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Cinema

Cameron, in sequel Avatar più famiglia e donne forti

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Il sogno più ambizioso di James Cameron: trasformare il kolossal fantascientifico Avatar (2009), maggior successo cinematografico di sempre, in una saga, sviluppando contemporaneamente tre sequel (l’ultimo, il quarto potrebbe essere in due parti) all’avanguardia nelle tecniche e tecnologie, dal 3d alla performance capture, spesso reinventati dallo stesso regista. Un’impresa da un miliardo di dollari, che torna al pubblico, con il primo sequel Avatar: La via dell’acqua (circa 250 milioni di budget, per una durata di 3ore e 12), in arrivo nelle sale il 14 dicembre, anche in 3D, distribuito da The Walt Disney Company Italia. “E’ importante per un sequel onorare ciò che il pubblico ha amato dell’esperienza la prima volta – spiega Cameron nella conferenza stampa globale in streaming insieme ai protagonisti e al produttore Jon Landau – ma bisogna anche fargli perdere l’equilibrio, proponendo ciò che non si aspetta e qui ci sono molte sorprese nella storia”, dalle “dinamiche famigliari” a nuove protagoniste nella già ricca galleria di donne forti creata dal regista. A giudicare dalla prime reazioni entusiastiche della stampa americana Cameron è pienamente riuscito nel suo intento: tra gli ammiratori del sequel anche Guillermo Del Toro che sui social ha definito ‘La via dell’acqua’, “un risultato sbalorditivo. È pieno di panorami maestosi ed emozioni su scala epica. Un maestro all’apice delle sue capacità”.

Il cast, fra protagonisti del primo capitolo e varie new entry, comprende fra gli altri, Zoe Saldana e Sam Worthington, Sigourney Weaver, Stephen Lang, CCH Pounder, Edie Falco e Kate Winslet (di nuovo in un film di Cameron a 25 anni da Titanic). Un viaggio in un trionfo di biodiversità, ambientato oltre dieci anni dopo i fatti del primo film, nel quale torniamo fra il popolo blu dei Na’vi sul pianeta Pandora con la famiglia formata da Jake Sully (Sam Worthington) Neytiri (Zoe Saldana) e i loro figli, costretti ad affrontare un pericolo che li segue e a dover comprendere a quale punto siano disposti ad arrivare per proteggersi a vicenda. “Avendo fatto un sacco di soldi, si gira un sequel giusto? – scherza Cameron -. Però Steven Spielberg non ha fatto un sequel del suo film di maggiore incasso, ET… E’ difficile essere all’altezza. Tuttavia avevo questo fantastico cast, diventato come una famiglia. Mi hanno ispirato per la direzione che volevo dare alla storia e ai personaggi”. Nel primo film “la trama era più semplice”: qui, Cameron, padre nella vita di cinque figli, è voluto andare “più a fondo nelle emozioni” e “nelle dinamiche familiari e nella responsabilità di essere genitori, mostrando anche la prospettiva dei figli”. Non c’è solo “il tema della difesa dell’ambiente – aggiunge il produttore Jon Landau – Jim punta l’attenzione anche sul riconoscersi e accettarsi a vicenda nella diversità”.

Nel nuovo salto nel mondo di Avatar “ci ha aiutato molto lo script, che era impressionante. Jim aveva ricostruito anche tutte le battaglie e i cambiamenti avvenuti nel clan in questi dieci anni” spiega l’attore. Con Neytiri abbiamo vissuto quasi vite parallele – sottolinea Zoe Saldana -. Nella prima storia era senza paura, una ribelle. Quando si hanno figli però entra nella tua vita anche la paura di poter perdere qualcuno che mi così tanto. Leggendo la sceneggiatura mi sono riconosciuta in lei”. Nel tornare a lavorare “con Jim, mi aspettavo il meglio di tutto – racconta Kate Winslet – per la sua precisione, il suo pensiero profondo. Ma ciò che mi ha attirato più di tutto sono i suoi personaggi. Lui ha sempre scritto per le donne non solo personaggi forti ma leader, per i loro valori, la loro integrità, le loro capacità”. Tra le sfide per Sigourney Weaver c’è stata anche interpretare Kiri, l’adolescente figlia adottiva di Sully e Neytiri: “Ero onorata e terrorizzata che avesse pensato a me – dice l’attrice -. Per renderla ho studiato il modo di muoversi e parlare delle teenager e ho pensato a chi fossi io a 14 anni”. Attraverso Kiri “volevo parlare alle ragazze adolescenti – aggiunge Cameron -. Anch’io ho figlie, e ho assistito al loro percorso di ricerca di se stesse a quell’età. Volevo mostrare diverse maniere per le donne di essere forti”.

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Cinema

Cristina Comencini: il cinema delle donne è una nuova ricchezza. Io dalla parte delle donne sempre

Cristina Comencini racconta al Corriere della Sera il successo de “Il treno dei bambini”, la sua visione sul cinema delle donne, la politica e il suo nuovo amore.

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Cristina Comencini (le foto sono di Imagoeconomica), con il suo ultimo film “Il treno dei bambini” tratto dal romanzo di Viola Ardone e disponibile su Netflix, ha raggiunto quasi trenta milioni di visualizzazioni. «Mi sembra incredibile», racconta, «ma credo che il tema profondo del dopoguerra, del trauma che la guerra lascia sui sentimenti, abbia colpito il pubblico di tutto il mondo».

