La questione è seria. C’è un anziano ridotto in fin di vita nell’ospedale di Nola. In ospedale vi era entrato per curarsi, invece rischia di rimanere ammazzato. Non sappiamo se ci sono delle responsabilità penali da perseguire. Non vogliamo classificare questa storia che vi raccontiamo come malasanità, a prescindere. Non siamo giudici. Ai quali la storia è stata sottoposta perchè ci sono denunce in sede penale e civile. Ma vogliamo raccontarvela questa brutta storia in modo che possiate farvene una vostra idea. Un vostro giudizio. La vittima di questa brutta vicenda capitata nell’ospedale di Nola, è un medico di 73 anni. Si chiama Antonio Spiezia. É un uomo che per una vita intera ha fatto un lavoro o se vi piace di più ha svolto la sua missione, quella di curare il prossimo.
A Nola, in ospedale, è entrato per fare una coronografia, ed oggi è in rianimazione, in fin di vita, perchè è caduto dal lettino operatorio mentre eseguiva l’esame ed ha battuto la testa. C’è una emorragia cerebrale che potrebbe ucciderlo anche perchè il quadro clinico di questo anziano medico era già non proprio roseo tra morbo di Parkinson e diabete. Tutto quello che è accaduto al medico di 73 anni è stato “registrato” dal figlio (Nicola Spiezia, anche lui medico), presente quando il padre è caduto dal lettino ed ammesso nella sala dove è stata eseguita la coronografia dai suoi colleghi.
Ospedale di Nola. Reparti interni
Abbiamo provato a ripercorrere quanto accaduto in ospedale a Nola leggendo la denuncia che Nicola Spiezia ha presentato ai carabinieri della stazione di Cimitile che sono stati incaricati dalla procura di Nola di svolgere gli accertamenti.
L’anziano medico affetto da morbo di Parkinson il 16 dicembre viene ricoverato all’ospedale di Nola per angina pectoris.
Il giorno dopo il ricovero decidono di sottoporlo a coronografia. Lo trasferiscono in sala emodinamica alle 17,30. L’attesa per ore di poter effettuare la coronografia e la patologia neurologica, rendono l’uomo nervoso ed agitato e dunque decidono che non è il caso di eseguire l’esame. Lo rimandano al giorno dopo e provvedono a consultare un anestesista. L’indomani, in sala emodinamica, ad assistere l’anziano malato di Parkinson entra (col consenso dei medici) anche il figlio del paziente, anche lui un medico, Nicola Spiezia.
Viste le difficoltà motorie e la patologia parkinsoniana, il personale di sala, un uomo ed una donna, trasferiscono l’anziano malato con sospetta angina pectoris dal letto di degenza al lettino operatorio tramite rullo trasportatore per pazienti.
Il figlio del paziente, medico ammesso in sala dai colleghi, assiste a tutte le procedure con un “camice piombato” d’ordinanza. Tutto perfetto. Durante la procedura la dottoressa che si occupa di eseguire la coronografia identifica due stenosi e invita il figlio del paziente ad avvicinarsi al monitor per vedere i vasi stenotici.
La dottoressa chiede poi al paziente (che è pur sempre un medico), da solo e senza le fasce di sicurezza sul lettino operatorio, di fare due colpi di tosse. Dopo il secondo colpo di tosse l’uomo scivola e cade a terra battendo la testa sul lato sinistro.
Viene subito soccorso, allertano i rianimatori. Il figlio del paziente, anche lui medico, come abbiamo detto più volte, si accorge che il materassino blu utilizzato per trasportare il padre dal letto operatorio non era stato rimosso e dunque l’intervento di coronografia era stato eseguito in condizioni non di sicurezza per il sapiente.
L’anziano viene portato a fare una Tac dove si evidenzia una emorragia. Quindi viene riportato in reparto. Nessun medico ha il buon senso di tenere sotto stretta osservazione un paziente già in condizioni critiche. Così, ad un certo punto, dopo ore di latitanza dei medici, il figlio del paziente, insiste perchè il suo papà venga portato a fare un’altra Tac. Esame che dà conto di una emorragia più estesa in corso. Ora quest’uomo che per una vita intera ha curato persone, è stato abbandonato in un letto di ospedale. Nicola Spiezia ha presentato denuncia, come abbiamo detto, per accertare e punire responsabilità se saranno ravvisate dagli inquirenti. Il legale della famiglia Spiezia, Angelo Pisani, che si occuperà della parte civilistica di questo contenzioso che sarà anche penale, dice che “è assurdo che un uomo debba rischiare di morire in una camera operatoria ovvero in quello che dovrebbe essere il posto più sicuro e controllato al mondo, dove si salvano vite umane”.
