Collegati con noi

Cronache

Attentato a Sigfrido Ranucci: bomba contro la casa del conduttore di Report, solidarietà unanime

Attentato contro il giornalista Sigfrido Ranucci: un ordigno con un chilo di esplosivo è esploso davanti alla sua casa di Pomezia. Solidarietà da istituzioni e politica. Indaga la DDA di Roma.

Pubblicato

del

Un ordigno rudimentale con un chilo di esplosivo è esploso davanti alla casa di Sigfrido Ranucci, conduttore di Report e giornalista d’inchiesta della Rai.
La bomba, collocata tra due vasi e con la miccia accesa, è esplosa nella notte tra giovedì e venerdì a Pomezia, alle porte di Roma, distruggendo due auto del giornalista.
Solo per un caso fortuito non ci sono state vittime: pochi minuti prima della deflagrazione era rientrata a casa la figlia di Ranucci.

Un atto intimidatorio mirato

Secondo le prime analisi, l’ordigno conteneva circa un chilo di materiale esplosivo pressato, non una semplice bomba carta.
Non aveva timer né congegni di attivazione a distanza: è stato lasciato a mano, pochi minuti prima della detonazione, probabilmente da qualcuno che conosceva gli orari e gli spostamenti del giornalista.
Un testimone avrebbe visto un uomo incappucciato nei pressi della villetta poco prima dell’esplosione.

Le indagini della DDA di Roma

Le indagini sono affidate ai pm della Direzione distrettuale antimafia coordinati dal procuratore Francesco Lo Voi, con i magistrati Carlo Villani e Ilaria Calò.
Il fascicolo è aperto per danneggiamento aggravato e violazione della legge sulle armi.
I carabinieri stanno analizzando i residui dell’ordigno e le telecamere di sorveglianza presenti nella zona, anche se la più vicina si trova a oltre 50 metri dall’abitazione.
Ci sono quattro o cinque tracce importanti che però riconducono sempre agli stessi ambiti”, ha dichiarato Ranucci dopo essere stato ascoltato in procura per oltre due ore.
Gli inquirenti non escludono nessuna pista: dalla criminalità organizzata fino alle frange estreme del tifo ultras, più volte finite nelle sue inchieste televisive.

Ranucci: “Un salto di qualità nelle minacce”

Chi è stato? È impossibile dirlo adesso”, ha commentato il giornalista, ricordando le numerose minacce ricevute negli ultimi mesi.
C’è un salto di qualità rispetto ai proiettili lasciati davanti casa nel 2024”, ha aggiunto.
Ranucci, già sotto scorta, è stato ora dotato di auto blindata e di una protezione rafforzata, come disposto dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che ha definito l’attentato un “atto vigliacco”.

La condanna delle istituzioni e della politica

Dura la reazione delle istituzioni.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha espresso una “severa condanna”, mentre la premier Giorgia Meloni ha ribadito che “la libertà e l’indipendenza dell’informazione sono valori irrinunciabili delle nostre democrazie”.
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha definito l’esplosione “un attentato allo Stato”, e il ministro della Difesa Guido Crosetto l’ha giudicato “un atto grave e vile”.
Anche la segretaria del Pd Elly Schlein ha parlato di “attentato alla democrazia e alla libertà di informazione”, mentre il leader del M5S Giuseppe Conte ha annunciato una manifestazione a Roma martedì prossimo, “per difendere il pluralismo e tutelare il giornalismo investigativo”.

Un attacco al cuore del giornalismo d’inchiesta

L’attentato contro Ranucci rappresenta un attacco diretto al giornalismo d’inchiesta, colpendo uno dei volti più autorevoli dell’informazione pubblica.
Il procuratore Lo Voi ha assicurato che l’ufficio “profonderà il massimo impegno per assicurare i responsabili alla giustizia”, auspicando che “non si torni ai tempi bui degli attacchi ai rappresentanti della stampa”.
Un messaggio condiviso da tutto il Paese: colpire chi racconta la verità significa colpire la libertà di tutti.

Advertisement

Cronache

Blitz della Polizia contro le scommesse illegali: 35 sale controllate e 500mila euro di sanzioni

Operazione della Polizia contro i giochi e le scommesse illegali in dieci province italiane. Controllate 35 sale, oltre 300 persone e accertate violazioni per mezzo milione di euro.

Pubblicato

del

Maxi operazione della Polizia di Stato contro il fenomeno delle scommesse e dei giochi illegali in diverse province italiane. Gli agenti del nucleo centrale della Polizia dei giochi e delle scommesse del Servizio centrale operativo (Sco)hanno passato al setaccio una serie di sale nelle province di Roma, Milano, Napoli, Palermo, Caserta, Latina, Varese, Venezia, Verona e Brindisi, in coordinamento con l’Ufficio Controlli della Direzione Giochi dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.

L’operazione rientra in una strategia nazionale di contrasto alle attività irregolari nel settore delle scommesse sportive, con particolare attenzione alla gestione dei punti di raccolta della rete fisica diffusa sul territorio.


I numeri del blitz

Al termine dei controlli sono state ispezionate 35 sale scommesse e identificate oltre 300 persone, di cui 108 con precedenti di polizia.
Due soggetti sono stati denunciati in stato di libertà per reati connessi all’esercizio irregolare dell’attività di raccolta scommesse.

Sono inoltre state accertate più di 30 violazioni amministrative, per un totale di sanzioni che superano i 500mila euro.


