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Esteri

Arrestato l’ex presidente filippino Rodrigo Duterte

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La polizia nazionale filippina ha arrestato l’ex presidente Rodrigo Duterte nell’ambito di un’indagine della Corte penale internazionale (Cpi) con le accuse di crimini control’umanità per la sua campagna contro il narcotraffico costata la vita a migliaia di persone durante il suo mandato alla massima carica istituzionale di Manila. E’ quanto riferisce L’Ufficio della presidenza filippina.

– Duterte, 79 anni, è stato arrestato a Manila dalla polizia nazionale su mandato della Corte penale internazionale (Cpi), finita nel ciclone per le richieste di arresto che hanno preso di mira anche il presidente russo Vladimir Putin e il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Sull’ex presidente pende l’accusa di “crimine contro l’umanità per omicidio” dopo aver promosso la repressione in cui i gruppi per i diritti umani stimano che decine di migliaia di uomini, per lo più poveri, siano stati uccisi da militari e vigilantes, spesso senza prove che fossero legati ai cartelli della droga. “Questa mattina presto, l’Interpol Manila ha ricevuto copia ufficiale del mandato di arresto dalla Cpi – ha affermato il Palazzo presidenziale in una nota -. Al momento, è sotto la custodia delle autorità. L’ex presidente e il suo gruppo sono in buona salute e sono sottoposti a controlli da parte di medici governativi”.

Duterte è stato arrestato dopo l’atterraggio all’aeroporto internazionale di Manila, di ritorno da un breve viaggio a Hong Kong. Parlando domenica a migliaia di lavoratori filippini all’estero, l’ex presidente ha condannato l’indagine, definendo gli investigatori della Corte “figli di puttana” e affermando che avrebbe “accettato” l’arresto nel caso fosse stato il suo destino. Le Filippine hanno abbandonato la Cpi nel 2019 su iniziativa di Duterte, ma la Corte ha sostenuto di avere giurisdizione sugli omicidi prima del ritiro, così come sugli omicidi nella città di Davao quando Duterte era sindaco, anni prima che diventasse presidente. Le indagini, avviate a settembre del 2021 e sospese due mesi dopo quando Manila disse di aver riesaminato centinaia di casi di morti per mano di polizia, sicari e vigilanti, sono ripartite a luglio del 2023. Il presidente Ferdinand Marcos ha detto più volte che non avrebbe collaborato all’indagine. Ma il sottosegretario dell’Ufficio delle comunicazioni presidenziali Claire Castro ha riferito domenica che se l’Interpol “avesse chiesto l’assistenza necessaria, il governo sarebbe stato obbligato a seguirla”. Duterte è ancora molto popolare nelle Filippine tra coloro che hanno sostenuto le sue soluzioni brutali contro la criminalità, raccogliendo ancora un notevole consenso politico.

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Trump affida il dialogo con Mosca al suo uomo di fiducia Witkoff, uno che fa affari con oligarchi russi

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Donald Trump ha estromesso Keith Kellogg dai contatti sulla guerra in Ucraina. Il generale, pur essendo l’inviato ufficiale della Casa Bianca, è stato considerato in conflitto d’interessi per via del lavoro della figlia, che collabora con un’agenzia impegnata a fornire farmaci a Kiev. La notizia, rilanciata dalla stampa russa e dai servizi d’intelligence di Mosca, ha spinto Trump a escluderlo dalle trattative.

Witkoff entra in scena senza incarichi ufficiali

Al suo posto, Trump ha affidato i contatti con il Cremlino a Steve Witkoff, immobiliarista newyorkese e suo collaboratore personale. Witkoff non ha alcuna esperienza diplomatica né una posizione formale all’interno delle istituzioni americane. Tuttavia, gode della fiducia diretta dell’ex presidente e sembra avere piena libertà d’azione nei rapporti con la Russia.

L’ombra dell’oligarca Blavatnik nei suoi affari

A rendere controversa la scelta di Witkoff è il suo socio d’affari, Leonard Blavatnik, miliardario nato a Odessa, naturalizzato americano e britannico, considerato uno degli oligarchi più influenti. Blavatnik è finito nella lista delle sanzioni dell’Ucraina per i suoi rapporti con l’economia russa. Con Witkoff ha gestito operazioni immobiliari per oltre un miliardo di dollari.

Gli affari miliardari costruiti nell’era post-sovietica

Blavatnik ha fatto fortuna negli anni delle privatizzazioni in Russia. Con Mikhail Fridman e Viktor Vekselberg ha acquisito la compagnia petrolifera TNK e, nel 2003, ha siglato una partnership con British Petroleum. L’operazione si è conclusa nel 2013 con la vendita a Rosneft per 56 miliardi di dollari, con l’appoggio politico del Cremlino.

Trump ignora i rischi e tira dritto

Nonostante la posizione ambigua di Blavatnik — che ha definito la guerra “inimmaginabile” senza mai accusare Putin — Trump continua a considerare valido il canale con Mosca tramite Witkoff. Le attività comuni tra i due sono proseguite anche dopo l’inizio della guerra in Ucraina, con un recente investimento da 85 milioni di dollari. Per Trump, nessun problema. O forse, proprio per questo, un vantaggio.

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Il deputato Chiquinho Brazão accusato dell’omicidio di Marielle perde il mandato

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La Camera dei deputati del Brasile ha dichiarato giovedì 24 aprile la perdita del mandato del deputato federale Chiquinho Brazão, uno dei rinviati a giudizio accusati di aver agito come mandante dell’omicidio della consigliera comunale Marielle Franco e del suo autista Anderson Gomes, nel 2018. Lo rende noto Agência Brasil. La decisione è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Camera ed è stata giustificata sulla base dell’articolo della Costituzione che determina la perdita del mandato del parlamentare che “non si presenti in ogni sessione legislativa a un terzo delle sessioni ordinarie della Camera”.

Brazão è stato arrestato nel marzo dello scorso anno ma ha lasciato il carcere all’inizio di aprile di quest’anno dopo che il giudice della Corte suprema brasiliana, Alexandre de Moraes, ha concesso gli arresti domiciliari all’oramai ex deputato. Nella sua decisione, Moraes ha concordato con il bollettino medico presentato dal carcere di Campo Grande dove era recluso secondo il quale, Brazão ha una “delicata condizione di salute” con “alta possibilità di soffrire un malore improvviso con elevato rischio di morte”.

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Lavrov, Trump ha ragione su direzione Russia-Usa su Ucraina

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“Donald Trump ha ragione ad affermare che Stati Uniti e Russia si stanno muovendo nella giusta direzione per quanto riguarda la risoluzione del conflitto ucraino”. Lo ha detto il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov in un’intervista alla Cbs, riporta la Tass. “Il presidente degli Stati Uniti crede, e ritengo a ragione, che ci stiamo muovendo nella giusta direzione. Le forze armate russe – ha detto ancora Lavrov – stanno conducendo attacchi in Ucraina solo contro obiettivi militari o siti utilizzati dall’esercito ucraino. Il presidente russo Vladimir Putin lo ha già ribadito in più occasioni”.

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