Collegati con noi

Ambiente

Il Papa, allarme clima impazzito, fermare delirio onnipotenza

Pubblicato

del

“È acclarato che i cambiamenti climatici in atto derivano dal surriscaldamento del pianeta, causato principalmente dall’aumento dei gas serra nell’atmosfera, provocato a sua volta dall’attività umana, che negli ultimi decenni è diventata insostenibile per l’ecosistema”. Lo afferma papa Francesco nel suo discorso alla Cop28 sui cambiamenti climatici, letto alla Expo City di Dubai dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin. “L’ambizione di produrre e possedere si è trasformata in ossessione ed è sfociata in un’avidità senza limiti, che ha fatto dell’ambiente l’oggetto di uno sfruttamento sfrenato – aggiunge -. Il clima impazzito suona come un avvertimento a fermare tale delirio di onnipotenza. Torniamo a riconoscere con umiltà e coraggio il nostro limite quale unica via per vivere in pienezza”.

“Che cosa ostacola questo percorso? – chiede il Pontefice – Le divisioni che ci sono tra noi. Ma un mondo tutto connesso, come quello odierno, non può essere scollegato in chi lo governa, con i negoziati internazionali che ‘non possono avanzare in maniera significativa a causa delle posizioni dei Paesi che privilegiano i propri interessi nazionali rispetto al bene comune globale’ (Lett. enc. Laudato sì’, 169)”. Secondo il Papa, “assistiamo a posizioni rigide se non inflessibili, che tendono a tutelare i ricavi propri e delle proprie aziende, talvolta giustificandosi in base a quanto fatto da altri in passato, con periodici rimpalli di responsabilità. Ma il compito a cui siamo chiamati oggi non è nei confronti di ieri, ma nei riguardi di domani; di un domani che, volenti o nolenti, o sarà di tutti o non sarà”.

“Colpiscono, in particolare, i tentativi di scaricare le responsabilità sui tanti poveri e sul numero delle nascite. Sono tabù da sfatare con fermezza”. Così il Papa nel suo discorso alla Cop28 sui cambiamenti climatici, letto alla Expo City di Dubai dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin. “Non è colpa dei poveri – spiega -, perché la quasi metà del mondo, più indigente, è responsabile di appena il 10% delle emissioni inquinanti, mentre il divario tra i pochi agiati e i molti disagiati non è mai stato così abissale. Questi sono in realtà le vittime di quanto accade: pensiamo alle popolazioni indigene, alla deforestazione, al dramma della fame, dell’insicurezza idrica e alimentare, ai flussi migratori indotti”.

“E le nascite non sono un problema, ma una risorsa – aggiunge -: non sono contro la vita, ma per la vita, mentre certi modelli ideologici e utilitaristi che vengono imposti con guanti di velluto a famiglie e popolazioni rappresentano vere e proprie colonizzazioni. Non venga penalizzato lo sviluppo di tanti Paesi, già gravati di onerosi debiti economici; si consideri piuttosto l’incidenza di poche nazioni, responsabili di un preoccupante debito ecologico nei confronti di tante altre”. Secondo Francesco, “sarebbe giusto individuare modalità adeguate per rimettere i debiti finanziari che pesano su diversi popoli anche alla luce del debito ecologico nei loro riguardi”.

“Quante energie sta disperdendo l’umanità nelle tante guerre in corso, come in Israele e in Palestina, in Ucraina e in molte regioni del mondo: conflitti che non risolveranno i problemi, ma li aumenteranno! Quante risorse sprecate negli armamenti, che distruggono vite e rovinano la casa comune!”. Così il Papa nel suo discorso alla Cop28 di Dubai, letto stamane dal cardinale Pietro Parolin. “Rilancio una proposta: ‘con il denaro che si impiega nelle armi e in altre spese militari costituiamo un Fondo mondiale per eliminare finalmente la fame’ (Lett. enc. Fratelli tutti, 262) e realizzare attività che promuovano lo sviluppo sostenibile dei Paesi più poveri, contrastando il cambiamento climatico”.

