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Cuore, l’esperimento italiano che sfida i misteri dell’universo: un algoritmo “anti-rumore” traccia nuovi limiti per il neutrino di Majorana

L’esperimento Cuore ai Laboratori del Gran Sasso, grazie a un algoritmo anti-rumore, stabilisce nuovi limiti per il neutrino di Majorana: un evento che potrebbe verificarsi solo una volta ogni 35 milioni di miliardi di miliardi di anni.

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Nei Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), un team internazionale di scienziati ha compiuto un passo cruciale nella ricerca del neutrino di Majorana, una delle particelle più enigmatiche della fisica moderna.
Grazie a un innovativo algoritmo anti-rumore, l’esperimento Cuore (Cryogenic Underground Observatory for Rare Events) è riuscito a stabilire nuovi limiti per la frequenza di un evento che, se osservato, potrebbe riscrivere la storia della fisica delle particelle: il doppio decadimento beta senza emissione di neutrini.

Secondo i dati pubblicati sulla rivista Science, questo fenomeno si verificherebbe non più di una volta ogni 35 milioni di miliardi di miliardi di anni.


La scoperta che può cambiare la fisica

Il fenomeno cercato da anni dagli scienziati è rarissimo: mentre in un normale decadimento beta un neutrone si trasforma in protone emettendo un elettrone e un antineutrino, nel doppio decadimento beta senza neutrini due neutroni si trasformano in protoni emettendo soltanto elettroni.
Se fosse osservato, dimostrerebbe che i neutrini sono le proprie antiparticelle, come ipotizzò nel 1937 Ettore Majorana, e potrebbe spiegare perché l’universo è dominato dalla materia e non dall’antimateria.

La prima osservazione di questo processo sarebbe una scoperta monumentale – spiega Carlo Bucci dell’Infn, responsabile internazionale della collaborazione Cuore – perché confermerebbe la natura ‘doppia’ del neutrino e aiuterebbe a capire l’evoluzione stessa dell’universo”.


Un laboratorio di precisione sotto 1.400 metri di roccia

Cuore utilizza 988 cristalli di diossido di tellurio raffreddati a temperature prossime allo zero assoluto (-273°C) per registrare con estrema precisione l’energia rilasciata dai decadimenti radioattivi.
L’esperimento, operativo dal 2017, ha già stabilito un record mondiale per la capacità di mantenere una grande quantità di materiale a temperature criogeniche per anni.

Per ridurre ogni possibile interferenza, l’apparato è collocato sotto 1.400 metri di roccia, che schermano le particelle cosmiche, e protetto da lingotti di piombo romano recuperati da un relitto di 2.000 anni fa.


L’algoritmo che elimina il rumore e apre nuove frontiere

Il nuovo algoritmo sviluppato dal team di ricerca funziona come una sorta di “auricolare super-silenzioso”: analizza i segnali raccolti e rimuove i disturbi di fondo, aumentando la sensibilità del rivelatore.
Le tecniche sviluppate per ridurre il rumore potranno essere applicate anche ad altri campi, come la ricerca sulla materia oscura o sulle onde gravitazionali”, spiega Chiara Brofferio, dell’Università di Milano-Bicocca e Infn.

“Abbiamo costruito questo apparato per rivelare particelle – aggiunge Yury Kolomensky, del Berkeley Lab – ma è anche un sismometro straordinariamente sensibile, capace di registrare persino le più lievi vibrazioni della Terra”.


Con questi risultati, l’esperimento Cuore consolida il ruolo dell’Italia ai vertici della ricerca internazionale sulla fisica fondamentale, proiettando i Laboratori del Gran Sasso al centro di una delle sfide più affascinanti della scienza: scoprire se il neutrino è davvero la chiave per capire perché esistiamo.

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Economia

Euro digitale vs stablecoin Usa: la sfida tra Bce, Apple e Big Tech per il futuro dei pagamenti

L’Europa accelera sull’euro digitale mentre gli Usa puntano sulle stablecoin: la sfida tra Bce, Big Tech e amministrazione Trump ridisegna il futuro dei pagamenti digitali.

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L’amministrazione Trump ha concentrato la sua strategia sulle stablecoin ancorate al dollaro, con il timore europeo che Amazon, Facebook o altre piattaforme Usa possano diventare la porta d’ingresso per una diffusione massiccia degli asset crypto in Europa.
Secondo una fonte finanziaria, il negoziato transatlantico appare fragile: «è come costruire una casa sulle sabbie mobili», viene spiegato, viste le posizioni volubili della controparte americana.

La risposta europea: l’euro digitale entro il 2029

La Bce corre contro il tempo per lanciare entro il 2029 l’euro digitale, uno strumento pensato per:

  • mantenere una moneta pubblica contro l’offensiva delle stablecoin;

  • ridurre la dipendenza dalle carte di credito statunitensi;

  • frenare l’espansione di PayPal, Apple Pay e Big Tech nei pagamenti europei.

L’euro digitale avrà due modalità d’uso:

  1. App su smartphone

  2. Card fisica, simile a una carta di credito

Sarà denaro vero, un “contante dematerializzato” con due tasche: una online e una offline, la seconda costruita su token conservati fisicamente nel telefono, trasferibili avvicinando due dispositivi e garantendo anonimato totale.

