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Esteri

Cade l’ultimo tabù, Berlino si riarma con l’Iron Dome

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 La Germania, dopo aver portato il budget per le spese militari a ben 47 miliardi nel 2021, ora vuole acquistare anche uno scudo antimissile, probabilmente proprio il famosissimo ‘Iran Dome’ israeliano, considerato il piu’ efficiente del mondo. Il secco annuncio e’ stato dato dal cancelliere Olaf Scholz ed e’ stato accolto senza una piega dalle forze politiche, nonostante sia un colossale salto di paradigma per il popolo tedesco ancora alle prese con un senso di colpa collettivo per gli orrori del nazismo. Senso di colpa molto sentito in particolare nei confronti della Russia, che nella Seconda guerra mondiale pago’ il piu’ alto tributo di vite umane nella sua lotta contro il Terzo Reich. Il modello di scudo antimissili a cui sarebbe interessata Berlino sarebbe insomma quello israeliano Iron Dome con sistema missilistico Arrow 3. Il sistema e’ in grado di distruggere missili a lungo raggio fino alla stratosfera, operazione che attualmente la Bundeswehr tedesca non e’ in grado di coprire. Secondo Bild, il sistema costerebbe 2 miliardi di euro e potrebbe eventualmente essere operativo dal 2025. Nonostante il cancelliere Scholz non abbia voluto rivelare i dettagli, l’operazione sembra in uno stadio molto avanzato. Il portavoce del governo tedesco, Steffen Hebestreit, ha confermato solo che “c’e’ una considerazione” in merito all’acquisto di un sistema antimissile. Ma che la Germania sia entrata in una fase del tutto nuova dalla fine della Seconda guerra mondiale e’ del tutto evidente. Berlino ha gia’ aumentato il budget per la difesa da 33 miliardi di euro nel 2013 a 47 miliardi nel 2021 e si e’ impegnata nelle misure di deterrenza e di difesa della Nato a est, anche guidando una forza di presenza avanzata dell’Alleanza nel Baltico. Inoltre il governo ha deciso lo stanziamento di un budget speciale una tantum di 100 miliardi di euro per finanziare i progetti di approvvigionamento della difesa su larga scala e a lungo termine inserendolo nella costituzione per assicurarsi che il denaro non sia usato per altri scopi. Il riarmo a tutto tondo della Germania rappresenta la fine definitiva della Ostpolitik avviata dal cancelliere socialdemocratico Willy Brand nel cuore della Guerra fredda attraverso l’istaurazione di strettissimi rapporti commerciali e finanziari con l’allora Unione Sovietica, poi proseguiti con la Federazione russa. E’ una svolta epocale in atto da anni ma che l’invasione dell’Ucraina – e la sua conseguente minaccia diretta ai confini orientali della Germania – ha permesso di far accettare senza troppi contraccolpi all’opinione pubblica tedesca. Lo conferma anche la reazione positiva del leader della Cdu, Friedrich Merz, che ha dato l’appoggio del suo partito ai piani militaristi del governo. Anche a sinistra tutto sembra tacere: la co-leader della Spd, Saskia Esken, ha dichiarato di sostenere i piani del governo. Esken e’ espressione della corrente di sinistra del partito, da sempre molto cauta sul tema degli investimenti militari.

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Zelensky: situazione difficile ma resistiamo nel Kursk

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“Il Comandante in Capo Oleksandr Syrskyi ha fornito un aggiornamento sulla situazione in prima linea. In molte direzioni la situazione rimane difficile”. Lo scrive Volodymyr Zelensky su X. “Solo a mezzogiorno, si sono già verificati quasi 70 attacchi russi. Gli scontri si concentrano nelle direzioni di Pokrovsk, Kramatorsk, Lyman e Kursk”. E “le nostre forze continuano le operazioni difensive in aree specifiche delle regioni di Kursk e Belgorod”, ha assicurato, dopo che ieri Mosca aveva annunciato la completa riconquista del Kursk. Zelensky ha chiesto una rinnovata pressione sulla Russia ad accettare la tregua proposta dagli Usa.

Secondo Zelensky “la situazione in prima linea e l’azione dell’esercito russo dimostrano che l’attuale pressione globale sulla Russia non è sufficiente a porre fine a questa guerra. Presto saranno passati cinquanta giorni da quando la Russia ha iniziato a ignorare la proposta degli Stati Uniti di un cessate il fuoco completo e incondizionato, una proposta che l’Ucraina aveva accettato l’11 marzo”. Per questo motivo, “è necessaria una pressione più tangibile sulla Russia per creare maggiori opportunità per una vera diplomazia”, ha avvertito, ringraziando “tutti coloro che sono al fianco dell’Ucraina”.