“È compito di questa generazione prestare orecchio ai popoli, ai giovani e ai bambini per porre le fondamenta di un nuovo multilateralismo. Perché non iniziare proprio dalla casa comune?”. Lo afferma papa Francesco nel suo discorso alla Cop28 sui cambiamenti climatici, letto alla Expo City di Dubai dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin. “I cambiamenti climatici segnalano la necessità di un cambiamento politico – prosegue -. Usciamo dalle strettoie dei particolarismi e dei nazionalismi, sono schemi del passato. Abbracciamo una visione alternativa, comune: essa permetterà una conversione ecologica, perché ‘non ci sono cambiamenti duraturi senza cambiamenti culturali’ (Laudate Deum, 70)”.

Il Pontefice assicura in questo “l’impegno e il sostegno della Chiesa cattolica, attiva in particolare nell’educazione e nel sensibilizzare alla partecipazione comune, così come nella promozione degli stili di vita, perché la responsabilità è di tutti e quella di ciascuno è fondamentale”. Secondo Francesco, la “via d’uscita” alla crisi climatica è “quella che state percorrendo in questi giorni: la via dell’insieme, il multilateralismo”. Ed “è preoccupante in tal senso che il riscaldamento del pianeta si accompagni a un generale raffreddamento del multilateralismo, a una crescente sfiducia nella Comunità internazionale”. “È essenziale ricostruire la fiducia, fondamento del multilateralismo”, aggiunge: “Ciò vale per la cura del creato così come per la pace: sono le tematiche più urgenti e sono collegate”.

“E’ essenziale un cambio di passo che non sia una parziale modifica della rotta, ma un modo nuovo di procedere insieme”. Così il Papa nel suo discorso alla Cop28 di Dubai, letto dal cardinale Pietro Parolin. “Se nella strada della lotta al cambiamento climatico, che si è aperta a Rio de Janeiro nel 1992, l’Accordo di Parigi ha segnato ‘un nuovo inizio’ – ricorda -, bisogna ora rilanciare il cammino. Occorre dare un segno di speranza concreto”. “Questa Cop sia un punto di svolta – è l’appello del Pontefice -: manifesti una volontà politica chiara e tangibile, che porti a una decisa accelerazione della transizione ecologica, attraverso forme che abbiano tre caratteristiche: siano ‘efficienti, vincolanti e facilmente monitorabili’).

E trovino realizzazione in quattro campi: l’efficienza energetica; le fonti rinnovabili; l’eliminazione dei combustibili fossili; l’educazione a stili di vita meno dipendenti da questi ultimi”. “Per favore: andiamo avanti, non torniamo indietro”, invoca Francesco: “Qui si tratta di non rimandare più, di attuare, non solo di auspicare, il bene dei vostri figli, dei vostri cittadini, dei vostri Paesi, del nostro mondo (…) La storia ve ne sarà riconoscente”. “Il 2024 segni la svolta – conclude: “lasciamo alle spalle le divisioni e uniamo le forze! E, con l’aiuto di Dio, usciamo dalla notte delle guerre e delle devastazioni ambientali per trasformare l’avvenire comune in un’alba di luce”.

Advertisement

Ambiente

Vesuvio, le prime mappe dei pericoli dalle colate di fango

Pubblicato

del

Pronta la prima mappa completa dei pericoli delle colate di fangodel Vesuvio: a rischio ne sarebbe gran parte della Piana Campana. A indicarlo sono le analisi dei dati relativi a eruzioni precedenti, avvenute nel 472 e nel 1631 d.C, analizzate in 3 studi pubblicati sulla rivista Solid Earth dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, dalle Università di Pisa, Torino e Bari edall’Università britannica Heriot-Watt.

Le colate di fango, o lahar, sonouno dei fenomeni più pericolosi tra quelli che accompagnano o seguono le eruzioni vulcaniche: si tratta di grandi flussi di fango generato dai materiali espulsi dal vulcano insieme a masse di acqua che possono incanalarsi lungo le valli ai piedi dai vulcani con effetti drammatici. I nuovi studi hanno ora valutato quantitativamente i pericoli nell’area del Vesuvio della possibile rimobilitazione dei depositi di caduta e dei flussi piroclastici durante, o nei mesi immediatamente successivi, a eruzioni del Vesuvio simili a quelle avvenute nel 472 e nel 1631 d.C..

