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Renzi rilancia su premierato e sfida alleati e avversari

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A pochi giorni dalla pausa estiva Matteo Renzi si prende la scena politica in un assolo in Senato. Torna sull’elezione diretta del premier con una proposta di legge che mette nero su bianco dando il via a una conferenza stampa in cui parla e risponde alle domande per oltre un’ora. “Firmo davanti a voi un disegno di legge di riforma costituzionale che il governo Meloni non ha avuto la forza di fare in nove mesi”, incalza. “Un testo di quattro articoli – spiega – dove il presidente del consiglio è eletto contestualmente alle elezioni delle Camere e nomina e revoca i ministri”. Al grido di “Basta giochi di palazzo, ridiamo il ruolo di arbitro al cittadino”, Matteo Renzi tira in ballo anche il presidente del Senato: “La Russa facci votare” è il suo appello affinché palazzo Madama “rinunci a una settimana di ferie” per accelerare anche su Salario minimo e Salva Italia le altre due proposte con le quali, il primo agosto, lancia la sua sfida al governo. Con una mossa a sorpresa sui tempi, ma non sui contenuti, il leader di Italia viva scavalca dunque la maggioranza sul primo cittadino d’Italia – uno dei pezzi forti del programma di Iv – e pesta i piedi a Pd e M5s su salario minimo sostenendo che un fondo esiste già e puntando sulla proposta della Cisl sulla partecipazione dei lavoratori agli utili. I gruppi evitano di commentare le sue parole e in molti si chiedono se l’affondo di Renzi è da interpretare come un intervento a gamba tesa sulla maggioranza o un assist a Fratelli d’Italia.

Certo è che per i meloniani si tratta del rilancio di un loro cavallo di battaglia, non sfugge infatti che caldeggiare il premierato oggi significa far tornare sotto i riflettori la promessa del ministro per le Riforme Elisabetta Casellati che 8 mesi fa si era impegnata per un ddl entro l’estate di cui però si sono perse le tracce. Renzi precisa subito di non essere la stampella al centrodestra: “siamo gli unici che fanno una opposizione seria e non ideologica”, rivendica. Sollecita il governo per portare a casa al più presto l’elezione diretta del presidente del consiglio. “A parole tutti d’accordo, – scandisce – ma vedo solo chiacchiere”. “Perdono tempo, allora firmo io, vediamo chi ci sta. Vogliamo stare ad agosto a discuterla? Siamo pronti”. Poi la provocazione a Carlo Calenda: “E’ parte integrante del programma del Terzo polo”, gli ricorda.

Calenda nel pomeriggio corregge il tiro mettendo in evidenza l’ennesima divergenza interna, “siamo a favore dell’indicazione del premier e del rafforzamento dei poteri, non dell’elezione diretta”. La risposta gli arriva dalla coordinatrice nazionale di Iv, Raffaella Paita che parla di situazione “surreale”: “pur di attaccare Renzi – sottolinea – Calenda smentisce anche se stesso. Passa la giornata ad attaccare Italia Viva, sembra ossessionato”. Cauta l’accoglienza da parte di Fratelli d’Italia, “un buon contributo per il confronto”, lo definisce Alberto Balboni (FdI), che si affretta a mettere i puntini sulle i, “il testo base sarà quello del governo, stiamo facendo i necessari approfondimenti”. E’ uno di quei giorni in cui Renzi è incontenibile, “Sono un jukeboxe” scherza con i giornalisti, “rispondo a tutto anche sulle cene al Twiga”. Respinge ogni polemica sui suoi fedelissimi. “A me non interessa dove vanno a cena Bonifazi, o Richetti – afferma – Mi interessa che quando vanno in aula portino avanti gli interessi degli italiani”. “Parafrasando Pasolini – ironizza – si potrebbe dire ‘il grillismo degli anti-grillini'”. “Non sosteniamo il ministro per il turismo, – chiarisce – ma non attacchiamo gli avversari sulle vicende giudiziarie: si chiama garantismo”. Ribadisce la necessità di una commissione d’inchiesta sul Covid: “L’ho chiesta dall’inizio e non ci rinuncio” e sulla possibile presidenza a Iv rassegnato dice, “Tanto non ce la danno”.

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Graziano (Pd), grave uso foto don Patriciello in campagna Fdi

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“La lotta alla camorra non può essere né irrisa, né strumentalizzata. La seconda cosa non è meno grave della prima” così il deputato democratico, Stefano Graziano, commenta l’utilizzo dell’immagine di don Patriciello nella campagna elettorale di un candidato di Fdi. Il riferimento è alla vicenda di cui riferisce la Repubblica Napoli.

Il deputato Marco Cerreto, in lizza per le Europee, solidarizza con don Maurizio Patriciello dopo la polemica innescata dal governatore De Luca. “Non avevo intenzione di strumentalizzare nessuno – dice interpellato dal quotidiano – non c’è scritto di votare per me. E’ una manchette che uso sempre sui social e su quella faccio la mia comunicazione”.

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Burlando, ho incontrato Spinelli per dargli un’opinione

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“Questo è uno scandalo che riguarda tutta l’Italia”. Lo ha detto l’ex presidente della Liguria ed ex sindaco di Genova Claudio Burlando, intervistato dal Corriere della sera. Secondo Burlando, il suo successore Giovanni Toti “dava l’impressione di trattare per sé, non per il bene pubblico”.

