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Cronache

Muore a 12 anni: quello che è successo è un’ingiustizia

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“Viviamo in un mondo di ingiustizie dove bisogna sperare di trovare la persona giusta nel momento giusto per poter continuare a vivere, come se fossimo dei numeri del lotto da estrarre a sorte. La tua prematura scomparsa è un’ingiustizia. Si cercherà un colpevole o una scusa, ma non servirà comunque a niente”. Così il papà di un compagno di squadra di Andrea Vincenzi, il dodicenne di Castiglione Torinese morto a causa di una polmonite la scorsa settimana, lo ha ricordato al termine della cerimonia funebre che si è svolta questa mattina allo stadio di Gassino (Torino). Dopo di lui hanno preso la parola i compagni di squadra di Andrea: “Para tutti i palloni che ti manderemo. Sei sempre stato un amico e un grande compagno. Per noi resterai sempre ‘Vince’, come ti abbiamo sempre chiamato”.

“Avevi un sorriso profondo – è il ricordo delle maestre di scuola – un po’ timido, ma sincero e leale. Sei stato per noi come un figlio ed è stato un privilegio averti come allievo. Aiutaci a sconfiggere questo nulla che ci opprime”. Il parroco don Martino ha chiesto a tutti i presenti di guardare oltre: “La vita è bella, perché non sappiamo mai dove va, come un pallone. Imprevedibile nei momenti belli e in quelli meno belli. Se facciamo lo sforzo di alzare lo sguardo, allora tutta questa partita della vita avrà un senso e non si chiuderà sul campo, orientandosi in alto. Chiediamo ad Andrea che ci aiuti a vivere come lui ha fatto in questi dodici anni. Nella piena bellezza della vita, strana e imprevedibile”. La cerimonia si è chiusa con un lancio di palloncini in cielo e un lunghissimo applauso.

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Cronache

Tenta di uccidere 2 persone, polizia lo ferma sparando

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Prima le minacce e poi i coltelli. Poteva finire in tragedia la lite tra tre cittadini egiziani avvenuta nella tarda serata di ieri in un appartamento che si trova sopra il teatro, in centro a Genova. Ma per fermare l’aggressore, un egiziano di 27 anni in libertà vigilata, irregolare sul territorio nazionale e con pregiudizi di polizia, non è stato sufficiente nemmeno il taser tanto che un agente, vista la grande aggressività dell’uomo, ha sparato e lo ha colpito a un fianco. Tutto è successo tra le mura dell’appartamento dove vivono due amici egiziani che hanno dato ospitalità al connazionale. Ieri sera, i motivi sono ancora al vaglio delle forze dell’ordine ma sembra si tratti di una questione di denaro, i tre hanno cominciato a litigare. A un certo punto il terzo egiziano è andato in cucina e si è armato: ha preso tre coltellacci, con la lama più lunga di 20 centimetri: uno infilato nella cintura, gli altri due nelle mani ed è tornato nel salotto dove si trovavano gli altri due.

“Vi ammazzo” pare abbia detto mentre i due cercavano in ogni modo di ripararsi. Il primo ha afferrato una sedia e l’altro una bacinella di plastica che è stata poi ritrovata con profondi tagli da coltello. Uno dei due è riuscito a prendere il cellulare e a chiamare il Nue 112. All’operatore l’egiziano ha detto che era minacciato da un suo connazionale, armato di coltello. La Centrale ha inviato sul posto una volante e quando i poliziotti hanno aperto la porta dell’appartamento si sono visti davanti un uomo con un coltello per mano completamente obnubilato dalla rabbia. Così sotto tiro oltre ai due connazionali l’uomo ha messo anche i poliziotti. Per cercare di contenerlo gli agenti hanno usato il taser ma l’arma a impulso elettrico, che dovrebbe essere in grado di paralizzare temporaneamente i muscoli della persona colpita, pare non abbia avuto alcun effetto sull’uomo che si è strappato gli elettrodi di dosso e si è catapultato verso gli agenti.

A quel punto, i poliziotti hanno estratto l’arma e uno dei due ha sparato un solo colpo. L’uomo è stato colpito a un fianco e si è accasciato a terra ma nonostante la ferita ha continuato a scalciare e a tirare pugni finché non è stato disarmato e immobilizzato. Subito è stata chiamata un’ambulanza, e l’uomo – in codice rosso – è stato trasferito all’ospedale dove è stato operato. Accusato di tentato omicidio aggravato dal possesso delle armi, è in prognosi riservata e piantonato. Gli accertamenti hanno consentito di venire a conoscenza che il ventisettenne aveva pendente una richiesta di rintraccio perché, per un fatto analogo avvenuto a Milano qualche mese fa, era sotto libertà vigilata disposta appunto dal tribunale lombardo.

