Il Parlamento si avvia a chiudere per ferie. L’ultimo giorno dei lavori potrebbe essere alla fine della settimana, al massimo l’inizio della prossima. Non l’ha escluso il Senato, tenendo aperta ufficialmente la possibilità di una seduta anche lunedì. La maggioranza preme e confida che l’arrivederci a settembre arrivi già giovedì. I 5 Stelle, in solitaria, spingono fino a lunedì. “Difficilmente chiuderemo prima”, insiste Stefano Patuanelli che guida i senatori pentastellati. Più certo, invece, l’orizzonte dei provvedimenti al voto entro la pausa estiva. E tra questi non c’è il salario minimo. Della proposta di legge sostenuta dalle opposizioni unite, per un contributo di almeno 9 euro l’ora a chi non ha un lavoro, se ne riparla a settembre. Non prima.
Anzi, più probabile dopo. Con il rischio che diventi un rinvio sine die. E’ questo il sospetto di Elly Schlein e del suo Pd ma anche del M5s: temono che la mossa della maggioranza, di dar più tempo per approfondire il tema anche con le minoranze, sia solo una trappola per affossare la proposta di legge. In effetti la sorte della misura – ferma alla Camera alla fase della discussione generale – è appesa alla decisione dei capigruppo. A Montecitorio domani si riuniranno e valuteranno quando l’Aula voterà la proposta di sospensiva sul salario, cioè quella della maggioranza che ha chiesto che il provvedimento non si voti prima del 29 settembre. Un verdetto (sul voto della sospensiva) atteso in giornata, ma poi rinviato di 24 ore.
Nel frattempo il Pd non molla la presa: “Ritorneremo alla carica sul salario minimo e presenteremo le nostre proposte per migliorare le condizioni dei lavoratori”, assicura il capogruppo al Senato, Francesco Boccia. Sa che nel rush finale del Senato si cercherà di far rientrare pure il decreto per introdurre la cassa integrazione per i lavoratori più coinvolti dall’emergenza caldo. Ma, per il Pd, non basta. “Quello è un decreto sul lavoro e va bene anticiparne la discussione ma noi vogliamo parlare del salario minimo”, insiste. Intanto, entro giovedì o venerdì Palazzo Madama ha in cantiere il voto della delega fiscale (che dovrà passare alla Camera per la terza lettura, essendo stato modificato al Senato), quello di fiducia sul decreto Pubblica amministrazione 2 (ripetendo il copione seguito pochi giorni fa nell’altro ramo del Parlamento) e appunto il cosiddetto decreto Caldo. Sui tempi della volata i senatori si dividono.
Ma nei corridoi prevale la versione, rivendicata e caldeggiata dal centrodestra, di farcela entro il 3 o 4 agosto. Poi liberi tutti fino a inizio settembre, come prevedibile. Ma anche sulla ripresa i 5 Stelle si distinguono: “Abbiamo chiesto di riprenderli a fine agosto per approfondire il tema del Pnrr e del documento di modifica del Pnrr. C’è bisogno di tempo”, caldeggia Patuanelli. In attesa della decisione sul salario minimo, a Montecitorio resta da decidere pure quando scatterà la pausa agostana e quanto durerà..