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Schiaffo a Erdogan, l’opposizione trionfa ancora Istanbul con Ekrem Imamoglu

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“Oggi ha vinto la democrazia, ha vinto Istanbul”. Quando Ekrem Imamoglu (nella foto in evidenza) sale sul podio per rivendicare la vittoria, al suo comitato elettorale scoppia la festa. Stavolta non potranno esserci ricorsi a cancellarne l’elezione, come era avvenuto con il colpo di spugna sul voto del 31 marzo. Alla fine ce l’ha fatta: con il 54% delle preferenze, e’ lui il nuovo sindaco di Istanbul, capace di strappare a Erdogan il cuore economico, culturale e simbolico della Turchia. E di infliggergli la peggiore sconfitta da quando e’ al potere. Ha trionfato la’ dove l’ascesa del Sultano era cominciata 25 anni fa, proprio come sindaco. Una batosta ancor piu’ dura perche’ arriva per la seconda volta, dopo che a molti, anche dentro l’Akp del presidente, la cancellazione delle amministrative era apparsa una mossa avventata, se non disperata. E la sua Istanbul, da stasera un po’ meno sua, lo ha punito. Imamoglu ha vinto con un vantaggio di dieci punti sull’ex premier Binali Yildirim, che stavolta ha subito ammesso la sconfitta. Non ci saranno riconteggi ne’ ricorsi. I quasi 800 mila voti di vantaggio certificano un successo che non si puo’ piu’ discutere, dopo il testa a testa della scorsa tornata. Fugati i timori sulla mobilitazione degli elettori.

 

La sconfitta di Erdogan. Il leader turco ha chiamato il nuovo sindaco di Istanbul per augurargli buon lavoro

 

Nonostante la stagione delle vacanze estive ormai iniziata, l’affluenza si e’ confermata alta, sfiorando l’85%. In tanti sono tornati dalle spiagge per votare. A nulla e’ valso neppure il tentativo di Erdogan di blandire i curdi, rispolverando il leader del Pkk in carcere Abdullah Ocalan e facendogli mandare a poche ore dal voto un appello a essere “neutrali” e seguire la “terza via”. La manovra e’ fallita anche perche’ vi si e’ opposto Selahattin Demirtas, leader carismatico del filo-curdo Hdp, in carcere da quasi tre anni. E che Imamoglu ha chiesto di liberare. “Oggi abbiamo chiuso una vecchia pagina e ne abbiamo aperto una nuova. Lavorero’ senza escludere nessuno”, ha promesso Imamoglu. “L’ora della democrazia si era purtroppo interrotta il 31 marzo, ma adesso e’ ripartita”, ha aggiunto, ringraziando anche gli elettori che non l’hanno votato. L’ennesima conferma di un approccio che punta a superare le vecchie fratture. Dalle urne esce un quadro inedito per la politica turca, in grado di cambiarne gli equilibri nel lungo termine. Perche’ la conferma del successo a Istanbul, dove vive un quinto dei turchi e si produce un terzo della ricchezza nazionale, arriva dopo che l’opposizione aveva gia’ conquistato la capitale Ankara e tutta la fascia mediterranea, oltre alle tradizionali roccaforti nell’Egeo. I centri economici del Paese sono ora in mano all’opposizione, e per l’Akp si preannuncia l’inizio di una nuova stagione in cui la gestione del potere sara’ certo meno agevole. Erdogan, intuendo forse il clima sfavorevole, in questa campagna bis e’ stato quasi del tutto assente, e potrebbe ora cercare di sminuire la portata nazionale del voto. Intanto Imamoglu e’ a lui che si e’ rivolto nel suo primo discorso dopo la vittoria: “Signor presidente, sono pronto a lavorare in armonia con lei per servire Istanbul”.

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‘Da banche Occidente in Russia 800 mln euro in tasse a Cremlino’

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Le maggiori banche occidentali che sono rimaste in Russia hanno pagato lo scorso anno più di 800 milioni di euro in tasse al Cremlino, una cifra quattro volte superiore ai livelli pre-guerra. Lo riporta il Financial Times sottolineando che le imposte pagate, pari allo 0,4% delle entrate russe non legate all’energia per il 2024, sono un esempio di come le aziende straniere che restano nel Paese aiutano il Cremlino a mantenere la stabilità finanziaria nonostante le sanzioni. Secondo quanto riportato dal quotidiano, “le maggiori sette banche europee per asset in Russia – Raiffeisen Bank International, Unicredit, Ing, Commerzbank, Deutsche Bank, OTP e Intesa Sanpaolo – hanno riportato profitti totali per oltre tre miliardi di euro nel 2023. Questi profitti sono stati tre volte maggiori rispetto al 2021 e in parte generati dai fondi che le banche non possono ritirare dal Paese”.

