La mano tesa al governo Meloni, le stoccate alla Cgil. La Cisl chiude il congresso nazionale rinsaldando l’asse con l’esecutivo, su cui alza il pressing per avviare subito il confronto e andare alla prova dei fatti. E arrivare al Patto sociale con chi ci sta: perché “non è più tempo di alibi o di pregiudizi”. La linea della segretaria generale, Daniela Fumarola – che il Consiglio generale rielegge alla guida del sindacato di via Po – è chiara. E a tratti dura nei confronti dell’altra parte sindacale, in particolare quella di Maurizio Landini. Dal palco lancia l’appello al governo: “Passiamo subito dalle intenzioni all’azione”, in una strategia che auspica sia sostenuta da una coalizione ampia.
“Chi oggi si tira indietro si assume la responsabilità di auto-escludersi da un cammino fondato sull’etica della cooperazione”, scandisce Fumarola nelle conclusioni della quattro giorni. Per affrontare le sfide davanti, un nuovo Patto sociale “è urgente”, insiste, forte dell’apertura fatta dalla premier Giorgia Meloni, di fronte alla platea cislina, da quello stesso palco. E ribadita a conclusione del congresso dal vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani: “Siamo favorevoli ad un grande Patto per la crescita”. Il convitato di pietra è Maurizio Landini. A lui, anche se non viene mai nominato, Fumarola si riferisce in più passaggi, mettendo in fila le repliche punto per punto.
“Da questo palco ci hanno chiesto di evitare caricature”, dice richiamando proprio le parole del leader della Cgil: “Siamo d’accordo” ma “ci pare che la caricatura l’abbia fatta proprio chi ha tentato di darci improbabili insegnamenti”. Non accetta lezioni neppure sui contratti pubblici (dopo la spaccatura su alcuni rinnovi) e men che meno sulla legge sulla partecipazione, una conquista portata a casa dalla Cisl due mesi fa dopo anni di battaglia, criticata aspramente dalla Cgil con l’accusa di distruggere la contrattazione. E qui arriva la stoccata più forte: “E’ un lavoro usurante quello di transitare da un’eroica sconfitta all’altra”, dice. Il riferimento, anche in questo caso implicito, è ai referendum. Per ora la scelta dall’altra parte di non andare alla controreplica. Di certo il lavoro per l’unità diventa ancora più difficile. Ma la porta rimane aperta. Anche se, insiste, l’unità va costruita sui contenuti: “Lavoriamo insieme su alleanze concrete” dice Fumarola, solo qui rivolgendosi apertamente a Cgil e Uil, e rimarcando che la Cisl è pronta a fare la sua parte, ma dentro un campo riformista ben delimitato. Insomma, non un’unità calata dall’alto, “fatta solo di proclami o di sigle affiancate in piazza senza un vero comune progetto, né per gli archivi”.
E perché “non si può parlare ogni giorno di fare fronte comune e poi, nei fatti, rifiutare il dialogo sociale e il Patto per il Paese”. Ora si apre il nuovo cammino. Dopo che a febbraio scorso aveva raccolto il testimone da Luigi Sbarra, ora nella squadra di governo come sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega al Sud, Fumarola si prepara a guidare la Cisl per i prossimi quattro anni. La sua elezione, all’unanimità, “è uno sprone ulteriore a un cammino per una politica di coesione e crescita, come sostiene l’azione del governo Meloni”, afferma lo stesso Sbarra augurandole buon lavoro. Lei non nasconde l’emozione, davanti agli oltre mille delegati, in rappresentanza dei 4,1 milioni di iscritti, presenti al palazzo dei congressi. L’elezione viene accolta da un lungo applauso della platea e dedicata dalla stessa Fumarola, nel giorno della strage di via D’Amelio 33 anni fa, “ad ogni persona che ha pagato con la vita il suo amore per la comunità nazionale e per la legalità”. Sul tavolo diversi gli altri temi che restano aperti: dalla sicurezza sul lavoro ai rinnovi dei contratti, dal fisco alle pensioni. Senza contare il percorso che si aprirà per la prossima legge di Bilancio. Un altro percorso che metterà alla prova i rapporti tra i sindacati.