Cittadini comuni e big della politica. Nella camera ardente allestita al Senato per Giorgio Napolitano il via vai di persone è continuo. Oltre al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il personaggio d’eccezione che ha voluto rendere omaggio all’ex Capo di Stato, è stato comunque Francesco che ha sorpreso giornalisti e cameramen facendo il suo ingresso a bordo della ‘500 papale’ a Palazzo Madama verso l’ora di pranzo. Prima volta di un Pontefice al Senato. Prima di lui, erano arrivati la premier Giorgia Meloni e gli ex presidenti del Consiglio Mario Draghi e Mario Monti. Ma l’elenco dei visitatori che hanno sfilato davanti al feretro di Napolitano e al cuscino con l’onorificenza della Gran croce, esprimendo il proprio cordoglio ai familiari, è davvero lunghissimo. Il drappello più nutrito è stato quello del Pd, guidato dalla segretaria Elly Schlein e dai capigruppo Chiara Braga e Francesco Boccia. Della ‘vecchia guardia’ erano presenti, tra gli altri, l’ex ministro Anna Finocchiaro e gli ex segretari del partito Piero Fassino, Walter Veltroni, Nicola Zingaretti ed Enrico Letta. Oltre all’esponente socialista ed ex presidente della Consulta Giuliano Amato.
Hanno portato il loro saluto a ‘Re Giorgio’ anche Francesco Rutelli, ora presidente dell’Anica, accompagnato dalla moglie Barbara Palombelli, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, il Commissario europeo Paolo Gentiloni, il senatore eletto con i Dem, ma esponente storico della Dc, Pier Ferdinando Casini e l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel governo Berlusconi Gianni Letta, parlamentari come Claudia Mancina, Roberto Speranza, Giuseppe Provenzano, Arturo Scotto. Tra i più ‘mattinieri’ del centrodestra ad entrare in Sala Nassiriya, l’ambiente trasformato dal cerimoniale in camera ardente con tanto di corone del Pd, del Comune di Roma e del gonfalone della Città di Napoli, sono stati il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri e i capigruppo di FdI Lucio Malan e di ‘Noi moderati’ Antonio De Poli. Il feretro di Napolitano è arrivato a Palazzo Madama verso le 9 direttamente dalla clinica Salvator Mundi, dove si era spento venerdì sera 22 settembre, scortato dai corazzieri in motocicletta. Ad accoglierlo i vertici del Senato: il presidente Ignazio La Russa, il segretario generale Elisabetta Serafin e il vicesegretario generale Federico Toniato. Accanto alla moglie, Clio Maria Bittoni, 89 anni, accompagnata in sedia a rotelle fin dentro la camera ardente, ai figli Giovanni e Giulio e ai nipoti, sono stati quasi tutto il tempo i consiglieri per la Comunicazione Giovanni Matteoli (con Napolitano da 47 anni) e Maurizio Caprara.
A Palazzo Madama anche lo storico portavoce Pasquale Cascella. Pochi gli esponenti del Governo almeno in questa prima giornata: oltre alla premier Meloni, il ministro Francesco Lollobrigida e il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi. Anche i massimi esponenti della comunità ebraica, Riccardo Di Segni e Victor Fadlun, hanno voluto dare l’ultimo saluto al senatore a vita. Napolitano, infatti, spiega Caprara, “fu molto vicino alle comunità ebraiche e fu il primo dirigente del Pci ad andare in Israele quando nel partito la linea era quella di vicinanza ad Arafat”.
Moltissimi i cittadini che hanno voluto dare l’ultimo saluto all’ex Capo di Stato, dando vita ad una fila ordinata che si è snodata per buona parte di Corso Rinascimento. Dopo la camera ardente che si chiuderà lunedì alle 16, sono previste per Napolitano le esequie di Stato laiche che si celebreranno nell’Aula di Montecitorio martedì alle 11.30. Un’altra ‘prima volta’ per Napolitano, primo comunista al Quirinale e primo presidente della Repubblica eletto due volte. Tra gli interventi previsti per la cerimonia funebre, ci sono quelli di Anna Finocchiaro, Paolo Gentiloni, Gianni Letta e del Cardinale Ravasi.
Sono due i presepi vaticani 2023, uno in piazza San Pietro e l’altro in Aula Paolo VI. Le due natività, volute fortemente dallaDiocesi di Rieti e affidate per la realizzazione a Fondaco Italia, sono state pensate per celebrare gli ottocento anni dal primo presepe della storia, voluto nel 1223 da San Francesco d’Assisi a Greccio, nel reatino.
