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Violenza sessuale su due bambine, a Caivano arriva l’Antimafia

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La presidente della commissione parlamentare antimafia, Chiara Colosimo, nei prossimi giorni sarà nel Parco Verde di Caivano, sede della piazza di spaccio più grande d’Europa e luogo dell’orrore per gli abusi contro due bambine da parte di un branco di giovanissimi. La notizia della visita mentre il ministro dell’Interno risponde a chi accusa le istituzioni di aver lasciato proliferare il degrado: a Caivano “l’attività delle forze dell’ordine fa segnare quotidianamente successi e risultati molto importanti”, ricorda Matteo Piantedosi sottolineando che la vicenda degli stupri di gruppo, qui come a Palermo, non è solo questione di sicurezza ma anche tema culturale, “che coinvolge l’educazione dei ragazzi, la scuola”. Don Maurizio Patriciello, il parroco anticlan simbolo della voglia di riscatto del Parco Verde, condivide il giudizio di Piantedosi sull’impegno delle forze di polizia, ma ricorda che i problemi del quartiere vanno al di là della questione sicurezza.

“Lo Stato non è solo la divisa di validissimi investigatori che tanto stanno facendo e ai quali va il nostro ringraziamento. Lo Stato si manifesta anche in altri servizi, come la presenza di una linea di trasporto o di una farmacia”. Al Parco Verde manca tutto questo e molto altro, ricorda il parroco nella messa domenicale chiamando accanto a sé sull’altare un ragazzo che anni fa, in un incontro con il Capo dello Stato, raccontò di dover attraversare ogni mattina cinque piazze di spaccio per arrivare a scuola. Don Patriciello punta poi l’indice contro i troppi silenzi, il clima di omertà: “Di fronte a tutto ciò nessuno può lavarsi le mani, guardare altrove, dire ‘io non c’entro'”.

Ma ad ascoltare l’omelia sono in pochi, in una chiesa semivuota: colpa del caldo, ma anche del clima di tensione e di stanchezza dopo la notizia degli abusi sulle cuginette, che dimostra come nulla sia cambiato a nove anni dalla tragedia di Fortuna, la bimba vittima di violenze sessuali gettata dal balcone perché si ribellava al suo aguzzino. Di tutto ciò don Maurizio vorrebbe parlare con la premier Meloni, cui ha rivolto un invito nel Parco Verde. Il vescovo di Aversa, Angelo Spinillo, spera invece di avere qui Papa Francesco, durante una futura visita pastorale in Campania, e intanto accusa: “Penso al capannone dove si è consumato l’orrore sulle cuginette, un monumento all’abbandono. Lo Stato non può lasciare che le opportunità restino inutilizzate, sprecate. E’ una vergogna”.

Prosegue intanto nel massimo riserbo il lavoro dei carabinieri, della procura minorile di Napoli e dei pm di Napoli Nord sulle violenze di gruppo che si sarebbero ripetute per mesi sulle due cuginette di 10 e 12 anni. Una quindicina gli indagati, quasi tutti minorenni, alcuni dei quali non imputabili; una decina i telefonini sequestrati su cui si cercano tracce, in particolare i video delle violenze che sarebbero stati usati per ricattare e costringere al silenzio le due bambine. Del branco avrebbero fatto parte anche due figli dei boss delle piazze di spaccio.

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Allieva carabiniera suicida: Unarma, importante visita di Luzi a Scuola

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“Il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Teo Luzi si è recato in visita istituzionale nella Scuola Allievi Marescialli di Firenze. Questo importante gesto dimostra l’attenzione dell’Arma verso le recenti preoccupazioni sollevate dall’Associazione Sindacale Carabinieri Unarma in seguito al tragico suicidio della carabiniera Beatrice Belcuore e alle segnalazioni di disagio tra gli allievi. La visita del generale Luzi appare come una risposta diretta alla risonanza mediatica e alle interrogazioni parlamentari rivolte al ministro Crosetto, sui fatti delle ultime settimane ed evidenzia l’impegno dell’Arma nel promuovere un ambiente sano e sicuro per tutti i suoi membri”. Così in una nota Antonio Nicolosi, segretario generale di Unarma, sulla visita di Luzi alla Scuola marescialli di Firenze.

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Depardieu e Barillari, finisce a pugni tra l’attore e il paparazzo: ci sarà una coda in Tribunale

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E’ stato centrato al volto da due o tre pugni il fotoreporter Rino Barillari, aggredito al centro di Roma dall’attore francese Gerard Depardieu. Da una prima ricostruzione, l’attore 79enne aveva pranzato con alcune persone ai tavolini dell’Harry’s bar di via Veneto. Dopo aver pranzato, infastidito dalle foto che stava scattando Barillari lo avrebbe aggredito all’altezza di largo Fellini colpendolo con due o tre pugni al volto. Poi è salito su un’auto Ncc ed è andato via. Il fotoreporter è stato poi portato in ospedale in codice verde. I carabinieri, intervenuti sul posto, stanno raccogliendo le testimonianze. Verranno vagliate anche le immagini di videosorveglianza.

“Il cosiddetto re dei paparazzi Rino Barillari, noto anche per le sue foto e per i suoi metodi aggressivi, ha spinto violentemente la compagna di Gérard Depardieu oggi nel cuore di Roma, Magda Vavrusova”. Lo scrive in una nota Delphine Meillet, avvocata del foro di Parigi in qualita di legale rappresentante della giovane che era in compagnia dell’attore francese all’Harry’s Bar a via Veneto mentre Barillari scattava delle foto e, secondo quanto riportato ai carabinieri, veniva preso a pugni dall’attore francese.