Il figlio del paziente che rischia la vita, Nicola Spiezia, medico anche lui, con grande serenità d’animo, spiega che la denuncia e l’eventuale accertamento di responsabilità di suoi colleghi, non gli restituirà il padre in condizioni di salute normali “ma vederlo soffrire, sapere che rischia di morire per delle negligenze, mi fa star male come figlio e come medico. Noi dobbiamo avere cura dei pazienti. Chi entra in un ospedale affida la sua vita nelle nostre mani e noi dobbiamo averne la massima cura”.
É indagato con un’ipotesi di reato di omicidio Giuseppe Sortino, il viceispettore della Polizia di Stato che ieri pomeriggio a Crotone ha ucciso un 44enne, Francesco Chimirri, dopo avere assistito ad un incidente stradale provocato dalla vittima che é poi fuggita. A renderlo noto, con una nota stampa, è stato il Procuratore della Repubblica, Giuseppe Capoccia. Nel comunicato della Procura si ricostruiscono le fasi che hanno preceduto e seguito l’omicidio di Chimirri, sposato e padre di quattro figli e che di professione faceva il pizzaiolo. La vittima, tra l’altro, era nota per il suo attivismo sui social, tanto da avere quasi 158 mila follower su Tik Tok.
Secondo la ricostruzione tutto ha origine da un incidente stradale a Isola Capo Rizzuto, comune limitrofo a Crotone, al quale aveva assistito Sortino. Incidente in cui era rimasto coinvolto Chimirri, il quale, anziché fermarsi per chiarire la dinamica del sinistro e le relative responsabilità, si era allontanato. É stato a questo punto che Sortino, sia pure in borghese e libero dal servizio, nel tentativo di porre Chimirri di fronte alle sue responsabilità, avrebbe inseguito la vettura condotta dal pizzaiolo, che viaggiava insieme ad un’altra persona, presumibilmente il padre, raggiungendolo a Crotone, nel quartiere “Campanaro” peraltro noto alle forze dell’ordine per essere luogo di residenza di numerosi pregiudicati. Una volta bloccate le auto, Sortino é sceso dalla sua vettura e, dopo essersi qualificato, ha chiesto delucidazioni a Chimirri su quanto era accaduto poco prima. Ne sono seguite “un’aggressione brutale”, secondo quanto riferito la Procura, ai danni del viceispettore, ed una “violenta colluttazione” al culmine della quale il poliziotto ha sparato tre colpi contro Chimirri, uno soltanto dei quali lo ha raggiunto, provocandone la morte.
Nelle concitate fasi successive, tra l’altro, il figlio di Chimirri, che aveva assistito insieme ad altri familiari, all’omicidio del padre, ha raccolto la pistola, caduta di mano al poliziotto finito in terra, ed ha tentato di sparare all’agente senza però riuscire nel suo intento. Soltanto l’arrivo dei carabinieri ha consentito di allentare la tensione e di riportare la situazione alla calma. Saranno adesso le indagini dei carabinieri a chiarire l’intera dinamica dei fatti. Lo stesso Procuratore Capoccia, tra l’altro, afferma che gli accertamenti che sono stati avviati “riguardano tutte le persone coinvolte, a vario titolo, nella vicenda”. Permangono stazionarie, intanto, le condizioni del viceispettore Sortino, che é stato ricoverato nell’ospedale “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro. Il poliziotto, che non é in pericolo di vita, ha riportato, a causa delle percosse subite nell’aggressione, gravi traumi al volto, tanto da rendere necessario un intervento chirurgico al quale sarà sottoposto a breve termine.
Si è avvalso della facoltà di non rispondere il consigliere regionale Giovanni Zannini, presidente della Commissione Ambiente della Regione, indagato per corruzione e concussione, che oggi si è recato negli uffici della Procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) accompagnato dal suo avvocato difensore Angelo Raucci. Il legale ha depositato una memoria e, secondo quanto si è appreso, ha annunciato che il suo assistito intende rispondere dopo l’udienza del tribunale del Riesame di Santa Maria Capua Vetere chiamato a esprimersi sul sequestro del cellulare e dei supporti informatici notificatogli la scorsa settimana. Dell’inchiesta dei sostituti Gerardina Cozzolino e Giacomo Urbano (procuratore Pierpaolo Bruni) si è saputo la scorsa settimana in seguito alle perquisizioni effettuate dai carabinieri del Comando provinciale di Caserta (Reparto Territoriale di Aversa) a casa di Zannini a Mondragone e nei suoi uffici a Napoli.
