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U21, troppi positivi Italia: con Irlanda gioca l’U20

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L’Under 21 e’ ostaggio dei contagi? Allora scenda in campo l’Under 20. Con una mossa a sorpresa, la Figc dribbla il rischio Covid-19 e le possibili conseguenze sportivo-sanitarie per la partita di domani a Pisa contro l’Irlanda, valida per le qualificazioni all’Europeo di categoria. La doccia fredda della triplice positivita’ emersa ieri nell’ultimo giro di tamponi sugli azzurrini, seguite a quelle dei giorni scorsi, ha convinto la federazione ad adottare il ‘Piano B’ preparato in vista di un tracimare dei contagi tra i ragazzi guidati da Paolo Nicolato. A scendere in campo domani, nell’Arena Garibaldi, alle 17, per il match a porte chiuse sara’ cosi’ la selezione azzurra guidata da Alberto Bollini, che era stata pre-allertata ed era in ritiro a Firenze da mercoledi’ scorso. L’intero gruppo si e’ sottoposto per due volte ai test molecolari, che hanno dato tutti esito negativo. La Figc ha intanto chiesto all’Uefa di poter aggregare alla selezione Patrick Cutrone, Samuele Ricci, Riccardo Sottil e Sandro Tonali, che si trovano a Tirrenia con l’Under 21 e che hanno gia’ contratto l’infezione. Domani, sulla panchina dell’Under 21-20 siedera’ per la prima volta Bollini, che ha lavorato in sinergia con Nicolato e il coordinatore delle Nazionali giovanili, Maurizio Viscidi, per preparare l’impegno di domani. “In una situazione d’emergenza – ha detto Bollini – questo gruppo si e’ comportato con grande professionalita’. Cercheremo di fare il massimo, dando il meglio in una sfida cosi’ prestigiosa e importante”. “I giocatori che andranno in campo hanno qualita’ importanti anche se, al momento, difettano di esperienza e amalgama”, ha dichiarato Viscidi. Dispiaciuto, ma realista, Nicolato che, con i ‘suoi’ giocatori e lo staff ha vissuto su un ottovolante fin dall’inizio del raduno. Prima le positivita’ di Alessandro Bastoni e Marco Carnesecchi, poi quelle di Matteo Gabbia e Alessandro Plizzari, scoperte dopo l’arrivo in Islanda, che hanno determinato il rinvio della partita prevista per venerdi’ scorso. Al ritorno, dopo un giro di tamponi negativi, la beffa delle positivita’ di Riccardo Marchizza, Alessandro Russo e Raoul Bellanova. “Noi stiamo bene, anche se sono stati giorni complicati – ha ammesso il tecnico veneto – con delle difficolta’ che dobbiamo abituarci ad affrontare: sette tamponi in 10 giorni, allenamenti veramente pochi”. L’Irlanda guida il girone con 16 punti, proprio davanti all’Italia, e per gli azzurrini sara’ un impegno complicato. “Domani si cerchera’ di fare risultato, anche se non sara’ facile, ma i ragazzi avranno voglia di fare bene perche’ molti sono esordienti”, ha sottolineato Nicolato.

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Auto in fiamme, muore una donna

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Tragico pomeriggio a Vado Ligure, in provincia di Savona, dove una donna è morta in circostanze misteriose a causa dell’incendio di un’auto vicino a un distributore di benzina lungo la via Aurelia. Gli eventi hanno destato preoccupazione e confusione nella comunità locale, poiché la dinamica di quanto accaduto rimane ancora avvolta nell’ombra.

Al momento, non è stata fornita alcuna chiarezza sulla natura dell’incidente. Le autorità locali stanno conducendo un’indagine approfondita per determinare se si sia trattato di un gesto deliberato o di un tragico incidente. Ciò che è certo è che la donna è stata trovata senza vita al di fuori del veicolo incendiato, a pochi passi dal distributore di benzina. La sua identità non è stata resa nota pubblicamente, in attesa di informare i familiari più stretti.

L’incidente ha richiamato prontamente l’intervento di diverse squadre di soccorso. I vigili del fuoco hanno lavorato incessantemente per domare le fiamme, mentre l’automedica del 118 ha tentato di prestare soccorso alla vittima. I carabinieri e i membri della Croce Rossa di Savona si sono mobilitati per garantire il controllo della situazione e fornire supporto alle indagini in corso.

 

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Last Banner, aumentano le condanne per gli ultrà della Juventus

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Sugli ultrà della Juventus la giustizia mette il carico da undici. Resta confermata l’ipotesi di associazione per delinquere, l’estorsione diventa ‘consumata’ e non solo più ‘tentata’, le condanne aumentano. Il processo d’appello per il caso Last Banner si chiude, a Torino, con una sentenza che vede Dino Mocciola, leader storico dei Drughi, passare da 4 anni e 10 mesi a 8 anni di carcere; per Salvatore Ceva, Sergio Genre, Umberto Toia e Giuseppe Franzo la pena raggiunge i 4 anni e 7 mesi, 4 anni e 6 mesi, 4 anni e 3 mesi, 3 anni e 11 mesi. A Franzo viene anche revocata la condizionale.

La Corte subalpina, secondo quanto si ricava dal dispositivo, ha accettato l’impostazione del pg Chiara Maina, che aveva chiesto più severità rispetto al giudizio di primo grado. Secondo le accuse, le intemperanze da stadio e gli scioperi del tifo furono, nel corso della stagione 2018-19, gli strumenti con cui le frange più estreme della curva fecero pressione sulla Juventusper non perdere agevolazioni e privilegi in materia di biglietti. Fino a quando la società non presentò la denuncia che innescò una lunga e articolata indagine della Digos. Già la sentenza del tribunale, pronunciata nell’ottobre del 2021, era stata definita di portata storica perché non era mai successo che a un gruppo ultras venisse incollata l’etichetta di associazione per delinquere. Quella di appello si è spinta anche oltre.

Alcune settimane fa le tesi degli inquirenti avevano superato un primo vaglio della Cassazione: i supremi giudici, al termine di uno dei filoni secondari di Last Banner, avevano confermato la condanna (due mesi e 20 giorni poi ridotti in appello) inflitta a 57enne militante dei Drughi chiamato a rispondere di violenza privata: in occasione di un paio di partite casalinghe della Juve, il tifoso delimitò con il nastro adesivo le zone degli spalti che gli ultrà volevano per loro e allontanò in malo modo gli spettatori ‘ordinari’ che cercavano un posto. Oggi il commento a caldo di Luigi Chiappero, l’avvocato che insieme alla collega Maria Turco ha patrocinato la Juventus come legale di parte civile, è che “il risultato, cui si è giunti con una azione congiunta della questura e della società, è anche il frutto dell’impegno profuso per aumentare la funzionalità degli stadi”. “Senza la complessa macchina organizzativa allestita in materia di sicurezza – spiega il penalista – non si sarebbe mai potuto conoscere nei dettagli ciò che accadeva nella curva”. Fra le parti civili c’era anche Alberto Pairetto, l’uomo della Juventus incaricato di tenere i rapporti con gli ultrà.

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Malore in caserma, muore vigile del fuoco

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Ha accusato un malore nella notte tra domenica e lunedì nella caserma dei vigili del fuoco del Lingotto a Torino ed è morto dopo circa un’ora all’ospedale delle Molinette, dove era stato ricoverato. L’uomo, Samuele Del Ministro, aveva 50 anni ed era originario di Pescia (Pistoia). In una nota i colleghi del comando vigili del fuoco di Pistoia ricordano come Del Ministro avesse iniziato il suo percorso nel corpo nazionale dei vigili del fuoco con il servizio di leva, per poi entrare in servizio permanente nel 2001, proprio al comando provinciale di Torino, da cui fu poi trasferito al comando di Pistoia.

Per circa vent’anni ha prestato servizio nella sede distaccata di Montecatini Terme (Pistoia), specializzandosi in tecniche speleo alpino fluviali e tecniche di primo soccorso sanitario. Ha partecipato a tante fasi emergenziali sul territorio nazionale: dal terremoto a L’Aquila, all’incidente della Costa Concordia all’Isola del Giglio, fino al terremoto nel centro Italia. “Un vigile sempre in prima linea – si legge ancora -, poi il passaggio di qualifica al ruolo di capo squadra con assegnazione al comando vigilfuoco di Torino e a breve sarebbe rientrato al comando provinciale di Pistoia. Del Ministro lascia la moglie e due figli”.

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