Il presidente russo Vladimir Putin interviene in prima persona sul pagamento in rubli del gas e spiega al cancelliere tedesco Olaf Scholz e al presidente del consiglio Mario Draghi la richiesta di Mosca di essere pagata in rubli per le forniture in Occidente. Un colloquio che segue il negoziato a Istanbul tra Russia e Ucraina, chiuso “senza svolte” secondo Mosca, ma che serve al presidente russo per tranquillizzare i due principali importatori di gas in Europa sugli effetti di quella che e’ subito apparsa come una ritorsione del pagamento in rubli. Prima Berlino e poi Vienna hanno dichiarato oggi l’allerta preventiva, scatenando subito la corsa al rialzo per le quotazioni del gas ad Amsterdam, salito fino a quota 124 euro (+14%), per assestarsi poi sui valori dello scorso 24 febbraio a 117,5 euro e limitare il rialzo al 9,77% a quota 118,97 euro al MWh. Un valore, quest’ultimo, ben al di sotto dei 336,995 euro segnati in apertura di contrattazioni lo scorso 7 marzo, quando il gas chiuse a 267,3 euro e sul livello dello scorso 22 dicembre (117,52 euro) quando il problema erano gli acquisti della Cina. Secondo Putin, che ne ha parlato prima con Scholz, il pagamento del gas russo in rubli non dovrebbe “peggiorare” i termini contrattuali sottoscritti dai clienti europei. La decisione presa dalla Russia di richiedere i pagamenti del gas in rubli “non dovrebbe portare a un peggioramento dei termini contrattuali per le societa’ europee importatrici di gas russo”, ha riferito il Cremlino. I due leader, ha spiegato la Tass, hanno concordato che gli esperti dei due Paesi discutano ulteriormente di questo tema. Con Draghi invece il Presidente russo si e’ intrattenuto per circa un’ora, illustrandogli la richiesta di Mosca sui rubli e aggiornandolo sui negoziati in corso con l’Ucraina. Putin e Draghi hanno poi concordato sull’opportunita’ di mantenersi in contatto. Il pagamento in rubli del gas, a cui potrebbe seguire un’analoga richiesta su altre materie prime come indicato dal presidente della Duma Vyacheslav Volodin, e’ la reazione di Mosca alle sanzioni occidentali che hanno causato per l’economia russa la piu’ grave crisi dal crollo dell’Unione Sovietica del 1991. La decisione, annunciata da Putin lo scorso 23 marzo, ha costretto la Germania, prima economia europea che lo scorso anno ha importato dalla Russia il 55% del gas che ha consumato, a lanciare un ‘primo allarme’ per segnalare che potrebbe andare incontro a un’emergenza di approvvigionamento. Un allarme scattato successivamente anche in Austria, dove transita il gasdotto che traporta il gas russo in Italia tramite il valico di Tarvisio. Il piano di emergenza sul gas di Berlino prevede tre stadi: il primo, quello dell’allerta, attivato oggi, e’ una ‘fase di monitoraggio’; il secondo stadio prevedrebbe ‘l’allarme’ e il terzo la proclamazione della ‘emergenza’. “Al momento, ha spiegato il ministro tedesco dell’Economia e del Clima Robert HabeckHabeck, non c’e’ un problema di approvvigionamento del gas e quella di proclamare l’allerta e’ una ‘decisione preventiva’ presa in via cautelare”. In ogni caso gia’ nella mattinata il portavoce di Putin Dmitry Peskov aveva escluso che un effetto immediato della richiesta di Mosca, in quanto, a suo dire, il processo necessario per cambiare in rubli la valuta di pagamento del gas russo richiedera’ piu’ tempo rispetto al termine originale fissato per domani. Nel frattempo si e’ attivata anche la Polonia che intende interrompere l’importazione di petrolio dalla Russia entro la fine dell’anno e arrivare “entro aprile-maggio a un completo abbandono del carbone russo”. L’obiettivo, ha spiegato il premier polacco Mateusz Morawiecki e’ di completare “il piu’ radicale piano di indipendenza energetica dalla Russia in Europa”.