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Vice brigadiere Cerciello ucciso, la famiglia di Finnegan Lee Elder: la verità non ancora rivelata

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La famiglia di Finnegan Lee Elder, uno dei due giovani americani accusati dell’omicidio vicebrigadiere Mario Cerciello Rega avvenuto il 26 luglio a Roma, ha fatto sapere da San Francisco tramite un loro legale di auspicare che “la verita’ venga fuori e nostro figlio torni presto a casa”. “Abbiamo l’impressione che l’opinione pubblica abbia avuto un resoconto incompleto della verita’ degli eventi”, ha letto l’avvocato Craig Peters davanti alla casa degli Elder a San Francisco. Peters ha letto un breve comunicato davanti alla casa dei genitori di Finnegan Elder a San Francisco nel quale la famiglia esprime anche le sue condoglianze per la morte del militare. Gli stessi genitori di Elder hanno assistito alla lettura della nota, al termine della quale il legale non ha accettato domande.

Mario Rega Cerciello. Il vicebrigadiere ucciso che vede indagati i due americani

“Continuiamo ad avere questa famiglia nei nostri pensieri e preghiamo per loro in questo difficile momento”, ha aggiunto il legale. Il comunicato e’ stato emesso dopo la visita del padre di Finnegan Elder, Ethan, a Roma, dove ha fatto visita al figlio 19enne in carcere. Gli investigatori hanno riferito che il giovane ha confessato l’accoltellamento avvenuto durante una rissa. Secondo quanto risulta da documenti del tribunale, Elder ha detto di aver creduto che uno “strano uomo” volesse strangolarlo, e di non sapere che Cerciello fosse un poliziotto in borghese.

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Finti matrimonio e lavoro per permessi soggiorno, 5 indagati

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Avrebbero organizzato un matrimonio per far ottenere il permesso di soggiorno a uno straniero e una falsa assunzione in cambio di denaro a un secondo straniero, che così avrebbe ottenuto il rinnovo del suo permesso. E’ quanto la Procura di Marsala contesta a cinque persone, due stranieri e tre italiani, indagate per favoreggiamento della permanenza illegale dello straniero e falsità ideologica nei cui confronti ha emesso un avviso di conclusione indagine. Al centro delle indagini della Digos della Questura di Catania, cominciate nel 2020 e concluse nel 2021, finalizzate al monitoraggio dei cosiddetti ‘sbarchi fantasma’ con l’obiettivo di individuare eventuali cellule terroristiche che sarebbero approdate sulle coste del Catanese.

Dagli accertamenti eseguiti dalla polizia è emersa la posizione di un tunisino di 52 anni, tuttora ricercato anche per l’esecuzione di un provvedimento di pene concorrenti per i delitti di associazione per delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina, che per garantirsi permanenza in Italia avrebbe chiesto a due marsalesi, di 37 e 33 anni, di cercargli una moglie per un matrimonio combinato che gli permettesse di ottenere il permesso di soggiorno. I due avrebbero trovato la sposa, una ragazza di 32 anni in cura per patologie psichiatriche, con la quale l’uomo avrebbe effettivamente contratto matrimonio con il rito civile nel novembre del 2020.

Le indagini hanno accertato che era fittizio perché i coniugi non coabitavano e perché l’uomo aveva una relazione con una connazionale. Indagando sul tunisino, la Digos della Questura di Catania ha scoperto che il 52enne avrebbe anche messo in piedi una sorta di ufficio di collocamento illegale, tramite un imprenditore agricolo 52enne marsalese che dietro il pagamento di denaro avrebbe comunicato l’assunzione fittizia di un guineano di 26 anni, il quale così avrebbe ottenuto il rinnovo del permesso di soggiorno.

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Psicologo condannato a 10 anni per abusi sessuali alle pazienti

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Condannato dal tribunale di Pistoia uno psicologo 47enne a 10 anni, in rito abbreviato, e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici per le accuse di abusi sessuali a pazienti, in parte ragazze minorenni, che avrebbe prima conosciuto come psicologo operante nelle scuole della Val di Nievole e che poi avrebbe seguito come specialista nel suo studio privato. Lo riportano La Nazione e Il Tirreno. Gli abusi trattati nel processo vanno dal 2013 al 2023.

Lo psicologo è stato arrestato nel luglio 2024, poi scarcerato. Il pm Giuseppe Grieco, che ha coordinato indagini del commissariato di polizia di Montecatini Terme, aveva chiesto otto anni. Il giudice Luca Gaspari è salito a 10 nella sentenza e ha anche stabilito una provvisionale di 10.000 euro per nove parti civili e 3.000 per un’altra. Dieci le ragazze che si sono costituite in giudizio. Alcune hanno ascoltato la lettura della sentenza in aula. I difensori dello psicologo hanno annunciato ricorso in corte di appello.

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Blitz sulla tomba di Darwin, incriminate anziane ecoattiviste

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Sono state incriminate oggi formalmente per danneggiamenti e vandalismo le due donne mature protagoniste ieri dell’ennesimo controverso blitz degli ecoattivisti di Just Stop Oil nel Regno Unito: sigla ambientalista radicale che questa volta ha preso di mira la tomba di Charles Darwin nell’Abbazia di Westminster, a Londra. Le due, Alyson Lee, di 66 anni, e Diane Bligh, di 77, arrestate da Scotland Yard nell’immediatezza dei fatti, sono state entrambe rilasciate su cauzione dalla polizia dopo la convalida del fermo; dovranno comparire di fronte a un giudice della Westminster Magistrates’ Court per il processo l’11 e il 12 febbraio.

Il blitz si è consumato con l’imbrattamento, con una vernice arancione lavabile, della lapide dedicata al naturalista ed esploratore britannico, padre della teoria dell’evoluzionismo. Lapide su cui esse avevano scritto “l’1,5 è morto”: in riferimento agli ultimi allarmanti dati sul clima da poco resi pubblici secondo cui il 2024 è stato l’anno più caldo di sempre da quando vi sono le rilevazioni e il primo con temperature medie oltre il limite di 1,5 gradi di riscaldamento dai livelli pre-industriali (1850-1900) previsto dall’Accordo di Parigi. L’iniziativa fa seguito ad altre incursioni analoghe di militanti – giovani e meno giovani – compiute sotto le insegne ultrà di ‘Just Stop Oil’ o di ‘Extinction Rebellion’ nel Regno come in altri Paesi.

Con l’intenzione di scuotere opinione pubblica e governi a costo di creare disagi al traffico o di vandalizzare – in sfida alla recente introduzione di norme punitive draconiane ad hoc – simboli culturali od opere d’arte. I responsabili dell’abbazia, dove sono sepolti sovrani e personalità illustri della storia britannica, hanno comunque fatto sapere che in questo caso non ci sono stati danni permanenti alla tomba di Darwin.

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