Nel 1223, preso dallo sconforto per le violenze e per lo spargimento di sangue che investiva Betlemme, travolta dalle crociate, il patrono d’Italia chiese al suo amico Giovanni Velita e sua moglie Alticama di portare una greppia (mangiatoia) un bue, un asino e di invitare tutta la popolazione di Greccio a radunarsi la sera del 24 dicembre. Da quel momento Greccio, come qualsiasi altro luogo dove viene realizzato il presepe, è diventato Betlemme.
“Il nostro obiettivo – ha spiegato Enrico Bressan, presidente di Fondaco Italia – è soprattutto la tutela del patrimonio artistico italiano. L’idea delle natività vaticane nasce dal restauro del santuario di Greccio, l’eremo francescano in provincia di Rieti dove, nel 1223, ottocento anni fa, San Francesco inventò il presepe.
Oltre ad ispirarci al santo di Assisi, al quale è dedicato questo progetto, ci siamo rifatti a quella straordinaria comunità di intenti e abbiamo coinvolto una serie di realtà imprenditoriali ed eccellenze artistiche per realizzare i due presepi vaticani”.
“Siamo lieti di tornare a Roma – ha dichiarato Riccardo Bisazza, presidente di Orsoni Venezia 1888 – dove abbiamo già collaborato a un importante restauro della Basilica di San Pietro, e di ritrovare il Santo Padre che, nel 2018, inaugurò a Bucarest la nuova Cattedrale della Salvezza del Popolo per la quale siamo impegnati a realizzare le tessere di mosaico che un team di 70 mosaicisti sta utilizzando per la decorazione dell’interno della cattedrale ortodossa più grande al mondo.
Il presepe di San Francesco in Sala Nervi accompagnerà le prossime festività e sarà visto in tutto il mondo durante le dirette dal Vaticano; siamo orgogliosi di aver contribuito al progetto di Fondaco Italia con i mosaici veneziani che testimoniano un’eccellenza Made in Italy unica al mondo.”
Il presepe di piazza San Pietro, pensando alla prima natività vivente, è stato progettato come un’istallazione artistica che prende la forma di una scenografia teatrale. La realizzazione è stata possibile grazie al contributo di partner privati ed affidata agli esperti artigiani di Cinecittà che hanno interpretato il disegno dell’artista presepista Francesco Artese, i personaggi sono stati realizzati dal maestro artigiano presepiale Antonio Cantone di Napoli, coordinati dai curatori Enrico Bressan e Giovanna Zabotti di Fondaco Italia.
La struttura, collocata sopra una base a forma ottagonale, come richiamo all’ottocentenario, prende spunto dalla roccia del Santuario di Greccio ed è concepita come una quinta che, in un perpetuo dialogo armonico, viene abbracciata idealmente dal colonnato di Piazza San Pietro.
Davanti ad essa, collocata a terra, una vasca in cui scorre, simbolicamente, il fiume Velino, ovvero le acque che, oggi come allora, dalla Valle Santa reatina giungono a Roma.
La scena vede al centro l’affresco della grotta di Greccio (opera del 1409 attribuita al Maestro di Narni di scuola giottesca) davanti al quale un frate officia la messa in presenza di San Francesco con in braccio il Bambinello, la Madonna e San Giuseppe in adorazione a lato della greppia, dietro a cui giacciono il bue e l’asinello.
Ad assistere alla rappresentazione tre frati, Giovanni Velita e la moglie Alticama, ovvero gli amici che hanno aiutato San Francesco a dare vita alla sua “opera prima”. I personaggi, in terracotta dipinta e di grandezza naturale, sono stati realizzati realizzati da Cantone e Costabile di Napoli, mentre l’illuminazione è stata affidata alla lighiting designer Margherita Suss.
La natività musiva dell’Aula Paolo VI, invece, è stata resa possibile grazie al contributo di Orsoni Venezia 1888, l’unica fornace a fuoco vivo a Venezia, che utilizza le stesse tecniche oltre un secolo per produrre mosaici in foglia d’oro 24 carati, ori colorati e smalti in più di 3.500 colori, dai rossi imperiali ai blu Madonna fino ad una gamma che conta più di 120 toni differenti per i colori degli incarnati.
Orsoni ha realizzato le tessere per il presepe in Sala Nervi: oltre 30.000 tessere per 4,5 mq di smalti di cui il 5% di tessere in foglia d’oro 24 carati, trasformate in opera sacra dal Maestro mosaicista Alessandro Serena. La scena raffigura una natività classica con San Francesco inginocchiato, in segno di totale devozione, in povertà e semplicità, mentre Chiara è orante accanto a lui.
