La controffensiva ucraina avanza, cercando il cambio di passo. Secondo la portavoce delle Forze di difesa nel quadrante meridionale, Natalia Gumenyuk, i russi sarebbero stati infatti respinti per circa 3-4 chilometri in vari punti del fronte. È molto? È poco? “Dobbiamo liberare una striscia di almeno 30 chilometri perché sia davvero efficace”, ha notato Gumenyuk. Il lavoro è duro, si combatte ogni metro, tra mine e denti di drago, finché il clima – al momento mite – lo consente. Poi si entrerà in una fase di stallo, con la prospettiva di dover resistere ai missili russi per il secondo inverno di fila. L’anno passato, più o meno di questi tempi, il Cremlino si affidava al ‘generale Armageddon’, l’ex capo delle forze aerospaziali Sergey Surovikin, e alla sua strategia terroristica tesa a far saltare l’infrastruttura energetica ucraina: l’idea era di usare il freddo come arma e prendere Kiev per disperazione, se non con le armi.
L’Ucraina ha resistito. Surovikin invece ha perso il posto, per eccessiva vicinanza alle posizioni del golpista Prigozhin. Purtroppo, però, il suo metodo potrebbe sopravvivergli. Stando alle analisi dell’intelligence britannica, che solerte ogni giorno discetta sulla sorti del conflitto sui social, “esiste la possibilità realistica che Mosca concentri nuovamente i raid contro gli obiettivi infrastrutturali ucraini durante l’inverno”. Peraltro Londra ritiene che Putin possa contare su di una “scorta significativa di missili da crociera”, smentendo dunque quanto sostenuto in precedenza da diverse fonti. Certo, rispetto a 12 mesi fa l’Ucraina è messa meglio e può avvalersi dei moderni sistemi di difesa missilistici consegnati dagli alleati. Però la nuova tattica messa a punto dai russi – lanciare i cruise insieme ai più economici droni di progettazione iraniana così da confondere i radar – si è dimostrata efficace. Insomma, nelle notti di allerta non c’è da dormire tranquilli, come testimoniano le ormai decine di tragedie registrare in questo anno e mezzo di guerra: a Kharkiv un missile russo è appena finito sul quartiere Kholodnohirsky, provocando cinque feriti. D’altronde pure Kiev ha aumentato la pressione, con la campagna di attacchi sulle città russe, Mosca compresa, e le spettacolari incursioni in Crimea.
“Aumenteremo la produzione di droni aerei di 120-140 volte a partire dalla fine di dicembre, di certo più di 100 volte”, ha annunciato Mykhailo Fedorov, vice primo ministro per l’innovazione, l’istruzione, la scienza e lo sviluppo tecnologico e titolare della trasformazione digitale, durante l’evento “Redkolegia. Summit”. A compromettere il quadro c’è poi il fattore Kim. Il dittatore nordcoreano è in tour in Russia e, con il ministro della Difesa Sergey Shoigu a fargli da chaperon, il programma odierno comprendeva una “dimostrazione” militare della flotta di Mosca nel Pacifico nonché una visita alla fabbrica del sistema missilistico ipersonico Kinzhal. “Sono profondamente colpito dalle moderne tecnologie aeronautiche della Russia e dalle sue capacità produttive”, ha assicurato Kim. Il che può anche essere vero ma sta di fatto che è Putin ad essere a corto di munizioni e missili – problema che l’Occidente conosce bene – e un aiutino da Pyongyang farebbe comodo.