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Anche i mercati hanno la febbre, il coronavirus brucia 208 miliardi

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Il coronavirus attacca la febbre ai mercati e si abbatte sulle Borse che si trovano a vivere il loro primo lunedi’ nero dall’inizio dell’anno. La paura per l’espandersi del contagio e gli eventuali effetti sull’economia globale hanno portato gli investitori a spostarsi dai mercati azionari verso i beni rifugio come oro e titoli di Stato. A fine giornata in Europa le Borse hanno chiuso in profondo rosso ed hanno bruciato oltre 208 miliardi di euro di capitalizzazione. Situazione molto simile anche per l’Asia, dove molte delle piazze erano chiuse per festivita’, e per Wall Street. I principali timori sono per le ripercussioni sui dati del primo trimestre del prodotto interno lordo cinese. Il rischio e’ che la diffusione del virus durante il Capodanno cinese possa influire particolarmente sui consumi, oltre al blocco della circolazione per 60-80 milioni di persone. Queste paure si sono abbattute sui listini europei che hanno visto Francoforte (-2,7%), Parigi (-2,7%), Londra e Milano (-2,3%), mentre si e’ assistito alla fiammata dell’oro e dello yen. Ne hanno tratto vantaggio anche i bond governativi, con tutti i titoli di Stato, dal Vecchio Continente, al Giappone agli Usa che vedono i propri rendimenti calare. I Btp italiani e i titoli di stato greci sono stati quelli piu’ acquistati, grazie anche all’esito delle elezioni italiane e al rialzo del rating di Atene da parte di Fitch. In Europa a farne le spese sono state principalmente le compagnie aeree (-4,4%) con i timori di una riduzione di passeggeri diretti o in partenza dalla Cina. Giornata nera anche per il settore del lusso (-3,5%) con la prospettiva di una forte contrazione delle vendite. Marcia indietro anche per l’automotive (-3%) con la paralisi del comparto in Cina dove Wuhan, luogo in cui sarebbe comparso il virus, rappresenta il distretto principale del settore. L’incertezza sul futuro andamento dell’economia globale ha portato anche al crollo del prezzo del petrolio che a New York tocca i 52,55 dollari al barile (-3%). Su questo fronte si sono mossi i Paesi membri dell’Opec+, vale a dire l’Opec piu’ altri produttori tra cui la Russia, che nel meeting di marzo decideranno la strada da percorrere. In un contesto europeo non rassicurante, la Borsa di Milano ha tentato di contenere le perdite. L’esito delle elezioni in Emilia Romagna ha portato ad un rapido calo dello spread tra Btp e Bund che ha concluso la seduta a 140 punti base. Ne hanno tratto beneficio le banche che, nonostante un indice in calo del 2,3%, hanno limitato le perdite. Piazza Affari, pero’, non restera’ immune dai rischi del virus cinese. Le imprese italiane che rischiano di piu’, in Borsa e non solo, sono quelle del “lusso e del turismo, con problemi anche per i gruppi delle macchine industriali che dipendono dall’export, con la Cina che gioca un ruolo importantissimo”, afferma Vincenzo Longo, analista di Ig.com.

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‘Da banche Occidente in Russia 800 mln euro in tasse a Cremlino’

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Le maggiori banche occidentali che sono rimaste in Russia hanno pagato lo scorso anno più di 800 milioni di euro in tasse al Cremlino, una cifra quattro volte superiore ai livelli pre-guerra. Lo riporta il Financial Times sottolineando che le imposte pagate, pari allo 0,4% delle entrate russe non legate all’energia per il 2024, sono un esempio di come le aziende straniere che restano nel Paese aiutano il Cremlino a mantenere la stabilità finanziaria nonostante le sanzioni. Secondo quanto riportato dal quotidiano, “le maggiori sette banche europee per asset in Russia – Raiffeisen Bank International, Unicredit, Ing, Commerzbank, Deutsche Bank, OTP e Intesa Sanpaolo – hanno riportato profitti totali per oltre tre miliardi di euro nel 2023. Questi profitti sono stati tre volte maggiori rispetto al 2021 e in parte generati dai fondi che le banche non possono ritirare dal Paese”.