Apple nel mirino: la battaglia sull’antenna NFC

Per i pagamenti offline la Bce punta tutto sull’antenna NFC del telefono, ma su iPhone l’accesso al secure element è sempre stato chiuso.
La bozza legislativa europea prevede che tutti i produttori, quindi anche Apple, debbano aprire l’hardware necessario all’euro digitale.

Il Digital Markets Act ha definito Apple un gatekeeper, permettendo alla Commissione europea di imporre l’apertura dell’NFC. In caso contrario, Cupertino rischierebbe persino l’accesso al mercato europeo, che vale il 35% della sua presenza globale.

Le tensioni strategiche

La partita è delicata su entrambi i fronti:

  • Per gli Usa, le stablecoin sono un vettore geopolitico del dollaro.

  • Per l’Europa, l’euro digitale è un argine alla penetrazione americana nei pagamenti.

  • Per Apple, aprire l’ecosistema significa cedere un vantaggio competitivo, ma l’App Store potrebbe guadagnare dai servizi collegati all’euro digitale.

Il confronto si annuncia lungo e complesso, con la Bce determinata a non farsi superare dai colossi tech e dalle mosse di Washington.

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In Evidenza

La Lega chiede di cancellare l’aumento della cedolare secca sugli affitti brevi

La Lega presenta un emendamento per sopprimere l’aumento della cedolare secca dal 21 al 26% sugli affitti brevi. Copertura prevista: aumento dell’Irap per banche e assicurazioni.

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La Lega punta a sopprimere l’articolo 7 della manovra, quello che prevede l’aumento della cedolare secca sugli affitti brevi dal 21 al 26%. La proposta arriva attraverso un emendamento alla legge di bilancio, presentato con prima firma del capogruppo Massimiliano Romeo.

La proposta di modifica e la copertura economica

Nel testo dell’emendamento, il Carroccio indica una copertura alternativa: aumentare ulteriormente l’Irap per banche e assicurazioni, già ritoccata dalla manovra. L’incremento dell’aliquota, secondo la proposta, passerebbe da 2 a 2,5 punti percentuali.

Il nodo politico

L’intervento apre un fronte dentro la maggioranza sul tema degli affitti brevi, uno dei dossier più sensibili della manovra. La Lega rivendica così una linea netta in difesa dei proprietari e del settore turistico, opponendosi alla stretta fiscale contenuta nel testo del governo.

Prossimi passaggi

La discussione sull’emendamento entrerà nel vivo nei lavori parlamentari sulla legge di bilancio, dove si capirà se la proposta leghista troverà sponda negli alleati o se resterà una battaglia di bandiera.

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Economia

Eurozona, previsioni d’autunno migliori del previsto: Bruxelles vede crescita oltre l’1% nel 2025

La Commissione europea si prepara a rivedere al rialzo le previsioni d’autunno: la crescita dell’eurozona nel 2025 potrebbe tornare sopra l’1%. Restano incognite geopolitiche, da Trump alla guerra in Ucraina.

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Nonostante un contesto geopolitico fragile, l’eurozona potrebbe crescere più del previsto. La Commissione europea presenterà lunedì le nuove previsioni economiche d’autunno, e rispetto a maggio il quadro appare più luminoso.

Le anticipazioni di Bruxelles

Il commissario all’Economia Valdis Dombrovskis ha anticipato il filo conduttore delle nuove stime: nel 2025 l’economia dell’area euro “sta registrando risultati migliori delle aspettative e continua a generare crescita”, pur tra ostacoli significativi.

Dalle stime al ribasso al ritorno dell’ottimismo

A maggio la Commissione aveva rivisto al ribasso le previsioni: +0,9% per l’eurozona nel 2025 e +1,4% nel 2026. A pesare era stata la guerra dei dazi con gli Stati Uniti.
L’accordo raggiunto in luglio in Scozia tra Ursula von der Leyen e Donald Trump su una tariffa standard del 15% ha però riportato stabilità. È possibile — in attesa dell’annuncio ufficiale — che le nuove stime riportino la crescita dell’eurozona oltre l’1%.

Le indicazioni di Bce, Ocse ed Eurostat

A settembre la Bce era già stata più ottimista, assegnando un +1,2% all’eurozona nel 2025. Stesse percentuali indicate dall’Ocse per il prossimo anno.
Eurostat, il 14 novembre, ha certificato un +0,2% nel terzo trimestre 2025 per l’eurozona e +0,3% per l’Ue.

Cosa Bruxelles chiederà agli Stati

La Commissione punterà a esortare i Paesi membri a fare di più:

  • semplificazione burocratica,

  • progressi sull’unione bancaria,

  • accelerazione dell’Unione dei risparmi e degli investimenti.

Il contributo dei privati sarà cruciale, come indicato dal rapporto Draghi sulla competitività, tema centrale nel summit Ue del 12 febbraio convocato da Antonio Costa.

I punti critici: Italia, Germania e variabile Trump

Restano ombre significative: Eurostat segnala crescita zero per Italia e Germania nel terzo trimestre. Berlino fatica ancora a uscire dalla crisi industriale.
Sul fronte esterno pesa il fattore Trump: secondo il negoziatore statunitense Jamieson Greer, le tariffe Ue sull’export americano restano “troppo elevate”. Greer sarà a Bruxelles la prossima settimana per un nuovo round di trattative.

Lunedì il verdetto

Le previsioni d’autunno diranno se l’eurozona potrà davvero riprendere slancio, superando il muro dell’1% e lasciandosi alle spalle un anno di incertezza economica.

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