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Pandemia del capitale, il Covid 19 fa incassare miliardi a mister Amazon e fa perdere il lavoro a 25milioni di americani

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Sì lo so che neppure voi, quando sentite “1 miliardo di dollari”, riuscite a capire davvero di che si tratta. Come quando sentite “centomila anni luce”. Faccende molto reali, ma in certo qual modo astratte: lontane dalla nostra quotidianità, dall’esercizio dei nostri sensi, dalla nostra capacità di misura. Persino dalla nostra fantasia, che funziona con altri ritmi e lungo altri percorsi. Faccende che hanno un significato, è ben chiaro, ma sono per la più gran parte di noi prive di senso. Eppure, certe cose fanno impressione. I giornali di tutto il mondo, per dire, hanno riportato la notizia della somma imponente che Jeff Bezos (nella foto in evidenza) -intendo Amazon, intendo l’uomo più ricco del pianeta- ha destinato alla lotta al coronavirus, in America: 100 milioni di dollari. Proviamo a pensare: se prendiamo i 10 più ricchi tra noi che leggiamo in questo momento, ci mettiamo una vita, la nostra intera vita, per guadagnare, tutti insieme, 1/10 di questa somma donata in beneficenza. Generosamente a quanto sembra. Generosamente? Il fatto è che applicata all’epidemia del coronavirus, la macchina del capitale ha prodotto per Bezos qualcosa come 25 miliardi di dollari. L’equivalente del PIL dell’Honduras, o del Senegal, o della Cambogia. Sì, avete inteso bene: tra il 1 Gennaio e il 15 Aprile, i lockdown più o meno rigorosi in tutto il mondo sono all’origine di una fortuna che, per dimensioni e velocità di accumulo, non ha eguali nella storia dell’uomo sulla Terra. Di questo passo, giusto per notare, Bezos avrà guadagnato per fine anno il PIL del Venezuela. Da solo. 

          Tutto ciò mentre nei soli Stati Uniti 25milioni di persone perdevano il lavoro a causa della pandemia. Mentre in Italia, in Francia, in Spagna non osiamo andare fino in fondo nei calcoli della disoccupazione che cresce, della cassa integrazione che non arriva, delle imprese che muoiono a centinaia di migliaia. Mentre tutto il sistema dei piccoli commerci viene polverizzato e quello della grande distribuzione viene messo in ginocchio. Il nostro modo di vita, a farci un po’ caso, è già cambiato con Amazon. Mia moglie ieri è uscita per “motivi ideologici”, se posso dre, volendo comprare del lievito per fare una torta di mele dal “Granaio”, un piccolo negozio storico che si trova qui a Milano nella via dove abitiamo. E’ tornata a casa senza lievito, perché tutti ne hanno comprato per fare dolci in casa e lui non lo riceverà che con la prossima fornitura, lunedì o martedì. Ha provato, così, a ordinare il lievito a Amazon: è arrivato stamattina, in 24 ore. Terrà il lievito senza fare la torta, si capisce: martedì andrà dal Granaio di nuovo, sperando di trovare quel che serve. Ma la prova è fatta. Amazon: qualunque cosa, un giorno per l’altro, a casa tua.

          Questa “Billionaire Bonanza 2020”, come la chiama l’Institute for Policy Studies che ha prodotto il Rapporto appena pubblicato da cui prendiamo i dati (https://inequality.org/wp-content/uploads/2020/04/Billionaire-Bonanza-2020-April-21.pdf), ha fatto si che i circa 600 miliardari del mondo, possessori di una ricchezza stimata superiore al reddito della Francia o del Regno Unito, abbiano guadagnato cifre favolose, cumulativamente e singolarmente. In un mese di piena crisi pandemica nel mondo ricco (del mondo povero non si cura nessuno), questa particolare “classe sociale” ha incrementato i suoi averi di circa il 10%, superando i 3.200 miliardi di dollari. Scusate, è difficile afferrare per davvero il concetto, ma ve l’avevo detto fin dall’inizio. 

 Il fatto è che, solo negli USA, ci sono più di una trentina di queste persone che sono degli autentici “profittatori della pandemia”. Oh no, niente di illegale o di moralmente riprovevole, per carità. Solo che…ecco…è il capitalismo, bellezza! Con la sua straordinaria capacità di trasformare “tutto” in una occasione accumulativa. La macchina del capitale sa fare bene quel che fa. Qualche esempio, oltre Bezos (e la sua ex moglie, anch’essa co-proprietaria di Amazon)? Certamente Elon Musk, patron di Tesla e Space X, con le sue riconversioni produttive per ventilatori e respiratori: un balzo di 8 miliardi in un mese. Certamente Eric Yuan, il fondatore di Zoom, una piattaforma che va per la maggiore in questi tempi di lezioni a distanza e visioconferenze.

          Mi fermo qui, anche se su questa “pandemia del capitale” bisognerà tornare, per mostrarne le più ampie sfaccettature e implicazioni. Ma vorrei condividere alcune proposte del team di ricerca, a cui in Europa potremmo in qualche modo ispirarci. La prima, consiste nell’istituzione di un Pandemic Profiteering Oversight Committee, per capire se i profitti della pandemia sono generati in modo corretto e trasparente. La seconda ha che fare con la leva fiscale, che può essere manovrata in modo assai articolato. Intanto, attraverso l’istituzione di una tassa sui sovraprofitti, destinata specificatamente a far fronte ai bisogni primari delle fasce di popolazione più vulnerabili, poveri e anziani. Quindi una tassa sui grandi patrimoni, senza troppi piagnistei: dobbiamo dire con chiarezza che se togli a Jeff Bezos il 10% della sua fortuna, stimata dall’odierno Bloomberg Billionaires Index in 140miliardi di $ ( https://www.bloomberg.com/billionaires/ ) non è che gli cambi troppo la vita, mentre la puoi cambiare a migliaia di persone che cercano uno straccio di lavoro. Per vivere non di carità ma con dignità. Oltretutto, il 10% di 140 miliardi, fa 14 miliardi: 140 volte di più di quella miserabile cifra elargita da Bezos, strombazzata ad esaltazione di una filantropia pelosa, destinata a trasformarsi in ulteriori occasioni di profitto quale testimonianza di quella CSR (Corporate Social Responsibility) che oggi si porta tanto ma che Amazon non è stata in grado di applicare neanche ai suoi dipendenti, proteggendoli non adeguatamente da COVID-19, secondo notizie che trapelano qui e là. 

          La tassa sui grandi patrimoni, già: era una delle idee portanti del programma elettorale di Elizabeth Warren in corsa per la sfida presidenziale americana. La senatrice del Massachusets si è ritirata, come sappiamo, e non è molto sicuro che Joseph Biden, lo sfidante ormai unico, vorrà fare suo questo punto importante. Per ora, solo in Argentina ci si sta muovendo in questa direzione. Nel resto del mondo, nessuno vuol sentire da quell’orecchio, a quanto pare. Italia compresa.  

      

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AstraZeneca ammette: vaccino contro Covid-19 può causare trombosi

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L’azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Lo ha scritto il Telegraph, citando documenti di tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni gravi o fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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