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Strage di civili a Odessa, 21 morti per i missili russi sui palazzi

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L’ennesima strage di civili insanguina l’Ucraina. Mentre ancora si rimuovono le macerie del centro commerciale bombardato a Kremenchuk, un nuovo attacco missilistico russo ha centrato in pieno un condominio e un centro ricreativo nella regione meridionale di Odessa: almeno 21 le vittime accertate, 16 rimaste uccise negli appartamenti e 5 nel luogo di ritrovo, tra cui un dodicenne, mentre altre 39 persone sono state ferite, compresi 6 bambini. Il raid ha preso di mira il villaggio di Serhiivka, baia lagunare sulla costa del Mar Nero, un’ottantina di km a sud di Odessa. E proprio sul Mar Nero volava il bombardiere russo che ha colpito la citta’ con missili “molto pesanti e molto potenti”, ha spiegato il portavoce del governatore, Serhiy Bratchuk. Il nuovo massacro scuote l’oblast di Odessa, che solo poche ore fa era stata dichiarata “interamente liberata dagli occupanti”, dopo il ritiro delle forze nemiche dall’Isola dei Serpenti. La “risposta” delle Forze armate non si fara’ attendere, ha avvertito il consigliere di Volodymyr Zelensky. Il presidente ucraino denunciato l’attacco come un “atto di terrorismo”. Ma ancora una volta il Cremlino ha negato di aver preso di mira obiettivi civili. Immediate sono giunte le condanne occidentali. L’alto rappresentante Ue Josep Borrell ha parlato di “atti che equivalgono a crimini di guerra”, mentre Berlino ha accusato Mosca di agire in modo “disumano e cinico”. E per il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, con gli attacchi di oggi Vladimir “Putin sta dimostrando una sola cosa: di non volere la pace”. I bombardamenti continuano a mietere vittime in tutto il Paese. Sempre a sud, Kiev ha denunciato raid sull’area portuale di Mykolaiv con bombe a grappolo vietate, con un fuoco di fila di dieci missili sparati nell’arco di 25 minuti. Nella regione nordorientale di Kharkiv, in 24 ore gli attacchi hanno provocato almeno 4 morti e 5 feriti. Orrori che continuano a emergere anche nelle citta’ gia’ conquistate dai russi come Mariupol, dove secondo gli ucraini e’ stata trovata un’altra fossa comune con piu’ di cento corpi. I combattimenti proseguono intanto nel Donbass, dove l’esercito di Putin sta cercando di accerchiare da sud e da ovest le truppe nemiche a Lysychansk, l’unica citta’ della regione di Lugansk ancora controllata da Kiev. Le unita’ di difesa sono state sottoposte al fuoco d’artiglieria negli insediamenti circostanti, mentre i russi tentano di prendere il controllo dell’autostrada strategica Bakhmut-Lysychansk. Sul piano diplomatico, gli sforzi si concentrano sui corridoi del grano. Reduce dal vertice Nato di Madrid, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato nuovi colloqui nelle prossime ore con Putin e Zelensky. “Possiamo esportare questi prodotti ai Paesi che ne hanno bisogno, nella regione abbiamo a disposizione circa 20 navi e sono pronte a partire”, ha assicurato. Consultazioni sono state confermate da Kiev, secondo cui pero’ non e’ ancora stata fissata alcuna data per un incontro “in Turchia o da qualsiasi altra parte”. Per il momento resta comunque escluso un confronto diretto tra i leader, dopo che il Cremlino ha precisato che il presidente indonesiano Joko Widodo non ha consegnato a Putin un messaggio scritto di Zelensky. La riapertura delle rotte navali per le esportazioni resta la priorita’ di Kiev.

“Se questa minaccia della fame non viene rimossa, se il Mar Nero non viene sbloccato immediatamente – ha avvertito Zelensky in videocollegamento con un festival a Vienna – il risultato della crisi alimentare sara’ uno tsunami migratorio che raggiungera’ anche voi, anche se l’Austria e’ lontana dal mare”. Ma proprio sul grano potrebbe aprirsi ora un nuovo fronte. L’ambasciatore ucraino ad Ankara, Vasyl Bodnar, ha chiesto alle autorita’ della Turchia di sequestrare la nave russa Zhibek Zholy, che ha gettato l’ancora nei pressi delle sue coste dopo essere salpata dal porto “occupato” di Berdiansk con un carico di migliaia di tonnellate di cereali che per Kiev e’ stato rubato.