Secondo gli autori delle ricerche la Piana Campana, ovvero l’area pianeggiante che si estende dal Tirreno all’Appennino Campano, dal Garigliano alla Penisola Sorrentina, e che comprende anche i Campi Flegrei e il Vesuvio, risulta essere particolarmente soggetta agli effetti delle colate di lava perchèle pendici dei vulcani Vesuvio (propriamente, Somma-Vesuvio) e Campi Flegrei, insieme alle valli e ai rilievi appenninici, sono ricoperte da depositi piroclastici delle eruzioni esplosive di questi vulcani, facilmente rimobilizzabili dopo piogge intense e/o prolungate. La scoperta si deve alle analisi di campioni prelevati in circa 500 punti della Piana, agli scavi archeologici e agli scavi per analisi vulcanologiche. Uno dei tre studi ha inoltre messo a punto una serie di mappe di pericolosità probabilistica, con le relative incertezze legate anche alle differenti possibili condizioni ambientali come il vento, dei pericoli di colate laviche nell’intera area.

Continua a leggere

Ambiente

Risorse 2024 esaurite, è l’overshoot day dell’Italia: stiamo già consumando le risorse del 2025

Pubblicato

del

“ESAURITO”: il lampeggiante che segnala il consumo delle risorse naturali prodotte dall’Italia in un anno ha superato oggi, 19 maggio, la soglia di allarme. E’ questa la data – l’overshoot day – nella quale, secondo i calcoli stilati dalla Global Footprint Network, gli abitanti del nostro Paese hanno esaurito le risorse naturali prodotte in un anno, cominciando a consumare quelle dell’anno successivo. L’indice per il Belpaese è appesantito dai parametri legati ai trasporti e al cibo. Se tutta l’umanità consumasse come gli italiani l’allarme rosso sarebbe scattato e il mondo avrebbe esaurito tutte le risorse naturali dell’anno e iniziato a ‘intaccare’ quelle del 2025.

“Siamo in deficit ecologico – è l’allarme lanciato dal Wwf – in altre parole spendiamo più delle risorse che abbiamo e immettiamo in atmosfera più CO2 della capacità che hanno gli ecosistemi di assorbirla. Oggi per soddisfare i consumi annui degli italiani sarebbero necessarie più di 4 Italie”. Per misurare l’impronta ecologica del Paese si valuta il consumo di carne, pesce e derivati animali; se il cibo che mangiamo è fresco, di stagione e locale; quanti alimenti buttiamo a settimana (in Italia quasi 30 kg a testa l’anno); se stiamo attenti ai consumi energetici; se usiamo fonti rinnovabili; quanto percorriamo per andare a lavoro: se usiamo l’auto da soli o con altri; quanti voli facciamo ogni anno. Tutti parametri che, basta poco per capirlo, dipendono dai comportamenti di ogni cittadino e quindi dipendono anche dalle scelte quotidiani che ciascuno fa. La data dell’Overshoot day varia a seconda del Paese, e anche di anno in anno, poiché i comportamenti e le politiche di sfruttamento delle risorse naturali non sono uguali per tutti. In Italia non siamo ai livelli di Qatar e Lussemburgo – che già a febbraio facevano toccare il fondo alle risorse del Pianeta – né di Emirati arabi, Stati Uniti e Canada (seguiti anche da paesi europei come Danimarca e Belgio) che hanno esaurito le risorse già a marzo. Siamo comunque molto alti nella classifica dei Paesi che consumano più rapidamente le proprie risorse”.

