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Ambiente

Onu, mezzo mondo impreparato contro i disastri naturali

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Mezzo mondo è impreparato nel caso di disastri naturali, che sono sempre piu’ frequenti, e quindi meta’ dell’umanita’ corre rischi per la propria vita. Questo perche’ molti Paesi non hanno sistemi di allerta precoce per proteggerli e, come quasi sempre accade, a subire le conseguenze peggiori sono i Paesi in via di sviluppo, piu’ vulnerabili sul fronte del cambiamento climatico e delle catastrofi. Per loro la mortalita’ per eventi meteo estremi e’ otto volte superiore rispetto ai Paesi piu’ preparati e pronti. Nella Giornata internazionale per la riduzione del rischio di disastri, istituita dall’Onu del 1989 e celebrata ogni anno il 13 ottobre, le Nazioni Unite pubblicano il rapporto “Global Status of Multi-Hazard Early Warning Systems – Target G” per sollecitare investimenti urgenti per la prevenzione e riduzione dei numerosi rischi – tra cui tempeste, tsunami, siccita’, ondate di caldo con perdite di vite umane, di infrastrutture ed economiche – che puntino anche sulla informazione e preparazione delle popolazioni non solo dall’impatto iniziale dei disastri, ma anche dagli effetti successivi, come la liquefazione del suolo dopo un terremoto o una frana e focolai di malattie dopo forti piogge. In Italia, gli eventi meteo estremi nel 2022 sono aumentati del 42%, secondo i calcoli di Coldiretti e il Consiglio Nazionale dei Geologi richiama l’impegno di tutti e delle istituzioni pubbliche “all’uso consapevole del suolo, alla cura del territorio e alla difesa e mitigazione dei rischi derivanti dal dissesto idrogeologico”. Proprio oggi, prende il via a Roma il progetto “GeoSciencesIr” coordinato da Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), una nuova infrastruttura di ricerca per la Rete Italiana dei Servizi Geologici che mettera’ a disposizione dati e strumenti necessari per il monitoraggio e controllo nei diversi ambiti delle scienze della Terra. “Ho visto in prima persona la devastazione scatenata dalle recenti inondazioni in Pakistan” dove sono morte quasi 1.700 persone, ha ricordato il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres rilevando il costo elevato di vite e centinaia di miliardi di dollari di danni e osservando che “tre volte piu’ persone sono sfollate a causa di disastri climatici rispetto alla guerra”. Nonostante “questa carneficina” in Pakistan, evidenzia la direttrice dell’Undrr (ufficio dell’Onu per la riduzione del rischio di catastrofi), Mami Mizutori, “il bilancio delle vittime sarebbe stato molto piu’ alto se non fosse stato per i sistemi di allerta precoce”. Elaborato dall’Undrr e dall’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo), il rapporto richiama l’obiettivo G del quadro di Sendai (il documento internazionale adottato dai Paesi Onu per la riduzione del rischio di disastri): “Aumentare sostanzialmente la disponibilita’ e l’accesso a sistemi di allerta precoce multi-rischio e informazioni e valutazioni sui rischi di catastrofi per le persone entro il 2030”. Nei primi sette anni di attuazione del quadro di Sendai (2015-2021), 145 paesi hanno segnalato un totale di 1,05 miliardi di persone colpite da disastri mentre le perdite annue economiche dichiarate sono state in media di 330 miliardi di dollari. Solo nel 2021 sono stati registrati 38 milioni di nuovi sfollati, di cui oltre il 60% a causa di disastri naturali.

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Stop al solare nei campi ma salve le opere già previste

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Sul solare avanti tutta riguardo la norma per lo stop ai pannelli fotovoltaici sui terreni coltivati, inserita nella bozza del decreto sugli aiuti all’agricoltura atteso lunedì in Consiglio dei ministri, ma con qualche primo distinguo. “Niente macchie nere a terra”, ma sì all’agrivoltaico su grandi aree come i tetti delle stalle e delle industrie, per le quali il ministero dell’Agricoltura “ha finanziato solo quest’anno 13.500 aziende” con una prospettiva di 26mila. In più le opere a terra che già erano previste, e “che non sono in numero eccezionale, verranno realizzate” per tutelare le imprese che hanno investimenti in corso, così come ci saranno altre aree agricole ritenute “utilizzabili”, come quelle accessorie alle grandi arterie di circolazione ferroviaria e autostradale, le aree che sono agricole, ma che non vengono utilizzate e non possono essere usate come agricole, ad esempio le cave.

Il giorno dopo la querelle sollevata dalle imprese del solare e dal Mase sulla bozza del provvedimento elaborato dal ministero dell’Agricoltura, il ministro Francesco Lollobrigida ribadisce la sua posizione e difende il testo, definendo la norma “di buonsenso”. E da Torino, a margine della prima tappa del Giro E-24, rassicura anche sul rapporto con Gilberto Pichetto Fratin. “Non solo siamo colleghi, siamo amici e ci sentiamo costantemente. È uscito che ci siano divergenze tra me e lui, ma non c’è alcun tipo di fondamento. Pichetto da agricoltore sa bene quanto è rilevante la tutela del territorio”, ha detto Lollobrigida ai giornalisti. Dopo un’iniziale presa di distanze, nel tardo pomeriggio di ieri il titolare dell’Ambiente aveva precisato che sull’agrivoltaico si stava lavorando “per la migliore formula, per tutelare gli agricoltori e i target di decarbonizzazione” e una telefonata questa mattina tra i due sembra aver ammorbidito ulteriormente le posizioni nella ricerca di una mediazione. Poi riunioni tecniche tra i due ministeri avrebbero analizzato i dettagli per una “soluzione condivisa”. In vista del consiglio di lunedì, resta però alta la preoccupazione da parte degli operatori.

