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Incendi in Puglia, a Vieste evacuati duemila turisti

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Le temperature record registrate oggi in Puglia dove il termometro ha superato i 43 gradi hanno alimentato vasti incendi. A Vieste, in provincia di Foggia, circa duemila turisti, ospiti di tre grandi strutture ricettive, sono stati evacuati perché le fiamme hanno avvolto la baia San Felice. Nella marina di San Cataldo, invece, a pochi chilometri da Lecce, due incendi hanno raggiunto alcune abitazioni danneggiandole e l’area è stata evacuata. Anche il poligono di tiro è stato circodato dalle fiamme. A Vieste i turisti hanno dovuto lasciare in fretta Residence Gattarella, Hotel Portonovo e Hotel Gargano, per raggiungere una palestra nel centro città, allestita dal comune affinché possano trascorrere la notte al sicuro. Cittadini e volontari della protezione civile hanno aiutato portando acqua e viveri.

La situazione è molto complessa perché le fiamme vengono alimentate dal forte vento. Da terra operano carabinieri forestali, vigili del fuoco e protezione civile. E il sindaco Giuseppe Nobiletti lamenta l’assenza di canadair. “Le fiamme sono ad una distanza di circa cinque chilometri dal paese – avverte – per cui se non arrivano mezzi aerei non ce la faremo a contenerle e a spegnere l’incendio”. Nel Foggiano brucia anche il bosco Cimino a Lucera: in fumo più di 20 ettari. In Salento, invece, le fiamme hanno raggiunto villette e spiagge di San Cataldo. Bruciate alcune auto di residenti e turisti. Più di 10 ettari di macchia mediterranea e parte di una pineta sono stati distrutti dalle fiamme. “Il fronte delle fiamme – spiega il sindaco Carlo Salvemini – è esteso e ci sono danni ad alcune abitazioni. Con la collaborazione di tutti sono certo che riusciremo a domare le fiamme e a superare questo momento difficile”. Sull’origine dei roghi, evidenzia, “sono già impegnate a far luce le forze dell’ordine”.

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Controlli al Santuario di Pompei, lavoratori in nero e fisco violato

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Nei giorni scorsi le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Napoli hanno intensificato le attività di controllo economico del territorio nei pressi del Santuario della Beata Vergine Maria del Santo Rosario di Pompei. In particolare, sono state constatate numerose violazioni sia alla normativa fiscale che agli obblighi di esposizione prezzi da parte, tra gli altri, dei titolari delle bancarelle in loco, delle quali sono state controllate anche le concessioni di occupazione del suolo pubblico. Individuati tre lavoratori in nero e sequestrato, a pochi chilometri dagli Scavi Archeologici, un terreno di circa 1.500 metri quadrati adibito abusivamente ad area sosta di camper di turisti, per lo più stranieri, in spregio della normativa ambientale sullo scarico delle acque reflue e delle leggi di Pubblica Sicurezza, nonché completamente sconosciuto al fisco. La titolare dell’attività abusiva è stata denunciata anche perché esercitava, all’interno del finto parcheggio, la vendita di alimenti e bevande senza alcun tipo di autorizzazione, tra cui diversi liquori, sottoposti a sequestro in quanto privi del contrassegno di Stato e in vendita senza l’assolvimento dell’accisa. I baschi verdi del Gruppo Torre Annunziata, sempre nelle vicinanze del centro cittadino di Pompei, hanno inoltre controllato 210 persone e 118 veicoli, irrogando numerose sanzioni al Codice della Strada e sequestrando 3 autovetture per mancanza di copertura assicurativa e di revisione. È stato denunciato, inoltre, un autista intento a trasportare turisti in assenza di regolare licenza, per esercizio abusivo della professione nonché per false dichiarazione sulla propria identità. È stato segnalato infine, alla Prefettura di Napoli, un uomo per violazione delle disposizioni del Testo Unico stupefacenti.

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In calo preti e seminaristi, meno 6.200 in 30 anni

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E’ un calo netto e costante quello di preti e seminaristi in Italia. Nel 1990 i sacerdoti diocesani erano 38.000. Nel 2020, il loro numero era sceso a 31.800. In trent’anni il corpo sacerdotale si è quindi ridotto del 16% circa, mentre sono aumentati i preti stranieri: da 204 a più di 2.600. Un dossier pubblicato lo scorso anno da La scuola cattolica, rivista teologica del seminario ambrosiano, stima che nel 2040 l’arcidiocesi di Milano non avrà sacerdoti con meno di 30 anni. Si passerà dai 1.694 preti milanesi di oggi a un numero che tra 16 anni oscillerà tra i 960 e i 1.150. Gli effetti della decrescita si avvertono particolarmente proprio nel centro nord. In diocesi di Tortona ad esempio, si contano 91 sacerdoti a fronte di 309 parrocchie con una popolazione di 280.000 abitanti. Va meglio al sud. Nel territorio della diocesi pugliese di Oria, che conta 170.000 abitanti, per 42 parrocchie ci sono 75 preti. Il trend non risparmia i religiosi, cioè coloro che appartengono a ordini e congregazioni. I Frati minori francescani in nord Italia erano suddivisi in 6 diverse province religiose. Il calo ha imposto un ridimensionamento, e nel 2016 sono confluiti in un’unica circoscrizione.