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Sindaco Istanbul Ekrem Imamoglu contro Erdogan: Hamas è un gruppo terroristico

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Il sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu, il principale rivale del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, definisce Hamas “un gruppo terroristico” e afferma che la Turchia è stata “profondamente rattristata” dal massacro del 7 ottobre. Intervistato dalla Cnn, il primo cittadino della metropoli turca spiega che “qualsiasi struttura organizzata che compie atti terroristici e uccide persone in massa è da noi considerata un’organizzazione terroristica”, aggiungendo però che crimini simili stanno colpendo i palestinesi e invita Israele a porre fine alla sua guerra contro Hamas.

Il governo turco di Erdogan sostiene apertamente Hamas, ha duramente criticato l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza e ha chiesto un cessate il fuoco immediato. Il leader turco ha paragonato le tattiche del primo ministro Benyamin Netanyahu a quelle di Adolf Hitler e ha definito Israele uno “stato terrorista” a causa della sua offensiva contro Hamas a Gaza.

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Usa: sondaggio “Cnn”, Trump in vantaggio su Biden di 6 punti a livello nazionale

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A poco meno di sei mesi dalle elezioni negli Stati Uniti, l’ex presidente Donald Trump gode del sostegno del 49 per cento degli elettori, in vantaggio di sei punti percentuali sul suo successore Joe Biden, fermo al 43 per cento. Lo indica l’ultimo sondaggio pubblicato dall’emittente “Cnn” ed effettuato dall’istituto Ssrs. Rispetto alla precedente rilevazione condotta lo scorso gennaio, il candidato repubblicano e’ rimasto stabile, mentre l’attuale presidente ha perso il due per cento del proprio consenso. Soprattutto, e’ in miglioramento l’idea che gli elettori hanno degli anni della presidenza Trump. Ora il 55 per cento degli statunitensi considera “un successo” la sua amministrazione, contro il 44 per cento che la definisce “un fallimento”.

Nel gennaio del 2021, pochi giorni dopo l’insediamento di Biden, era il 55 per cento a considerare un fallimento la presidenza di Trump. Al contrario, il 61 per cento ritiene che la presidenza Biden sia stata un fallimento, mentre il 39 per cento la definisce “un successo”. Il sondaggio mostra anche come i repubblicani siano piu’ convinti dell’idea che la presidenza Trump sia stata un successo (92 per cento) rispetto a quanto gli elettori democratici abbiano la stessa opinione della presidenza Biden (solo il 73 per cento). Tra gli indipendenti, l’amministrazione Trump e’ guardata con favore dal 51 per cento, contro il 37 per cento che ha opinione positiva dell’attuale presidenza. Poi vi e’ un 14 per cento che considera un fallimento entrambe le esperienze, e un 8 per cento che invece ritiene un successo sia la presidenza di Donald Trump che quella di Joe Biden.

Il sondaggio rileva anche come il 60 per cento degli elettori disapprovi l’operato dell’attuale presidente e come il tasso di approvazione, attualmente al 40 per cento, sia al di sotto del 50 per cento anche su materie quali le politiche sanitarie (45 per cento) e la gestione del debito studentesco (44 per cento). A pesare sull’opinione che i cittadini Usa hanno di Biden e’ soprattutto la gestione della crisi a Gaza (il 71 per cento disapprova), in particolare nel caso degli under 35 (tra questi e’ l’81 per cento a esprimere valutazione negativa). Non molto meglio il giudizio degli elettori sull’operato della Casa Bianca in economia (solo il 34 per cento approva), tema che il 65 per cento degli intervistati considera “estremamente importante” per il voto di novembre.

Tra questi ultimi, il 62 per cento ha intenzione di votare Trump, il 30 per cento Biden. In generale, il 70 per cento degli elettori si lamenta delle attuali condizioni economiche del Paese, e il 53 per cento si dice insoddisfatto della propria situazione finanziaria. Tale insoddisfazione sale soprattutto tra gli elettori a basso reddito, tra le persone di colore e tra i piu’ giovani. L’impressione per entrambi i candidati resta per lo piu’ negativa (il 58 per cento ha opinione negativa di Biden, il 55 per cento di Trump) e il 53 per cento e’ insoddisfatto delle opzioni a disposizione sulla scheda elettorale il prossimo novembre.

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