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‘Da banche Occidente in Russia 800 mln euro in tasse a Cremlino’

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Le maggiori banche occidentali che sono rimaste in Russia hanno pagato lo scorso anno più di 800 milioni di euro in tasse al Cremlino, una cifra quattro volte superiore ai livelli pre-guerra. Lo riporta il Financial Times sottolineando che le imposte pagate, pari allo 0,4% delle entrate russe non legate all’energia per il 2024, sono un esempio di come le aziende straniere che restano nel Paese aiutano il Cremlino a mantenere la stabilità finanziaria nonostante le sanzioni. Secondo quanto riportato dal quotidiano, “le maggiori sette banche europee per asset in Russia – Raiffeisen Bank International, Unicredit, Ing, Commerzbank, Deutsche Bank, OTP e Intesa Sanpaolo – hanno riportato profitti totali per oltre tre miliardi di euro nel 2023. Questi profitti sono stati tre volte maggiori rispetto al 2021 e in parte generati dai fondi che le banche non possono ritirare dal Paese”.

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Sindaco Istanbul Ekrem Imamoglu contro Erdogan: Hamas è un gruppo terroristico

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Il sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu, il principale rivale del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, definisce Hamas “un gruppo terroristico” e afferma che la Turchia è stata “profondamente rattristata” dal massacro del 7 ottobre. Intervistato dalla Cnn, il primo cittadino della metropoli turca spiega che “qualsiasi struttura organizzata che compie atti terroristici e uccide persone in massa è da noi considerata un’organizzazione terroristica”, aggiungendo però che crimini simili stanno colpendo i palestinesi e invita Israele a porre fine alla sua guerra contro Hamas.

Il governo turco di Erdogan sostiene apertamente Hamas, ha duramente criticato l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza e ha chiesto un cessate il fuoco immediato. Il leader turco ha paragonato le tattiche del primo ministro Benyamin Netanyahu a quelle di Adolf Hitler e ha definito Israele uno “stato terrorista” a causa della sua offensiva contro Hamas a Gaza.

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Usa: sondaggio “Cnn”, Trump in vantaggio su Biden di 6 punti a livello nazionale

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A poco meno di sei mesi dalle elezioni negli Stati Uniti, l’ex presidente Donald Trump gode del sostegno del 49 per cento degli elettori, in vantaggio di sei punti percentuali sul suo successore Joe Biden, fermo al 43 per cento. Lo indica l’ultimo sondaggio pubblicato dall’emittente “Cnn” ed effettuato dall’istituto Ssrs. Rispetto alla precedente rilevazione condotta lo scorso gennaio, il candidato repubblicano e’ rimasto stabile, mentre l’attuale presidente ha perso il due per cento del proprio consenso. Soprattutto, e’ in miglioramento l’idea che gli elettori hanno degli anni della presidenza Trump. Ora il 55 per cento degli statunitensi considera “un successo” la sua amministrazione, contro il 44 per cento che la definisce “un fallimento”.

Nel gennaio del 2021, pochi giorni dopo l’insediamento di Biden, era il 55 per cento a considerare un fallimento la presidenza di Trump. Al contrario, il 61 per cento ritiene che la presidenza Biden sia stata un fallimento, mentre il 39 per cento la definisce “un successo”. Il sondaggio mostra anche come i repubblicani siano piu’ convinti dell’idea che la presidenza Trump sia stata un successo (92 per cento) rispetto a quanto gli elettori democratici abbiano la stessa opinione della presidenza Biden (solo il 73 per cento). Tra gli indipendenti, l’amministrazione Trump e’ guardata con favore dal 51 per cento, contro il 37 per cento che ha opinione positiva dell’attuale presidenza. Poi vi e’ un 14 per cento che considera un fallimento entrambe le esperienze, e un 8 per cento che invece ritiene un successo sia la presidenza di Donald Trump che quella di Joe Biden.

Il sondaggio rileva anche come il 60 per cento degli elettori disapprovi l’operato dell’attuale presidente e come il tasso di approvazione, attualmente al 40 per cento, sia al di sotto del 50 per cento anche su materie quali le politiche sanitarie (45 per cento) e la gestione del debito studentesco (44 per cento). A pesare sull’opinione che i cittadini Usa hanno di Biden e’ soprattutto la gestione della crisi a Gaza (il 71 per cento disapprova), in particolare nel caso degli under 35 (tra questi e’ l’81 per cento a esprimere valutazione negativa). Non molto meglio il giudizio degli elettori sull’operato della Casa Bianca in economia (solo il 34 per cento approva), tema che il 65 per cento degli intervistati considera “estremamente importante” per il voto di novembre.

Tra questi ultimi, il 62 per cento ha intenzione di votare Trump, il 30 per cento Biden. In generale, il 70 per cento degli elettori si lamenta delle attuali condizioni economiche del Paese, e il 53 per cento si dice insoddisfatto della propria situazione finanziaria. Tale insoddisfazione sale soprattutto tra gli elettori a basso reddito, tra le persone di colore e tra i piu’ giovani. L’impressione per entrambi i candidati resta per lo piu’ negativa (il 58 per cento ha opinione negativa di Biden, il 55 per cento di Trump) e il 53 per cento e’ insoddisfatto delle opzioni a disposizione sulla scheda elettorale il prossimo novembre.

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