Uno sguardo ai dati di quanti sono in cammino verso il sacerdozio conferma la tendenza alla decrescita. Nel 2013 sono stati ordinati 436 nuovi preti, ma a distanza di dieci anni il numero è sceso di 113 unità: nel 2023 i “novelli presbiteri” sono stati 323. Dal 2018 in poi il numero è sempre stato inferiore ai 400, cifra che non sarà superata nemmeno quest’anno: nei primi sei mesi del 2024 le ordinazioni sono state 121. Secondo l’ultimo annuario della Cei, su 225 diocesi italiane si contano 120 seminari maggiori, dove i candidati al presbiterato seguono gli studi filosofici e teologici e ricevono la preparazione al ministero pastorale. Hanno un’età media di 28 anni, il 43% tra loro ha avuto un’esperienza nel mondo del lavoro e il 10% viene dall’estero.

I seminari minori sono invece 72, e accolgono ragazzi tra gli 11 e i 18 anni che frequentano le scuole medie inferiori e superiori. In genere ogni diocesi ha un proprio seminario, affidato alle cure di un rettore e di altri formatori, tra cui il direttore spirituale. Lungo la penisola si trovano anche 8 seminari regionali e uno interregionale. Uno dei più antichi si trova a Molfetta, e attualmente ospita circa 60 studenti provenienti dalle 19 diocesi della Puglia. A volte i numeri ridotti non consentono alla singola Chiesa locale di dotarsi di un proprio seminario. Negli ultimi decenni sono quindi sorti Seminari interdiocesani, come quello di Fossano, cui arrivano i candidati provenienti da 5 diocesi piemontesi. Secondo gli ultimi dati ufficiali, risalenti al 2021, il numero dei seminaristi diocesani italiani è di 1.804. L’anno precedente si erano registrati 284 ingressi e 138 abbandoni.

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Pazienti parcheggiati al pronto soccorso, 31 ore in attesa del ricovero

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Si allungano i tempi medi di attesa nei pronto soccorso italiani prima di essere ricoverati in un reparto: nel 2019 si attendeva in media 25 ore che sono diventate 31 nel 2023, con un aumento del 25%. Cresce anche il numero di persone con oltre 80 anni che si rivolgono ai pronto soccorso, sono state circa 4.600.000 nel 2019, pari al 23% degli accessi totali, mentre lo scorso anno sono salite a circa 4.860.000, il 27%. Inoltre il 3,5% dei pazienti ha eseguito più di 5 accessi di pronto soccorso. Sono alcuni dei dati raccolti dall’Osservatorio Simeu (Società italiana di medicina di Emergenza-Urgenza), in occasione del Congresso nazionale della società scientifica, in programma a Genova dal 30 maggio al 1 giugno. La rilevazione è stata eseguita su un campione significativo di Pronto Soccorso italiani mettendo a confronto i dati del 2019 (anno pre-pandemico, con circa 20 milioni di accessi nazionali) con quelli del 2023 (18 milioni di accessi, dati Agenas).

“Il tempo d’attesa per il ricovero in area medica è aumentato in pochi anni del 25%: 6 ore in più. – commenta il past president Simeu Salvatore Manca – Quel tempo ha un valore assoluto che riflette il disagio dei pazienti e l’impegno assistenziale messo in atto nei Pronto Soccorso, sempre più a corto di strumenti per provvedere alle nuove esigenze. Se si moltiplica il tempo di 31 ore per il numero dei ricoveri in Medicina in un anno emerge una cifra spaventosa: decine di milioni di ore di assistenza e cura in barella.” Il prolungamento della permanenza nei pronto soccorso ha anche “pesantissime ricadute sull’attività del 118”, spiega il presidente nazionale Sis 118 Mario Balzanelli, poiché, “le barelle utilizzate nei pronto soccorso sono soprattutto quelle delle ambulanze. L’ambulanza quindi non può ripartire e prendere in carico ulteriori pazienti, viene amputata funzionalmente, viene sequestrata all’operatività del 118 per quelle emergenze immediatamente successive che si verifichino e quindi noi allunghiamo il tempo della risposta”. Quello sull’aumento degli accessi da parte degli anziani è, secondo il responsabile dell’Osservatorio Simeu Andrea Fabbri, “un dato impressionante che deve essere spiegato.

A fronte di una diminuzione del numero totale degli accessi di Pronto Soccorso, – sottolinea – l’incremento relativo di pazienti così anziani provoca un aumento, in termini assoluti, di oltre 250mila casi. Ma è ancora più importante comprendere che è la composizione della popolazione del Pronto Soccorso a mutare profondamente. Le esigenze cliniche e assistenziali di pazienti così anziani moltiplicano l’impegno necessario da parte di tutti gli operatori (medici, infermieri, oss) per un fattore di incremento che è certamente superiore alla semplice differenza numerica.” L’indagine Simeu si è orientata anche sull’aspetto economico dell’attività di Pronto Soccorso, analizzando alcuni dati grezzi e comparando ancora il 2019 con il 2023. Emerge un aumento dei costi dell’assistenza per ogni paziente: per gli esami di laboratorio (+13%), per la diagnostica per immagini (+23%) e per i farmaci (+15%). “Il dato dei costi per paziente è grezzo e andrebbe approfondito e meglio definito – spiega Beniamino Susi, vicepresidente nazionale Simeu – L’incremento, in generale, è legato solo in minima parte a un aumento dei prezzi e deriva soprattutto dal crescere delle attività. Il che è certamente il risultato sia del maggior tempo di stazionamento in Pronto Soccorso di tanti pazienti, sia dell’incremento della loro complessità clinica e dell’accuratezza della diagnostica e della terapia effettuata in Ps.”

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