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Accuse choc del testimone di giustizia Gennaro Ciliberto: la camorra è negli appalti per costruire autostrade. La procura di Roma trova le prove e porta alla sbarra camorristi e funzionari

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Da troppo tempo Gennaro Ciliberto, testimone di giustizia scortato notte e giorno,  sempre con un giubbotto antiproiettile perchè hanno provato ad ucciderlo ma non ci sono riusciti, racconta dello stato di manutenzione delle autostrade italiane, spiega come funzionano gli appalti, come si realizzano le opere, come vengono falsificati i collaudi, perchè molti cavalcavia crollano, attraverso quali canali persino la camorra gestirebbe appalti violando o superando o peggio ancora ignorando le normative antimafia. Muove accuse precise, circostanziate, fa nomi e cognomi, parla di corruzione, mazzette, funzionari al soldo della camorra. Prima della strage del viadotto della Polcevera aveva spiegato che molti cavalcavia possono crollare. E crollano. È stato interrogato dalle procure di mezza Italia. Hanno verbalizzato tutto. Ma poi non succede niente. Perchè? Si capirà. Forse sono inchieste complesse. Forse sono inchieste difficili. Forse sono inchieste che toccano interessi forti in questo Paese. Certo è che se non ci si muove ci possono essere altre stragi, altri morti sulle nostre autostrade e nessuno di noi potrà dire che non sapevamo. Le accuse che fa quest’uomo devono essere accertate. La procura di Roma, un tempo definita il porto delle nebbie, perchè è lì che si perdevano le inchieste più importanti, è quella che stavolta fa il primo passo. Si chiama effetto Pignatone, il procuratore di piazzale Clodio è uno tosto. I magistrati inquirenti sono riusciti a portare davanti al Gip del tribunale di Roma, Emanuela Attura, un procedimento contro Mario Vuolo più altri. Siamo al primo step di una procedimento che per la prima volta vedrà associati nomi di persone in odore o già condannati per camorra e Autostrade. E fin qui siamo a processi, accuse e tutti sono innocenti fino al terzo grado di giudizio. Quel che preoccupa è che queste accuse riguardano la costruzione di ponti, viadotti, tratti di autostrada in rilievo che, a sentire questo testimone di giustizia, non sarebbero sicuri. E Gennaro Ciliberto (oggi ha un altro nome ed è protetto) parla di tutte le autostrade. Dalla A1 alla A24, A25. Tutte. Perchè sostiene che il sistema è sempre lo stesso. Profitti per tutti, sicurezza per nessuno. Ciliberto parla anche della Tangenziale di Napoli e un altro tratto di autostrada vicino Napoli gestito da Sma. Sia Tangenziale Spa che Società meridionali autostrade sono aziende del gruppo Atlantia. E in questi casi le concessioni sono in proroga da anni.

Vi offriamo questo primo contributo. Altri ne seguiranno. Vogliamo fare informazione. Vogliamo provare a fare chiarezza, non a scatenare psicosi o ad assecondare la caccia alle streghe se le streghe non ci sono. Dopo il crollo del viadotto della Polcevera a Genova, con 43 morti inermi, molte cose sono cambiate nel rapporto tra chi gestisce le autostrade italiane (Oggi Autostrade per l’Italia, domani chissà) e gli automobilisti che ne usufruiscono. È crollato non solo il Ponte Morandi, è venuto giù in macerie anche il rapporto di fiducia di questo colosso imprenditoriale con gli italiani. Il Governo Conte intende revocare la Concessione ad Autostrade e si avvia a farlo. Se può farlo e come lo farà si vedrà. Ad Autostrade, però, è stata già revocata la cosa più preziosa che potesse avere: la fiducia degli automobilisti, degli italiani. Quella si guadagna dopo molto tempo, e si perde in un solo colpo. Quella fiducia è sotto le macerie del Ponte Morandi. Troppi morti che potevano essere evitati. E non parliamo solo di quelli estratti dalle auto schiacciate sotto il viadotto di Genova. Perchè la questione Concessione è roba per avvocati, vertenze milionarie, cavilli, ricorsi, appelli. La fiducia non è meno importante della giustizia.

