E’ iniziato il lungo viaggio di Juice, la missione europea da 1,6 miliardi di euro diretta a Giove e alle sue lune misteriose che, sotto una superficie ghiacciata, nascondono oceani che potrebbero avere le condizioni per ospitare la vita. Europa, Ganimede e Callisto sono gli obiettivi di questa missione unica, organizzata dall’Agenzia Spaziale Europea (Esa) con un grande contributo dell’Italia.
Sarà un viaggio di otto anni e nel 2031, quando è previsto l’arrivo di Juice nell’orbita di Giove, sarà l’inizio di una nuova avventura, nella quale occhi italiani cercheranno di scoprire i segreti degli oceani nascosti e nella quale, per la prima volta nella storia dell’esplorazione spaziale, un veicolo orbiterà intorno alla luna di un altro pianeta. Il viaggio di Juice (Jupiter Icy Moons Explorer), che durerà otto anni, è iniziato con il lancio dalla base europea di Kourou. Con un giorno di ritardo per sventare il pericolo di fulmini, l’Ariane 5 è partito puntale sfruttando la ridottissima finestra di lancio, di appena un secondo.
“Lo spettacolare lancio di Juice porta con sé la visione e l’ambizione di coloro che decenni fa avevano ideato questa missione”, ha detto il direttore generale dell’Esa, Josef Aschbacher. “Insieme spingeremo in avanti i confini della scienza e dell’esplorazione per rispondere alle più grandi domane dell’umanità”, ha aggiunto rivolgendosi a tutti coloro che hanno contribuito alla missione, per un totale di 18 istituzioni, 83 aziende e oltre 2.000 persone di 23 Paesi.
“Il processo di formazione dei corpi celesti che orbitano intorno a un pianeta e la ricerca di possibili forme di vita elementare” al di fuori della Terra sono alcune delle domande principali alle quali la missione potrà rispondere, secondo il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Giorgio Saccoccia. Sulle risposte, ha aggiunto, “c’è già un’attesa spasmodica scienza a livello internazionale”. Sotto il coordinamento dell’Asi, l’Italia riveste un ruolo di primo piano in questa missione, “con un contributo che sfiora il 50% del programma”, ha detto Saccoccia. A fianco dell’Asi partecipano a Juice l’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), numerose università e industrie.
“Siamo fieri dei nostri ricercatori e delle nostre ricercatici, autentico patrimonio scientifico nazionale. È anche grazie a loro se questa nuova incredibile avventura parla italiano”, ha osservato il ministro dell’Università e Ricerca, Anna Maria Bernini. Di “grande soddisfazione e profondo orgoglio per il sistema spaziale del Paese, determinante per la buona riuscita della missione”, ha parlato il ministro delle Imprese e Made in Italy, con delega alle politiche relative ai programmi spaziali e aerospaziali, Adolfo Urso. Saranno otto anni intensi, quelli del viaggio verso Giove. Per risparmiare al massimo il carburante, infatti, Juice prenderà la spinta verso il gigante del Sistema Solare da quattro passaggi ravvicinati ai pianeti più interni.
Il primo è previsto nell’agosto 2024 e sarà anche il primo mai fatto sfruttando contemporaneamente la spinta del sistema Terra-Luna; nell’agosto 2025 sarà Venere a fare da fionda gravitazionale, mentre nel settembre 2026 sarà il turno della Terra; sarà ancora il nostro pianeta, nel gennaio 2019 a dare a Juice lo slancio finale che nel 2031 la porterà nell’orbita di Giove. A questo punto inizierà una sorta di danza fra le tre lune di Giove obiettivo della missione, con ben 35 sorvoli di Europa, Ganimede e Callisto. Poi la gravità di Giove sarà utilizzata per guidare Juice nell’orbita di Ganimede, l’unica luna ad avere un campo magnetico e la più grande del Sistema Solare, dove la sonda resterà dal dicembre 2034 al settembre 2035.
Scienza e tecnologia italiana a bordo di Juice
Catturare immagini di distese ghiacciate, sondare gli oceani nascosti sotto la superficie, misurare il campo magnetico unico di Ganimede: sarà possibile farlo grazie agli strumenti italiani in volo verso Giove a bordo della sonda Juice dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa). Parlano italiano quattro dei dieci strumenti a bordo della sonda, realizzati con il coordinamento dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) con la collaborazione dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e un numeroso gruppo di università e industrie, più cooperazioni internazionali come quelle fra l’Asi e il Jet propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa e le agenzie spaziali di Germania (Dlr), Francia (Cnes) e Israele (Isa).
Sono italiani anche i pannelli solari di Juice, i più grandi che abbiano mai volato nello spazio. Il radar Rime (Radar for Icy Moon Exploration) è progettato per penetrare attraverso la superficie ghiacciata delle tre lune di Giove alle quali è diretta la missione, fino alla profondità di 9 chilometri. La responsabilità scientifica è dell’Università di Trento ed è prevista una collaborazione sull’uso dei dati scientifici anche con il Jpl della Nasa.
Partecipano alla missione le sedi dell’Inaf di Roma, Teramo, Padova e Catania, le università di Trento, Sapienza di Roma, Roma Tre, Bologna, Roma Tor Vergata, Padova e del Salento, Fondazione Bruno Kessler, Istituto Geoscienze e Georisorsedel Consiglio Nazionale delle Ricerche, Politecnico di Milano. La fotocamera ottica Janus (Jovis, Amorum ac Natorum Undique Scrutator) permetterà di studiare in dettaglio la superficie delle lune e le nubi di Giove. E’ stata realizzata da Leonardo in collaborazione con l’Inaf.
Lo strumento di radio scienza 3GM (Gravity and Geophysics of Jupiter and the Galilean Moons) permetterà di studiare il campo di gravità di Ganimede e l’estensione degli oceani interni sulle lune ghiacciate. L’Italia partecipa inoltre allo spettrometro Majis (Moons and Jupiter Imaging Spectrometer), di responsabilità francese, che permetterà di analizzare la composizione dei ghiacci. Sono italiani, realizzati da Leonardo, anche i pannelli solari dalla superficie complessiva di 85 metri quadrati Sono dieci pannelli da 2,5 metri per tre, composti da3.000 celle solari all’arseniuro di gallio e progettati per un ambiente difficile come quello di Giove.