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Economia

Whirlpool cede sito Napoli, Di Maio: mancanza di rispetto

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Quello che doveva essere un incontro quasi di routine, volto solo a monitorare l’andamento dell’accordo quadro raggiunto lo scorso 25 ottobre, si e’ trasformato in una brutta sorpresa per i lavoratori della Whirlpool. L’azienda, infatti, pur confermando gli investimenti previsti nel piano 2019-2021 (circa 250 milioni, di cui 80 gia’ spesi nei primi mesi di quest’anno), ha annunciato l’intenzione di cedere lo stabilimento di Napoli, dove lavorano circa 430 dipendenti sugli oltre 6.300 degli 8 siti italiani. Una doccia fredda per i sindacati che hanno subito indetto uno sciopero e richiesto un tavolo di crisi al Mise. L’incontro e’ stato programmato per martedi’ prossimo, il 4 giugno alle 15, e lo stesso ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, ha definito il comportamento dell’azienda “una mancanza di rispetto” nei confronti dei lavoratori, ancor prima che del ministero e del governo. Il Mise fa poi sapere di essere pronto a rimettere in discussione l’intero piano industriale, chiedendo spiegazioni urgenti all’azienda e tutelando al 100% tutti i lavoratori coinvolti. La decisione della multinazionale degli elettrodomestici e’ “inaccettabile”, secondo tutti i sindacati, perche’ “in netto contrasto con l’accordo raggiunto a ottobre” fa notare il segretario nazionale della Uilm, Gianluca Ficco, ricordando che il sito partenopeo “non solo non avrebbe dovuto chiudere, ma addirittura ricevere nuove produzioni”.

Quell’accordo prevedeva investimenti su Napoli per 17 milioni di euro e “non puo’ essere toccato in nessuna forma, tanto meno con una cessione di uno stabilimento”, ha avvertito la segretaria nazionale della Fiom, Barbara Tibaldi, aggiungendo che “se lo si tocca si mette in discussione l’insediamento e la tenuta dell’impresa nell’intero paese”. Secondo quanto riferito dai vertici aziendali ai sindacati, la profittabilita’ del sito campano “nonostante gli investimenti, resta sotto la media del gruppo e non e’ piu’ sostenibile” ha riportato la segretaria nazionale Fim Cisl, Alessandra Damiani, facendo notare pero’ che l’annuncio e’ arrivato senza nessun preavviso, rivelandosi di fatto una scelta unilaterale. Ecco perche’ unitariamente Fim, Uilm, Fiom e Uglm chiedono al governo di farsi garante e danno per scontato che domandi a Whirlpool di rispettare l’accordo del 25 ottobre scorso: “non solo per elementari esigenze di tutela dei lavoratori, ma anche perche’ di quell’accordo fu sottoscrittore anche lo stesso ministro”.

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Economia

Dazi USA, Trump alza i toni: intesa fragile con l’Ue, von der Leyen tratta per evitare lo scontro

Donald Trump annuncia dazi fino al 40% contro sette Paesi. Von der Leyen tratta per evitare l’escalation e tenere l’Europa fuori dalla guerra commerciale. Berlino, Roma e Parigi in pressing.

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Nessuna comunicazione ufficiale a Bruxelles, ma una mossa unilaterale da parte di Donald Trump, annunciata via Truth Social, ha riacceso lo scontro commerciale tra Stati Uniti e mondo. Il presidente americano ha indicato i primi sette Paesi destinatari di nuove tariffe doganali tra il 25% e il 40% a partire dal primo agosto: Giappone, Corea del Sud, Myanmar, Laos, Sudafrica, Malesia e Kazakistan.

Nel frattempo, un canale diretto tra Trump e Ursula von der Leyen resta l’ultima ancora di salvezza per l’Unione Europea, che cerca un’intesa fragile e complessa da costruire prima della scadenza. La finestra negoziale è stata prorogata da un nuovo ordine esecutivo del tycoon, ma i margini restano stretti.

L’Europa compatta ma divisa su come reagire

Mentre Wall Street vacilla, i vertici europei lavorano a una posizione comune. Von der Leyen ha ribadito al Parlamento europeo la necessità di negoziare “con forza e unità”, con un coordinamento stretto tra Berlino, Roma e Parigi. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz, la premier italiana Giorgia Meloni e il presidente francese Emmanuel Macronsono in contatto continuo per rafforzare il fronte europeo.

