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Alta tensione Pd-M5s sulla Rai, alleanze al palo

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Torna a salire la tensione tra le opposizioni. E ancora una volta il campo di battaglia è quello della Radiotelevisione italiana. A scaldare gli animi è l’invito al sit-in davanti ai cancelli Rai per protestare contro “Telemeloni” lanciato dalla segretaria dem Elly Schlein e rivolto alle “forze politiche di opposizione”. Invito rispedito al mittente sia dal Movimento 5 Stelle che da Azione. Alza il muro il leader pentastellato Giuseppe Conte che, ricordando la riforma del “Pd renziano nel 2015”, non cosidera “credibile” il sit-in. “Spero non si faccia, li facevo a 15 anni”, taglia corto il segretario di Azione Carlo Calenda. Che tuttavia rende noto un contatto telefonico con la leader dem su una proposta di riforma condivisa della governance del servizio pubblico. Sulla necessità di una riforma sembrano convergere tutti, o quasi.

A dominare, però, è lo scontro tra Pd e M5s, con una cascata di accuse incrociate che coinvolgono i vari partiti del centrosinistra. A chiudere le porte a qualsiasi partecipazione pentastellata al sit-in è la senatrice Barbara Floridia, presidente della commissione di vigilanza Rai. Immediata la replica di fonti dem: “dopo l’incertezza di Conte su chi scegliere tra Biden e Trump, sorprende questa presa di posizione invece molto chiara sulla Rai e sulla nostra proposta di riformarla insieme”. Il Pd non è l’unico partito a sottolineare la rinuncia del presidente M5s a scegliere tra i due leader statunitensi. L’affondo arriva anche da Calenda e dal presidente di Italia Viva Matteo Renzi, che scrive: “alcuni genietti del Pd lo considerano punto di riferimento della sinistra, ma la sinistra in tutto il mondo sta con Biden, Conte no”.

Sulla Rai, Renzi accusa Conte di essere “alleato de facto dei cognati d’Italia”. E incalza: “cari compagni del Pd, il giorno in cui lo capirete, sarà comunque troppo tardi”. I dem, però, tengono la barra dritta e rilanciano “un’iniziativa comune” con “l’impegno di Elly Schlein, che ha la credibilità necessaria per farlo, non avendo mai partecipato a lottizzazioni del passato”. Dichiarazioni, dice qualcuno tra i pentastellati, che sono state fatte “a caldo” sulla chiusura di Floridia. E che portano il presidente M5s a ribadire il “no al sit-in”, invitando i dem a “mettere da parte le ipocrisie”. “Lanciare allarmi democratici a giorni alterni e prendere di mira il singolo servizio giornalistico non può essere la soluzione”, spiega Conte. E aggiunge: “non sarà facile eguagliare il record dei servizi accortamente confezionati negli anni per soffiare il vento del consenso a favore del Pd”. Replica che per il Pd costituisce un “attacco” a cui non si vuole rispondere. “Il nostro avversario – chiariscono fonti dem – continua a essere il governo e la destra di Giorgia Meloni e Matteo Salvini”.

Dietro la disputa sulla Rai, restano le frizioni tra gli ex alleati giallorossi sulla politica estera. Con il Movimento 5 Stelle che sta definendo gli ultimi dettagli della sua mozione sul Medio Oriente. Mentre il Pd invita in Aula la maggioranza a votare il suo documento, i pentastellati punteranno tutto su “stop alle armi a Israele” e “cessate il fuoco definitivo”. Elementi che non compaiono nel testo del Pd, e che per alcuni deputati Dem meritano “accortezza nella valutazione” in sede di voto. Prima, però, ci sarà il sit-in del 7 febbraio davanti a viale Mazzini. Per ora, solo Avs si è espressa a favore di una partecipazione. Il capogruppo dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri annuncia invece che potrebbe partecipare al “contro sit-in” organizzato da Unirai. Intanto, a rendere ancora più movimentata la partita nel centrosinistra, arriva l’annuncio dell’ingresso in Azione dei deputati Elena Bonetti e Ettore Rosato.

