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Calenda si prende un pezzo di Pd ligure, c’è disagio tra i riformisti ma Schlein rilancia

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Un pattuglia di 31 dirigenti riformisti del Pd ligure, con in testa il consigliere Regionale Pippo Rossetti e quella comunale Cristina Lodi, entrambi campioni di preferenze, hanno lasciato il partito per approdare in Azione,ricevendo il benvenuto da Carlo Calenda. Un fatto che si trasforma in un momento di disagio per il partito, come viene sintetizzato dal commento di Lorenzo Guerini, punto di riferimento dell’area riformista Dem. Tant’è che il silenzio dei vertici sull’argomento viene accolto con una punta di delusione. Anche se Elly Schlein invita ad avere pazienza convinta che con calma e pazienza il partito ritornerà al governo nazionale.

In una lettera resa pubblica da Rossetti e da altri 30 dirigenti del Pd ligure (tra essi molti amministratori locali) è stata spiegata la ragione della decisione: “Dopo tanti anni di militanza – ha scritto Rossetti – constato che il tentativo di fare sintesi dei riformismi liberali, socialisti, popolari, comunisti si è esaurito. Il successo alle primarie di Elly Schlein è l’esito di un percorso che via via si è sviluppato dentro e fuori il partito che da partito di centrosinistra si è trasformato in un partito senza il centro”; insomma la svolta radicale è “ora strutturale”, il che conduce all’uscita dei riformisti. Analoghe le parole di Cristina Lodi: “c’è la mutazione del Pd rispetto ai valori che ne avevano portato alla costituzione”, operata “dalla classe dirigente, a livello nazionale e a livello locale”.

Immediate le parole di benvenuto in Azione da parte di Carlo Calenda, Matteo Richetti e Alessio D’Amato, ultimo big passato – lo scorso luglio -dal Pd ad Azione. Il leader di Base Riformista, Lorenzo Guerini, (Rossetti era il coordinatore ligure della sua area) ha preso le distanze, ma ha invitato l’intero partito a porsi il problema: “è il caso di interrogarci tutti, a partire da chi ha le più alte responsabilità, di fronte a queste e altre uscite. Al netto delle motivazioni personali, c’è un disagio che sarebbe sbagliato ignorare. Ne va dell’identità e del progetto del Pd, comunità plurale e inclusiva cui tutti teniamo”.

Simile la riflessione di un’altra esponente riformista, Pina Picierno, e soprattutto quella di Piero Fassino a cui fa capo un’altra area del partito: “E’ un atto che non può essere archiviato con un’alzata di spalle, perché ogni abbandono è una perdita per un partito nato per unire i progressisti”. Ma dai vertici è arrivato un silenzio che per Base Riformista equivale a un “meglio così”, come alcuni esponenti hanno scritto nelle diverse chat. Perché le uscite dei riformisti, si sospetta tra questi, indeboliscono proprio loro e Stefano Bonaccini.

Dal territorio arriva poi un’altra sollecitazione a Elly Schlein: i sindaci Dem di Monza e Brianza la hanno sollecitato a scegliere un candidato espressione di quel territorio per l’elezione suppletiva al Senato, dove si voterà a breve dopo la morte di Silvio Berlusconi. La segretaria non si scompone e invita ad avere “calma e pazienza” perchè alla fine “succederà” che il Pd tornerà al governo: “Veniamo da una sonora sconfitta alle ultime elezioni politiche e siamo impegnati a ricostruire una proposta credibile. Dobbiamo convincere quel 50% degli italiani che non vanno più a votare. Non ce ne frega niente della competizione quotidiana per lo zero virgola con le altre forze di opposizione”. Schlein, impegnata alla festa dell’Unità a Milano, torna poi ad attaccare Giorgia Meloni dopo il commento della premier alle frasi sulle donne del suo compagno, Andrea Giambruno. E invita le opposzioni ad una azione corale per difendere la sanità pubblica anche chiedendo più soldi da inserire nella prossima manovra di bilancio.

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Sì alla quarta rata del Pnrr, Roma supera i 100 miliardi

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Cinque giorni per archiviare due ostacoli spigolosissimi nel percorso italiano nell’attuazione del Pnrr: dopo il via libera di venerdì scorso alla revisione complessiva del Piano, la Commissione Ue ha dato luce verde anche alla richiesta della quarta rata da 16,5 miliardi, tra sovvenzioni e prestiti. Ed è un sì dall’alto valore simbolico. Quando, fra circa un mese, a Roma arriverà il bonifico blu-stellato, l’Italia avrà ricevuto complessivamente oltre cento miliardi di euro, 102 per la precisione. “L’Ue conferma il grande impegno del Governo al fine di attuare pienamente il Pnrr per rendere il Paese più moderno e più competitivo”, ha sottolineato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in un video sui social. Superare la quota cento, su un totale di 194,4 miliardi assegnabili con il Next Genaration Ue, per l’Italia significherà entrare ufficialmente nel secondo tempo di una partita che finirà inderogabilmente nel 2026. Il sì di Palazzo Berlaymont ai 21 milestone e 7 target della quarta rata era nell’aria da qualche giorno ma la valutazione della task force Recovery non è stata rapida.