L’ipotesi più concreta resta quella di un compromesso sull’aliquota unica al 10%, con esenzioni per settori strategicicome aerospazio, tecnologia e alimentare di qualità. Ma Parigi spinge per la linea dura, con l’Austria e la Spagna al suo fianco, evocando anche il ricorso allo strumento anti-coercizione, che colpirebbe le grandi aziende tech statunitensi.

Contromisure pronte a Bruxelles

Nel frattempo, due pacchetti di contromisure europee – uno congelato in primavera, l’altro in fase di rifinitura – sono già pronti: l’Europa potrebbe colpire prodotti americani per un valore fino a 120 miliardi di euro, con l’ipotesi di estendere la rappresaglia anche alle Big Tech.

Il timore principale è l’aumento delle tariffe già in vigore: 25% sulle auto europee, 50% su acciaio e alluminio, e la minaccia più recente di un ulteriore 17% sull’agroalimentare, che preoccupa soprattutto Italia e Francia.

La via del dialogo e il possibile viaggio a Washington

Nonostante tutto, la trattativa resta aperta. Un portavoce dell’UE ha dichiarato che “siamo all’inizio della fase finale e per posizionarci al meglio nel negoziato non possiamo aggiungere altro”, confermando la determinazione a ottenere “il miglior accordo possibile”.

Se nelle prossime settimane maturerà un’intesa di principio, von der Leyen potrebbe recarsi ufficialmente a Washington, ripetendo quanto fatto da Jean-Claude Juncker nel luglio 2018, quando ottenne una tregua in cambio dell’impegno europeo ad aumentare le importazioni di gas naturale liquefatto e armamenti americani. Oggi, quella stessa contropartita torna sul tavolo, come carta geopolitica da giocare in una partita a scacchi dai risvolti economici esplosivi.

(Immagine realizzata con sistemi di Ia)

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Economia

‘Usa hanno proposto a Ue accordo con tariffe base del 10%’

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Gli Stati Uniti hanno proposto un accordo all’Unione Europea che manterrebbe una tariffa base del 10% su tutti i prodotti dell’Ue, con alcune eccezioni per settori sensibili come aerei e alcolici: lo scrive Politico citando un diplomatico di Bruxelles e un dirigente nazionale. I contorni di un accordo commerciale sono ancora incerti, hanno sottolineato fonti diplomatiche, e qualsiasi accordo è soggetto all’approvazione di Trump per procedere. Washington non ha dato alcuna indicazione di voler esentare settori politicamente sensibili come quello automobilistico, siderurgico e dell’alluminio o farmaceutico, come richiesto da Bruxelles. Francia, Italia e Irlanda sarebbero tuttavia probabilmente soddisfatte delle esenzioni per alcolici e aeromobili.

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Economia

Cina: difenderemo i nostri diritti da pressione dazi Usa

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Di fronte alle pressioni dei dazi Usa, la Cina “rimane ferma nel difendere i propri diritti e interessi e nel sostenere l’equità e la giustizia internazionale”. Il premier Li Qiang, durante l’incontro a margine del 17/mo vertice dei Brics con la numero uno dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), Ngozi Okonjo-Iweala, ha assicurato che Pechino dispone “di abbondanti risorse e mezzi per contrastare gli impatti esterni negativi” ed “è fiduciosa e in grado di promuovere uno sviluppo economico costante e sano”. La Cina introdurrà “ulteriori misure di apertura volontaria e unilaterale”, ha aggiunto Li, secondo l’agenzia Xinhua.

Il panorama commerciale globale “ha subito cambiamenti significativi a causa dell’intensificarsi dell’unilateralismo e del protezionismo, che hanno avuto un impatto significativo sull’ordine economico e commerciale internazionale”, ha aggiunto Li, auspicando la coesione da parte dei Paesi in via di sviluppo. Nel suo intervento alla sessione plenaria del vertice dei Brics, il premier cinese ha detto che il gruppo dovrebbe “guidare attivamente la cooperazione allo sviluppo e sfruttare il potenziale di crescita dei settori emergenti”. Anche per tale scopo, Pechino istituirà quest’anno “un centro di ricerca Cina-Brics sulle nuove forze produttive di qualità”, sempre nel resoconto della Xinhua.

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