Con 4 ettari globali (gha) pro capite, l’impronta ecologica di ciascuno dei 60 milioni di abitanti dell’Italia è notevolmente superiore alla biocapacità che ha disponibile (pari a 1 gha). L’Italia ha in generale una impronta più bassa della media europea (4,5 gha procapite) e leggermente inferiore a quella di Francia e Germania (rispettivamente 4,3 e 4,5 gha pro capite) ma superiore all’impronta della Spagna (3,9 gha pro capite). A pesare sono principalmente i trasporti e il consumo alimentare. “Concentrarsi su questi due ambiti legati alle attività quotidiane – afferma il Wwf – offrirebbe quindi le maggiori possibilità di invertire la tendenza e ridurre l’impronta degli italiani”. Rimodellare le nostre abitudini quotidiane serve proprio per salvare il benessere che abbiamo conquistato. “Investire in energie rinnovabili, adottare pratiche di produzione e consumo responsabili e promuovere la conservazione ambientale – afferma la responsabile Sostenibilità del Wwf Italia Eva Alessi – sono alcune delle vie che possiamo intraprendere per ridurre la nostra impronta ecologica e garantire un futuro sostenibile alla nostra e alle future generazioni. Agire troppo lentamente e lasciare che il cambiamento climatico prenda il sopravvento, distruggerà buona parte delle capacità rigenerative del Pianeta. Serve agire rapidamente, invece, lasciando così all’umanità più opzioni, più biocapacità e una porzione maggiore di risorse naturali, prima che il Pianeta ci chieda il conto in maniera estrema”.

Continua a leggere

Ambiente

Bandiere blu, in Italia salgono a 236, i lidi top a 485

Pubblicato

del

Salgono a 236 le località costiere che potranno fregiarsi del riconoscimento Bandiera Blu 2024, dieci in più dell’anno scorso. Vessillo sempre più ambito dai Comuni anche per attrarre turisti e che quest’anno, per la 38/a edizione, sventolerà su 485 spiagge che hanno mostrato di avere mare eccellente per 4 anni consecutivi (sono 27 in più rispetto al 2023). Sui laghi le Bandiere Blu aumentano a 23 (+2) mentre sono 81 gli approdi premiati (erano 84 nel 2023). Sul podio svetta la Liguria che segna 2 nuovi ingressi ma perde due Bandiere, confermando quindi 34 località; la Puglia sale a 24 con 3 nuovi Comuni e un’uscita mentre seguono a pari merito con 20 Bandiere la Campania e la Calabria, con un riconoscimento in più ciascuna. In totale ci sono 14 nuovi ingressi, da nord a sud, mentre 4 Comuni non hanno visto riconfermata la Bandiera dalla Fee Italia, che fa capo alla ong internazionale Foundation for Environmental Education e che assegna il riconoscimento sulla base di 32 criteri, dalla limpidezza delle acque di balneazione, all’efficienza della depurazione e della gestione dei rifiuti, dalle aree pedonali alle piste ciclabili, all’arredo urbano, alle aree verdi, all’abbattimento delle barriere architettoniche.

Nell’elenco dei Comuni ‘virtuosi’ le Marche hanno 19 Bandiere, la Toscana 18, la Sardegna e l’Abruzzo 15, la Sicilia 14, il Trentino Alto Adige 12, il Lazio 10, l’Emilia Romagna e il Veneto 9, la Basilicata e il Piemonte 5, la Lombardia 3, il Friuli Venezia Giulia e il Molise 2. I 14 nuovi ingressi sono: Ortona (Abruzzo), Parghelia (Calabria), Cellole (Campania), Borgio Verezzi (Liguria), Recco (Liguria), Porto Sant’Elpidio (Marche), Lecce (Puglia), Manduria (Puglia), Patù (Puglia), Letojanni (Sicilia), Scicli (Sicilia), Taormina (Sicilia), Tenno (Trentino Alto Adige), Vallelaghi (Trentino Alto Adige). I comuni non riconfermati: Ameglia (Liguria), Taggia (Liguria), Margherita di Savoia (Puglia) e Marciana Marina (Toscana). Aumenta il numero delle bandiere, “ma a crescere è soprattutto la sensibilità e la consapevolezza dei cittadini, ai quali va il merito di questo riconoscimento – ha commentato il presidente della Fee Italia Claudio Mazza – Ogni Amministrazione Bandiera Blu sa bene che una gestione virtuosa del territorio passa necessariamente anche dalla formazione e dal coinvolgimento dei singoli, delle scuole, delle associazioni, di tutti gli operatori”.