Il cinema tra piattaforme e sale

«Portare la gente in sala è bellissimo, ma difficile. Le piattaforme e il cinema possono coesistere. L’importante è, come diceva mio padre Luigi Comencini, mantenere sempre la massima verità e bellezza in quello che si crea», afferma Cristina, riflettendo sulla trasformazione del mondo cinematografico.

Il successo e la nuova generazione di registe

Comencini riconosce l’importanza del successo ma non lo vive come un punto di arrivo: «È un mestiere da montagne russe». È felice dell’affermazione di tante donne nel cinema italiano, come Paola Cortellesi, sottolineando: «Il cinema si è finalmente aperto alle storie delle donne, arricchendosi di nuove prospettive».

Il rapporto con la famiglia e il film di Francesca Comencini

Cristina racconta il forte legame con le sorelle e commenta il film di Francesca Comencini su loro padre Luigi: «Una scelta giusta. Ognuno vive un padre a modo suo». Nessuna gelosia, ma un affetto profondo che ha sempre unito la famiglia.

CRISTINA COMENCINI REGISTA

Politica, femminismo e il ruolo di Giorgia Meloni

Comencini ribadisce la sua radice di sinistra e il suo impegno per il femminismo: «Il sostegno reciproco tra donne non deve mai venir meno». Sul premier Giorgia Meloni, pur nella distanza politica, riconosce: «Per la sua parte politica sta facendo bene».

I cambiamenti nell’estetica e il coraggio delle attrici

Parlando di Giovanna Mezzogiorno, Cristina denuncia il problema della discriminazione estetica nel cinema: «Finalmente si inizia a dare meno peso all’apparenza e più al talento».

La maternità precoce e l’amore ritrovato

Diventata madre a 18 anni, Cristina confida di non aver rimpianti: «Mi ha dato la ricchezza di tutto ciò che ho scritto». Oggi vive una nuova fase felice della sua vita con il documentarista francese François Caillat, tra Roma e Parigi.

Il futuro: un nuovo romanzo in arrivo

Cristina annuncia anche il suo prossimo romanzo, “L’epoca felice”, che uscirà a ottobre per Feltrinelli: «Parlerà dell’adolescenza e della capacità della vita di sorprenderci anche quando meno ce lo aspettiamo».

 

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Cinema

Morto a 65 anni l’attore americano Val Kilmer

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È morto all’età di 65 anni l’attore americano Val Kilmer. Lo rende noto la famiglia, citata dal New York Times. Il decesso è avvenuto a Los Angeles a causa delle complicazioni di una polmonite, ha spiegato la figlia Mercedes Kilmer. All’attore era stato diagnosticato un cancro alla gola nel 2014, da cui era riuscito a guarire. Tra le sue tante interpretazioni si ricordano in particolare quella Jim Morrison in ‘The Doors’ del 1991 di Oliver Stone, quella di Iceman in ‘Top Gun’ del 1986 di Tony Scott e quella di Bruce Wayne in ‘Batman forever’ del 1995 di Joel Schumacher.

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Cinema

Giovanni Bagnasco e “il mostro”: “Ho imparato a non essere vittima. La felicità è una responsabilità”

Nella serie L’arte della gioia è Ippolito, il “mostro” che conquista il cuore dello spettatore. Nella vita, Giovanni Bagnasco è un ragazzo di 25 anni con il volto segnato dalla sindrome di Treacher Collins e un’anima limpida che illumina ogni sua parola. In un’intervista al Corriere della Sera racconta la sua storia fatta di sfide, consapevolezza e rinascita.

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«Potrei scrivere un libro sugli sguardi. Da piccolo anche il non detto faceva male», racconta Giovanni Bagnasco. Il suo volto racconta una storia rara, segnata dalla sindrome di Treacher Collins, una malattia congenita che colpisce ossa e cartilagini del volto. Eppure, Giovanni ha imparato presto a distinguere tra due tipi di persone: «i cuori buoni e i cuori ciechi».

Cresciuto nella quiete di Chianciano Terme, tra campagna e spazi aperti, ha coltivato sogni artistici tra un lavoro da casellante e un corso di lingua dei segni mai concluso a causa del Covid. Fino all’improvviso incontro con il mondo del cinema, che lo ha accolto attraverso due provini superati: uno per Finalmente l’alba, l’altro con Valeria Golino per il ruolo di Ippolito.

“Il mostro” che racconta la forza interiore

«Il personaggio non è stupido, è solo stato isolato», gli dice Golino. E lui in quel ruolo riversa tutto: «la parte docile e quella vulcanica». Nessuna scuola di recitazione, ma la forza di una vita vissuta senza filtri. «Sul set, mentre giravo le scene più violente, pensavo ai momenti difficili vissuti», confessa.

E quando si parla d’aspetto, Giovanni è disarmante: «La parola ‘mostro’ non mi ferisce più, è solo una componente della mia vita». Da piccolo piangeva, si chiedeva “perché a me?”, ma oggi si è dato una risposta che lo guida: «Dovevo nascere così e basta. Fare la vittima non ti renderà felice».

L’amore, la musica, il futuro

Oggi è un attore emergente, ma anche un ragazzo che ha vissuto l’amore, che ha scritto testi rap, che ha lottato contro il dolore. «Ho ricevuto tanto e ho dato tanto», racconta. Sui social ci sta poco: solo per progetti artistici o per sostenere la onlus del suo chirurgo, la Smile House. «Da ragazzino, i social mi facevano male. Era una vita parallela».

La sua forza più grande è quella di saper vedere oltre: «Sembrerei più brutto se stessi sempre a disperarmi. Siamo tutti belli, se troviamo la nostra bellezza interiore».

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