“Il fotografo mi ha spinto toccandomi il busto e il petto con il braccio. In questo momento in cui presento la denuncia provo ancora dolore, è stato violentissimo”, ha dichiarato agli agenti della Questura di Roma ai quali ha sporto denuncia per violenza. Magda Vavrusova, secondo la legale, è al Policlinico Umberto I di Roma in questo momento. “Questo fotografo, che non è al suo primo litigio, – scrive ancora – vanta quasi 170 emergenze mediche per aver litigato con celebrità che si rifiutavano di farsi fotografare. Di fronte alla violenza della situazione, Gérard Depardieu, intervenuto tra i paparazzi e la sua compagna, è caduto ed è scivolato su di lui”.

Il famoso attore e la sua compagna sono saliti quindi in macchina, mentre il fotografo, nonostante tutto, denuncia ancora la Meillet, “persisteva nel tempestarli di foto”. Delphine Meillet per suffragare la sua tesi riporta anche una frase detta da Barillari in passato: “In un’intervista ha detto: ‘Quando rincorri qualcuno e gli scatti una foto, cosa fai con quella foto? Hai bisogno di una storia. La lite era il momento della provocazione: se la persona rifiutava, le foto migliori le ottenevi quando la facevi arrabbiare’. Sarà perseguito per aver fabbricato la propria storia” conclude.

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Terremoto a Pozzuoli, case sgomberate e decine di famiglie evacuate

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Questa volta è stato diverso. Questa volta la forte scossa e l’intenso sciame sismico che l’ha accompagnata hanno sì provocato l’evacuazione di una ventina di stabile e lo sgombero di oltre 40 famiglie, ma soprattutto diffuso paure e generato incertezze profonde in migliaia di abitanti dei Campi Flegrei sul futuro, nonostante le rassicurazioni della comunità scientifica che monitora costantemente l’evolversi della situazione che interessa complessivamente 500 mila persone. Ci si era quasi, si può dire, abituati a quei sobbalzi a scadenza variabile legati all’annoso fenomeno del bradisismo.

Ma lo zenit del terrore alle 20,10 di ieri con la scossa di magnitudo 4.4 (la più forte degli ultimi 40 anni) avvertita in diversi comuni della provincia di Napoli e alcuni quartieri della città e lo sciame, iniziato poco prima delle 20, e che ha concentrato in poche ore oltre 150 scosse, hanno segnato una sorta di ‘rottura’ rispetto all’equilibrio del passato, alla convivenza forzata con il sommovimento della terra.

Aprendo la strada a incubi e foschi scenari. Domani la premier Giorgia Meloni presiederà un vertice a Palazzo Chigi con i ministri interessati. Secondo quanto spiega il responsabile della Protezione Civile, Nello Musumeci, ci saranno “eventuali ulteriori interventi da parte del governo, dopo quelli già promossi e in corso di attuazione con il decreto legge dell’ottobre scorso. Sono in costante contatto con il presidente del Consiglio che segue sin da ieri sera la situazione”. In tanti nella notte hanno preferito dormire in strada temendo qualche replica particolarmente forte mentre la mente dei più anziani è andata al terribile sisma che nel novembre ’80 colpì Campania e Basilicata.

In piena notte le strade sono riempite di auto mentre a terra c’erano i calcinacci caduti da alcuni palazzi. Qualcuno è sceso di casa portandosi appresso la valigia, qualcun altro con in braccia il cagnolino. Lo sciame continua e non si escludono scosse anche più forti ma questo non deve indurre ad allarmismi, dicono gli esperti. Trentanove le famiglie che sono state sgomberate a Pozzuoli, 18 gli stabili evacuati con un centinaio di persone coinvolte, in particolare nella zona limitrofa alla Solfatara e all’Anfiteatro Flavio ma si tratta di numeri che potrebbero essere destinati a salire.

Completamente evacuato per accertamenti sulla staticità, con un’operazione peraltro condotta in tempi particolarmenti veloce, il carcere femminile, dopo una notte di angoscia e all’addiaccio per le 140 detenute, chiusa per verifiche una struttura dell’Asl. Niente scuola, a scopo precauzionale, per migliaia di alunni, stop al mercato ittico all’ingrosso e al cimitero. Sul territorio le istituzioni sono mobilitate, con la Protezione civile a coordinare gli interventi di assistenza.

A Pozzuoli sei tendopoli accolgono gli sfollati ma il Comune pensa a una collocazione in alberghi e altre strutture ricettive. Il sindaco Gigi Manzoni invita alla calma. Il primo cittadino di Napoli, Gaetano Manfredi, sindaco metropolitano, rassicura i cittadini ma annuncia comunque la predisposizione di aree di accoglienza, in caso di necessità. Domani, comunque, in città le scuole saranno regolarmente aperte (resteranno chiuse invece a Pozzuoli, così come le palestre). Il prefetto Michele di Bari ha presieduto una serie di riunioni.

“E’ stato terribile, abbiamo visto l’inferno”, le prime parole di chi è sceso in strada dopo il terremoto. “E ora, che succede?”, si domanda qualcun altro.400 brandine sono state fatte arrivare a Pozzuoli a scopo precauzionale. I cittadini ribadiscono la loro preoccupazione: le vie di fuga devono essere libere da ostacoli e non ostruite da cantieri. E da questa mattina sono iniziate verifiche tecniche da parte delle squadre di ingegneri della protezione civile regionale specializzate. Le verifiche vedono un coordinamento delle attività del sistema di protezione civile composto da Dipartimento Nazionale, Vigili del Fuoco, Regione Campania e Comune di Pozzuoli presso il Centro Operativo Comunale. I controlli, evidentemente proprio con l’obiettivo di tranquillizzare la popolazione, avverranno anche all’interno delle abitazioni su richiesta dei cittadini. Circa 300 finora le segnalazioni relative ad edifici.

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