La Nato si ripensa. Dopo la crisi di identita’ degli anni dell’America’s first di Trump, i leader dell’Alleanza si riuniscono domani, nel quartier generale di Bruxelles, per rilanciare e riorientare l’organizzazione, in un vertice a cavallo tra il G7 in Cornovaglia e l’incontro del presidente Usa Joe Biden con il leader russo Vladimir Putin a Ginevra. La madre di tutte le sfide, a questo appuntamento – il primo dell’era Biden e dal dilagare della pandemia da Covid – sara’ dimostrare che l’Alleanza atlantica si e’ ripresa da quello stato di ‘morte cerebrale’, decretato come un provocatorio grido d’allarme da Emmanuel Macron due anni fa, dopo che Trump era arrivato a minacciare la disdetta dell’impegno di Washington ed il turco Recep Tayyp Erdogan, approfittando del disimpegno americano, aveva lanciato il suo intervento contro i curdi in Siria. Una mossa che aveva messo in luce le contraddizioni nell’Alleanza, con Ankara che tutt’oggi continua nel suo ruolo di guastatrice, bloccando ad esempio la collaborazione tra la Nato e la missione Ue Irini per l’attuazione dell’embargo Onu sulle armi in Libia. Molti segnali di rassicurazione sull’impegno Usa sono gia’ arrivati da Washington, che ora punta anche ad un’Alleanza delle democrazie. E lasciando il G7 Biden ha evidenziato come la Nato sia “vitale per mantenere la sicurezza americana”, ricordando gli aiuti dell’Alleanza agli Stati Uniti dopo gli attacchi dell’11 settembre. Proprio con Erdogan l’inquilino della Casa Bianca ha previsto una bilaterale a margine del vertice. Nei mesi scorsi sono volati scambi di battute al vetriolo tra i due. E i dossier controversi sul tavolo non mancano, a partire dall’acquisto turco dei missili russi, ma le attese sono quelle di ricuciture, come lascia intendere anche il premier Mario Draghi, che con i Mediterranei preme per un rafforzamento sul fianco Sud: “Il ruolo della Turchia nella Nato e’ importantissimo”. Ankara “deve e vuole restare un partner affidabile. Le voci che la vorrebbero fuori o distante non hanno fondamento”. Il punto centrale del summit sara’ l’aggiornamento del foglio di rotta dell’Alleanza, lo ‘Strategic concept’, rivisto per l’ultima volta una decina di anni fa. Vi si aggiungeranno elementi sulla minaccia russa: con Mosca i “rapporti sono ai minimi termini dall’epoca della Guerra fredda”, ha segnalato il segretario generale Jens Stoltenberg nella sua conferenza stampa di presentazione, anche se la porta del dialogo resta aperta. E nel concept si inserira’ per la prima volta la preoccupazione per il rafforzamento militare della Cina, notando le “crescenti divergenze tra le politiche coercitive di Pechino ed i valori” dei Paesi che fanno capo all’Alleanza, secondo un’anticipazione della bozza della dichiarazione finale di Bloomberg. Il vertice, dal quale si attende un accordo per far fronte ai cyber-attacchi, si concentrera’ anche sulle riforme Nato 2030 avviate dopo che Trump aveva messo in dubbio la rilevanza dell’organizzazione. Stoltenberg illustrera’ nove aree di modernizzazione nel medio termine, compreso un maggiore finanziamento delle operazioni militari (verra’ ribadita la necessita’ della spesa militare al 2% del Pil). Tuttavia, la Francia di Macron, fautrice di una difesa Ue – complementare con la Nato – ha gia’ espresso preoccupazione per la proposta, temendo che sottragga denaro alle priorita’ militari nazionali. E’ inoltre atteso che nei corridoi si inizi a parlare anche della successione al ruolo di segretario generale, una partita che entrera’ nel vivo il prossimo anno e in cui l’Italia ha delle carte da giocare. Obama aveva promesso il sostegno ad un incarico italiano. I nomi circolati sono quelli di Enrico Letta o Federica Mogherini. Ma il Regno Unito punta al posto con Theresa May. E Draghi, che nei giorni scorsi si e’ sentito con Stoltenberg e ieri ha avuto un incontro con Biden, assicura che per il momento “non abbiamo candidati”.