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Andrea Vianello lascia la Rai dopo 35 anni: “Una magnifica cavalcata, grazie a tutti”

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Dopo 35 anni di giornalismo, programmi, dirette e incarichi di vertice, Andrea Vianello (foto Imagoeconomica in evidenza) ha annunciato il suo addio alla Rai. L’annuncio è arrivato con un messaggio pubblicato su X, nel quale il giornalista ha comunicato di aver lasciato l’azienda con un «accordo consensuale».

Una lunga carriera tra radio, tv e direzioni

Nato a Roma il 25 aprile 1961, Vianello entra in Rai nel 1990 tramite concorso, dopo anni di collaborazione con quotidiani e riviste. Inizia al Gr1 con Livio Zanetti, poi al Giornale Radio Unificato, raccontando da inviato alcuni dei momenti più drammatici della cronaca italiana: dalle stragi di Capaci e via D’Amelio al caso del piccolo Faruk Kassam.

Nel 1998 approda a Radio anch’io, e successivamente a Tele anch’io su Rai2. Tra il 2001 e il 2003 è autore e conduttore di Enigma su Rai3, per poi guidare Mi manda Rai3 fino al 2010. Dopo l’esperienza ad Agorà, nel 2012 diventa direttore di Rai3.

Nel 2020 pubblica “Ogni parola che sapevo”, un racconto toccante della sua battaglia contro un’ischemia cerebrale che gli aveva tolto temporaneamente la parola, poi recuperata con grande determinazione.

Negli ultimi anni ha diretto Rai News 24, Rai Radio 1, Radio1 Sport, il Giornale Radio Rai e Rai Gr Parlamento. Nel 2023 viene nominato direttore generale di San Marino RTV, ma si dimette dopo dieci mesi. Di recente si parlava di un suo possibile approdo alla guida di Radio Tre.

Le parole d’addio: “Sempre con me il senso del servizio pubblico”

«Dopo 35 anni di vita, notizie, dirette, programmi, emozioni e esperienze incredibili, ho deciso di lasciare la ‘mia Rai’», scrive Vianello. «Ringrazio amici e colleghi, è stato un onore e una magnifica cavalcata. Porterò sempre con me ovunque vada il senso del servizio pubblico».

Il Cdr del Tg3: “Un altro addio che pesa”

Dura la reazione del Comitato di redazione del Tg3: «Anche Andrea Vianello è stato messo nelle condizioni di dover lasciare la Rai», scrivono i rappresentanti sindacali, parlando apertamente di “motivi politici”. «È l’ennesimo collega di grande livello messo ai margini in un progressivo svuotamento di identità e professionalità». E concludono con un appello: «Auspichiamo che questa emorragia si arresti, e che la Rai possa recuperare la sua centralità informativa e culturale».

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Esteri

Mosca: generale ucciso in attacco terroristico

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La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha condannato come “un attacco terroristico” l’attentato in cui è morto oggi vicino a Mosca il generale Yaroslav Moskalik, ucciso dall’esplosione di un ordigno posto sulla sua auto. “La questione principale – ha detto Zakharova, citata dall’agenzia Tass – è come fermare la guerra nel cuore dell’Europa e del mondo. Vediamo così tante vittime ogni giorno. Anche oggi, un militare russo è stato ucciso in un attacco terroristico a Mosca”. (

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Esteri

‘Usa offriranno pacchetto di armi da 100 miliardi a Riad’

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Gli Stati Uniti sono pronti a offrire all’Arabia Saudita un pacchetto di armi del valore di ben oltre 100 miliardi di dollari: lo riferisce la Reuters sul proprio sito citando sei fonti a conoscenza diretta della questione e aggiungendo che la proposta dovrebbe essere annunciata durante la visita di Donald Trump nel regno a maggio. Il pacchetto offerto arriva dopo che l’amministrazione dell’ex presidente Joe Biden ha tentato senza successo di finalizzare un patto di difesa con Riad nell’ambito di un accordo più ampio che prevedeva la normalizzazione dei rapporti tra Arabia Saudita e Israele.

La proposta di Biden offriva l’accesso ad armamenti statunitensi più avanzati in cambio del blocco degli acquisti di armi cinesi e della limitazione degli investimenti di Pechino nel Paese. La Reuters non è riuscita a stabilire se la proposta dell’amministrazione Trump includa requisiti simili.

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