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Sindaco Istanbul Ekrem Imamoglu contro Erdogan: Hamas è un gruppo terroristico

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Il sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu, il principale rivale del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, definisce Hamas “un gruppo terroristico” e afferma che la Turchia è stata “profondamente rattristata” dal massacro del 7 ottobre. Intervistato dalla Cnn, il primo cittadino della metropoli turca spiega che “qualsiasi struttura organizzata che compie atti terroristici e uccide persone in massa è da noi considerata un’organizzazione terroristica”, aggiungendo però che crimini simili stanno colpendo i palestinesi e invita Israele a porre fine alla sua guerra contro Hamas.

Il governo turco di Erdogan sostiene apertamente Hamas, ha duramente criticato l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza e ha chiesto un cessate il fuoco immediato. Il leader turco ha paragonato le tattiche del primo ministro Benyamin Netanyahu a quelle di Adolf Hitler e ha definito Israele uno “stato terrorista” a causa della sua offensiva contro Hamas a Gaza.

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Usa: sondaggio “Cnn”, Trump in vantaggio su Biden di 6 punti a livello nazionale

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A poco meno di sei mesi dalle elezioni negli Stati Uniti, l’ex presidente Donald Trump gode del sostegno del 49 per cento degli elettori, in vantaggio di sei punti percentuali sul suo successore Joe Biden, fermo al 43 per cento. Lo indica l’ultimo sondaggio pubblicato dall’emittente “Cnn” ed effettuato dall’istituto Ssrs. Rispetto alla precedente rilevazione condotta lo scorso gennaio, il candidato repubblicano e’ rimasto stabile, mentre l’attuale presidente ha perso il due per cento del proprio consenso. Soprattutto, e’ in miglioramento l’idea che gli elettori hanno degli anni della presidenza Trump. Ora il 55 per cento degli statunitensi considera “un successo” la sua amministrazione, contro il 44 per cento che la definisce “un fallimento”.

Nel gennaio del 2021, pochi giorni dopo l’insediamento di Biden, era il 55 per cento a considerare un fallimento la presidenza di Trump. Al contrario, il 61 per cento ritiene che la presidenza Biden sia stata un fallimento, mentre il 39 per cento la definisce “un successo”. Il sondaggio mostra anche come i repubblicani siano piu’ convinti dell’idea che la presidenza Trump sia stata un successo (92 per cento) rispetto a quanto gli elettori democratici abbiano la stessa opinione della presidenza Biden (solo il 73 per cento). Tra gli indipendenti, l’amministrazione Trump e’ guardata con favore dal 51 per cento, contro il 37 per cento che ha opinione positiva dell’attuale presidenza. Poi vi e’ un 14 per cento che considera un fallimento entrambe le esperienze, e un 8 per cento che invece ritiene un successo sia la presidenza di Donald Trump che quella di Joe Biden.

Il sondaggio rileva anche come il 60 per cento degli elettori disapprovi l’operato dell’attuale presidente e come il tasso di approvazione, attualmente al 40 per cento, sia al di sotto del 50 per cento anche su materie quali le politiche sanitarie (45 per cento) e la gestione del debito studentesco (44 per cento). A pesare sull’opinione che i cittadini Usa hanno di Biden e’ soprattutto la gestione della crisi a Gaza (il 71 per cento disapprova), in particolare nel caso degli under 35 (tra questi e’ l’81 per cento a esprimere valutazione negativa). Non molto meglio il giudizio degli elettori sull’operato della Casa Bianca in economia (solo il 34 per cento approva), tema che il 65 per cento degli intervistati considera “estremamente importante” per il voto di novembre.

Tra questi ultimi, il 62 per cento ha intenzione di votare Trump, il 30 per cento Biden. In generale, il 70 per cento degli elettori si lamenta delle attuali condizioni economiche del Paese, e il 53 per cento si dice insoddisfatto della propria situazione finanziaria. Tale insoddisfazione sale soprattutto tra gli elettori a basso reddito, tra le persone di colore e tra i piu’ giovani. L’impressione per entrambi i candidati resta per lo piu’ negativa (il 58 per cento ha opinione negativa di Biden, il 55 per cento di Trump) e il 53 per cento e’ insoddisfatto delle opzioni a disposizione sulla scheda elettorale il prossimo novembre.

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