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Esteri

Mosca minaccia guerra diretta alla Nato

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La Nato compie ufficialmente 75 anni e a Bruxelles hanno celebrato l’anniversario con una grande festa: torta offerta dal Belgio, la copia originale del Trattato di Washington per la prima volta esposta al quartier generale, il carosello sul palco dei nuovi arrivati, ovvero i Paesi entrati nell’Alleanza dopo il crollo dell’Urss. “Siamo partiti in 12, oggi siamo in 32, siamo più forti che mai ed evidentemente qualcosa di buono lo stiamo facendo”, ha rimarcato il segretario generale Jens Stoltenberg. Il Cremlino invece mastica fiele. “La Nato è coinvolta nel conflitto in Ucraina: le nostre relazioni sono ormai scivolate al livello di un confronto diretto”, ha minacciato il portavoce di Vladimir Putin evocando il peggiore degli incubi. La realtà però è molto più sfumata. Gli alleati aiutano sì l’Ucraina, con armi e finanziamenti, ma non quanto servirebbe davvero e all’interno del club vi sono posizioni molto diverse su cosa aspettarsi dal futuro.

A quanto si apprende, c’è ormai chi reputa che il piano A – gli ucraini reggeranno l’urto all’infinito – sia “una fantasia” e chiede di elaborare un piano B; la Francia ha smosso le acque con la sua teoria “dell’ambiguità strategica”, ipotizzando l’invio d’istruttori in Ucraina, suscitando grande entusiasmo tra alcuni alleati del fianco est ma, al contempo, una levata di scudi a ovest, soprattutto negli Stati Uniti, in Germania e in Italia. Non proprio tamburi di guerra. “L’autodifesa è prevista dalla carta dell’Onu, la Nato non partecipa al conflitto ma aiuta Kiev a resistere all’invasione decisa dalla Russia”, ha ripetuto il segretario generale per la milionesima volta. Quindi una doccia di realismo.

Se gli alleati “non saranno in grado di mobilitare maggiore sostegno”, lo scenario più probabile è che la Russia “continuerà ad avanzare”, ha però avvertito Stoltenberg, sottolineando che sono necessari “nuovi aiuti immediati”. Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, anche lui a Bruxelles, è stato chiaro: “Non voglio rovinarvi la festa di compleanno ma in Ucraina la gente muore e per salvarla abbiamo bisogno dei Patriot, in fretta”. Berlino e Washington hanno risposto alla chiamata e sembra che qualcosa verrà annunciato nei prossimi giorni. Lo stato dell’arte dimostra però che la logica delle donazioni volontarie non si applica a una guerra di attrito, serve un approccio più “strutturato”. Ecco spiegata la logica del fondo da 100 miliardi in cinque anni proposto da Stoltenberg (con la cabina di pilotaggio trasferita dal Pentagono al quartier generale militare alleato di Mons). I 32 ministri degli Esteri hanno concordato di portare avanti il lavoro ma c’è grande scetticismo e diverse fonti hanno sminuito l’iniziativa. “Qui ogni idea che entra in una stanza di alto livello non ne esce viva: le possibilità che il fondo per l’Ucraina sia veramente approvato sono scarse”, ha assicurato un’alta fonte diplomatica alleata. “Peraltro ci sono modi più intelligenti e semplici per aiutare Kiev”.

Insomma, il Cremlino alza la voce e accusa la Nato di puntare al baratro ma i fatti indicano che gli azionisti di maggioranza dell’Alleanza sono invece molto cauti. Fin troppo, se si chiede all’Ucraina e ai suoi fan più stretti nell’oriente europeo. “Le narrazioni confortanti possono aiutare a vincere le elezioni. Ma se sono false, ci immobilizzano e ci impediscono di agire concretamente, mentre gli ucraini continuano a morire per noi”, ha avvertito il ministro degli Esteri lituano Gabrielius Landsbergis. Intanto, da Washington, Joe Biden tenta di rassicurare gli alleati dall’altra grande incognita: Donald Trump. “Dobbiamo ricordare che il sacro impegno che assumiamo verso i nostri alleati – difendere ogni centimetro del territorio della Nato – rende anche noi più sicuri e fornisce agli Stati Uniti un baluardo di sicurezza senza eguali in nessun’altra nazione al mondo”, ha dichiarato il presidente Usa. (

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Esteri

Naufraga barca di migranti alle Canarie, decine i dispersi

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Naufraga un’imbarcazione con migranti a bordo al largo de El Hierro, una delle isole Canarie, lasciando decine di dispersi in mare. Stando a quanto si apprende da diverse fonti, 9 persone sono state soccorse con un elicottero e portate sull’isola per fornite loro assistenza sanitaria e alcuni di essi, scrive l’agenzia Efe, hanno raccontato ai soccorritori che la barca si è ribaltata due giorni fa, e che in quel momento a bordo c’erano circa “60 persone”. In seguito, alcune di loro sarebbero riuscite a rigirarla e tornarvici sopra.

