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Cari Fontana e Sala lasciate stare il razzismo anti-lombardo, è una barzelletta che non fa più ridere e vi spiego perchè

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Non c’è un clima anti lombardo, non c’è nulla da ricordare per il futuro se al Sud hanno paura dei contagi e dunque vorrebbero che la Lombardia fosse più sicura prima di aprirla a tutte le altre regioni. Spiace che Beppe Sala dica “ce ne ricorderemo”. È un eccellente sindaco e non è nè rancoroso nè uno che parla a vanvera. Credo che siano state dichiarazioni di pancia di una persona stanca, provata. In ogni caso se qualcuno pensa a razzismi o idiozie del genere, è fuori dal seminato. Questa scemenza la disse già un anziano giornalista sempre più affannato il 23 febbraio quando bollò come razzisti i sindaci di Ischia che volevano difendersi dalla diffusione del contagio chiudendo l’isola a chiunque arrivasse dalle zone rosse. Era il 23 febbraio… Poi a inizio marzo l’Italia intera ha ballato su 32 mila e passa cadaveri. Mi verrebbe da dire che se il premier Conte avesse fatto la stessa ordinanza dei sindaci di Ischia il 23 febbraio e non l’11 marzo, oggi avremmo una caterva di morti in meno. Ma con il senno di poi siamo tutti bravi.

Ischia. Sull’isola hanno sempre accolto, trattato con rispetto e coccolato milioni di turisti arrivati dalla Lombardia in questi anni

Non c’è nulla di male, nulla di razzista nel chiedere conto del funzionamento della sanità lombarda a guida Fontana e Gallera. A molti non sembra abbia brillato per efficienza. A più di una procura della Lombardia è anche venuto il sospetto che abbiano commesso qualche errore e stanno verificando. Non c’è nulla di male se c’è qualche presidente di Regione del Sud che chiede aperture differenziate. Voglio ricordare a chi oggi agita scioccamente lo spettro del razzismo che da due settimane (due settimane, non un giorno) ci sono regioni al Sud che registrano contagio quasi zero o zero e sono rimaste ferme, bloccate dal punto di vista produttivo, economico, sociale per aspettare che Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna si mettessero in carreggiata. Al Sud non vogliono essere contagiati.

Napoli e Milano. C’è un legame stretto tra le due metropoli che i due sindaci, Luigi de Magistris e Beppe Sala, hanno alimentato

Qualcuno pensa che sia razzismo difendere la salute dei propri cittadini in un’era di pandemia virale che ha già mietuto 350mila morti e il 5 per cento di questa carneficina s’è verificata in Lombardia? E allora smettiamola con questa storiella un po’ banale del razzismo del Sud contro la Lombardia. Non fa manco ridere. Perchè il razzismo è una cosa seria e troppi trogloditi in Lombardia già certificati razzisti potrebbero crederci e ricordarsi che da quelle parti ci sono meridionali da attaccare. È già successo ai tempi della Lega Nord per l’Indipendenza della Padania, ve la ricordate la barzelletta dell’incorruttibile Umberto Bossi “celodurista” e di “Roma Ladrona”? Bene, facciamo che non tornino quei tempi perchè già all’epoca al Sud si è avuta molta pazienza rispetto allo squallore di quella che era la proposta politica che arrivava addirittura in Parlamento. Spiace, dunque, che sia proprio Sala a usare quel linguaggio. A Milano e in Lombardia, per il bene dei milanesi e dei lombardi tutti, facciano quello che è stato fatto al Sud. Rispetto serio delle misure di distanziamento sociale.

Leghismi. L’ex leader Umberto Bossi condannato per truffa e l’attuale capo della Lega Matteo Salvini

Questo è il farmaco che hanno usato al Sud, non hanno il vaccino, non hanno posti letto in terapia intensiva, hanno paura di morire. Sappiano i lombardi tutti che prima si liberano dal contagio e prima eviteranno le caterve di morti che hanno sopportato finora. Nessuno gode per la tragedia in Lombardia. Chi lo pensa è uno stolto. Dopodiché basta pure con questa storia del “il turismo in Sardegna l’hanno inventato i milanesi”, “A Ischia l’ha portato Rizzoli” e altre cose del genere. È vero, è tutto vero. Ma se ne vogliamo parlare, parliamone mettendo tutte le carte in tavola. È come se al Sud qualcuno dicesse che l’industria è stata spiantata dal Meridione, ripiantata nel Settentrione e alimentata con le braccia dei meridionali. E questi discorsi ci porterebbero verso quei lidi che quel truffatore pregiudicato graziato di Umberto Bossi avrebbe voluto che frequentassimo. E allora, toni bassi, ragionamenti e lasciamo stare il razzismo. È una parola seria e al Sud è una parola che brucia ancora dopo anni di idiozie padane che l’attuale leader con lo Spadone di Alberto da Giussano sta provando ad annegare assieme all’ampolla nel fiume Po.