Seguiremo il processo, quando verrà incardinato, per la strage di Genova. Stiamo seguendo il processo in primo grado della carneficina di Avellino. Altri 40 morti dentro un bus, diventato una bara di lamiere. Un bus precipitato dal viadotto dell’Acqualonga sull’autostrada Bari/Napoli. Ci sono anche in questo processo responsabilità precise contestate ad Autostrade per l’Italia al vaglio della magistratura inquirente e soggette al giudizio del Tribunale di Avellino. Vorremmo poter dire che è l’ultima volta che assistiamo a fatti che si potevano evitare. Ma forse chiediamo troppo. Vi proponiamo una intervista (al momento nella sua versione più breve con molti omissis) a un testimone di giustizia che è teste chiave in alcune inchieste sulla costruzione di ponti, viadotti, svincoli e pezzi di autostrade. È un uomo che per la sua scelta di raccontare ai magistrati alcuni fatti che potevano costituire reato non ha più una vita. Ha perso la famiglia. È sotto scorta, non può fare un passo, non può andare da nessuna parte se prima non lo comunica ai suoi angeli custodi che nella fattispecie sono dei carabinieri. Lui si chiama Gennaro Ciliberto, è tecnicamente un testimone di giustizia, vive in località protetta usando un altro nome che gli è stato assegnato dallo Stato, assieme ad un lavoro. Il suo racconto è interessante per tanti motivi. Perché spiega le (per noi presunte) infiltrazioni della criminalità organizzata nei lavori per realizzare autostrade, acquisendo con metodi poco ortodossi appalti per milioni di euro. Parla di mazzette. Parla di ditte in odore di mafia o con interdittive antimafia che dalla sera alla mattina cambiano nome all’azienda interdetta o ne costituiscono un’altra che prende il posto di quella precedente. E ci ha raccontato che tutto accade (per noi, accadrebbe) con la complicità di chi dovrebbe controllare, cioè Autostrade. In questo specifico contesto ci interessa, e lo abbiamo ritagliato, quello che Ciliberto racconta su Tangenziale di Napoli. E altri tratti di autostrada del Paese gestiti da SMA (Società meridionale autostrade). Parliamo di due società (Tangenziale Spa e SMA Spa) che producono utili per Autostrade per l’Italia e il gruppo Atlantia, che ne sono le controllanti. In Tangenziale, dove fermeremo la nostra attenzione, ogni anno passano, attraversano questo tratto a pedaggio, 85 milioni di auto. E qui il testimone di giustizia dice alcune cose che se vere sarebbero gravi circa lo stato di usura di certe strutture che rischierebbero di venire giù. 

 

Pisani, NoiConsumatori: “Dopo rivelazioni del testimone a Juorno e Tg2 voglio sapere che cosa fanno le autorità per salvaguardare le vite di migliaia di persone”

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Investito e ucciso a Roma, caccia a pirata strada

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E’ stato travolto da un furgone che, dopo l’impatto, l’ha lasciato sull’asfalto proseguendo la corsa. E’ morto così Luca Tucciarelli, pensionato 83enne, investito stamattina intorno alle 7 alla periferia di Roma. L’incidente è avvenuto nel quartiere in cui abitava, San Basilio. L’anziano era appena uscito di casa e si trovava nell’area del mercato rionale quando il veicolo, probabilmente un furgone o un autocarro, l’ha travolto. Qualcuno ha sentito un forte boato e poco dopo ha visto l’83enne a terra, immobile. Sono stati chiamati subito i soccorsi, ma purtroppo non si è potuto fare nulla per salvarlo. L’incidente è avvenuto intorno alle 7 in via Arquata del Tronto, all’incrocio con via Recanati. Sul posto pattuglie del IV Gruppo Tiburtino della polizia locale che hanno avviato indagini per risalire al conducente del mezzo.

I vigili stanno raccogliendo testimonianze e analizzando i video delle telecamere di videosorveglianza ad ampio raggio. Dalle immagini potrebbero arrivare elementi importanti per risalire al modello e alla targa del veicolo visto da alcune persone andare via mentre Luca era sull’asfalto. In particolare, le telecamere potrebbero aver in quadrato il tragitto percorso in direzione del mercato o quello successivo al momento dell’investimento. Sconvolti i residenti di San Basilio, quartiere alla periferia di Roma, dove già in passato si sono verificati gravi incidenti.