Resta tuttavia un neo, ha rilevato Mazza, e sono gli impianti di depurazione non sempre adeguati. A parlare di Mediterraneo che “chiede aiuto perché ha un alto tasso di inquinamento” mentre le coste sono in futuro “a rischio erosione” è stato il ministro della Protezione civile e le Politiche del Mare, Nello Musumeci, che ha esortato i sindaci presenti alla cerimonia nella sede del Cnr di Roma a una svolta ricordando che la Protezione civile ha messo a disposizione delle Regioni 800 milioni del Pnrr a inizio del 2023 “per opere che vanno completate entro il 2026, e per cui molti Comuni potrebbero essere indicati come soggetti attuatori”.

“La nostra Italia è sempre più blu” ha affermato la ministra del Turismo Daniela Santanchè nel rilevare che “l’eccellenza del mare è un alleato in più nell’accrescere la competitività, la visibilità e la reputazione delle strutture e del brand Italia”. “Le nostre spiagge si confermano la destinazione preferita dei vacanzieri anche perché i 30mila imprenditori balneari ci mettono professionalità e tanta passione ma hanno bisogno di certezze per il futuro” ha dichiarato Antonio Capacchione, presidente del Sindacato italiano balneari aderente a Fipe Confcommercio. In particolare, “il Governo si impegni a promulgare una legge che tuteli e valorizzi l’operato” delle imprese “che, oggi, vivono in una situazione di incertezze”, dicono gli imprenditori balneari, insieme ad Assobalneari Italia aderenti a Federturismo Confindustria e La Base Balneare con Donnedamare.

 

Bandiere Blu, in Campania c’è la new entry Baia Domizia

C’è anche il Comune di Cellole con le spiagge di Baia Felice e Baia Domizia sud tre le new entry delle Bandiere Blu 2024 che sono state assegnate dalla Foundation for Environmental Education (Fee) ai Comuni rivieraschi e agli approdi turistici, annunciate questa mattina alla presenza dei sindaci, nel corso della cerimonia di premiazione svoltasi a Roma presso la sede del Cnr, per la trentottesima edizione.
In provincia di Napoli il riconoscimento va a Massa Lubrense – (Recommone/Marina del Cantone, Marina di Puolo, Baia delle Sirene); Sorrento (Riviera di Massa, San Francesco, Tonnarella, Puolo); Piano di Sorrento (Marina di Cassano); Vico Equense (Scoglio Tre Fratelli, Bikini, Scrajo Mare, Capo la Gala, Marina di Seiano Ovest Porto, Marina di Vico); Anacapri (Faro Punta Carena, Gradola -Grotta Azzurra).
Per il Salernitano Bandiera Blu 2024 a Positano (Spiaggia Fornillo, Spiaggia Arienzo, Spiaggia Grande, Spiaggia Laurito); Capaccio Paestum (Villaggio Merola/ Varolato/ La Laura, Casina d’Amato/ Ponte di Ferro/Licinella, Foce Acqua dei Ranci); Agropoli (Torre San Marco, Trentova, Spiaggia Libera Porto, Lungomare San Marco, Licina); Castellabate (Lago Tresino, Marina Piccola, Pozzillo-San Marco, Punta Inferno, Baia Ogliastro); Montecorice (San Nicola, Baia Arena, Spiaggia Agnone, Spiaggia Capitello); San Mauro Cilento – Mezzatorre; Pollica (Acciaroli, Pioppi); Casal Velino (Lungomare-Isola, Torre Dominella;.

Ascea (Piana di Velia, Torre del Telegrafo, Marina di Ascea) Pisciotta (Ficaiola/Torraca/Gabella, Pietracciaio/Fosso della Marina/ Marina Acquabianca); Centola – Palinuro (Porto/Dune e Saline, Marinella/Baia del Buon Dormire) Camerota (Cala finocchiara, San Domenico-Lentiscelle) Ispani – Capitello; Vibonati (Torre Villammare, Santa Maria Le Piane, Oliveto).
Gli approdi campani che hanno avuto il riconoscimento ‘bandiera blu’ sono Sudcantieri (Pozzuoli); Yachting Santa Margherita (Procida); porto turistico di Capri (Capri); Marina D’Arechi (Salerno); porto turistico di Agropoli (Agropoli); Marina di Acciaroli (Pollica); porto turistico di Palinuro (Centola) e San Domenico – Porto di Camerota (Marina di Camerota).

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto