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Ondata di migranti, in migliaia verso l’Italia. L’Italia schiera anche la Marina in campo

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Il Governo vara la stretta sugli arrivi irregolari con il decreto-Cutro, ma è boom di partenze verso l’Italia: circa 4.600 in 48 ore. E la macchina del soccorso in mare si è mossa con un imponente spiegamento di forze per salvare tre barconi sovraccarichi – con oltre 1.300 persone a bordo – nel mare Jonio. E’ intervenuta anche una nave della Marina Militare, chiamata dalla Guardia costiera viste le troppe persone da mettere al sicuro. Complessivamente sono state attivate cinque motovedette, tre navi e un aereo: altre tragedie non sono infatti ammissibili mentre infuriano ancora le polemiche per il mancato intervento sul caicco che si è frantumato a pochi metri dalla costa calabrese facendo 73 vittime. Si va verso la primavera – e condizioni meteo più favorevoli ai viaggi – con numeri che preoccupano il Viminale: gli arrivi del 2023 sono a già a quota 17.500, il 194% in più dell’anno scorso. Anche i dati Frontex registrano l’impennata di flussi nel Mediterraneo centrale: +116%.

Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, dopo le visite in Tunisia, Libia e Turchia, ha in programma nelle prossime settimane puntate anche in Costa d’Avorio (è il Paese di provenienza del maggior numero di migranti quest’anno, 2.383) e Egitto, per sensibilizzare entrambi a contrastare le partenze. C’è la rotta del Mediterraneo Centrale, essenzialmente da Libia a Tunisia, che continua ad essere attraversata da decine e decine di barchini. A Lampedusa ieri ne sono arrivati ben 41, un record. E dalla mezzanotte di oggi, eccone altri 22. Tra ieri e oggi 2.900 persone, in totale. Si è rischiata anche la tragedia con un barchino con 42 a bordo naufragato in acque sar italiane: i passeggeri sono stati soccorsi prima da un peschereccio tunisino e poi dalla Guardia costiera italiana. L’hotspot dell’isola è strapieno, con oltre tremila ospiti a fronte di una capienza di 400 posti. La nave Diciotti della Guardia costiera, proprio mentre trasportava 180 persone prelevate da Lampedusa, ha soccorso oltre 480 migranti: arriveranno domani mattina a Reggio Calabria. Il Viminale è impegnato a svuotare il centro con una serie di trasferimenti verso la terraferma. Altri mille sono stati riportati indietro dalla Guarda costiera tunisina.

La maggior parte sono originari dell’Africa subsahariana. Paese già in forte crisi economica, la Tunisia fatica a contenere le centinaia di migliaia di immigrati presenti sul suo territorio per tentare la traversata verso l’Europa. Cresce però anche la rotta orientale, quella che parte dalla Turchia, da dove proveniva il barcone di Cutro. Eagle 1, lo stesso aereo dell’operazione congiunta Themis di Frontex che per primo ne aveva segnalato la posizione alle autorità italiane, oggi ha avvistato i tre barconi sovraccarichi nel Mar Jonio. Uno con circa 500 a bordo a 70 miglia a sud di Crotone; gli altri due, con complessivi 800 passeggeri circa, a 100 miglia a sudest di Roccella ionica. In serata i mezzi italiani sono arrivati sul posto ed hanno avviato le operazioni di trasbordo, rese “particolarmente complesse – spiega la Guardia costiera – per il numero elevato di persone presenti sulle imbarcazioni alla deriva”. E sono proprio gli arrivi massicci, concentrati in poco tempo, a mettere in difficoltà sia il sistema di soccorso in mare che quello dell’accoglienza. Con centinaia di imbarcazioni – molte alla deriva – sparse dal Canale di Sicilia allo Jonio, non è semplice organizzare i salvataggi.

E così in una giornata campale come quella di oggi la Guardia costiera – responsabile delle operazioni Sar – ha chiesto il supporto della Marina Militare, che ha mandato verso il mar Jonio “alla massima velocità” – fa sapere il ministero della Difesa – la nave Sirio, pattugliatore d’altura di 90 metri. In una bozza del decreto approvato ieri a Cutro era inserito un articolo che assegnava un ruolo importante proprio alla Marina Militare per il potenziamento della sorveglianza marittima. In particolare si dava risalto al ‘Dispositivo integrato interministeriale di sorveglianza marittima’, costituito presso il Comando in capo della squadra navale nel quartier generale della Marina a Santa Rosa (Roma). Una sala che può attingere alle informazioni fornite da radar e mezzi in tutto il Mediterraneo. L’articolo è stato poi cassato come ha spiegato ieri la premier Giorgia Meloni. Ma è il segnale che al Governo c’è comunque una riflessione in atto sull’organizzazione degli interventi ed il coordinamento delle diverse forze che operano in mare. Anche in vista della bella stagione, che si annuncia complicata su fronte sbarchi.