All’esponente politico, che in Consiglio regionale fa parte del gruppo “De Luca Presidente”, vengono contestati due episodi di corruzione in relazione ai favori ricevuti da alcuni imprenditori – in particolare un viaggio in barca e due motorini – per il suo interessamento presso la Regione e un Comune del Casertano circa questioni che riguardavano gli operatori economici; c’è poi la concussione concernente le pressioni fatte da Zannini verso l’ex direttore sanitario dell’Asl di Caserta Enzo Iodice, che nel settembre 2023 decide di dimettersi per non sottostare alle richieste di Zannini di nominare persone a lui vicine in diversi ruoli dell’Asl, dai dipartimenti ai distretti sanitari. Per tale episodio, con Zannini è indagato anche il dirigente responsabile del settore Sanità della Regione Campania Antonio Postiglione. Gli altri indagati sono gli imprenditori Alfredo Campoli, Paolo e Luigi Griffo, Ciro Ferlotti e Giuseppe Ruggiero.
Temporali e piogge intense al centro-nord, con effetti pesanti per molti territori soprattutto per l’esondazione di fiumi e canali. In Liguria una allerta arancione per piogge intense si è subito tramutata in rossa nel Levante Ligure. Nella notte, poi, è esondato un rio a Genova, il Fegino, a cui sono seguiti allagamenti sparsi in tutta la città. Ma le precipitazioni intense hanno interessato anche altre regioni, tra cui la Lombardia – dove è esondato il Lambro – e la Toscana, soprattutto in Garfagnana ma non solo. Problemi anche in altre zone dell’Italia dal Friuli Venezia Giulia alla Tuscia. In Liguria sono aumentati i livelli dei torrenti, soprattutto nello Spezzino, monitorati costantemente dalla Protezione civile regionale. Chiuse a Genova le scuole di ogni ordine e grado.
A preoccupare sono le possibili conseguenze su un territorio già in difficoltà per la pioggia di queste ore, che hanno raggiunto oltre 300 millimetri in Valle Stura con una intensità vicina ai 100 millimetri all’ora che ha provocato smottamenti e allagamenti. “Avremo un’attenuazione dei fenomeni e una tregua, ma purtroppo sta già facendo capolino una nuova perturbazione”, ha spiegato Francesca Giannoni, direttrice del centro meteo Arpal. Lo schiaffo del maltempo ha colpito di nuovo anche la Lombardia: a Milano è esondato il fiume Lambro e per il Seveso si è corso ai ripari con l’attivazione, intorno alle 14.20, di una vasca che ha raccolto buona parte delle acque. Dalle prime ore del mattino, ha spiegato l’assessore alla sicurezza del capoluogo lombardo, Marco Granelli, sono caduti tra i 55 e i 60 millimetri di pioggia. I temporali hanno interessato anche la provincia di Varese, con una intensità tale da indurre gli organizzatori della gara ciclistica Tre Valli Varesine a optare per l’annullamento.
Piogge e temporali anche in Emilia Romagna, con una allerta arancione che sarà estesa anche a domani, quando sono attesi innalzamenti dei livelli idrometrici dei fiumi a valle nel settore centrale. Nell’Appennino centro-occidentale sono possibili frane, soprattutto nelle aree idrogeologiche più fragili. Forti precipitazioni anche nel centro-nord della Toscana, soprattutto a Minucciano (Lucca), in Garfagnana – dove sono caduti oltre 160 millimetri di pioggia – e a Comano (Massa Carrara). “Nelle prossime ore – ha avvertito il governatore Eugenio Giani – le precipitazioni a prevalente carattere di rovescio o temporale tenderanno a interessare il territorio con linee temporalesche, tra la costa livornese e l’entroterra fiorentino, l’Aretino, il Grossetano e il Senese”.
Danni anche in Umbria: nei pressi di Orvieto, in provincia di Terni, le strade sono diventate impercorribili per le grandi quantità di acqua, con problemi alle campagne, comprese le reti fognarie e i canali di scolo dei centri abitati. Problemi anche in Alto Adige: la Provincia di Bolzano ha deciso di installare barriere sul lungofiume come misura precauzionale, ma soltanto per motivi precauzionali, hanno assicurato i vigili del fuoco. Nei prossimi giorni si dovrà prestare attenzione anche al livello delle acque di falda a causa della piena dell’Isarco che durerà diversi giorni.