Giornalista. Ho lavorato in Rai (Rai 1 e Rai 2) a "Cronache in Diretta", “Frontiere", "Uno Mattina" e "Più o Meno". Ho scritto per Panorama ed Economy, magazines del gruppo Mondadori. Sono stato caporedattore e tra i fondatori assieme al direttore Emilio Carelli e altri di Sky tg24. Ho scritto libri: "Monnezza di Stato", "Monnezzopoli", "i sogni dei bimbi di Scampia" e "La mafia è buona". Ho vinto il premio Siani, il premio cronista dell'anno e il premio Caponnetto.

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Fassino denunciato per tentato furto di un profumo al duty free dell’aeroporto di Fiumicino, informativa in Procura

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Arriverà nelle prossime ore in Procura una prima informativa su Piero Fassino, denunciato per tentato furto di un profumo al duty free dell’aeroporto di Fiumicino. Gli investigatori della Polaria hanno raccolto tutti gli elementi – comprese le immagini registrate dalle telecamere del sistema di videosorveglianza – e le trasmetteranno all’autorità giudiziaria competente, quella di Civitavecchia, che valuterà come procedere. Fassino, in quanto parlamentare, non è stato ascoltato ma – spiegano fonti investigative – se vorrà potrà rilasciare dichiarazioni spontanee.

Già ieri il deputato del Pd – parlamentare per 7 legislature, ex ministro della Giustizia dal 2000 al 2001, poi segretario dem fino al 2007 e sindaco di Torino per cinque anni dal 2011 al 2016 – ha fornito la sua versione sostenendo di aver già chiarito con i responsabili del duty free la questione: “volevo comprare il profumo per mia moglie, ma avendo il trolley in mano e il cellulare nell’altra, non avendo ancora tre mani, ho semplicemente appoggiato la confezione di profumo nella tasca del giaccone, in attesa di andare alle casse”. In quel momento, ha aggiunto, “si è avvicinato un funzionario della vigilanza che mi ha contestato quell’atto segnalandolo ad un agente di polizia.

Certo non intendevo appropriarmi indebitamente di una boccettina di profumo”. Fassino ha anche sostenuto che si era offerto subito di pagarla e di comprarne non una ma due, proprio per dimostrare la sua buona fede, ma i responsabili hanno comunque deciso di sporgere denuncia. Al parlamentare del Pd, dopo quella espressa ieri dal deputato di Forza Italia Ugo Cappellacci, è arrivata la solidarietà del coordinatore di Fratelli d’Italia in Piemonte Fabrizio Comba. “Conosco l’uomo e il politico integerrimo, il tritacarne mediatico in cui è stato infilato è indecoroso per la sua storia personale e, quindi, anche per la storia del nostro paese. E’ un avversario politico – ha concluso Comba – ma non per questo mi permetto di dubitare della sua integrità, convinto delle sue straordinarie qualità morali”.

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Nozze d’argento boss in chiesa con le spoglie di Falcone

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Lui abito scuro, con gilet, pochette e cravatta color madreperla, lei abito bianco scollato lavorato con tessuto di pizzo e bouquet di rose rosse. La coppia d’oro delle famiglie mafiose palermitane, Tommaso Lo Presti, detto “il grosso”, per distinguerlo dall’omonimo detto “il lungo”, e la moglie Teresa Marino, ha festeggiato in grande stile, con amici e familiari l’anniversario dei 25 anni di matrimonio il 15 aprile scorso.

La coppia, lui è stato scarcerato da poco dopo anni di detenzione per mafia ed estorsioni, lei pure condannata per mafia, ha scelto per la cerimonia religiosa in cui rinnovare la promessa d’amore un luogo simbolico, la chiesa di San Domenico, che si trova in una delle piazze più belle di Palermo e che è nel cuore del mandamento mafioso di cui Lo Presti era al vertice. Nel complesso in cui è inserita la chiesa c’è anche il pantheon dei siciliani illustri, da Giuseppe Pitrè a Giacomo Serpotta, in cui sorge anche la tomba monumentale che ha accolto, dal 2015, le spoglie di Giovanni Falcone. I mafiosi quindi sono stati accolti dai frati, che gestiscono il complesso, per celebrare la benedizione delle nozze d’argento.