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Guida ubriaco, si scontra con 3 moto e muore centauro, arrestato

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E’ risultato positivo all’alcol test il conducente della Fiat Punto che oggi si è scontrato con tre moto lungo la statale 108 bis “Silana di Cariati” che porta a Lorica. Nell’urto un centauro 37enne di Settingiano (Catanzaro) è morto, e altri due sono rimasti gravemente feriti. Dopo i risultati, i carabinieri della Compagnia di Cosenza hanno arrestato l’uomo, un 41enne, con l’accusa di omicidio stradale e lo hanno posto ai domiciliari.

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Scossa di terremoto di magnitudo 3.1 fa tremare il Vesuvio, molta paura ma nessun danno

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Un terremoto di magnitudo 3.1 della Scala Richter ha colpito alle 5,55 alle pendici del Vesuvio. L’evento sismico, che ha avuto luogo a una profondità di circa 400 metri, è stato distintamente avvertito dagli abitanti delle zone circostanti, in particolare nei piani alti degli edifici.

Gi esperti hanno definito la scossa come un evento “inusuale” e hanno confermato che non ci sono stati segnali di un incremento dell’attività vulcanica. L’epicentro del terremoto è stato localizzato vicino al Monte Somma, una zona storicamente monitorata per la sua vicinanza con il vulcano.

La comunità locale ha reagito con una comprensibile apprensione, ma, fortunatamente, non sono stati segnalati danni a persone o strutture. Le autorità locali nelle prossime ore decideranno se mantenere aperte le scuole. Intanto c’è da rassicurare  la popolazione sulla gestione dell’evento.

Ieri, alle 5,45, dall’altra parte di Napoli, in un’altra area vulcanica, nei Campi Flegrei, c’è stata una scossa di magnitudo 3.9. Anche in quel caso paura tanta ma nessun danno.

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“Due uomini dei servizi segreti vicino l’auto di Giambruno”, le rivelazioni del Domani

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Due uomini fuori dalla villetta di Giorgia Meloni, la notte tra il 30 novembre e l’1 dicembre. Armeggiavano attorno all’auto dell’ex compagno, Andrea Giambruno, mentre la premier era in missione a Dubai. Nell’episodio, però, non sono stati coinvolti “appartenenti ai Servizi” e la sicurezza della premier “non è mai stata posta a rischio”. Così il sottosegretario Alfredo Mantovano interviene dopo che un articolo apparso oggi sul Domani ha riferito sull’allarme scattato in quella occasione. Nella ricostruzione del quotidiano, un’auto si avvicina alla villetta nel quartiere Torrino.

Scendono due uomini, accendono una torcia o un telefonino e si mettono a trafficare attorno alla macchina di Giambruno. A sorvegliare la scena c’è però una volante della Polizia appostata in servizio di vigilanza. Un agente scende e chiede conto ai due dei loro movimenti. Gli uomini si identificano come “colleghi” senza però mostrare documenti di riconoscimento e si allontanano. Sull’accaduto viene stilato un rapporto che finisce alla Digos; vengono avvertiti – sempre secondo l’articolo del Domani – il capo del Polizia, Vittorio Pisani, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Mantovano e la stessa premier.

Sarebbe stata informata anche la procura della Capitale. Inizialmente i sospetti ricadono su due uomini dell’Aisi, l’Agenzia d’intelligence per la sicurezza interna, che fanno parte della scorta di Meloni. I due vengono quindi trasferiti all’Aise, l’agenzia che invece si occupa dell’estero. In seguito però le indagini dell’Aisi scagionano gli 007 che quella notte – e lo testimonierebbero le celle telefoniche – si trovavano altrove.

I due potrebbero essere stati banalmente ladri alla ricerca di qualcosa nell’auto di Giambruno. Il fatto, secondo il quotidiano, avrebbe influito anche sulla nomina del nuovo direttore dell’Aisi, sbarrando la strada ad uno dei papabili, Giuseppe Del Deo, alla guida del gruppo dell’Agenzia che ha investigato sul caso. Mantovano non entra nei dettagli della vicenda, ma si limita a rivelare di averne dato notizia il 4 aprile nella sua audizione al Copasir, dove ha chiarito che “gli accertamenti svolti per la parte di competenza dell’intelligence hanno consentito con certezza di escludere il coinvolgimento di appartenenti ai Servizi, e che la sicurezza del presidente Meloni non è mai stata posta a rischio”.

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