato nel ’72 su mandato dello stesso Pietrostefani, aveva posto anche l’accento sul fatto che “da parte di nessuno di loro c’è mai stata una parola di ravvedimento, di solidarietà o di riparazione. Chissà…”. Sui social Enrico Galmozzi, fondatore delle Brigate combattenti di Prima Linea, aveva poi scritto provocatoriamente: “quanto mi fa godere la Cassazione francese…”. Ora invece la partita sembra improvvisamente e per l’ennesima volta riaprirsi.

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Per i Ponti 16 milioni di partenze e 5,5 miliardi di spesa

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Quasi 16 milioni di partenze e una complessivamente circa 5,5 miliardi di euro: è il bilancio sui ponti di primavera fatto dall’Osservatorio Turismo Confcommercio in collaborazione con Swg. Un 1 milione di turisti faranno un viaggio di 6 pernottamenti o più a destinazione, unendo quindi le due festività. Se poi il meteo si stabilizzasse, in particolare per quel 30% circa che punta alle località balneari, questi valori potrebbero crescere ulteriormente, sfiorando i 20 milioni di partenze per circa 6 miliardi in termini di spesa.

Resta assolutamente maggioritaria, nel panorama complessivo dei due ponti, la scelta di strutture turistico ricettive per i pernottamenti a destinazione: tra il 55% e il 60% a seconda del periodo preso in considerazione, anche se, per quello del 1 maggio, raddoppia la percentuale di coloro che optano per affitti brevi (dal 6% al 12%).

La Festa della liberazione – che cade di giovedì e quindi configura un ponte particolarmente allettante – vedrà oltre 9 milioni di italiani in viaggio, circa un milione in più dello scorso anno, confermando quindi la buona performance della domanda interna di turismo che, da febbraio, sembra avere superato la fase di “stanca” che l’aveva contraddistinta per buona parte del secondo semestre dello scorso anno. Abbastanza concentrata la scelta delle destinazioni, con il 31% che opta per località della costa e un ulteriore 31% che punta invece a borghi, città e città d’arte, mentre 1 italiano su 10 preferisce la montagna.

Ma soprattutto, nel confronto con lo stesso periodo del 2023, aumenta di ben 6 punti percentuali la schiera di coloro che si spingono al di fuori della propria regione, restando comunque in Italia (il 47%) o andando all’estero (17%). Positive anche le previsioni per il ponte del primo maggio con quasi 7,5 milioni di italiani in viaggio, un milione dei quali però, come detto, in vacanza già dal 25 aprile.

Qui pesa di più, almeno per il momento, la variabile delle condizioni metereologiche: un’incertezza che si riversa sulla scelta delle destinazioni, con quelle balneari che scendono lievemente, passando al 26%, mentre borghi, città e città d’arte totalizzano complessivamente un 22%, 9 punti in meno del ponte della liberazione; terza tipologia di destinazione, le località di campagna, con una componente rilevante di seconde case, che realizza il 14% delle preferenze.

Stabile la montagna. Anche in questo caso aumenta, rispetto all’anno scorso, il raggio di spostamento degli italiani in viaggio: si riduce infatti di 12 punti percentuali (dal 51% al 39%) la quota di chi resterà vicino a casa o, comunque, nella propria regione, e aumenta di 14% quella di chi si recherà all’estero.

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Campi Flegrei, la terra trema ancora, epicentro a Bacoli

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Continuo a tremare la terra nei campi Flegrei: magnitudo 2.1, epicentro a Bacoli alla profondità di poco più di 2 km. Anche ieri erano state registrate delle scosse a Pozzuoli, poco più che strumentali ma pure avvertite dalla popolazione. Paura ma nessun danno. Pochi hanno deciso di scendere in strada anche a causa del maltempo che ha imperversato per tutta la notte con piogge forti e temporali.

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L’eredità di Totò diventa un brand: gli eredi regolamentano l’uso dell’immagine dell’artista

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Il celebre attore e poeta napoletano Totò, noto per la sua poesia “A Livella”, è diventato un’icona talmente amata da essere frequentemente rappresentata in ristoranti, pizzerie e su prodotti come le etichette di vino. Questo uso diffuso ha portato gli eredi dell’artista a decidere di intervenire per regolamentare e proteggere l’immagine del “principe della risata”.

Elena De Curtis, nipote di Totò, ha espresso preoccupazione per il modo in cui il nome e l’immagine del nonno vengono utilizzati: «Ci imbattiamo ovunque, nei posti più impensati, nel suo nome e nelle sue foto utilizzati senza il minimo rispetto del diritto all’immagine». Di fronte a questa situazione, gli avvocati degli eredi hanno iniziato a inviare comunicazioni legali a numerose attività commerciali in Italia, specialmente pizzerie che utilizzano il nome o l’immagine dell’artista.

Questo fenomeno non è limitato a un’area specifica ma si estende in varie città italiane, da Torino a Latina a Porto Ascoli. Tra i nomi di locali coinvolti figurano “Casa Totò”, “Totò e Peppino” e “A Livella”. Anche decorazioni come quadri e poesie che adornano le pareti di questi locali sono diventati oggetto di contenzioso.

L’intervento legale non si ferma solo a una questione di immagine, ma coinvolge anche il rispetto delle nuove normative. A seguito di un’ordinanza cautelare emessa a giugno 2023 dal Tribunale di Torino, è stato chiarito che l’utilizzo del nome e dell’immagine di Totò senza consenso costituisce un sfruttamento illegittimo. Gli eredi ora richiedono che non si usino più il nome e l’immagine dell’artista per fini commerciali e pubblicitari, eliminando ogni riferimento nei segni distintivi dei locali, dai siti web ai materiali di marketing.

In caso di inosservanza, il Tribunale di Torino ha stabilito il pagamento di una penale di 200 euro per ogni violazione constatata. Alcuni locali hanno già iniziato a cambiare insegna e nome per conformarsi a queste richieste, spesso sotto la guida di processi di mediazione legale.

La famiglia De Curtis, venuta a conoscenza dell’utilizzo non autorizzato del nome da parte della pizzeria “Alla casa di Totò” a Torino, ha sospeso tutte le attività che miravano alla creazione di un brand e di un format di ristoranti e pizzerie ispirati a Totò. Questo ha portato a una ricerca su scala nazionale per prevenire ulteriori usi non autorizzati del nome d’arte.

Il processo di regolamentazione, secondo gli eredi, è diventato essenziale. “Una regolamentazione a questo punto è assolutamente necessaria”, sottolinea la famiglia, non solo per proteggere l’eredità di Totò, ma anche per garantire che il suo nome e la sua immagine siano usati in modo rispettoso e appropriato.

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