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Tragedia al festival Lapu Lapu a Vancouver: suv travolge la folla, morti e feriti

Durante il festival filippino Lapu Lapu a Vancouver, un suv ha investito la folla causando diversi morti e feriti. Arrestato il conducente. La città è sconvolta.

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Diverse persone sono morte e molte altre sono rimaste ferite durante il festival del “Giorno di Lapu Lapu” a Vancouver, nell’ovest del Canada, quando un suv ha investito la folla. La polizia locale ha confermato che il conducente è stato arrestato subito dopo l’incidente, avvenuto intorno alle 20 ora locale (le 5 del mattino in Italia).

Il cordoglio della città e della comunità filippina

La tragedia ha sconvolto l’intera città e, in particolare, la comunità filippina di Vancouver, che ogni anno organizza il festival in onore di Lapu Lapu, eroe della resistenza contro la colonizzazione spagnola nel XVI secolo. Il sindaco Ken Sim ha espresso il proprio dolore: «I nostri pensieri sono con tutte le persone colpite e con la comunità filippina di Vancouver in questo momento incredibilmente difficile», ha scritto su X.

Le drammatiche immagini dell’incidente

Secondo quanto riferito dalla polizia e riportato dalla Canadian Press, il suv ha travolto la folla all’incrocio tra East 41st Avenue e Fraser Street, nel quartiere di South Vancouver. I video e le immagini diffusi sui social mostrano scene drammatiche: corpi a terra, detriti lungo la strada e un suv nero gravemente danneggiato nella parte anteriore. Testimoni parlano di almeno sette persone rimaste immobili sull’asfalto.

Il dolore delle autorità

Anche il premier della Columbia Britannica, David Eby, ha commentato la tragedia: «Sono scioccato e con il cuore spezzato nell’apprendere delle vite perse e dei feriti al festival». La comunità è ora unita nel cordoglio, mentre proseguono le indagini per chiarire le cause dell’accaduto.

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Trump spinge per il cessate il fuoco in Ucraina: “Ora Putin deve aprire ai colloqui diretti”

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Donald Trump ha deciso di accelerare i tempi. Dopo mesi di logoramento sul fronte, ora il presidente americano punta a ottenere da Vladimir Putin un’apertura concreta ai colloqui diretti, oltre a una tregua immediata e “senza condizioni” che apra la strada ai negoziati di pace. A dirlo chiaramente è stato lo stesso Trump, mentre da Mosca il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha dichiarato che la Russia è pronta a negoziare.

Il piano di Trump e la controproposta di Kiev

Mentre la Russia rivendica la completa riconquista della regione di Kursk, l’Ucraina propone come contromossa uno schieramento internazionale che impedisca futuri attacchi russi. Una misura di garanzia per evitare che la tregua si trasformi in una nuova aggressione. Nonostante le difficoltà militari, Volodymyr Zelensky sembra disposto a valutare un compromesso “dignitoso” per salvaguardare l’indipendenza ucraina dopo tre anni di guerra.

Il compromesso proposto da Kiev prevede:

  • La difesa della sovranità nazionale senza limitazioni sull’esercito.

  • L’utilizzo degli asset russi congelati in Occidente per il risarcimento dei danni di guerra.

L’ombra della resa dei conti e la pressione di Trump su Putin

Trump, incontrando Zelensky a Roma all’ombra della Cupola di San Pietro, ha fatto capire che il tempo stringe. Ammette apertamente il sospetto che Putin voglia “continuare la guerra” per logorare la situazione e far perdere tempo agli Stati Uniti. Una strategia che Trump non intende subire, rilanciando l’obiettivo di concludere la guerra nei primi 100 giorni della sua presidenza.

L’annuncio della riconquista russa della regione di Kursk, accompagnato dal primo riconoscimento ufficiale dell’uso di truppe nordcoreane da parte di Mosca, alimenta le preoccupazioni. Ma allo stesso tempo, la Russia continua a mostrare difficoltà economiche profonde nonostante il regime autarchico tenti di nascondere la crisi.

Il difficile equilibrio: salvare l’onore per tutti

Per Trump, per Putin e per Zelensky l’obiettivo è quello di poter dichiarare una vittoria:

  • Trump vuole essere il presidente che ha portato la pace.

  • Putin vuole presentarsi come il difensore della “Madre Russia” contro l’Occidente.

  • Zelensky vuole salvaguardare la sovranità e l’onore nazionale.

Il 9 maggio, data simbolica della vittoria sovietica sul nazismo, si avvicina. Putin punta a presentarsi come vincitore, ma senza un vero accordo, la guerra rischia di continuare nel logoramento reciproco.

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