Anche l’ex governatore ha incontrato di recente l’imprenditore Aldo Spinelli: “Quarant’anni che mi occupo di queste cose. Molto complesse. Non mi sono mai negato quando qualcuno mi ha chiesto un confronto. Ribadisco: oggi io non ho alcun potere decisionale. In quel momento, Spinelli stava litigando con l’uomo genovese di Psa. Ogni volta che si libera un’area, in porto c’è una zuffa. Mi ha chiesto la mia opinione.

Credo che lui abbia reso pubblico l’incontro per fare ingelosire Toti. Tutto qui”, sostiene Burlando. E sulle parole del dirigente Pd Andrea Orlando, che ha definito ‘crepuscolare’ la fine del suo mandato, replica: “L’ho trovato un giudizio ingeneroso e poco informato. Andrea afferma anche di avere indicato Ferruccio Sansa, vicino ai Cinque Stelle, alle Regionali del 2020. Dove il centrosinistra ha avuto il peggior risultato della sua storia. Non so se faccia bene a rivendicare quella scelta. E non sono sicuro che sia questa la strada per vincere”.

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Sarà duello tv fra Meloni e Schlein, il 23 da Vespa a ‘Porta a Porta’

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Scelta la data e soprattutto scelto il posto. La comunicazione ufficiale è arrivata con una nota congiunta inviata nello stesso secondo dagli staff della presidente del consiglio Giorgia Meloni e della segretaria Pd Elly Schlein: il confronto tv “si svolgerà giovedì 23 maggio. Sede del dibattito sarà la trasmissione Porta a Porta di Bruno Vespa”. Le altre opposizioni sono partite all’attacco. Per il M5s c’è il rischio “di violare pesantemente la par condicio. La Rai non può far finta che lo scontro sia solo a due né Meloni può scegliersi l’avversario”. Stesse accuse dai leader di Verdi-Sinistra, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. Alla fine, comunque, lunghi incontri e faticosi accordi fra gli staff di Meloni e Schlein hanno portato alla quadra. Il dettaglio più combattuto è stato quello della sede: Porta a Porta sulla Rai.

“Andiamo sul terreno più difficile – è la posizione Pd – potremmo dire che giochiamo fuori casa. Ma la premier Meloni voleva farlo in Rai, sul servizio pubblico, non ha voluto prendere in considerazione altre proposte” come Sky o la 7. “Schlein aveva lasciato porte aperte: ‘dove vuole’. Perché il tema non è la rete televisiva: sarà un momento di chiarezza e trasparenza, un confronto su programmi e proposte, fra due visioni della politica alternative”. Meloni punta a rendere il duello “istituzionale”, hanno fatto sapete fonti dello staff della premier, sottolineando poi come sia la prima volta che un presidente del Consiglio affronta un confronto in tv con il principale leader dell’opposizione “non a fine mandato, ma dopo diciotto mesi di mandato, con gran parte della legislatura ancora davanti”. Meloni si prepara a puntare su “temi concreti, sui programmi e sui problemi della gente”.

I dettagli del format saranno messi a punto nelle prossime ore. “Lo condurrò da solo – ha anticipato Vespa – Sarà un confronto molto istituzionale, molto tecnico”. Durerà “un’ora esatta, in prima serata”. Poi, la replica a chi parla di par condicio violata: “Anche il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte – ha fatto sapere la trasmissione – sono già stati invitati da Bruno Vespa per un analogo faccia a faccia a Porta a Porta, con le stesse modalità di messa in onda”. Fra frenate e accelerate, l’attesa del confronto si trascina da mesi. La memoria torna alla festa di FdI, Atreju, nel dicembre scorso, quando Schlein declinò l’invito ma rilanciò: “Sono pronta al confronto con Meloni quando vuole, ma non a casa sua o a casa nostra”.

Da quel momento il progetto di un duello in tv ha cominciato a prendere piede. La decisione delle due leader di candidarsi alle europee ha fatto il resto: si vota l’8 e 9 giugno, una ventina di giorni dopo il confronto. Vespa sarà l’arbitro di una partita su cui sia Meloni sia Schlein puntano molto: le due leader stanno cucendo una contrapposizione che può mette in ombra le altre forze. “Alla fine non c’è nessuna par condicio – ha detto il leader di Azione, Carlo Calenda – È un sistema malato”.

E il capogruppo alla Camera di Italia viva, Davide Faraone: “Andrà in onda una farsa, Schlein e Meloni sono candidate civetta. Non metteranno mai piede nel Parlamento Europeo”. Anche per il segretario di Più Europa, Riccardo Magi, “il confronto è una fake tra due candidate fake”. Finora, la più plateale rappresentazione della contrapposizione fra le due leader resta comunque uno scontro a distanza fra slogan, che ci fu quando nessuna delle due era dove si trova adesso. La prima fu Meloni allora all’opposizione: “Io sono Giorgia, sono una donna, sono una mamma, sono italiana, sono cristiana”. Qualche mese dopo la candidata al Parlamento Schlein parafrasò a modo suo: “Sono una donna, amo un’altra donna e non sono una madre. Ma non per questo sono meno donna”.

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