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Politica

I paletti di Tajani, non tassiamo le piccole banche 

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Digerita a fatica la scelta di Giorgia Meloni di varare a sorpresa una tassa sugli extraprofitti delle banche, Antonio Tajani fissa una serie di paletti: va chiarito che l’intervento è una tantum, deve essere deducibile, e bisogna escludere gli istituti di credito del territorio. Dalla Versiliana, il vicepremier preannuncia che andranno in questa direzione gli emendamenti di Forza Italia, quando in Parlamento si esaminerà il decreto omnibus dopo l’estate. Un confronto che si annuncia intenso all’interno del centrodestra. Sarà il primo dossier da affrontare al ritorno dalla pausa per Meloni, che intanto ha trascorso Ferragosto in Albania con la famiglia. Tra una riflessione sull’instabilità dell’Africa (“Fu un errore gravissimo lasciare ammazzare Gheddafi”) e l’annuncio del viaggio in Cina a settembre per sollecitare Pechino a “spingere la Russia a lavorare per la pace” in Ucraina, il leader di FI ha preso di petto il tema del decreto varato dall’ultimo Consiglio dei ministri prima della pausa.

La tassazione sugli extraprofitti delle banche ha irritato il suo partito per il contenuto tenuto coperto da Meloni fino all’ultimo, e indispettito i leghisti per il metodo. Tajani mette in chiaro che la vicenda “non pone alcun problema alla solidità dei rapporti tra i partiti di maggioranza”, ma nota che FI è “un partito liberale, siamo diversi dalla Lega e da Fratelli d’Italia”. Con la notizia della tassa sugli extraprofitti delle banche “abbiamo perso 10 miliardi di euro in Borsa” italiana, “forse se lo facevano a Borse chiuse il venerdì sera, sarebbe stato meglio”, è stata una delle osservazioni. “Non dobbiamo fare la guerra alle banche, ma fare in modo che sostengano le famiglie e le imprese in difficoltà”, ha messo in chiaro il ministro degli Esteri. In quest’ottica, “si devono escludere dalla tassa sugli extraprofitti le banche di territorio, le banche più piccole, le banche di credito cooperativo, le banche popolari: gravare di altre tasse questi istituti rischierebbe di mettere in difficoltà anche i consumatori, i clienti e i soci delle banche del territorio”. Di fatto è già iniziata la lunga corsa della manovra.

E su questo tavolo Tajani rilancia una delle carte su cui più punta FI: “Un altro impegno da affrontare” da parte del Governo “è andare avanti con l’aumento delle pensioni minime per centrare l’obiettivo dei 1.000 euro al mese a fine legislatura”. Tra i fronti che possono creare fibrillazioni nel centrodestra, è sempre aperto quello delle alleanze in Europa. L’unica combinazione per “sconfiggere i socialisti”, secondo il leader azzurro, è un accordo tra popolari, conservatori e liberali. Non è una questione di veti sugli alleati di Matteo Salvini, ma “nessuno in Europa farà mai un accordo con Le Pen e Alternative für Deutschland, perché dire che bisogna mettere un bambino disabile in una classe di bambini disabili per non danneggiare quelli normali è una vergogna e a me questa roba fa schifo”. Qualche scintilla interna alla maggioranza nei prossimi mesi potrebbe nascere sul tema prescrizione. Il guardasigilli Carlo Nordio starebbe pensando a una riforma per farla decorrere dal momento in cui il reato viene scoperto. Ipotesi che lascia “perplessi”, secondo Tommaso Antonino Calderone, i capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia alla Camera: “Allungare la prescrizione non serve, è necessario, invece, celebrare i processi celermente”.

La presidente del Consiglio segue tutto a distanza. Dovrebbe tornare in Puglia domani in traghetto, dopo il viaggio con la famiglia sull’altra costa dell’Adriatico, accolta dal primo ministro albanese Edi Rama, che in questi giorni ha ricevuto anche l’ex premier britannico Tony Blair. Quella di Meloni è stata “una visita privata – ha detto, come riportato dal sito albanese Bota, Rama, che con la leader italiana avrebbe avuto una cena a Ferragosto -. Giorgia è venuta in nave con tanti italiani per trascorrere tre giorni in tranquillità. L’ho salutata e l’ho lasciata sola. Ma tutta l’Albania ormai parla della sua grande semplicità e del suo arrivo, con la famiglia, tra la gente. Non posso dire di più perché ho l’obbligo di rispettare la sua privacy”.

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Politica

La Rai annulla il confronto televisivo tra Meloni e Schlein per le Europee

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La Rai ha annullato il previsto confronto televisivo tra la premier Giorgia Meloni e la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, in programma per il 23 maggio. Questa decisione arriva dopo la comunicazione dell’Agcom che ha sottolineato come un confronto del genere potesse avvenire solamente con il consenso di tutti i gruppi parlamentari rappresentati, condizione non soddisfatta dato che solo quattro degli otto gruppi hanno dato il loro assenso.