L’incidente, avvenuto a circa 60 miglia nautiche a sud de La Restinga (El Hierro), è stato notificato dall’equipaggio di una nave mercantile di passaggio, chiamata Beskidy. Secondo questa segnalazione, la barca dei migranti era in situazione di “semi-affondamento”. Il servizio di salvataggio marittimo spagnolo, che per ora non conferma cifre di morti e dispersi in questo naufragio, ha mobilitato per i soccorsi, oltre all’elicottero, anche un’imbarcazione di emergenza.

(la foto in evidenza è di archivio e non ha a che vedere con la vicenda narrata)

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Cronache

Le gang criminali in Svezia seducono la polizia e s’infiltrano

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Un’inchiesta giornalistica del quotidiano svedese Dagens Nyheter ha portato alla luce numerosi casi in cui agenti di polizia avrebbero divulgato informazioni sensibili a membri di gang criminali. Alcuni di questi agenti avrebbero agito sotto pressioni da parenti, mentre altri avrebbero avuto rapporti intimi con individui legati alla criminalità organizzata.

Il giornale ha reso pubblici estratti di lettere d’amore inviate da una poliziotta a un membro della nota gang Foxtrot: “Sono al lavoro. Quante ore del mio tempo lavorativo ho dedicato a te? Se solo la gente sapesse”, riporta una delle lettere citate. In un altro caso, la capo squadra ‘Camilla’, specializzata in criminalità organizzata, è stata licenziata dopo essere stata sorpresa uscire da una stanza d’albergo con un membro di una gang al tempo imputato per riciclaggio: “Ci siamo accorti che qualcosa non andava”, ha dichiarato l’ex capo di Camilla al quotidiano. “Abbiamo notato un cambiamento di comportamento nei criminali che stavamo monitorando. Come se sapessero. Questo è successo più volte.

“Molti dei suoi colleghi sono rimasti scioccati dall’improvviso licenziamento di Camilla, avvenuto senza alcuna spiegazione a causa della segretezza. Lo scoop giornalistico rivela che dal 2018 è stato presentato un totale di 514 denunce per presunte divulgazioni di informazioni, ma che non tutte hanno portato a sentenze e in diversi casi non si è riusciti a individuare la fonte della fuga d’informazioni. Durante questo periodo, 30 agenti di polizia sono stati giudicati un “rischio per la sicurezza” e sono stati licenziati o invitati a lasciare il loro incarico. Le informazioni divulgate comprendono dettagli su gang rivali, metodi investigativi e dettagli privati di agenti di polizia, nonché avvertimenti di arresto e perquisizioni. Dopo la rivelazione, il Ministro della Giustizia, Gunnar Strömmer, ha convocato una riunione con i vertici della polizia: “Si tratta di un fatto molto grave” ha dichiarato a Dagens Nyheter “La divulgazione di informazioni sensibili ai criminali è un reato e può avere conseguenze molto dannose per il lavoro condotto dalle forze di polizia. A lungo termine, rischia di minare la fiducia nel sistema di giustizia e ledere la democrazia”, ha concluso il Ministro.

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Esteri

‘Da banche Occidente in Russia 800 mln euro in tasse a Cremlino’

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Le maggiori banche occidentali che sono rimaste in Russia hanno pagato lo scorso anno più di 800 milioni di euro in tasse al Cremlino, una cifra quattro volte superiore ai livelli pre-guerra. Lo riporta il Financial Times sottolineando che le imposte pagate, pari allo 0,4% delle entrate russe non legate all’energia per il 2024, sono un esempio di come le aziende straniere che restano nel Paese aiutano il Cremlino a mantenere la stabilità finanziaria nonostante le sanzioni. Secondo quanto riportato dal quotidiano, “le maggiori sette banche europee per asset in Russia – Raiffeisen Bank International, Unicredit, Ing, Commerzbank, Deutsche Bank, OTP e Intesa Sanpaolo – hanno riportato profitti totali per oltre tre miliardi di euro nel 2023. Questi profitti sono stati tre volte maggiori rispetto al 2021 e in parte generati dai fondi che le banche non possono ritirare dal Paese”.

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