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Cronache

Cade un albero, il vigile del fuoco Rinaldo Challancin muore ad Arnad

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“Ero anche io li’, sulla strada, facevo segnaletica per deviare le auto. Non ho visto la pianta cadere, ho solo sentito il rumore”. Manuel Bosini, trentunenne capo distaccamento dei vigili del fuoco volontari di Arnad, e’ sgomento. Rinaldo Challancin, il suo vice, e’ morto a 53 anni colpito al volto da un albero durante un intervento di messa in sicurezza della statale 26 della Valle d’Aosta. Ma non e’ l’unica vittima nel Nord-Ovest: in Piemonte, nella Valsesia, e’ morto un automobilista di 36 anni, Samuel Pregnolato, di Quarona (Vercelli), a causa del crollo di una parte della strada provinciale 105 inghiottita dal fiume. Il fratello ventunenne, Nicolas, si e’ salvato slacciandosi la cintura e uscendo in tempo dall’abitacolo. I dispersi, a meta’ pomeriggio, erano 22, quasi tutti in provincia di Cuneo, “ma sono dati in forte evoluzione”, ha detto il governatore Alberto Cirio. Nella notte tra venerdi’ e sabato in Valle d’Aosta la Dora Baltea e’ esondata in piu’ punti. Un migliaio di persone sono rimaste isolate nella valle di Gressoney dopo che un torrente in piena ha fatto crollare il ponte di Gaby e il vento ha scoperchiato tetti e abbattuto pali. Intorno alle tre i vigili del fuoco volontari di Arnad sono intervenuti su segnalazione della protezione civile. Degli alberi sradicati avevano interrotto la viabilita’ al confine con il comune di Bard. “C’erano due o tre piante a terra”, ricorda il capo distaccamento Bosini, ma quella che ha ucciso Rinaldo Challancin “e’ caduta dopo”. L’albero ha colpito, ma solo in modo lieve, anche un altro giovane volontario, arrivato in ospedale come codice ‘verde’. Per Challancin invece non c’e’ stato nulla da fare.

La pianta lo ha centrato sul volto, senza lasciargli scampo. E’ morto davanti ai suoi colleghi. Di professione dipendente del servizio anticendio del traforo del Monte Bianco, lascia la moglie Anna e le figlie, Ste’phanie e Marzia. “Rinaldo se ne va cercando di garantire la sicurezza dei suoi compaesani, della sua gente, come ha sempre cercato di fare e ogni volta con una parola gentile o quel sorriso paterno che tutti cerchiamo in situazioni difficili”, ricorda l’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Pierre Bonel. Esprime cordoglio anche il presidente del Consiglio. Con un “commosso pensiero” a Challancin, il premier Giuseppe Conte rivolge “un abbraccio ai familiari, ai suoi cari. Siamo vicini – afferma – a tutti i volontari e a tutte le forze in campo impegnate nelle difficili operazioni di soccorso”.

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Guida ubriaco, si scontra con 3 moto e muore centauro, arrestato

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E’ risultato positivo all’alcol test il conducente della Fiat Punto che oggi si è scontrato con tre moto lungo la statale 108 bis “Silana di Cariati” che porta a Lorica. Nell’urto un centauro 37enne di Settingiano (Catanzaro) è morto, e altri due sono rimasti gravemente feriti. Dopo i risultati, i carabinieri della Compagnia di Cosenza hanno arrestato l’uomo, un 41enne, con l’accusa di omicidio stradale e lo hanno posto ai domiciliari.

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Scossa di terremoto di magnitudo 3.1 fa tremare il Vesuvio, molta paura ma nessun danno

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Un terremoto di magnitudo 3.1 della Scala Richter ha colpito alle 5,55 alle pendici del Vesuvio. L’evento sismico, che ha avuto luogo a una profondità di circa 400 metri, è stato distintamente avvertito dagli abitanti delle zone circostanti, in particolare nei piani alti degli edifici.

Gi esperti hanno definito la scossa come un evento “inusuale” e hanno confermato che non ci sono stati segnali di un incremento dell’attività vulcanica. L’epicentro del terremoto è stato localizzato vicino al Monte Somma, una zona storicamente monitorata per la sua vicinanza con il vulcano.

La comunità locale ha reagito con una comprensibile apprensione, ma, fortunatamente, non sono stati segnalati danni a persone o strutture. Le autorità locali nelle prossime ore decideranno se mantenere aperte le scuole. Intanto c’è da rassicurare  la popolazione sulla gestione dell’evento.

Ieri, alle 5,45, dall’altra parte di Napoli, in un’altra area vulcanica, nei Campi Flegrei, c’è stata una scossa di magnitudo 3.9. Anche in quel caso paura tanta ma nessun danno.

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“Due uomini dei servizi segreti vicino l’auto di Giambruno”, le rivelazioni del Domani

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Due uomini fuori dalla villetta di Giorgia Meloni, la notte tra il 30 novembre e l’1 dicembre. Armeggiavano attorno all’auto dell’ex compagno, Andrea Giambruno, mentre la premier era in missione a Dubai. Nell’episodio, però, non sono stati coinvolti “appartenenti ai Servizi” e la sicurezza della premier “non è mai stata posta a rischio”. Così il sottosegretario Alfredo Mantovano interviene dopo che un articolo apparso oggi sul Domani ha riferito sull’allarme scattato in quella occasione. Nella ricostruzione del quotidiano, un’auto si avvicina alla villetta nel quartiere Torrino.

Scendono due uomini, accendono una torcia o un telefonino e si mettono a trafficare attorno alla macchina di Giambruno. A sorvegliare la scena c’è però una volante della Polizia appostata in servizio di vigilanza. Un agente scende e chiede conto ai due dei loro movimenti. Gli uomini si identificano come “colleghi” senza però mostrare documenti di riconoscimento e si allontanano. Sull’accaduto viene stilato un rapporto che finisce alla Digos; vengono avvertiti – sempre secondo l’articolo del Domani – il capo del Polizia, Vittorio Pisani, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Mantovano e la stessa premier.

Sarebbe stata informata anche la procura della Capitale. Inizialmente i sospetti ricadono su due uomini dell’Aisi, l’Agenzia d’intelligence per la sicurezza interna, che fanno parte della scorta di Meloni. I due vengono quindi trasferiti all’Aise, l’agenzia che invece si occupa dell’estero. In seguito però le indagini dell’Aisi scagionano gli 007 che quella notte – e lo testimonierebbero le celle telefoniche – si trovavano altrove.

I due potrebbero essere stati banalmente ladri alla ricerca di qualcosa nell’auto di Giambruno. Il fatto, secondo il quotidiano, avrebbe influito anche sulla nomina del nuovo direttore dell’Aisi, sbarrando la strada ad uno dei papabili, Giuseppe Del Deo, alla guida del gruppo dell’Agenzia che ha investigato sul caso. Mantovano non entra nei dettagli della vicenda, ma si limita a rivelare di averne dato notizia il 4 aprile nella sua audizione al Copasir, dove ha chiarito che “gli accertamenti svolti per la parte di competenza dell’intelligence hanno consentito con certezza di escludere il coinvolgimento di appartenenti ai Servizi, e che la sicurezza del presidente Meloni non è mai stata posta a rischio”.

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