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Etiopia, golpe fallito: ucciso il capo delle Forze Armate. Nel mirino le riforme del premier Abiy Ahmed

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Un’atmosfera politica giudicata tossica dagli osservatori, crescenti tensioni etniche e una chiara opposizione di parte dei militari al potere del premier Abiy Ahmed, eletto ad aprile dell’anno scorso e gia’ sfuggito a un tentativo di attentato con una granata: e’ in questo contesto che il governo dell’Etiopia ha annunciato di avere sventato un colpo di Stato nel nord del Paese. Il capo di Stato maggiore dell’esercito, Seare Mekonnen, un secondo generale che si trovava con lui, il governatore della regione di Amhara, Ambachew Mekonnen, e un suo assistente sono le vittime rimaste uccise nel tentato golpe. I due militari sarebbero morti – per mano di una guardia del corpo – perchè stavano tentando di disinnescare l’azione eversiva, secondo quanto riferito dallo stesso primo ministro. In precedenza una squadra di killer aveva fatto irruzione in una riunione nella capitale regionale Bahir Dar, uccidendo il presidente dello Stato di Amhara e il suo principale consigliere. Molti dei responsabili coinvolti nel tentativo di colpo di Stato, tra cui diversi ufficiali dell’esercito, sono stati arrestati e sono in corso operazioni per catturare gli altri, ha annunciato l’ufficio stampa del premier. La mente dell’attacco sarebbe un altro militare, il generale di brigata Asaminew Tsige, responsabile della sicurezza regionale di Amhara.

Non e’ chiaro se sia tra le persone gia’ arrestate. In un discorso televisivo, il premier ha esortato gli etiopi a unirsi per resistere alle forze “malvagie” che vorrebbero dividere il Paese. Fin dalla sua ascesa al potere, Ahmed e’ stato molto elogiato per le sue riforme radicali tese a mettere fine alla repressione politica. Leader piu’ giovane del continente, con i suoi 42 anni, ha chiuso un conflitto ventennale con la vicina Eritrea, ha liberato migliaia di prigionieri politici, ha tolto i lacci ai media e ha varato un governo con meta’ dei posti di ministro occupati da donne. Uno stile che evidentemente a qualcuno non piace. Sia il capo di Stato maggiore sia il governatore che hanno perso la vita erano stati nominati da lui. Ma la regione di Amhara si trova anche ad affrontare problemi di sicurezza di diverso genere, con alcuni gruppi che chiedono una maggiore autonomia dal governo centrale e episodi di violenza tra i gruppi etnici Amhara e Gumuz, che appena lo scorso mese hanno provocato la morte di decine di persone. Un mix di fattori che rende la situazione del Paese quanto mai tesa. “La mia piena solidarieta’ e il supporto ad Abiy Ahmed. L’Italia e’ al fianco di un’Etiopiastabile, pienamente impegnata nei suoi processi di riforme politiche ed economiche che continuiamo a incoraggiare”, e’ stato il messaggio del premier Giuseppe Conte diffuso su Twitter.

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Musk rifiuta di eliminare da X video dell’attacco a Sidney

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Elon Musk ha reagito all’ordine di un tribunale australiano di eliminare da X i video dell’attacco nella chiesa di Sidney dopo che il commissario per la eSafety dell’Australia ha chiesto un’ingiunzione. Il miliardario patron di Tesla ha risposto con un post sulla sua piattaforma accusando il premier Anthony Albanese di “censura”. “La nostra preoccupazione è che se qualsiasi Paese è autorizzato a censurare i contenuti di tutti i paesi, allora cosa impedirà a qualsiasi paese di controllare Internet?”

Musk ha detto che X farà appello contro l’ingiunzione australiana. “Abbiamo già censurato il contenuto in questione per l’Australia, in attesa di ricorso legale, ed è archiviato solo su server negli Stati Uniti”, ha aggiunto. Il primo ministro australiano Anthony Albanese ha affermato che Musk è cieco di fronte all’angoscia causata dai video. “Faremo ciò che è necessario per affrontare questo miliardario arrogante che pensa di essere al di sopra della legge, ma anche al di sopra della comune decenza”, ha detto Albanese all’emittente pubblica Abc. “L’idea che qualcuno vada in tribunale per il diritto di pubblicare contenuti violenti su una piattaforma mostra quanto il signor Musk sia fuori dal mondo”, ha aggiunto.

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L’ambientalista indigeno Victorio Dariquebe assassinato nell’Amazzonia peruviana

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Un ambientalista indigeno, Victorio Dariquebe, è stato assassinato in una comunità amazzonica del Perù sudorientale dove lavorava come guardia forestale: lo riferiscono le autorità locali. L’uomo, dell’etnia Harakbut-Wachiperi, è stato aggredito nei pressi della riserva naturale di Amarakaeri, nella provincia di Manú.

“Riaffermiamo il nostro impegno affinché questo crimine non rimanga impunito e i responsabili siano individuati e ricevano tutto il peso della legge”, ha affermato il governo peruviano in una dichiarazione firmata da diversi ministeri. L’ambientalista “ha fatto un ottimo lavoro nella conservazione della riserva di Amarakaeri”, ha sottolineato l’Associazione interetnica della giungla peruviana (Aidesep) in un comunicato sui social, secondo cui Dariquebe “aveva ricevuto minacce”.

I popoli originari del Perù combattono l’estrazione illegale e si oppongono a una recente legge approvata dal Congresso che, a loro avviso, incoraggia la deforestazione. Secondo l’ong Global Witness, dal 2012 nel Paese sono stati uccisi almeno 54 difensori delle terre e dell’ambiente, di cui più della metà appartenevano a popolazioni indigene.

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Ucraina, Copenaghen: daremo a Kiev tutti gli F-16 concordati

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La Danimarca invierà all’Ucraina tutti gli aerei da caccia F-16 concordati in precedenza dai leader dei due paesi, ha detto l’ambasciatore danese Ole Egberg Mikkelsen. Parlando con l’emittente ucraina Liga, Mikkelsen ha detto che i jet saranno sicuramente consegnati a Kiev e che si tratta dell’intera flotta di F-16 della Danimarca, che ora è in fase di dismissione. Mikkelsen non ha tuttavia specificato il numero esatto di caccia che saranno inviati all’Ucraina. L’ambasciatore ha spiegato che la Danimarca sta dismettendo la sua flotta perché Copenaghen riceverà presto una nuova generazione di aerei, gli F-35.

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