Scoperti sistemi per eludere le norme antiriciclaggio

Durante i controlli, gli investigatori hanno rilevato violazioni della normativa antiriciclaggio attraverso il ricorso alle cosiddette giocate frazionate, una pratica usata per eludere la verifica dell’identità dei giocatori, obbligatoria in caso di vincite oltre una certa soglia.

Secondo la Polizia, questa modalità consente di “ripulire” denaro proveniente da attività illecite, distribuendo le puntate su più operazioni di importo ridotto per non far scattare i controlli automatici.


La lotta al gioco illegale

L’operazione rappresenta un nuovo colpo contro il circuito del gioco d’azzardo non autorizzato, che spesso costituisce un canale di finanziamento per reti criminali organizzate.
La Polizia e l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli hanno ribadito che le attività di controllo proseguiranno su tutto il territorio nazionale, con l’obiettivo di tutelare la legalità del settore e prevenire i rischi di infiltrazioni mafiose e riciclaggio.

Continua a leggere

Cronache

San Paolo Belsito, quattro giovani accerchiano e deridono un’anziana fragile: denunciati dai Carabinieri

A San Paolo Belsito quattro ragazzi, tre dei quali minorenni, violano il domicilio di un’anziana con problemi psichici per deriderla e lanciare oggetti contro la sua casa. Denunciati dai Carabinieri.

Pubblicato

del

A San Paolo Belsito, piccolo comune della provincia di Napoli, un episodio di devianza minorile ha scosso la comunità e aperto una riflessione profonda sulla deriva di parte del mondo giovanile.

Un 19enne e tre ragazzi di età compresa tra i 15 e i 17 anni si sono introdotti nel giardino di una anziana donna con problemi psichici, deridendola e lanciando oggetti contro la sua abitazione.

Il raid e le indagini dei Carabinieri

I fatti risalgono al 5 settembre scorso. I quattro giovani, dopo aver scavalcato la recinzione, avrebbero insultato e schernito la donna, colpendo la casa con pietre e altri oggetti.

Il gesto ha provocato nella vittima un forte stato d’agitazione, tanto da richiedere l’intervento del 118 e il successivo ricovero ospedaliero.

La vicenda, presto diffusa tra i cittadini, ha spinto i Carabinieri della stazione di San Paolo Belsito ad avviare accertamenti di iniziativa. Le indagini hanno portato all’identificazione dei responsabili, denunciati per violazione di domicilio aggravata.

La fragilità come bersaglio

Non si è trattato di una semplice bravata. L’episodio rappresenta un atto di violenza predatoria, dove la fragilità della vittima è diventata un bersaglio.

Colpire chi è debole significa superare il confine tra la devianza occasionale e la disumanità della sopraffazione: la logica del branco che cancella la responsabilità individuale, trasformando la derisione in spettacolo e la crudeltà in linguaggio di gruppo.

A San Paolo Belsito resta lo sconcerto per un gesto che, al di là delle denunce, interroga una comunità intera sul senso civico e sull’educazione al rispetto.

Continua a leggere

Cronache

Il nuovo avvocato di Andrea Sempio: “Lo abbiamo sottoposto a un quarto grado di domande prima di accettare la difesa”

L’avvocato Liborio Cataliotti, nuovo difensore di Andrea Sempio, racconta a “Quarto Grado” di averlo sottoposto a un duro confronto prima di accettare l’incarico: “Lo abbiamo tempestato di domande per ore”.

Pubblicato

del

«Lo abbiamo tempestato di domande per tutta la mattinata», ha dichiarato l’avvocato Liborio Cataliotti (nella foto), nuovo difensore di Andrea Sempio, durante un’intervista rilasciata a Quarto Grado, in onda questa sera su Retequattro.
Cataliotti ha spiegato di aver sottoposto il suo assistito a un vero e proprio “fuoco di domande” prima di accettare l’incarico, dopo la fine del rapporto professionale con il precedente legale, Massimo Lovati.


Il metodo dell’avvocato Cataliotti

«Non è affatto inusuale — anzi, è una prassi — che, soprattutto alla vigilia di un interrogatorio, l’avvocato sottoponga al proprio assistito le domande più probabili, comprese quelle più scomode, che potrebbero arrivare dagli inquirenti», ha spiegato Cataliotti, sottolineando come tale esercizio sia parte essenziale della preparazione difensiva.

Rispondendo a una domanda del conduttore, il legale ha confermato: «Assolutamente sì, abbiamo fatto quello che voi definite, con un meritorio e azzeccato titolo, il quarto grado, non il terzo, il quarto».

Il confronto con Sempio, ha precisato l’avvocato, è durato circa tre ore, durante le quali sono stati valutati in profondità i margini della strategia difensiva.


“Valutiamo anche il margine di difesa, non solo l’innocenza”

Cataliotti ha aggiunto che, prima di accettare un mandato, valuta sempre con attenzione la natura del caso:
«Ci sono reati antipatici per i quali non accetto l’incarico. In generale, la valutazione tiene conto del margine di difesa che esiste, e questo non è necessariamente legato all’innocenza o alla colpevolezza».

Nel caso di Andrea Sempio, però, il legale ha chiarito che «tutto ruota attorno a questo: innocenza o colpevolezza erano i parametri da misurare, e sono quelli che abbiamo effettivamente valutato, nei limiti di ciò che potevamo fare».

Un approccio, ha concluso, «duro ma necessario per chiunque scelga di difendere un imputato in un caso tanto complesso e mediaticamente esposto».

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto