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Cronache

Storia di G., 30 anni, “dimenticata” in un istituto religioso: le sue condizioni di salute sono un affare per chi incassa la pensione e chi prende la retta per l’assistenza

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G.S. è una donna oramai. Ha 30 anni. È affetta da un grave sindrome: autismo e disturbi pervasivi dello sviluppo. Patologia che può essere tenuta sotto controllo grazie ai progressi della scienza, cura e dieta. Così c’è scritto sui certificati medici che ne attestano la patologia. G.S. è stata interdetta all’età di 15 anni con sentenza del Tribunale di Nola. Quella di G.S. è una storia che si fa fatica a raccontare per il carico di dolore e per certi aspetti poco commendevoli relativi all’assistenza di questa donna di 30 anni.  È una storia simile a tante altre.Vogliamo raccontarvi questa vicenda umana per mostrarvi un lato buio della nostra società. Avete presente la storia assurda degli affidi di Bibbiano. Di vicende simili ce ne sono a iosa in giro per l’Italia. Dall’affido dei bambini al ricovero, assistenza e cura di persone malate o anche di migranti che arrivano nel nostro Paese, c’è chi ne fa un business colossale. G.S. vive da “internata”, rinchiusa insieme ad altre persone (troppe nello stesso posto) in gravissime condizioni di salute psichica e fisica, in una struttura di accoglienza che dovrebbe provvedere ad ogni sua necessità ma che secondo immagini che abbiamo potuto visionare (foto e video), non se la passa davvero bene.

G.S. è stata una bambina non fortunata. Nel suo percorso di vita ci sono molti punti oscuri. Nel 2011, dunque a 21 anni, ha perso il papà. Prima di rimanere orfana del padre le sue condizioni fisiche e psichiche, sempre da quanto abbiamo potuto vedere attraverso doto e video, erano migliori rispetto ad oggi. Ma prima ancora di perdere il papà, G.S. – a leggere gli atti di una denuncia circostanziata sul suo caso che giace in qualche cassetto della procura di Nola -, ha dovuto sopportare una forte conflittualità dei genitori che certamente non aiutava lo stato di salute della giovane che cresceva con questa malattia che le divorava il corpo, la mente e l’anima. Così nel 2004 G.S., con provvedimento del Tribunale per i Minorenni di Napoli, fu affidata ufficialmente alla zia. Una insegnante. Provvedimento che, stante la situazione di grave conflittualità tra i genitori della ragazza affetta da “autismo e disturbi pervasivi dello sviluppo”, fu revocato perché la mamma, pur non volendola in casa, non la volle più far restare con la zia . Contestualmente alla revoca dell’affidamento alla zia, siamo nel 2006, la giovane G.S. fu ricoverata presso una struttura di accoglienza (si tratta di un istituto religioso) e fu nominato suo tutore il sindaco del comune del Nolano dove la giovane era (ed è) ospite (dietro pagamento di una retta giornaliera di 148 euro a carico del Servizio Sanitario Nazionale).

Ed è qui, in questa struttura, che G.S. vive da anni. Dal 2011, da quando il papà è deceduto, i parenti che vanno a farle visita sono la mamma (una volta ogni 15 gg, più o meno) e la zia insegnante alla quale fu per un periodo affidata. Da oltre dieci anni G.S. è suo malgrado diventata oggetto di attenzioni e di battaglie legali. La mamma doveva ricevere ed ha effettivamente ottenuto la pensione di inabilità della giovane. Non solo incassa una pensione e l’indennità di accompagnamento ma ha percepito anche le somme riconosciutele prima delle pronuncia con gli interessi di mora. Parliamo di un bel gruzzolo:  diverse decine di migliaia di euro di arretrati (oltre 50mila euro ) e un assegno mensile sostanzioso che l’Inps  sborsa.

Ma aldilà delle dispute per i soldi, come si trova G.S. nell’istituto religioso che l’accoglie? A leggere una lettera del 2013 dell’ufficio servizi sociali di questo comune del Nolano che rispondeva ad una richiesta di informazioni del Tribunale di Napoli, G.S. stava bene, era ben assistita, ben alimentata, peraltro anche con cibi scelti ad hoc in una dieta per celiaci. Un quadro rassicurante che la  zia di G.S. contesta, sostenendo che i cibi vengono da fuori e non sono idonei. Tant è che le suore dell’Istituto ai degenti danno il cibo di una ditta di refezione esterna, per loro si cucinano. E poi, è scritto in questa relazione, la madre della paziente telefonava una volta a settimana per chiedere in quali condizioni fosse la figlia che assumeva anche farmaci come Neuleptil e Depakin ovvero farmaci per tenere sotto controllo umore, comportamento, disturbo bipolare. Ma chi in famiglia si occupava di capire se fosse trattata bene la paziente più o meno lasciata in questo istituto religioso? A leggere sempre questa relazione dei servizi sociali del Comune al Tribunale, la paziente riceveva visite della madre che ogni tanto se la portava a casa. Ogni 15 giorni la donna riceveva visita anche dalla zia che ne era stata tutrice per qualche tempo.
Ed è proprio questa zia che ritiene la giovane sia stata abbandonata a se stessa, in pessime condizioni fisiche e psichiche, non seguita correttamente e con la malattia che si è aggravata per mancanza di cure appropriate. Non solo, in alcune denunce inoltrate all’autorità giudiziaria, la zia della paziente, ha esibito anche foto che, secondo quanto visionato anche noi, mostrano una giovane affetta da autismo, in condizioni fisiche pessime, certamente molto trasandata. Ematomi ovunque sul corpo, graffi, peluria evidente in faccia, sciatteria, sporcizia e un volto dalla cui espressione potrebbe anche significare uno stato di alterazione. Ma su questo punto,  non potendo vedere da vicino la donna ricoverata in Istituto, diciamo  che sono immagini di foto scattate dalla zia della giovane paziente che andrebbero approfondite da specialisti.

Certo, le immagini parlano più delle chiacchiere. G.S. non sembra passarsela bene. Chi dovrebbe contrallare che quanto denunciato dalla zia di questa paziente sia tutto vero? Anche perchè, questione non secondaria, lo Stato italiano, a parte la pensione di inabilità che incassa la mamma di G.S., versa da 13 anni un assegno mensile di circa 4500 euro all’istituto che ospita la ragazza in tali condizioni.

Poco, tanto, abbastanza? Non importa il quantum,  importa che la giovane affetta da autismo e disturbi del comportamento sia curata e tenuta in condizioni fisiche buone. A giudicare dalla mole di denunce della zia di G.S., la nipote sta male e la zia vorrebbe far di tutto per tenerla con sè gratuitamente garantendole sport e serenità ma tutto questo non le è permesso. E oltre a denunciare tutto ciò formalmente, la zia che spera in una risposta della giustizia, accompagna quello che sostiene e denunce anche alla Corte dei Conti con foto e immagini eloquenti. A seguire questa vicenda a tratti allucinante per il carico di dolore, c’è l’avvocato Angelo Pisani. Nelle prossime ore il legale andrà nell’istituto per verificare le condizioni di salute della 30nne e per verificare se le sue condizioni di salute sono compatibili con una buona attività di cura e assistenza.

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Milano, diciottenne ucciso a colpi di pistola nella notte

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Nella notte scorsa assurdo delitto alla periferia di Milano. Un giovane diciottenne, di origine slava, è stato brutalmente ucciso con tre colpi d’arma da fuoco al torace in via Varsavia, vicino all’ortomercato. Secondo quanto emerso da una prima ricostruzione, il ragazzo si trovava a bordo di un furgone quando è stato avvicinato da un gruppo di individui che hanno aperto il fuoco.

I dettagli dell’aggressione dipingono un quadro di violenza e paura. La vittima, evidentemente ignara del pericolo, stava riposando all’interno del mezzo insieme a una donna, forse la sua compagna. Gli assassini hanno infranto i vetri del furgone per accertarsi della presenza di persone all’interno, prima di aprire il fuoco. Il giovane è stato soccorso tempestivamente dagli operatori del 118, ma purtroppo i loro sforzi sono stati vani: è spirato poco dopo il suo arrivo all’ospedale Policlinico.

La compagna del ragazzo, fortunatamente, è sopravvissuta all’attacco, ma è stata portata in ospedale in stato di choc, testimone impotente della tragedia che si è consumata sotto i loro occhi.

Le indagini sono ora nelle mani degli agenti della Polizia di Stato, impegnati a cercare di gettare luce su questo terribile crimine. La zona intorno all’ortomercato, come riportato dalle autorità, è nota per essere frequentata da roulotte e furgoni abitati, soprattutto da comunità nomadi. Tuttavia, quanto accaduto stanotte ha scosso la comunità locale e ha sollevato interrogativi su quanto sicure siano realmente queste aree.

Mentre la città si ritrova a piangere la perdita di un giovane vita spezzata troppo presto, ci si interroga anche su quali misure possano essere prese per prevenire simili tragedie in futuro. In un momento in cui la sicurezza pubblica è al centro delle preoccupazioni di tutti, è fondamentale che le autorità agiscano con fermezza per garantire la protezione di tutti i cittadini, indipendentemente dal loro status sociale o dalle loro abitudini di vita.

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Fassino denunciato per tentato furto di un profumo al duty free dell’aeroporto di Fiumicino, informativa in Procura

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Arriverà nelle prossime ore in Procura una prima informativa su Piero Fassino, denunciato per tentato furto di un profumo al duty free dell’aeroporto di Fiumicino. Gli investigatori della Polaria hanno raccolto tutti gli elementi – comprese le immagini registrate dalle telecamere del sistema di videosorveglianza – e le trasmetteranno all’autorità giudiziaria competente, quella di Civitavecchia, che valuterà come procedere. Fassino, in quanto parlamentare, non è stato ascoltato ma – spiegano fonti investigative – se vorrà potrà rilasciare dichiarazioni spontanee.

Già ieri il deputato del Pd – parlamentare per 7 legislature, ex ministro della Giustizia dal 2000 al 2001, poi segretario dem fino al 2007 e sindaco di Torino per cinque anni dal 2011 al 2016 – ha fornito la sua versione sostenendo di aver già chiarito con i responsabili del duty free la questione: “volevo comprare il profumo per mia moglie, ma avendo il trolley in mano e il cellulare nell’altra, non avendo ancora tre mani, ho semplicemente appoggiato la confezione di profumo nella tasca del giaccone, in attesa di andare alle casse”. In quel momento, ha aggiunto, “si è avvicinato un funzionario della vigilanza che mi ha contestato quell’atto segnalandolo ad un agente di polizia.

Certo non intendevo appropriarmi indebitamente di una boccettina di profumo”. Fassino ha anche sostenuto che si era offerto subito di pagarla e di comprarne non una ma due, proprio per dimostrare la sua buona fede, ma i responsabili hanno comunque deciso di sporgere denuncia. Al parlamentare del Pd, dopo quella espressa ieri dal deputato di Forza Italia Ugo Cappellacci, è arrivata la solidarietà del coordinatore di Fratelli d’Italia in Piemonte Fabrizio Comba. “Conosco l’uomo e il politico integerrimo, il tritacarne mediatico in cui è stato infilato è indecoroso per la sua storia personale e, quindi, anche per la storia del nostro paese. E’ un avversario politico – ha concluso Comba – ma non per questo mi permetto di dubitare della sua integrità, convinto delle sue straordinarie qualità morali”.

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Nozze d’argento boss in chiesa con le spoglie di Falcone

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Lui abito scuro, con gilet, pochette e cravatta color madreperla, lei abito bianco scollato lavorato con tessuto di pizzo e bouquet di rose rosse. La coppia d’oro delle famiglie mafiose palermitane, Tommaso Lo Presti, detto “il grosso”, per distinguerlo dall’omonimo detto “il lungo”, e la moglie Teresa Marino, ha festeggiato in grande stile, con amici e familiari l’anniversario dei 25 anni di matrimonio il 15 aprile scorso.

La coppia, lui è stato scarcerato da poco dopo anni di detenzione per mafia ed estorsioni, lei pure condannata per mafia, ha scelto per la cerimonia religiosa in cui rinnovare la promessa d’amore un luogo simbolico, la chiesa di San Domenico, che si trova in una delle piazze più belle di Palermo e che è nel cuore del mandamento mafioso di cui Lo Presti era al vertice. Nel complesso in cui è inserita la chiesa c’è anche il pantheon dei siciliani illustri, da Giuseppe Pitrè a Giacomo Serpotta, in cui sorge anche la tomba monumentale che ha accolto, dal 2015, le spoglie di Giovanni Falcone. I mafiosi quindi sono stati accolti dai frati, che gestiscono il complesso, per celebrare la benedizione delle nozze d’argento.

Padre Sergio Catalano, frate priore della chiesa, afferma di aver saputo chi fosse l’elegante coppia solo leggendo le notizie del sito d’informazione Palermotoday che ha pubblicato la notizia alcuni giorni dopo la cerimonia. “Le verifiche non spettano a noi – aggiunge – ci sono organi istituzionali che devono farlo”. Ma la coppia della cosca di Portanuova, lui è sorvegliato speciale e deve rientrare in casa entro una certa ora, poteva tranquillamente far celebrare la cerimonia in qualsiasi posto. La valutazione dell’opportunità di ospitare due mafiosi di questo calibro nel complesso dove ci sono le spoglie del magistrato ucciso dalla mafia spetterebbe a chi ha la responsabilità di quei luoghi.

Alla chiesa Lo Presti ha lasciato anche un’offerta che padre Catalano dice “servirà a fare del bene a chi ne ha bisogno”. Dopo la cerimonia a san Domenico la coppia ha festeggiato, nei limiti temporali concessi al sorvegliato speciale, in una villetta allietata anche dalle canzoni di due noti neomelodici. Dopo l’arresto di Lo Presti, 48 anni, nell’operazione Iago nel 2014, gli investigatori scoprirono il ruolo della moglie che il giudice che l’ha condannata descrive così: “Teresa Marino durante il periodo della sua detenzione domiciliare (in concomitanza con quella carceraria del marito), riceveva presso la sua abitazione tutti gli esponenti di spicco del mandamento mafioso di Porta Nuova e impartiva loro indicazioni e direttive proprie e del marito, condividendone le strategie criminali. I sodali mafiosi dell’organizzazione, inoltre, si rivolgevano alla donna anche per dirimere questioni e tensioni interne al sodalizio”.

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