Con il blocco delle realizzazioni degli impianti fotovoltaici “si perdono 60 miliardi di euro” di cui almeno 45 di investimenti privati diretti, afferma Italia Solare, l’associazione delle imprese del fotovoltaico, in una lettera inviata alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e a Pichetto Fratin. Secondo l’associazione i pannelli coprirebbero solo lo 0,24% della superficie agricola nazionale, “e anche sotto questi sarebbe possibile coltivare e far pascolare”. Secondo la norma all’articolo 6 della bozza di Decreto sui sostegni all’agricoltura, le zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici sono aree non idonee all’installazione degli impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra. Ma per Italia Solare “vanno salvaguardate le aree già classificate idonee a questo scopo”. L’energia pulita, dice dal canto suo Lollobrigida “va prodotta bene, non riesco a immaginare la nostra Italia violentata da un modello di sviluppo senza razionalità”.

“Sottrarre terreno agricolo – aggiunge il ministro – significa speculare, per questo stiamo lavorando a un articolo che ponga limiti serissimi a questo tipo di sviluppo senza freni e garantisca produzione energetica”. Le previsioni del governo precedente sono state moltiplicate per quattro: “Siamo stati premiati con 830 milioni in più dalla Commissione per investimenti sul solare, quindi sappiamo fare le cose”, ha detto Lollobrigida. Appoggio al titolare del Masaf arriva intanto anche dalla Lega con il vicepresidente del Senato, Gian Marco Centinaio, responsabile Agricoltura e Turismo. Mentre da parte degli agricoltori, la Cia è contraria ai pannelli a terra sui terreni coltivabili “che devono servire per produrre cibo” ma “in alcune aree marginali con terreni non coltivabili pensiamo che l’agrivoltaico possa andare”.

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Sulle spiagge italiane 705 rifiuti ogni 100 metri

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Settecentocinque rifiuti ogni 100 metri di spiaggia, il 79% di plastica: bottiglie e tappi, sigarette, stoviglie monouso e anche reti da pesca. Sugli arenili si trova di tutto. Lo rivela l’indagine “Beach litter” di Legambiente, basata sul monitoraggio di 33 lidi in 12 regioni italiane. Gli attivisti dell’associazione ambientalista hanno contato 23.259 pezzi di spazzatura su 179.000 metri quadri di spiagge. Tra i rifiuti rinvenuti, quasi la metà (il 40,2%) appartiene a cinque tipologie di oggetti. In pole position ci sono i mozziconi di sigarette: 101 ogni 100 metri.

A seguire pezzi di plastica, tappi e coperchi, ma anche materiale da costruzione. Quinta posizione invece per le intramontabili stoviglie usa e getta, nonostante la direttiva europea che bandisce prodotti in plastica monouso (Single use plastics, Sup) sia in vigore in Italia dal 2022. I prodotti in Sup insieme a reti e attrezzi da pesca e acquacoltura rappresentano ancora il 56,3% del totale dei rifiuti monitorati. Un andamento che negli ultimi anni non ha mostrato segni di riduzione importanti, rappresentando in media circa il 50% del totale. Un dato che preoccupa l’associazione. La plastica, si legge ancora nel rapporto, è onnipresente sulle nostre spiagge, con quasi l’80% degli oggetti recuperati.

Tra i prodotti monouso, quasi tutti appartengono al gruppo di reti e attrezzi da pesca e acquacoltura abbandonati: i volontari ne hanno contati 4.589. Bottiglie e recipienti sono il 20% della plastica sulle nostre spiagge. Su 100 rifiuti, 4 sono sacchetti e altrettanti sono contenitori per alimenti. I bicchieri, invece, sono 3 ogni 100. Non mancano poi i cotton fioc, il 3% dei rifiuti in plastica, seguiti da cannucce e agitatori per cocktail (il 2%).

Secondo l’indicatore che definisce la pulizia delle spiagge, il Clean coast index, solo il 6,6% dei 33 lidi italiani ha una valutazione particolarmente negativa, pari a “spiaggia sporca” o “molto sporca”. Un dato in miglioramento, ma che non fa fermare l’allarme inquinamento dei nostri mari. Dal 10 al 12 maggio i volontari di Legambiente torneranno sulle spiagge italiane per pulirle dai rifiuti. Un appuntamento annuale che prende il nome di “Spiagge e Fondali Puliti”. La tre giorni nazionale si aprirà a Napoli. Poi ci saranno una serie di incontri in tutto lo stivale, da Cagliari a Bari e Maratea, passando anche da Messina e Genova. Negli stessi giorni Legambiente organizza anche una versione internazionale dell’evento, “Clean up the med”, in 12 Paesi del Mediterraneo.

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Procida, la Corricella sulla copertina di Lonely Planet

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Una bellissima foto della Marina Corricella, il suggestivo e policromo borgo dei pescatori dell’isola di Procida, è sulla copertina della guida Lonely Planet nella edizione dedicata al Sud Italia appena pubblicata. L’immagine dall’alto dell’anfiteatro di case dipinte di mille colori che si affaccia sul Tirreno è stata scelta dai curatori della guida tustistica più famosa del mondo per rappresentare esaustivamente “Il sud essenziale e sbiancato dal sole dell’Italia è il paese nella sua forma più antica, piena di sentimento e sensuale. Quaggiù le rovine sono più antiche, i pranzi più lunghi, i paesaggi più selvaggi e intensi”. La copertina di Lonely Planet arriva pochi giorni dopo l’annuncio che, sempre la Corricella, è stata scelta dalla Accademia Europea del Cinema presieduta da Juliette Binoche, tra gli otto nuovi “Tesori della cultura cinematografica europea”, luoghi simbolici per il cinema del nostro continente e da preservare per le generazioni a venire.

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