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Green Pass-vaccini, Salvini accende scontro su obbligo

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Il nuovo decreto Covid e’ in Gazzetta ufficiale. E a tenere banco e’ ancora Green Pass. Tavolo sul quale si giochera’ la vita sociale e collettiva (oltre che la sicurezza) dei prossimi mesi, ma anche il duello politico di un fine luglio, gia’ caldissimo. Colpito, forse, dal richiamo del Premier Draghi, il leader della Lega Matteo Salvini a Pesaro e Rimini per la raccolta firme sui referendum della giustizia annuncia di aver dormito poco dopo esersi vaccinato e rivendica il diritto alla liberta’ vaccinale . “Il vaccino deve essere una libera scelta per tutti, soprattutto per i ragazzi”. “Ho fiducia negli italiani, sanno cosa devono fare. Invito tutti a informarsi e scegliere – dice ancora . Quello che non accetto – aggiunge – e’ la multa, il divieto, la burocrazia”. Qualcuno, incalza, “non ama i giovani”, perche’ senza Green Pass li lascia fuori persino dai parchi divertimenti e discoteche. “C’e’ razzismo verso di loro – dice – La gente deve poter scegliere, come ho fatto io, che mi sono vaccinato ma non voglio imporre a nessuno quello che ho fatto – prosegue – Sono anche per la liberta’ di manifestazione per chiunque, se e’ pacifica e democratica”. E alcuni dei “suoi” hanno gia’ annunciato che saranno alla fiaccolata del 28 luglio a Roma contro l’ultimo decreto, mentre oggi a Torino si formavano le prime code al gazebo ItaliaExit di Gianluigi Paragone, per raccogliere firme contro il provvedimento Draghi. “Manifestare e’ legittimo – commenta a distanza il governatore della Liguria, Giovanni Toti – Se uno non si vuole vaccinare puo’ scegliere, ma posso anche scegliere che non mi chiuderanno in casa perche’ qualcuno non si vaccina”. Ferma sul fronte no-Green Pass resta la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni . “L’ultima delirante bugia della sinistra e del mainstream – dice – e’ che Fdi sul green pass non sarebbe coerente perche’ siamo favorevoli a quello europeo. Signori, sveglia – esorta – Il green pass europeo incentivava turismo e spostamenti delle persone all’interno della Ue, evitando quarantene. Applicarlo ai ristoranti, bar e a molte altre attivita’ produttive, sortisce l’effetto contrario, devastando il nostro turismo e la nostra economia e favorendo, allo stesso tempo, tutte le altre nazioni”. Sull’altro fronte, il leader del Pd Enrico Letta, in Calabria per sostenere la candidata Amalia Bruni, ringrazia Draghi per l'”appello importante ed efficace” e Salvini per essersi vaccinato, “Ha fatto bene, e’ una buona notizia per il Paese”, dice. I suoi attacchi, insieme a quelli di Meloni, bolla Debora Serracchiani, sono “ostacoli oggettivi all’immunita’ collettiva”. “Il vaccino ieri no, oggi forse, domani dipende, ma sotto i 40 anni non serve: e perche’? Chi l’ha detto?”, rilancia il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. “Stop al cerchiobottismo verso no vax”, concorda il sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova, segretario di Piu’ Europa. Ma il Green Pass apre anche nuovi interrogativi, a partire dalla scuola. Pur di scongiurare un altro semestre in Dad, si dicono favorevoli all’obbligo vaccinale per studenti e insegnanti il senatore LeU Francesco Laforgia. Idea “orrenda” invece per il sottosegretario all’Istruzione, Rossano Sasso, mentre parlano di violazione dei diritti costituzionali i deputati FdI Ella Bucalo e Paola Frassinetti. Oltre ai malumori di numerose categorie, da risolvere c’e’ poi il nodo Green Pass nei palazzi della politica, per cui il presidente della Camera Roberto Fico ha chiesto un’istruttoria. Gia’ fortemente caldeggiato da Forza Italia, a sostenerlo oggi e’ anche Coraggio Italia. Al contrario, il senatore Saverio De Bonis, solleva “seri dubbi costituzionali”.

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Politica

Giorgia Meloni guarda al 2027: “Realizzare tutto il programma, poi tornerò dagli elettori”

A metà legislatura Giorgia Meloni punta al 2027: “Portare a termine il programma del centrodestra”. Confronto con i sindacati l’8 maggio, riforme e lavoro in primo piano.

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A metà legislatura, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni fissa già l’orizzonte del prossimo voto: il 2027, quando intende ripresentarsi agli italiani potendo dire “ve lo avevamo promesso, lo abbiamo fatto”. In un’intervista concessa ad AdnKronos, la leader di Fratelli d’Italia chiarisce di voler portare a termine l’intero programma del centrodestra, affrontando sfide ancora aperte come la natalità, il costo dell’energia e la sicurezza sul lavoro.

Il nodo lavoro e le critiche delle opposizioni

L’intervista arriva dopo un Primo Maggio segnato dalle dure contestazioni dell’opposizione. Elly Schlein accusa Meloni di “mentire a viso aperto sui numeri del lavoro”, mentre Giuseppe Conte parla di “presa in giro ai danni dei lavoratori” e Matteo Renzi sottolinea il record negativo di emigrazione dall’Italia: “191mila persone hanno lasciato il Paese nel 2023”. Meloni rivendica però i risultati raggiunti e lancia l’obiettivo di essere ricordata come la premier che ha aumentato l’occupazione e ridotto il precariato, annunciando il confronto con le parti sociali previsto per l’8 maggio e una dotazione di 1,25 miliardi per nuove misure in materia di lavoro e sicurezza.

Riforme e legge elettorale, la partita del premierato

L’orizzonte resta la primavera 2027, ma le voci di elezioni anticipate al 2026 continuano a circolare. Nel centrodestra, intanto, si intensificano le riflessioni sulla legge elettorale, strettamente connesse alla riforma del premierato, “madre di tutte le riforme” secondo Meloni. Non è un mistero che la presidente preferirebbe una forma di governo presidenziale, ma per ora ribadisce l’impegno sul testo in discussione alla Camera da dieci mesi.

“Sessismo contro di me nel silenzio generale”

Nell’intervista, Meloni confessa di essere rimasta “colpita” da “attacchi sessisti vergognosi” subiti in questi anni, lamentando l’indifferenza di chi si riempie la bocca con i diritti delle donne. La replica di Maria Elena Boschi (Italia Viva) non si fa attendere: “FdI ha usato sessismo contro di me per anni. Giorgia, basta chiacchiere e vittimismo. Governa se sei capace”.

Rapporti internazionali: da Trump a Macron

Meloni conferma la sua “relazione speciale” con Donald Trump, riconosciuta anche dalla Casa Bianca, e racconta del consiglio dato al presidente serbo Aleksandar Vucic prima del suo incontro a Mar-a-Lago con l’ex presidente Usa. “Meglio parlare con lui lì che a Washington”, avrebbe detto lei. Il legame con gli Stati Uniti resta saldo: “Difenderemo i nostri interessi con lealtà, ma senza subalternità”, spiega Meloni.

Sul fronte europeo, rivendica un rapporto pragmatico con Ursula von der Leyen, fondato su “stima e franchezza”, e auspica una rimodulazione del Green Deal. Conta di trovare una sponda nel possibile prossimo cancelliere tedesco, Friedrich Merz, e descrive i rapporti con Macron come “di collaborazione e sana competizione” tra due leader di famiglie politiche diverse, ma con interessi comuni.

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Ministro Giuli: scudetto al Napoli? Rallegra il cuore di un romano e un romanista come me

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“Napoli non è in odore di scudetto, ma è in profumo di scudetto. Io sono romano e romanista, ma innamorato di Napoli. Sappiamo bene che in passato ci sono stati terribili episodi che hanno riguardato le tifoserie della Roma e del Napoli. Oggi sentire Napoli in profumo di scudetto è una cosa che rallegra il cuore di un romano e di un romanista”. Così il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, sulla corsa scudetto, a margine della sua visita al cantiere dell’Albergo dei poveri a Napoli.

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Atto di clemenza per onorare Papa Francesco: la politica torna a discutere di indulto e liberazione anticipata

Casini, Boschi, Serracchiani e altri parlamentari rilanciano l’appello di Papa Francesco: proposto l’indulto per l’ultimo anno di pena. Forza Italia apre, centrodestra diviso.

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Nel clima sospeso di queste giornate post-festive, scosse dalla solennità dei funerali di Papa Francesco, la politica italiana rispolvera un tema delicato e mai risolto: l’atto di clemenza verso i detenuti, nel nome del Pontefice scomparso. È stato Pier Ferdinando Casini, con un intervento sul Corriere della Sera, a riaprire il dibattito, rilanciando l’appello di Papa Francesco per una giustizia più umana, espresso simbolicamente all’apertura dell’Anno giubilare nel carcere di Rebibbia.

A farsi portavoce di questa istanza anche il movimento radicale Nessuno Tocchi Caino, che ha proposto la liberazione anticipata per i detenuti con un solo anno di pena residua. Una proposta già sottoscritta da parlamentari di diversi schieramenti: Maria Elena Boschi (Italia Viva), Debora Serracchiani (Pd), Luana Zanella (Avs), Maurizio Lupi (Noi Moderati), fino ad arrivare a Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia al Senato.

“Un minimo di coerenza vorrebbe che la politica, commossa ai funerali del Pontefice, dia un segnale concreto, non solo retorico”, ha dichiarato Zanettin. A fargli eco, Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera: “Serve una misura straordinaria, non un perdono indiscriminato”.

Tuttavia, non mancano i contrasti: Fratelli d’Italia e Lega restano silenziosi o critici, ricordando le frizioni già esplose nel centrodestra quando, lo scorso anno, Forza Italia sembrava aprire alla proposta di Roberto Giachetti sulla liberazione anticipata. Apertura poi rientrata dopo le tensioni con gli alleati.

Intanto, al ministero della Giustizia, guidato da Carlo Nordio, il viceministro Francesco Paolo Sisto conferma che è allo studio un provvedimento sull’uso eccessivo della custodia cautelare, ma frena su condoni e amnistie: “È giusto dire che si esce dal carcere solo perché non c’è posto? No. Lo sfratto non è incline alla funzione rieducativa della pena”.

Il confronto resta acceso, ma l’eredità spirituale e sociale di Papa Francesco torna a farsi sentire anche nelle aule parlamentari, spingendo una parte della politica a immaginare un gesto di clemenza come segno di civiltà e memoria.

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