Nell’estate scorsa, di fronte alle difficoltà di mettere in campo i nuovi alloggi per studenti previsti nella terza rata, l’Ue e il governo avevano concordato di dilazionare il target – e i 500 milioni legati all’obiettivo – alla tranche successiva. Il 22 settembre il governo ha potuto inviare la richiesta di pagamenti. E, sugli alloggi universitari, le criticità sono state superate. “Le autorità italiane hanno fornito prove dettagliate ed esaurienti che dimostrano il raggiungimento delle 28 tappe. La Commissione ha valutato attentamente queste informazioni prima di presentare la sua valutazione preliminare positiva della richiesta di pagamento”, ha spiegato l’esecutivo europeo mentre, via social, arrivavano le congratulazioni dei due commissari in prima linea sul Recovery: Valdis Dombrovskis e Paolo Gentiloni. “Una serie di riforme” sono state attuate “in aree politiche chiave come la giustizia penale e civile, il pubblico impiego, gli appalti pubblici e l’assistenza agli anziani e a lungo termine.

Ad esempio, sono stati compiuti ulteriori passi avanti nell’attuazione delle riforme della pubblica amministrazione e del sistema giudiziario penale e civile”, ha osservato la task force Recovery. “Le risorse per il Pnrr arriveranno interamente a terra e lo faranno nei tempi previsti”, ha assicurato dal canto suo la premier. Mentre il ministro per gli Affari Ue, il Sud, la Coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, ha sottolineato un ulteriore dato: “Siamo l’unico Paese ad aver ottenuto la quarta rata. E’ un segnale importante di un grande lavoro fatto insieme alla Commissione europea”, ha spiegato il ministro, rivendicando la revisione del Piano approvata la settimana scorsa da Bruxelles: con le modifiche, ha puntualizzato, “il governo ha liberato importanti risorse che risulteranno strategiche per la crescita strutturale del Paese”.

Nei prossimi giorni il Governo varerà un decreto legge ad hoc sull’attuazione del Pnrr modificato. Con l’obiettivo primario di evitare futuri ritardi: chi non rispetta i tempi sarà responsabile del mancato rispetto e la norma riguarderà tutti gli enti attuatori, ha spiegato Fitto incontrando in mattinata gli enti locali. I sindaci però non ci stanno: “Anche dopo la cabina di regia di oggi non sappiamo quali siano i criteri oggettivi in base ai quali il Governo ha proposto alla Commissione europea di togliere dal Pnrr tante opere che erano state affidate ai Comuni, e quindi non sappiamo neanche quali di queste opere rimarranno nel Pnrr e quali no.

Ma non ci fermiamo per questo, anzi andiamo avanti con i lavori ancora più velocemente, rispettando le scadenze come abbiamo fatto finora”. Ora,entro l’anno, l’Italia potrebbe fare richiesta per la quinta rata da 18 miliardi circa. L’esborso della quarta si concretizzerà invece dopo il parere positivo del Comitato Economico e Finanziario, che arriverà entro l’anno. I tempi del Recovery sono stretti anche per Bruxelles: entro al fine del 2023 la Commissione dovrà concludere la valutazione dei nuovi Pnrr di tutti e 27 Stati membri. Nel frattempo ha dato luce verde alla prima rata da miliardi (in sovvenzioni) per la Germania e alla terza, da 3,6 miliardi tra sovvenzioni e prestiti, per la Grecia.

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Vaia, ministero della Salute da anni commissariato da Mef

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“Il ministro Schillaci si è battuto com un leone perché avessimo, in un contesto di scarsa disponibilità economica, delle disponibilità in più. Ma bisogna ammettere che il ministero della Salute è da anni un ministero commissariato dal Mef. Faccio un appello a Meloni: dia più forza a questo ministero”. Lo ha detto il direttore generale della Prevenzione sanitaria del ministero della Salute, Francesco Vaia, nel corso dell’evento InnovaCtion, promosso da Gsk, in corso a Roma.

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De Luca: con Conte base per alleanza che possa governare Paese

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“Le dichiarazioni che ha fatto Conte ieri mi sono sembrate sinceramente molto ragionevoli, molto equilibrate e serie. Mi pare che su questa base si possa ragionare per costruire un’alleanza credibile per governare l’Italia”. Lo ha detto il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca commentando positivamente la visita di ieri del leader del M5s al sindaco di Napoli Gaetano Manfredi. “Per governare questo Paese – ha detto De Luca – non bastano gli slogan e una riedizione di Lotta Continua, occorre mettere in piedi un programma che, partendo dalla povera gente, dal mondo del lavoro, sia credibile anche per il sistema delle imprese, per i ceti professionali, per i ceti dinamici del nostro paese e, in ogni caso, per la maggioranza degli italiani, altrimenti la strada per il governo rimane chiusa”.

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