L’attore e rubacuori Ryan O’Neal, la star dalla vita tempestosa candidata all’Oscar per film come “Love Story” e “Barry Lyndon” di Stanley Kubrick, si è spento all’età di 82 anni a Los Angeles. A renderlo noto il figlio su Instagram. “Questa è la cosa più difficile che abbia mai avuto da dire, ma eccoci qui. Mio padre è morto in pace oggi, con la sua amorevole squadra al suo fianco che lo sostiene e lo ama come lui farebbe con noi”, ha affermato Patrick O’Neal sul social.
O’Neal, il cui aspetto focoso e la mascella perfetta lo rendevano il protagonista ideale, era noto anche per la sua tumultuosa relazione decennale con l’attrice Farrah Fawcett. Nato nella città degli angeli, figlio d’arte (papà scrittore e sceneggiatore americano di origini irlandesi e madre attrice statunitense di origini per metà irlandesi e per metà ebraiche ashkenazite), O’Neal si fece conoscere al grande pubblico recitando nella soap opera Peyton Place (dal 1964 al 1969) nella parte di Rodney Harrington, accanto a Mia Farrow.
Ma ottenne la fama mondiale grazie all’interpretazione di Oliver Barrett IV nello struggente film Love Story (1970), che interpretò con Ali MacGraw e che gli valse la candidatura all’Oscar come miglior attore nel 1971 e il David di Donatello come miglior attore straniero l’anno successivo, oltre alla candidatura al Golden Globe. La pellicola ottenne un grande successo e quello di Oliver Barrett fu uno dei ruoli più memorabili di O’Neal. L’attore fu sposato dal 1963 al 1967 con l’attrice Joanna Moore, dalla quale ebbe due figli, gli attori Griffin e Tatum O’Neal. Dopo il divorzio, contrasse un nuovo matrimonio con Leigh Taylor-Young, da cui ebbe il terzogenito Patrick, divenuto cronista sportivo. Nel 1972 dopo fece coppia con Barbra Streisand per la commedia demenziale “What’s Up, Doc?”.
L’anno successivo interpretò un altro grande film di successo, ‘Paper Moon’ – Luna di carta – con la sua primogenita Tatum, la quale grazie a questa parte ottenne l’Oscar ancora giovanissima. Nel 1975 fu scelto da Kubrick come protagonista del memorabile ‘Barry Lyndon’. Fu anche preso in considerazione per le parti di Rocky Balboa in ‘Rocky’ (1976) e di Michael Corleone nel ‘Padrino’ (1972). Sul finire degli anni Settanta conobbe Farrah Fawcett, star della serie di telefilm Charlie’s Angels, che diventò la compagna della sua vita fino alla morte di lei, nel 2009. Insieme recitarono in diversi film tra cui ‘Sacrificio d’amore’ (1989) e la serie Tv ‘Good Sports’ (1991), ed ebbero un figlio, Redmond, nato nel 1985.
Nel 2008 O’Neal fu arrestato, insieme al figlio, nella sua abitazione di Malibù, in California, per possesso di stupefacenti. Nonostante la turbolenta vita privata, ha continuato l’attività di attore sino ad una dozzina di anni fa: nel 2006 entrò a far parte del cast della serie televisiva statunitense ‘Bones’, nel ruolo del padre della protagonista Temperance Brennan. Ha inoltre preso parte ad alcuni episodi del telefilm 90210 (2010).
Il presidente eletto guatemalteco Bernardo Arévalo ha denunciato che le indagini svolte dall’Ufficio del Pubblico ministero della Procura, secondo cui le elezioni generali tenute quest’anno, e da lui vinte, dovrebbero essere annullate, non sono altro che un “colpo di stato assurdo, ridicolo e perverso”.
Nel corso di una conferenza stampa ieri sera Arévalo, che dovrebbe insediarsi nella massima carica dello Stato il 14 gennaio 2024 succedendo a Alejandro Giammattei, ha assicurato che le accuse formulate contro il Tribunale supremo elettorale (Tse) e contro lui stesso, sono infondate, aggiungendo che per quanto lo riguarda, ha prove che dissipano anche il presunto riciclaggio di denaro. Alludendo infine ai settori della magistratura che stanno cercando di bloccare il processo di transizione democratica presidenziale, ha sostenuto che “i golpisti fanno i gesti disperati di chi sta per affogare, e provano a portare a termine un improbabile colpo di stato”.