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Corona Virus

Coronavirus, ecco perchè l’infezione finora ha toccato solo marginalmente i bambini

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Quanto preoccuparsi del rischio di infezione da coronavirus nei bambini? C’è da sapere che la maggior parte delle influenze stagionali sono causate da virus influenzali della famiglia degli adenovirus e coronavirus che causano riniti, congiuntiviti, tosse e febbre con eventuale coinvolgimento delle vie aeree.
Quest’anno  è stata segnalata per la prima volta il 31 dicembre la comparsa di un nuovo coronavirus originato dalla ricombinazione di un virus umano con uno animale e per il quale l’uomo non ha ancora sviluppato un sistema di difesa.
Tale germe sembra essere alquanto virulento ed è stata dimostrata la trasmissione interumana.
Tuttavia a nessun bambino di età inferiore ai 15 anni è stato diagnosticato il virus fino al 22 gennaio.  Dagli studi più recenti sembra che “i bambini abbiano meno probabilità di essere infettati o, se infetti, possono mostrare sintomi più lievi” rispetto agli adulti.
Attualmente sono stati registrati 724 casi e se ne sono evidenziati alcuni tra bambini: una bambina di 9 mesi a Pechino, un bambino in Germania al cui padre era già stato diagnosticato il virus e un bambino a Shenzen, che è stato infettato ma non ha mostrato sintomi. Il 5 febbraio, è stato confermato che un bambino a Wuhan, in Cina, era risultato positivo al virus 30 ore dopo la nascita (la madre del bambino aveva contratto il coronavirus).
Tuttavia i bambini non sembrano molto vulnerabili a questo virus. Le possibilità possono essere varie:
  • ⁃i rapporti che sono arrivati finora dalla Cina provengono da ospedali per adulti e non da ospedali pediatrici, quindi potrebbe essere che ci sia una sottostima dei casi
  • ⁃Il coronavirus presenta somiglianza con la SARS, che ha ucciso 774 persone e infettato oltre 8.000 tra novembre 2002 e luglio 2003. Sono stati registrati anche alcuni casi di SARS tra i bambini: solo 80 casi confermati in laboratorio e 55 casi probabili o sospetti e la maggior parte di quei bambini ha sviluppato la febbre e alcuni hanno avuto anche tosse o vomito, ma nessun bambino  è morto.
  • ⁃I bambini potrebbero aver avuto meno probabilità di essere esposti all’inizio dell’infezione (si ritiene che il virus sia arrivato per la prima volta alle persone in un mercato del pesce a Wuhan dove venivano venduti animali vivi e non ci sono molti bambini che vanno al mercato del pesce)
  • ⁃Potrebbe esserci qualcosa di diverso nel modo in cui il corpo dei bambini risponde al virus.
  • Il fatto che i bambini siano meno a rischio di infezione protegge anche la popolazione perché si riduce il rischio di trasmissione interumana in quanto i bambini sono meno capaci di adottare misure di prevenzione ( lavaggio continuo delle mani, uso del fazzoletto durante la tosse, ecc.).
Tuttavia le persone dovrebbero essere al momento molto più preoccupate per l’influenza stagionale in quanto i bambini sono i più colpiti e rappresentano i maggiori focolai capaci di diffondere i virus anche agli adulti. Per tale influenza esiste il vaccino , che purtroppo ancora non c’è per il coronavirus.

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AstraZeneca ammette: vaccino contro Covid-19 può causare trombosi

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L’azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Lo ha scritto il Telegraph, citando documenti di tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni gravi o fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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