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Coronavirus, numeri drammatici dalle regioni del Nord: altri 969 morti, complessivamente sono 9134 i decessi in Italia

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Il giorno piu’ nero dell’Italia, 969 morti in 24 ore che che fanno salire il totale a 9.134, coincide con un record che solo un mese fa era impensabile e che da’ la dimensione della catastrofe: il numero complessivo dei contagiati nel nostro paese ha superato quello della Cina. 86.498 sono gli italiani che hanno contratto il virus mentre i cinesi sono 81.897; ma il gigante asiatico ha un miliardo e mezzo d’abitanti e noi siamo solo 60 milioni. Ancora una volta e’ la Lombardia a far schizzare i numeri verso l’alto: dei 969 morti, 541 – dunque piu’ del 50% – sono nella regione che sta pagando il prezzo piu’ alto, con le province di Brescia e Bergamo travolte dai decessi. Nella tragedia, pero’, c’e’ un dato che lascia intravedere uno spiraglio di luce: anche oggi la curva di crescita dei nuovi malati – se ne sono registrati 4.401 che portano il totale a 66.414 – e’ rimasta ‘stabile’ e in linea con i giorni precedenti. Dal 23 marzo, infatti, l’incremento giornaliero dei malati oscilla tra il 7 e l’8%, mentre una settimana fa si attestava attorno al 13-15%. Percentuali e numeri che fanno dire sia al presidente dell’Iss Silvio Brusaferro sia a quello del Consiglio Superiore di Sanita’ Franco Locatelli che siamo di fronte ad un “rallentamento della crescita”. “Stiamo osservando segnali chiari di efficacia delle misure di contenimento, ma non bisogna deflettere dalle misure di distanziamento sociale” dicono gli esperti rendendo poi ufficiale quello che ormai hanno gia’ capito tutti gli italiani: il 3 aprile non finira’ la quarantena del paese. “Sara’ inevitabile, non siamo in una fase marcatamente declinante ma in una fase di contenimento”. Ed anche dopo, quando la curva iniziera’ a scendere, bisognera’ immaginare “alcuni mesi in cui adottare misure attente”.

Ci vorra’ tempo, dunque. Nel frattempo la sfida piu’ immediata e’ ancora quella di rinforzare piu’ possibile le terapie intensive. Perche’, ormai e’ evidente, e’ un rischio concreto quello di non riuscire piu’ a garantire a tutti un’assistenza adeguata. Il commissario Domenico Arcuri ha promesso che il numero dei respiratori “crescera’ fortemente nei prossimi giorni” e ha annunciato che saranno i militari, con camion ed elicotteri, a distribuire i materiali sanitari in modo da accelerare i tempi di consegna. E pero’ non e’ ancora chiaro quanti finora ne sono stati consegnati alle Regioni, che continuano a protestare: Arcuri oggi ha parlato di 242 ventilatori consegnati negli ultimi 2 giorni e 9,6 milioni di mascherine. Qualche giorno fa aveva poi fornito altri numeri: 825 ventilatori consegnati dall’inizio dell’emergenza al 23 marzo. Ma manca il dato complessivo, perche’ questi numeri non tengono conto dei ventilatori acquistati da Consip – nei confronti della quale Arcuri ha negato vi siano frizioni ringraziando per quanto fatto finora – e di quelli acquisiti direttamente dalla protezionecivile. Quello che invece e’ chiarissimo e’ che sono ancora pochi rispetto alle esigenze. Per questo il commissario ha invitato le Regioni a provvedere direttamente agli acquisti definendo quelli dello Stato come “complementari e in qualche modo suppletivi”. Ma era stato proprio il governo all’inizio dell’emergenza a volere la centralizzazione degli acquisti. Intanto gli italiani sembrano aver finalmente recepito l’indicazione di spostarsi solo per casi di estrema necessita’, probabilmente anche grazie all’aumento delle sanzioni per chi viola i divieti. Le denunce sono calate dalle 8.300 di martedi’ alle 5.800 di mercoledi’ – primo giorno di validita’ del decreto – alle 1.700 di ieri, 129 delle quali a persone che hanno violato la quarantena. Dal Viminale sono poi partite nuove indicazioni ai prefetti: viene ribadito che i sindaci non possono adottare ordinanze in contrasto con le misure statali e si ricorda ai rappresentanti del governo sul territorio che possono imporre lo svolgimento di attivita’ essenziali e di pubblica utilita’ nel caso in cui vi sia un rifiuto da parte del titolare.

  • Malati di coronavirus 66.414
  • Contagiati 86.498
  • Morti 9.134
  • I decessi registrati oggi: 969

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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Covid, meno ricoveri in ospedale e meno contagi

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L’indice di trasmissibilità per il Covid-19 basato sui casi con ricovero ospedaliero al 26 dicembre si conferma sotto soglia epidemica e sostanzialmente stabile con 0,75; in leggera diminuzione anche i ricoveri sia nei reparti che i terapia intensiva. Anche l’incidenza di casi Covid-19 diagnosticati e segnalati nel periodo 28 dicembre 2023-3 gennaio 2024 è in lieve diminuzione pari a 66 casi per 100.000 abitanti rispetto ai 70 della settimana precedente. Il numero di nuovi contagi segnalati è 38.736 contro i 40.988 della settimana precedente e i 60.556 della settimana ancora prima. Questo quanto emerge dall’ultimo monitoraggio del ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità, in cui viene spiegato che, per l’Rt, i valori potrebbero essere sottostimati “a causa di un ritardo di notifica dei ricoveri durante i giorni festivi” e per l’incidenza “in parte per una ridotta frequenza di diagnosi effettuate durante i giorni festivi”.

Per le ospedalizzazioni, al 3 gennaio l’occupazione dei posti letto in area medica risulta pari al 10,1% (6.320 ricoverati) rispetto all’11,0% rilevato al 27 dicembre 2023. In riduzione anche l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 2,8% (246 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (3,2% al 27 dicembre 2023). I tassi di ospedalizzazione e mortalità, viene rilevato nel monitoraggio, aumentano con l’età, presentando i valori più elevati nella fascia d’età 90+ anni; anche il tasso di ricovero in terapia intensiva aumenta con l’età. L’incidenza settimanale dei casi diagnosticati e segnalati risulta in diminuzione nella maggior parte delle Regioni e Province.

L’incidenza più elevata è stata riportata nella Regione Lazio (128 casi per 100.000 abitanti) e la più bassa in Sicilia (6 casi per 100.000 abitanti). Le reinfezioni sono al 43% circa, in lieve diminuzione rispetto alla settimana precedente. Per quanto riguarda le varianti, alla data della più recente indagine rapida condotta dall’11 al 17 dicembre 2023, JN.1 (discendente di BA.2.86) è predominante, con una prevalenza nazionale stimata pari a 38,1%. Si conferma, inoltre, se pur con valori di prevalenza in diminuzione, la co-circolazione di ceppi virali ricombinanti riconducibili a XBB, ed in particolare alla variante d’interesse EG.5 (prevalenza nazionale stimata pari a 30,6%).

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