Figura anche l’ex assessore comunale di Caivano Carmine Peluso tra i destinatari dei provvedimenti di fermo emessi dalla Dda di Napoli (procuratore aggiunto Rosa Volpe) e notificati dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Castello di Cisterna tra Caivano (Napoli), San Marcellino (Caserta) e Aversa (Caserta). I provvedimenti emessi riguardano un ex consigliere comunale, Giovanbattista Alibrico, l’esponente politico Armando Falco e il tecnico comunale Martino Pezzella, insieme con il dirigente comunale Vincenzo Zampella.
Gli altri destinatari sono Raffaele Bervicato (luogotenente del boss Antonio Angelino), Raffaele Lionelli (che recuperava e custodiva armi, e gestiva le estorsioni e il welfare per i detenuti) Domenico Galdiero (che si occupava tra l’altro delle estorsioni) e Massimiliano Volpicelli, incaricato di attuare le direttive di Angelino. Alibrico, Falco e Peluso (Italia Viva) erano componenti la maggioranza della precedente amministrazione comunale di Caivano, che ora è retta da un commissario straordinario. Agli amministratori pubblici di Caivano, la Procura di Napoli e i carabinieri contestano di avere fornito in vari modi appoggio all’organizzazione malavitosa guidata da Antonio Angelino (ritenuto elemento di spicco del clan Sautto-Ciccarelli di Caivano e capo del gruppo Gallo-Angelino, arrestato dai carabinieri lo scorso luglio a Castel Volturno) con il quale interagivano per fornirgli informazioni riguardo i lavori pubblici assegnati alle imprese e anche per gestirne l’aggiudicazione a imprenditori vicini al clan. Erano quest’ultimi, secondo quanto emerso dalle indagini, a versare mazzette, sia agli amministratori, sia al clan. Zampella, sempre secondo l’ipotesi accusatoria, nella veste di dirigente del settimo settore lavori pubblici del comune di Caivano, firmava le determine di affidamento.
“Carmine Peluso e Giovanbattista Alibrico non sono mai stati iscritti a Italia Viva, mentre Armando Falco è stato iscritto soltanto nel 2021 ma non ha rinnovato l’adesione nel ’22 e nel ’23”. Lo sottolinea in una nota Ciro Buonajuto, coordinatore regionale e portavoce nazionale del partito. L’ex assessore Peluso e l’ex consigliere Alibrico, facenti parte del gruppo consiliare Orgoglio Campano, avevano aderito nel 2021 a quello di Italia Viva. Le spaccature nella maggioranza del sindaco Enzo Falco portarono poi nel 2022 alle dimissioni di 13 consiglieri su 24, determinando quindi lo scioglimento e la nomina di un commissario straordinario, tuttora in carica.
Nel mirino del clan anche appalto per scuola-simbolo di Caivano
Figura anche un appalto da un milione di euro per lavori nell’istituto scolastico superiore “F. Morano” del Parco Verde, quello in cui si è recata la presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante la sua visita a Caivano, tra quelli presi di mira dalla camorra per trarne illecitamente profitto, anche se in questo caso non è stato accertato il pagamento da parte degli imprenditori a seguito delle minacce subite.
L’istituto Morano, diretto dalla preside Eugenia Carfora, è tra le scuole-simbolo dell’impegno civile ed educativo per il riscatto del territorio. Secondo quanto emerso dalle indagini dei carabinieri di Castello di Cisterna, coordinati dalla Dda partenopea (procuratore aggiunto Rosa Volpe), il capoclan Antonio Angelino (arrestato dai carabinieri lo scorso luglio a Castel Volturno) avrebbe minacciato, con altri suoi uomini, i titolari della società a cui era stato affidato l’appalto per minacciarli e ottenere così somme di denaro in cambio della prosecuzione dei lavori in tranquillità.
L’assegnazione degli appalti comunali a Caivano, avveniva, sostengono la Dda e i Carabinieri, attraverso una cooperazione che vedeva coinvolti il dirigente comunale Vincenzo Zampella (l’unico ancora in servizio al momento della notifica del provvedimento pre-cautelare), l’ex assessore Carmine Peluso, l’ex consigliere comunale Giovanbattista Alibrico e l’esponente politico Armando Falco: erano loro a scegliere le ditte a cui affidarli, direttamente, con la formula della somma urgenza, oppure con procedure negoziate ma comunque condizionate. L’obiettivo era sempre quello di agevolare imprese compiacenti che poi pagavano il clan e gli amministratori pubblici. Inoltre, secondo gli inquirenti, Zampella avrebbe intascato non solo denaro per liquidare fatture, per esempio, relative a lavori di manutenzione per gli impianti termici delle scuole o per le forniture di gasolio: il funzionario si sarebbe fatto anche pagare attraverso interventi di manutenzione gratuita per la sua auto e quella del figlio, e anche con interventi di riparazione a casa e con un frigorifero.