“Abbiamo sentito un forte boato, poi abbiamo visto quell’uomo a terra” ha riferito qualcuno. E continua la scia di sangue sulle strade della Capitale dove, solo nei primi giorni di maggio, sono tre le persone travolte e uccise. Una escalation che ha portato l’associazione Movimento Diritti dei Pedoni a chiedere un incontro “formale” con l’assessore alla Mobilità Eugenio Patanè e con il comandante della polizia locale Mario De Sclavis. “Siamo sdegnati dalla timidezza con cui le istituzioni affrontano questa emergenza – ha sottolineato nei giorni scorsi la presidente dell’associazione, Francesca Chiodi -. Non neghiamo che siano in corso alcuni interventi (dai black point agli attraversamenti rialzati) ma la portata del problema è molto più grande e richiede un cambio di passo radicale e immediato”.

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Operaio muore a 24 anni precipitando da un ponteggio

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Il lavoro continua a uccidere; a tutte le età, in settori diversi. A pochi giorni dalla Giornata che lo celebra, altri due morti in Lombardia – un muratore di 24 anni e uno spedizioniere di 60 – si aggiungono al lungo elenco che, con le tre vittime registrate lunedì in Veneto, Lazio eCampania, portano il conto dei primi tre mesi dell’anno a 210 morti di lavoro, più di due al giorno. “Siamo di fronte a una strage, non un’emergenza” sono le parole del segretario della Cgil Maurizio Landini La prima vittima è Endrit Ademi – 24 anni, italiano, nato in Kosovo e residente a Rovato, nel bresciano – stava rifacendo una facciata al terzo piano di un edificio in via Bassini, nel quartiere Lambrate a Milano per la ditta per cui lavorava, bresciana anche lei. É scivolato e sembra che il parapetto del ponteggio che doveva servire a contenerlo non abbia retto.

Il ragazzo è precipitato per oltre 12 metri, morendo sul colpo. Era un lavoratore scrupoloso e infaticabile, raccontano i colleghi sotto choc mentre il personale dell’Ats raccoglie le testimonianze durante l’intervento degli agenti della Polizia locale e dei vigili del fuoco che hanno isolato la zona per metterla in sicurezza. Il sindaco di Rovato, Tiziano Belotti, è addolorato: “un ragazzo non può morire a 24 anni, e certo non per guadagnarsi la giornata”. Un pensiero che rappresenta il sentimento del paese dove il 24enne viveva. “È una tremenda tragedia che colpisce, in maniera crudele, tutta la nostra comunità”, aggiunge. La Procura di Milano, con il pm Maria Cristina Ria, ha disposto l’autopsia e aperto un’inchiesta sulla morte del ragazzo, che era regolarmente assunto, per verificare le condizioni di sicurezza del cantiere.

Così come la stessa Procura aprirà un’inchiesta anche per la morte di Roberto Vitale, 60 anni, deceduto durante la notte perché travolto dalla motrice di un camion nel piazzale del deposito della Dhl a Carpiano, sempre nel Milanese. Alla guida del mezzo un suo collega di 62 anni che non si è accorto di lui. L’uomo, dopo aver scaricato della merce per conto di un’azienda bresciana di trasporti, si era incamminato nel piazzale della Dhl. Il buio, la stanchezza sua e del collega, forse, l’hanno ucciso. Vitale lavorava come autista ed era assunto con contratto a tempo pieno dal 2018. Lo rende noto la BS Autotrasporti S.p.A. esprimendo “profondo cordoglio per il tragico evento che ha colpito il proprio dipendente”.

“Nel corso degli anni – spiegano dall’azienda – ha dimostrato grande professionalità e dedizione al proprio lavoro, conquistando la stima e l’affetto di colleghi e collaboratori. Tutta l’azienda si stringe con commozione attorno alla famiglia, agli amici e ai colleghi, partecipando sentitamente al loro dolore”. Per il segretario della Cgil, Maurizio Landini, si tratta dunque di “una vera e propria strage. La logica è sempre quella: si continua a morire perché la salute e la sicurezza sono considerate un costo e, anziché investire, si continua a far morire le persone”. “Conta il profitto, al centro c’è il profitto, non la persona e la persona diventa una macchina – conclude Landini – è sempre la solita logica. Vincenzo Greco della segreteria Cgil di Milano pensa che non basti più continuare a parlare genericamente di sicurezza.