Il dibattito, che avrebbe avuto luogo nel contesto delle imminenti elezioni europee e che sarebbe stato moderato dal noto giornalista Bruno Vespa, è stato cancellato per mancanza della maggioranza richiesta dall’Agcom. La decisione di annullare l’evento è stata annunciata dalla Rai attraverso una nota ufficiale in cui si spiega che “nessun confronto è possibile in assenza della maggioranza richiesta”.

La Rai ha inoltre precisato che continuerà a garantire il rispetto della par condicio nei suoi notiziari e programmi di approfondimento, seguendo le linee guida dell’Autorità di regolamentazione. Con questa mossa, il servizio pubblico italiano si impegna a mantenere un equilibrio e una correttezza nella copertura delle campagne elettorali, riconosciute e sostenute dall’Agcom.

Questo annullamento segna un momento significativo nel dibattito politico italiano, influenzando non solo la visibilità dei candidati ma anche la dinamica dell’informazione politica in vista delle elezioni europee.

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Ultima stretta sul Superbonus e tutte le nuove norme finanziarie: l’esame approfondito

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Nell’arena politica italiana, la giornata di oggi segna un passaggio cruciale con la conclusione della prima fase di esame parlamentare del decreto legge sul Superbonus al Senato. Il dibattito è stato particolarmente acceso, evidenziando le fratture interne alla maggioranza, con Forza Italia che si è distinta in opposizione a specifiche misure proposte dal governo.

Il decreto, che introduce significative modifiche normative, è stato al centro di aspre discussioni, specialmente per quanto riguarda l’introduzione della misura dello spalma-crediti su 10 anni e la retroattività di tale provvedimento per le spese del Superbonus del 2024. Inoltre, Forza Italia ha combattuto, con successo parziale, la proroga della sugar tax, supportata dal resto della maggioranza e posticipata al 1° luglio 2025.

Durante i lavori della 6a Commissione, si sono verificati momenti di tensione significativa. In particolare, Forza Italia si è astenuta durante il voto su un emendamento cruciale, che è passato solo con il sostegno del presidente della commissione, Massimo Garavaglia (Lega), e di Italia Viva, che ha giocato un ruolo decisivo. La fiducia posta dal governo sul testo è stata approvata senza sorprese con 101 voti a favore, dimostrando una solida tenuta della maggioranza nonostante le divergenze interne.

Tra le novità più rilevanti approvate, si evidenzia il fondo di 35 milioni di euro istituito per il 2025, destinato al sostegno di interventi su edifici danneggiati da sismi, non coperti da precedenti decreti. Questo si aggiunge alle modifiche alla ripartizione dei crediti di imposta e alle diverse proroghe, come quella della Plastic tax al 1° luglio 2026 e varie nuove disposizioni per le banche e le assicurazioni riguardo la gestione dei crediti del Superbonus.

Importanti anche le risorse aggiuntive destinate a migliorare la gestione delle emergenze e del demanio, con significativi aumenti di fondi destinati a vari aspetti della gestione pubblica e infrastrutturale.

Il decreto ora passerà alla Camera per l’approvazione definitiva, prevista entro il 28 maggio, in una fase in cui il governo spera di consolidare ulteriormente le misure introdotte senza ulteriori ostacoli.

In sintesi, il cammino del decreto Superbonus si dimostra emblematico delle dinamiche politiche e delle priorità economiche attuali, rappresentando un tassello fondamentale nel più ampio quadro delle politiche di incentivazione e regolamentazione fiscale italiane.

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Accolto ricorso, Ilaria Salis va ai domiciliari a Budapest

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E’ stato accolto dal tribunale di seconda istanza ungherese il ricorso presentato dai legali di Ilaria Salis che può quindi uscire dal carcere e andare ai domiciliari a Budapest. Il ricorso era stato presentato dai legali di Ilaria Salis contro la decisione del giudice Jozsef Sós che nell’ultima udienza del 28 marzo le aveva negato i domiciliari sia in Italia che in Ungheria. In appello, la richiesta è stata invece accolta e quindi la 39enne attivista milanese, candidata con Avs alle prossime Europee, potrà lasciare il carcere a Budapest dove si trova da oltre 15 mesi con l’accusa di aver aggredito dei militanti di estrema destra. Il provvedimento, che prevede il braccialetto elettronico, diventerà esecutivo non appena verrà pagata la cauzione prevista dal tribunale.

“Ilaria è entusiasta di poter finalmente uscire dal carcere e noi siamo felicissimi di poterla finalmente riabbracciare”: così Roberto Salis ha commentato la decisione del tribunale ungherese di concedere i domiciliari a sua figlia Ilaria che, dopo oltre 15 mesi, potrà lasciare il carcere dove è detenuta con l’accusa di aver aggredito dei militanti di estrema destra. “Non è ancora fuori dal pozzo – ha aggiunto ma sarà sicuramente molto bello poterla riabbracciare dopo 15 mesi, anche se finché è in Ungheria io non mi sento del tutto tranquillo”.

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