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Cronache

La croce del migrante ignoto, Papa Francesco: respingerli è una ingiustizia

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Una croce in resina trasparente con, incastonato al centro, il salvagente di uno dei tanti migranti senza un nome. Un moderno Gesu’ crocifisso sulla croce a monito di chiunque varchi il Palazzo Apostolico vaticano. Il messaggio di Papa Francesco arriva forte e chiaro: “Bisogna soccorrere e salvare, perche’ siamo tutti responsabili della vita del nostro prossimo, e il Signore ce ne chiedera’ conto al momento del giudizio”. La scultura, appesa all’ingresso del Palazzo, e’ stata svelata da Beroglio questa mattina, durante l’incontro con i rifugiati giunti da Lesbo nelle scorse settimane attraverso un corridoio umanitario. Due di loro, due ragazzi di 16 e 22 anni, hanno trasportato la croce in una sorta di rito simbolico in ricordo delle vittime senza nome del mare. Il salvagente, recuperato dall’ong Mediterranea lo scorso luglio e donato dai soccorritori a Papa Francesco, e’ la rappresentazione dell’ennesima “morte causata dall’ingiustizia”, come dice lo stesso Pontefice. “Gia’, perche’ e’ l’ingiustizia che costringe molti migranti a lasciare le loro terre – sottolinea -. E’ l’ingiustizia che li obbliga ad attraversare deserti e a subire abusi e torture nei campi di detenzione. E’ l’ingiustizia che li respinge e li fa morire in mare”.

La croce del “migrante ignoto”, spiega Bergoglio, serve “per ricordarci che dobbiamo tenere aperti gli occhi, tenere aperto il cuore, per ricordare a tutti l’impegno inderogabile di salvare ogni vita umana, un dovere morale che unisce credenti e non credenti”. Durante il suo discorso, il Papa ha parlato degli “abusi” e delle “violenze” di cui sono vittime i migranti che tentano di lasciare la Libia. “Non e’ bloccando le loro imbarcazioni che si risolve il problema – sottolinea -. Bisogna impegnarsi seriamente a svuotare i campi di detenzione in Libia, valutando e attuando tutte le soluzioni possibili. Bisogna denunciare e perseguire i trafficanti che sfruttano e maltrattano i migranti, senza timore di rivelare connivenze e complicita’ con le istituzioni. Bisogna mettere da parte gli interessi economici perche’ al centro ci sia la persona, ogni persona, la cui vita e dignita’ sono preziose agli occhi di Dio”. Da oggi la croce sara’ al Palazzo Apostolico, ennesimo gesto fortemente voluto da Papa Francesco per “riscoprire la bellezza di essere un’unica grande famiglia umana, unita nella fraternita’ universale”.

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Guida ubriaco, si scontra con 3 moto e muore centauro, arrestato

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E’ risultato positivo all’alcol test il conducente della Fiat Punto che oggi si è scontrato con tre moto lungo la statale 108 bis “Silana di Cariati” che porta a Lorica. Nell’urto un centauro 37enne di Settingiano (Catanzaro) è morto, e altri due sono rimasti gravemente feriti. Dopo i risultati, i carabinieri della Compagnia di Cosenza hanno arrestato l’uomo, un 41enne, con l’accusa di omicidio stradale e lo hanno posto ai domiciliari.

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Scossa di terremoto di magnitudo 3.1 fa tremare il Vesuvio, molta paura ma nessun danno

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Un terremoto di magnitudo 3.1 della Scala Richter ha colpito alle 5,55 alle pendici del Vesuvio. L’evento sismico, che ha avuto luogo a una profondità di circa 400 metri, è stato distintamente avvertito dagli abitanti delle zone circostanti, in particolare nei piani alti degli edifici.

Gi esperti hanno definito la scossa come un evento “inusuale” e hanno confermato che non ci sono stati segnali di un incremento dell’attività vulcanica. L’epicentro del terremoto è stato localizzato vicino al Monte Somma, una zona storicamente monitorata per la sua vicinanza con il vulcano.

La comunità locale ha reagito con una comprensibile apprensione, ma, fortunatamente, non sono stati segnalati danni a persone o strutture. Le autorità locali nelle prossime ore decideranno se mantenere aperte le scuole. Intanto c’è da rassicurare  la popolazione sulla gestione dell’evento.

Ieri, alle 5,45, dall’altra parte di Napoli, in un’altra area vulcanica, nei Campi Flegrei, c’è stata una scossa di magnitudo 3.9. Anche in quel caso paura tanta ma nessun danno.

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“Due uomini dei servizi segreti vicino l’auto di Giambruno”, le rivelazioni del Domani

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Due uomini fuori dalla villetta di Giorgia Meloni, la notte tra il 30 novembre e l’1 dicembre. Armeggiavano attorno all’auto dell’ex compagno, Andrea Giambruno, mentre la premier era in missione a Dubai. Nell’episodio, però, non sono stati coinvolti “appartenenti ai Servizi” e la sicurezza della premier “non è mai stata posta a rischio”. Così il sottosegretario Alfredo Mantovano interviene dopo che un articolo apparso oggi sul Domani ha riferito sull’allarme scattato in quella occasione. Nella ricostruzione del quotidiano, un’auto si avvicina alla villetta nel quartiere Torrino.

Scendono due uomini, accendono una torcia o un telefonino e si mettono a trafficare attorno alla macchina di Giambruno. A sorvegliare la scena c’è però una volante della Polizia appostata in servizio di vigilanza. Un agente scende e chiede conto ai due dei loro movimenti. Gli uomini si identificano come “colleghi” senza però mostrare documenti di riconoscimento e si allontanano. Sull’accaduto viene stilato un rapporto che finisce alla Digos; vengono avvertiti – sempre secondo l’articolo del Domani – il capo del Polizia, Vittorio Pisani, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Mantovano e la stessa premier.

Sarebbe stata informata anche la procura della Capitale. Inizialmente i sospetti ricadono su due uomini dell’Aisi, l’Agenzia d’intelligence per la sicurezza interna, che fanno parte della scorta di Meloni. I due vengono quindi trasferiti all’Aise, l’agenzia che invece si occupa dell’estero. In seguito però le indagini dell’Aisi scagionano gli 007 che quella notte – e lo testimonierebbero le celle telefoniche – si trovavano altrove.

I due potrebbero essere stati banalmente ladri alla ricerca di qualcosa nell’auto di Giambruno. Il fatto, secondo il quotidiano, avrebbe influito anche sulla nomina del nuovo direttore dell’Aisi, sbarrando la strada ad uno dei papabili, Giuseppe Del Deo, alla guida del gruppo dell’Agenzia che ha investigato sul caso. Mantovano non entra nei dettagli della vicenda, ma si limita a rivelare di averne dato notizia il 4 aprile nella sua audizione al Copasir, dove ha chiarito che “gli accertamenti svolti per la parte di competenza dell’intelligence hanno consentito con certezza di escludere il coinvolgimento di appartenenti ai Servizi, e che la sicurezza del presidente Meloni non è mai stata posta a rischio”.

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