“Servono ispettori del lavoro, e a Milano ce ne sono solo 20, formazione, regole e responsabilità chiare – ha spiegato -. C’è bisogno di un impegno concreto da parte di aziende e istituzioni. Serve, soprattutto, una cultura del lavoro e della prevenzione che rimetta al centro la vita, la sicurezza e la salute delle persone”. “Stop alla politica degli annunci – è la sua richiesta – non è più accettabile che si risponda a ogni tragedia con parole vuote e misure di facciata. Ogni vita persa sul lavoro è una sconfitta dello Stato e del sistema produttivo”.

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Sciopero, treni cancellati e disagi in tutta italia

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Disagi e caos nelle stazioni, ritardi e cancellazioni di treni in tutta Italia, oggi, per lo sciopero ferroviario di 8 ore del personale Fs proclamato da Filt Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti. Durato dalle 9 alle 17, secondo i dati diffusi dalle sigle sindacali, ha registrato un’adesione “massiccia”, intorno al 90%, da parte dei lavoratori e lavoratrici delle ferrovie e degli appalti. “Siamo disponibili da subito – spiegano le organizzazioni sindacali – a riprendere la trattativa per raggiungere un’intesa per il rinnovo che dia una risposta adeguata in termini di salario, di normativa, con la garanzia di turni di lavoro che prevedano un incremento sostanziale dei riposi, che valorizzino le indennità per i circa 100 mila lavoratori e lavoratrici a cui si applica il contratto”. Nel frattempo, “pieno sostegno” alla mobilitazione dei ferrovieri per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro, scaduto il 31 dicembre 2023, hanno espresso sia il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, sia la leder della Cisl Daniela Fumarola.

Nella capitale, oltre alle cancellazioni, si sono registrati ritardi anche di 90 minuti, sia per gli arrivi sia per le partenze, con il caos alla stazione Termini. Fra i treni cancellati ci sono stati ad esempio quelli diretti per Milano, Napoli, Venezia, Pisa, e Trieste. E, tra le altre corse, sono stati annullati anche gli arrivi da Bolzano e Bari. Molte anche le cancellazioni delle corse regionali, comprese quelle da Fiumicino aeroporto. Dalle 9, quando è partita l’agitazione, via via i ritardi sui tabelloni si sono accumulati fino a raggiungere anche i 210 minuti. Inevitabile la calca e le file di passeggeri agli infopoint per cercare possibili soluzioni. La situazione non è stata migliore negli altri grandi capoluoghi della penisola.

A Milano, lo sciopero proclamato fino alle 17 dal personale del Gruppo Fs, Trenitalia, Trenitalia Tper e Trenord, ha portato alla cancellazione di gran parte dei treni a lunga percorrenza, ma anche di vari convogli regionali, con lunghe file di passeggeri nel caos. Per chi intendeva raggiungere l’aeroporto di Malpensa con il Malpensa express sono stati istituiti autobus sostitutivi senza fermate intermedie in partenza da Cadorna. Tensioni analoghe anche a Bologna e Napoli, con centinaia di passeggeri accalcati nell’atrio delle stazioni a scrutare i monitor che riportavano avvisi di cancellazione o di ritardi di ore. A Napoli, inoltre, si è fermata anche la linea 2 della metropolitana e un presidio sindacale si è tenuto in mattinata davanti all’ingresso principale della stazione a piazza Garibaldi. In Veneto, secondo i dati della Fit-Cisl, l’adesione è stata del 90%, con la cancellazione della stragrande maggioranza dei convogli. Secondo il sindacato, allo sciopero hanno concorso capitreno, macchinisti, capistazione e operai della manutenzione. “Speriamo che dopo un anno e mezzo di attesa del nuovo contratto per 100 mila addetti alla mobilità ferroviaria, si possa raggiungere un accordo altrimenti, non volendo, proseguiremo con la mobilitazione” ha detto Claudio Capozzucca della Fit-Cisl Veneto.

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