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Cronache

Il Papa a Venezia: l’incontro con le detenute della Giudecca e il bagno di folla in piazza San Marco

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Francesco in motoscafo con i canti che arrivano dai moli e l’alzaremi dei gondolieri. Venezia oggi ha abbracciato il Papa per la sua visita breve, circa 5 ore, ma densa. Dalle detenute della Giudecca per le quali chiede “dignità” agli artisti della Biennale, dai giovani riuniti per lui alla Salute, fino al bagno di folla in piazza San Marco dove oltre 10mila persone hanno partecipato alla messa. Venezia è abituata ai Pontefici: in tanti l’hanno visitata e diversi sono stati i Papi che hanno governato la diocesi lagunare (che per tradizione si chiama Patriarcato), prima di arrivare al soglio di Pietro, come Giovanni XXIII e Giovanni Paolo I. Ma la visita di Francesco, attesa da anni, è accolta con un grande entusiasmo.

E lui ricambia l’affetto parlando delle bellezze di questa città unica al mondo, “splendida ma fragile”, bisognosa di cure, perché “senza la cura e la salvaguardia di questo scenario naturale potrebbe perfino cessare di esistere”, è l’accorata considerazione del Papa. “Se oggi guardiamo a questa città di Venezia, ammiriamo la sua incantevole bellezza, ma siamo anche preoccupati per le tante problematiche che la minacciano: i cambiamenti climatici, che hanno un impatto sulle acque della Laguna e sul territorio; la fragilità delle costruzioni, dei beni culturali, ma anche quella delle persone; la difficoltà di creare un ambiente che sia a misura d’uomo attraverso un’adeguata gestione del turismo; e inoltre tutto ciò che queste realtà rischiano di generare in termini di relazioni sociali sfilacciate, di individualismo e solitudine”, ha detto il Papa nell’omelia della messa a Piazza San Marco.

E allora “Venezia, che da sempre è luogo di incontro e di scambio culturale, è chiamata ad essere segno di bellezza accessibile a tutti, a partire dagli ultimi, segno di fraternità e di cura per la nostra casa comune. Venezia che fa fratelli”. Il Papa ha cominciato al mattino presto con la visita alla Giudecca. Qui c’è il padiglione della Santa Sede della Biennale. Ma qui soprattutto ci sono donne che non trattengono le lacrime. E Francesco, alla presenza del ministro della Giustizia Carlo Nordio, elenca le criticità del vivere in carcere: “E’ una realtà dura, e problemi come il sovraffollamento, la carenza di strutture e di risorse, gli episodi di violenza, vi generano tanta sofferenza”. L’appello alle istituzioni è dunque a “non togliere la dignità a nessuno”.

“Oggi tutti usciremo più ricchi da questo cortile. Forse quello che uscirà più ricco sarò io”, ha detto alle detenute. Poi l’incontro con gli artisti nel quale ha evocato l’immagine biblica della ‘città rifugio’ che “disobbedisce al regime di violenza e discriminazione”. L’arte può “liberare il mondo da antinomie insensate e ormai svuotate, ma che cercano di prendere il sopravvento nel razzismo, nella xenofobia, nella disuguaglianza, nello squilibrio ecologico e dell’aporofobia, questo terribile neologismo che significa ‘fobia dei poveri'”.

Poi ancora l’omaggio alle donne artiste, tra le quali cita Frida Khalo. Infine i ragazzi, che alla Salute lo accolgono tra cori e canti. Li mette in guardia dai social e lancia un invito: “Alzati e vai”. “Avete pensato che cosa è un giovane tutta la vita seduto su un divano?”, “ci sono divani che ci prendono e non ci lasciano alzare”. Lo sguardo dunque a Dio che ama e non ci considera “un profilo digitale”. Il cellulare? Può anche essere “utile per comunicare ma state attenti quando il cellulare impedisce di incontrare le persone”. “Un abbraccio, un bacio, una stretta di mano, le persone” è quello che alla fine davvero conta. Infine l’invito ad essere “rivoluzionari” e andare “controcorrente”, facendo le cose con gratuità e non rincorrendo sempre l’utile come insegna il mondo. “Remate con costanza per andare lontani”. Proprio come si fa a Venezia.

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Cronache

Travolto e ucciso da un’auto pirata

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Sono in corso le indagini dei carabinieri per risalire al conducente dell’auto pirata che questa notte ha travolto e ucciso un uomo di 57 anni a Carpaneto, in provincia di Piacenza. L’uomo, come spiega il quotidiano online Il Piacenza, è stato trovato riverso a terra in fin di vita poco prima di mezzanotte da un passante, a pochi metri dalla sua abitazione. Trasportato di urgenza all’ospedale di Piacenza è morto nel corso della notte a causa dei traumi. Stanno indagando i carabinieri che sono intervenuti.

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