Padre Sergio Catalano, frate priore della chiesa, afferma di aver saputo chi fosse l’elegante coppia solo leggendo le notizie del sito d’informazione Palermotoday che ha pubblicato la notizia alcuni giorni dopo la cerimonia. “Le verifiche non spettano a noi – aggiunge – ci sono organi istituzionali che devono farlo”. Ma la coppia della cosca di Portanuova, lui è sorvegliato speciale e deve rientrare in casa entro una certa ora, poteva tranquillamente far celebrare la cerimonia in qualsiasi posto. La valutazione dell’opportunità di ospitare due mafiosi di questo calibro nel complesso dove ci sono le spoglie del magistrato ucciso dalla mafia spetterebbe a chi ha la responsabilità di quei luoghi.

Alla chiesa Lo Presti ha lasciato anche un’offerta che padre Catalano dice “servirà a fare del bene a chi ne ha bisogno”. Dopo la cerimonia a san Domenico la coppia ha festeggiato, nei limiti temporali concessi al sorvegliato speciale, in una villetta allietata anche dalle canzoni di due noti neomelodici. Dopo l’arresto di Lo Presti, 48 anni, nell’operazione Iago nel 2014, gli investigatori scoprirono il ruolo della moglie che il giudice che l’ha condannata descrive così: “Teresa Marino durante il periodo della sua detenzione domiciliare (in concomitanza con quella carceraria del marito), riceveva presso la sua abitazione tutti gli esponenti di spicco del mandamento mafioso di Porta Nuova e impartiva loro indicazioni e direttive proprie e del marito, condividendone le strategie criminali. I sodali mafiosi dell’organizzazione, inoltre, si rivolgevano alla donna anche per dirimere questioni e tensioni interne al sodalizio”.

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Sindaci Ue rivendicano diritto a imporre limiti velocità

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Imporre i limiti di velocità sia una prerogativa di città e regioni. A chiederlo sono i 13 firmatari tra sindaci e vicesindaci di città europee che dalle colonne del Financial Times criticano alcune iniziative promosse in Italia, con la riforma del codice della strada, e nel Regno Unito che potrebbero impedire a città e comuni di attuare misure per la sicurezza stradale, come l’introduzione di limiti di velocità più bassi e telecamere per il controllo del traffico. Da Bologna a Firenze e Milano, passando anche da Amsterdam, Bruxelles e Helsinki. Tra i firmatari italiani Matteo Lepore e Dario Nardella, sindaci di Bologna e Firenze e la vice sindaca e assessora alla mobilità di Milano, Arianna Censi.

La lettera fa esplicito riferimento al disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso settembre per riformare il codice della strada, criticato anche in Italia da varie associazioni perché ritenuto svantaggioso per i pedoni. Per sindaci e vice le nuove norme ostacolerebbero “gravemente” la capacità delle autorità locali di creare zone a traffico limitato, installare autovelox e fissare limiti di velocità inferiori che invece sono fondamentali per abbattere le emissioni e rendere anche le strade più sicure. Nella missiva non si fa riferimento solo all’Italia. I firmatari prendono di mira anche il “piano per i conducenti” nel Regno Unito che punta a introdurre misure altrettanto restrittive e alle resistenze in Germania, dove il governo ha finora resistito agli sforzi di oltre 1.000 comuni che vogliono un maggiore controllo sui limiti di velocità locali.

“Politiche nazionali come queste, basate non sulla scienza ma sull’opportunità politica, danneggiano la capacità delle autorità locali di prendere decisioni sul miglioramento della sicurezza e della salute dei propri cittadini”, accusano i rappresentanti locali. Sottolineando l’importanza di limiti di velocità più bassi nelle aree urbane – si legge ancora nel testo – che “stanno prevenendo le morti e migliorando la vita oggi nelle città di tutta Europa”. Non “si tratta di limitare la libertà degli automobilisti, ma di rendere le strade più sicure per tutti, ridurre il rumore e l’inquinamento e rendere la città più invitante per coloro che scelgono forme di trasporto più salutari come camminare e andare in bicicletta”. Insieme ai tre rappresentanti italiani la lettera è siglata anche da Alison Lowe, vicesindaco di West Yorkshire; Thomas Dienberg, vicesindaco di Lipsia; Frauke Burgdorff responsabile della pianificazione di Aquisgrana; Philippe Close, sindaco di Bruxelles; Mathias De Clerq, sindaco di Gand; Melanie Van der Horst, vicesindaco, di Amsterdam; Vincent Karremans, vicesindaco di Rotterdam; Karin Pleijel vicesindaco di Göteborg; Andréas Schönström vicesindaco di Malmö; Juhana Vartiainen, sindaco di Helsinki.

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