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Cronache

Videochiamate dal carcere pubblicate su TikTok e Instagram: lo sfogo della madre di Giogiò Cutolo

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NAPOLI – Una ferita che si riapre sui social. Video e immagini delle videochiamate dal carcere tra il giovane condannato per l’omicidio di Giovanbattista Cutolo, il musicista ucciso a Napoli il 31 agosto 2023, e i suoi familiari sono apparse su Instagram e TikTok, rilanciate – secondo le denunce – dalla nonna dello stesso detenuto. Una vicenda che ha indignato l’opinione pubblica e fatto esplodere la rabbia della madre della vittima, Daniela Di Maggio (nella foto in evidenza): «Una cosa assurda, irriverente per la memoria di Giogiò».

I video pubblicati sui social: “un’offesa alla memoria di mio figlio”

I video mostrano momenti privati tra il detenuto, oggi maggiorenne e ristretto nel carcere di Catanzaro, e i suoi familiari. Nulla di irregolare dal punto di vista normativo: la legge consente due videochiamate mensili ai detenuti più giovani, per contatti con i parenti stretti. Tuttavia, come denuncia la madre di Cutolo, il contenuto di quelle call è finito online, accompagnato da frasi celebrative, come: “Vi amo, tutto passa”, “Un legame che durerà in eterno”.

«Quei post sono un oltraggio – ha spiegato Daniela Di Maggio – in almeno un’occasione è stata anche condivisa la call con un parente ospite in una casa famiglia. E non dimentico che la nonna del ragazzo, già ai tempi della cattura, fece una diretta social persino dall’interno della Questura».

L’appello di Borrelli: “fermiamo la propaganda del crimine”

Durissimo anche l’intervento del deputato Francesco Emilio Borrelli (Alleanza Verdi Sinistra):

«Le videochiamate pubblicate dalla nonna del killer, con messaggi d’amore per chi ha tolto la vita a un giovane innocente, sono una vergogna. Lo Stato non può permettere che i carnefici si trasformino in vittime. Va oscurato subito quel profilo e va aperta un’indagine su come questi contenuti escano dalle carceri».

Secondo Borrelli, è inaccettabile che la criminalità «diventi spettacolo», in una dinamica che finisce per alimentare mitizzazioni distorte, soprattutto tra i più giovani.

La difesa del legale: “non è il detenuto a pubblicare i video”

A difendere l’ex minorenne, l’avvocato Davide Piccirillo, che ribadisce la regolarità dei colloqui:

«Il ragazzo ha diritto a due videochiamate al mese. Sono incontri regolamentati, autorizzati, e si svolgono sotto la sorveglianza della polizia penitenziaria. Non è lui a diffondere le immagini. Ha commesso un grave reato, ma è un essere umano e la legge tutela anche i suoi diritti basilari».

Piccirillo però non entra nel merito della diffusione social: «È un’altra questione, ma va distinta dal diritto del detenuto a mantenere i legami familiari».

Il limite del buon gusto è stato superato

La polemica accende un riflettore su una zona grigia sempre più preoccupante: l’uso dei social da parte delle famiglie dei detenuti per veicolare messaggi pubblici, spesso celebrativi, in contrasto con il dolore delle vittime e con il senso stesso della giustizia. Un fenomeno che invoca maggiore controllo, consapevolezza e, soprattutto, rispetto.

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Giovane incensurato ferito ad Ercolano

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Questa notte i carabinieri della locale tenenza di Ercolano sono intervenuti in corso Resina per un 26enne ferito. Il giovane, incensurato, sarebbe stato colpito da alcuni proiettili all’addome e a una gamba. E’ stato portato al pronto soccorso dell’ospedale Maresca di Torre del Greco, non in pericolo di vita. Indagini in corso per ricostruire dinamica e matrice dell’evento. Rilievi a cura del Nucleo Investigativo di Torre Annunziata.

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Sparatoria in piazza a Monreale, una carneficina: due morti e tre feriti, tutti giovanissimi

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E’ di due morti e tre feriti il bilancio di una sparatoria avvenuta in nottata nella centrale piazza Duomo a Monreale (Palermo). Le vittime hanno 25 anni e 23 anni; i feriti 26 anni, 33 anni e 16 anni. La sparatoria è avvenuta in una piazza affollata, davanti ad almeno un centinaio di testimoni. Secondo una prima ricostruzione tutto sarebbe nato in seguito a una rissa per futili motivi davanti ad una pizzeria. Poi i due gruppi di giovani si sono affrontati in piazza. Uno dei protagonisti dell’aggressione, armato di pistola, ha iniziato a sparare. I feriti sono in gravissime condizioni. Le indagini sono condotte dai carabinieri.

Le vittime della sparatoria sono Salvatore Turdo di 23 anni e Massimo Pirozzo di 26. Sono morti subito dopo essere stati trasportati negli ospedali Ingrassia e Civico del capoluogo. Anche uno dei feriti sarebbe in gravissime condizioni. Davanti agli ospedali si sono presentati numerosi familiari e amici delle vittime, con grida e scene di disperazione.

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Cronache

Muore a 38 anni dopo intervento estetico in una clinica privata di Caserta

Sabrina Nardella, 38 anni di Gaeta, è morta durante un intervento estetico alla clinica Iatropolis di Caserta. Disposta l’autopsia per chiarire le cause del decesso.

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Sarà l’autopsia a stabilire con precisione che cosa ha provocato la morte di Sabrina Nardella (nella foto), 38 anni, madre di due figli piccoli, deceduta giovedì scorso nella clinica privata Iatropolis di Caserta durante un intervento di chirurgia estetica. La donna, residente a Gaeta, si era recata in Campania per sottoporsi a quello che le era stato prospettato come un intervento di routine, in anestesia locale e in day hospital.

Il malore improvviso e le indagini in corso

Durante l’operazione, però, Sabrina ha avuto un improvviso malore che l’ha portata a perdere conoscenza. I medici hanno tentato la rianimazione, ma ogni tentativo è stato vano. I vertici della clinica hanno subito avvertito i carabinieri, che su disposizione della Procura di Santa Maria Capua Vetere hanno sequestrato la cartella clinica e identificato l’équipe medica. I componenti saranno presto iscritti nel registro degli indagati in vista dell’autopsia, che servirà a chiarire cause e responsabilità.

Una comunità sconvolta dal dolore

La città di Gaeta è sotto shock. Il sindaco Cristian Leccese ha ricordato Sabrina con parole di grande commozione: «Era una persona dolce, un’ottima madre, conosciuta e stimata da tutti. La sua improvvisa scomparsa ha lasciato un profondo vuoto nella nostra comunità».

I precedenti inquietanti della clinica

La clinica Iatropolis non è nuova a casi simili. Un anno fa, la pianista Annabella Benincasa è morta dopo 14 anni di stato vegetativo, conseguenza di uno shock anafilattico subito nel 2010 proprio in questa struttura. In quell’occasione, i medici furono condannati per lesioni gravissime. Altri episodi di reazioni avverse all’anestesia si sono verificati negli anni, alimentando polemiche sulla sicurezza degli interventi praticati nella clinica.

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